L’alfabeto del 2013. Un anno tra Benedetto e Francesco

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Forse c’è un significato ecumenico, se all’anno dei cinque patriarchi è succeduto l’anno dei due Papi. Forse l’insistere di Papa Francesco sul suo essere vescovo di Roma, il dialogo costante con la Chiesa ortodossa che si era radicato sotto Benedetto XVI e che prosegue con forza sotto Papa Francesco, stanno proiettando tutto verso una nuova epoca. Lo sguardo al 2014 è verso il viaggio di Papa Francesco in Terrasanta (secondo media israeliani, il 25 e il 26 maggio) a cinquant’anni dallo storico viaggio di Paolo VI. A Gerusalemme, Paolo VI e il patriarca Atenagora furono protagonisti di uno storico abbraccio che Papa Francesco e Bartolomeo I replicheranno. E poi, la canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, il 27 aprile, la prima in cui probabilmente vedremo due Papi insieme sull’altare. Ma nel momento in cui il 2014 inizia, c’è anche bisogno di guardare in retrospettiva. Ripercorriamo il 2013 della Chiesa seguendo le lettere dell’alfabeto.

A come Anno dei Due Papi Il 1978 è stato l’anno dei tre Papi, ma furono circostanze drammatiche a caratterizzarlo così: la morte di Paolo VI, l’elezione di Albino Luciani come Giovanni Paolo I, la morte improvvisa di quest’ultimo dopo soli 33 giorni di pontificato, l’elezione di Giovanni Paolo II. Certo, è stato drammatico il gesto della rinuncia di Benedetto XVI. Ma questa rinuncia ha portato ad una prospettiva incredibile per la Chiesa: un Papa emerito, a sostenere l’edificio con la sua teologia, la sua sapienza, la sua esperienza; un Papa in carica, che subito ha conquistato i titoli dei giornali e i fedeli per la sua spontaneità. Ma anche una forte continuità teologica. Perché, nonostante quello che molti vorrebbero far credere, la dottrina non è di certo cambiata da Benedetto XVI a Papa Francesco.

B come Buonanotte e Buonasera E’ stato con un “buonasera” che Papa Francesco ha conquistato subito i fedeli. Un saluto insolito  che ha subito conquistato tutti. Ed è stato con un “buonanotte” che si è concluso il pontificato di Benedetto XVI, emozionato e sereno sul balcone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, dopo aver dato una benedizione semplice. Ma è stato Papa Francesco a fare del gergo colloquiale una cifra del pontificato. Buonasera, buongiorno, buon pranzo sono le parole che Francesco usa di più, ad ogni “Angelus”, incontro con i fedeli. Un approccio colloquiale che si è notato anche nella lettera ai fedeli di Cassano all’Jonio, quando ha chiesto loro il vescovo Nunzio Galatino come segretario generale della CEI, utilizzando le parole “permesso”, “scusa” e “per favore” che sono per Papa Francesco le basi della pacifica convivenza.

C come Commissioni e consulenze Ma Papa Francesco è anche un uomo di governo. Appena un mese dopo la sua elezione, ha nominato otto cardinali per consigliarlo nel governo universale della Chiesa e per pensare una riforma della Pastor Bonus, la costituzione pastorale che nel 1988 andò a definire compiti e funzioni degli organi della Curia. Il gruppo degli otto è stato poi formalizzato con un chirografo, e gli è stato dato nome di “Consiglio dei Cardinali”. Allo stesso modo, Papa Francesco ha nominato due commissioni, una per studiare le questioni dell’Istituto delle Opere di Religione, a torto spesso definita la “banca vaticana”, impegnata da tempo in un processo di trasparenza finanziaria; l’altra, per definire la razionalizzazione delle 37 amministrazioni del Vaticano, magari andando ad aiutare la Prefettura degli Affari Economici, che con la riforma del 2012 aveva già i compiti di indirizzo economico propri di un ministero delle Finanze. Il lavoro delle commissioni viene affiancato da quello dei consulenti esterni. L’ultima compagnia a sbarcare in Vaticano è stata la McKinsey, chiamata a studiare una ristrutturazione dei media vaticani (la prima riunione ci sarà l’8 gennaio), che dovrebbe essere  in Vaticano per 12 settimane. Altre compagnie attualmente in Vaticano sono la Ernst & Young (che consiglia il governatorato), la Promontory Financial Group (che sta portando avanti un secondo screening dei conti IOR dopo quello già fatto dall’Istituto nel 2012 e che consiglia anche l’APSA), e il Grupo Santander (che consiglia la Prefettura degli Affari Economici).

D come Diplomazia Il suo primo discorso agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede è stato breve, in lingua italiana (e non nel consueto francese diplomatico) e basato più sulla cultura dell’incontro che sui grandi temi. Un modo per sottolineare che la linea della diplomazia era stata portata avanti da Benedetto XVI, e che lui si sarebbe inserito in quel solco. Papa Francesco però non si è limitato a seguire il solco. Nel mezzo della crisi siriana, ha istituito una giornata di digiuno e preghiera per scongiurare l’intervento militare, che in quel settembre sembrava imminente. E recentemente il Segretario di Stato Pietro Parolin e il “ministro degli Esteri” vaticano Dominique Mamberti si sono incontrati con una delegazione proveniente dalla Siria, proprio per promuovere la pace. E, in vista della conferenza di Ginevra 2, la Pontifica Accademia delle Scienze sta organizzando una sorta di “tavola rotonda” (tra gli ospiti, Tony Blair) per mettere in luce le criticità e portare un contributo fattivo di idee al processo pace.

E come Ecumenismo Sin dal 13 marzo, Papa Francesco ci ha tenuto a definirsi “vescovo di Roma”. Una espressione che di certo è piaciuta alle Chiese ortodosse, con le quali un dialogo ecumenico è in corso da tempo. Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, è stato il primo patriarca ortodosso a prendere parte alla celebrazione di inizio del ministero petrino del vescovo di Roma. E la recente visita del presidente russo Vladimir Putin in Vaticano ha fatto moltiplicare le voci di un possibile incontro tra il Papa e il patriarca ortodosso russo. La strada da fare è ancora lunga, specialmente per quanto riguarda le resistenze interne alla stessa ortodossia russa. Certo che la rinuncia di Benedetto XVI aveva aperto un crinale importante, testimoniando in fondo che il Papa di certo presiede nella carità le altre chiese, ma non è un sovrano assoluto. E Papa Francesco si è inserito in questo solco, mettendo in luce più volte la sinodalità. Un modello cui il Papa guarda con molta attenzione.

F come Fraternità Papa Francesco ha voluto che il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace fosse dedicato alla “Fraternità, via e fondamento per la pace”. E nel presentare il messaggio, i membri del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace hanno sottolineato come “sono molti i casi in cui ci dovrebbe essere più fraternità”. Uno di questi è quello della conferenza di Ginevra 2, che verterà sulla situazione della Siria. Nel messaggio  ci sono tutti i temi cari al Papa: dal traffico degli esseri umani alla questione delle carceri, dall’importanza della famiglia alla cura dell’ambiente. E c’è anche il tema della democrazia, anche se poi la parola non è mai esplicitamente presente nel testo. “Riscoprite in colui che oggi considerate solo un nemico da abbattere il vostro fratello e fermate la vostra mano”, è l’appello di Papa Francesco.

 G come Gmg Il primo viaggio internazionale di Papa Francesco è stato a Rio de Janeiro, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Nell’America Latina da cui proviene e di cui conosce i problemi, il Papa ha parlato a 2 milioni di giovani sulla spiaggia di Copacabana, si è lasciato andare ai bagni di folla, ha cercato di dare una direzione ad una Chiesa sudamericana divisa e messa alla prova dal proliferare delle sette. Lui, che era stato tra gli estensori del documento di Aparecida, ha ancora una volta segnato la necessità di essere missionari. E la conferenza stampa che ha tenuto in aereo al ritorno dal viaggio rappresenta forse uno dei documenti più completi del suo programma di pontificato: una Chiesa fuori dai moralismi, libera da catena, in grado di annunciare il Vangelo.

I come Incontro Ogni volta che Papa Francesco si vede con uno dei potenti della terra (un presidente, un primo ministro…), ci tiene a fare inserire nel comunicato finale la necessità di sviluppare una “cultura dell’incontro”, che contrappone alla cultura dello scontro. La cultura dell’incontro è un modo, per Papa Francesco, di andare incontro all’altro. Ed è il primo passo per ogni attività politica o diplomatica.

L come Lontani Lo ha detto più volte, Papa Francesco: bisogna avvicinare chi è lontano. Lui lo fa annullando le distanze, salutando tutti al termine di ogni udienza generale, con speciale attenzione per i malati, cercando di stare il più possibile vicino alla gente. Un modo di colmare fisicamente una distanza. Ed anche una forte continuità con il predecessore Benedetto XVI. Il quale aveva fatto del dialogo con i lontani dalla fede una cifra del suo pontificato. Papa Francesco ha cercato di seguirne le orme, anche prendendo carta e penna rispondendo al direttore e fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari, e poi incontrandolo nella Domus Sanctae Marthae per un tè che poi lo stesso giornalista ha riportato (non troppo fedelmente) in forma di intervista. Ma per Papa Francesco questi sono dettagli. L’importante è avvicinare i fedeli distanti alla Chiesa, dialogare con quelli che non credono, e far scendere la Chiesa dal piedistallo in cui il senso comune l’ha messa, nonostante tutto.

M come malati “Non allontanatemi dai malati, sono la mia porta per il Paradiso”. Papa Francesco lo diceva da cardinale, lo dice ancora di più da Papa. Ci tiene, Papa Francesco, a stare più tempo che può con i malati. A far loro sentire la sua vicinanza, che è poi – dal momento in cui è Papa – la vicinanza di Cristo. Deve essere visibile, chiaro, lampante. Non che gli altri Papi non incontrassero i malati. Massimo Sansolini, sediario pontificio di ben quattro Papi, ha da sempre la mansione specifica di disporre i malati al termine delle udienze generali, in modo che i Papi li possano salutare. Ha raccolto le sue memorie in un libro, “Io sediario pontificio”. E vi si legge, ad esempio, la particolarissima sensibilità di Benedetto XVI nell’approcciarsi ai malati. L’amore per i malati che aveva Giovanni Paolo II, che fu poi malato tra i malati. Una galleria di storie vaticane che colorano di umanità un mondo che sembra sempre distante alle persone. Ma che in fondo è un mondo fatto di uomini.

N come Neologismi Papa Francecso parla un italiano misto a molte inflessioni argentine. L’italiano degli immigrati italiani in Argentina. Ma tra i tanti neologismi, uno viene subito in mente: quel primarear che Papa Francesco ha inserito così nella sua prima esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Primarear, ovvero andare incontro all’altro per primi. Un verbo che per Papa Francesco è anche un programma di vita pastorale.

O come Odore delle Pecore Il sacerdote deve essere un “pastore con l’odore delle pecore”. Papa Francesco ha utilizzato questa immagine più volte, per spiegare i compiti del sacerdote, del vescovo. Non vuole sacerdoti troppo presi dall’impegno di governo. Quando era vescovo di Buenos Aires, dopo l’anno missionario da lui proclamato, i suoi sacerdoti gli chiesero magari di convocare un sinodo del presbiterio, per tirare le somme di quel fruttuoso anno. Ma lui chiese piuttosto alla diocesi di essere in stato di missione permanente, di tornare nelle strade, nelle piazze e stare vicino al popolo, piuttosto che fare sinodi le cui conclusioni sarebbero ammuffite nelle librerie. Uno stato di missione permanente che Papa Francesco chiede anche nell’Evangelii Gaudium. È in fondo questa l’attenzione per le periferie esistenziali, un tema portante di questo pontificato.

P come Poveri “Come vorrei una Chiesa povera per i poveri”. Papa Francesco lo disse sin dall’incontro con i giornalisti, appena iniziato il pontificato. Più volte il Papa ha invitato a “toccare la carne del povero”, ad andargli incontro, a farsi partecipe della sua vita. E per questo ha chiesto all’arcivescovo Krajewski, da lui nominato elemosiniere pontificio, di andare in giro per Roma, aiutare i poveri. “Io uscivo sempre a Buenos Aires, ora non lo posso fare. Lo farai tu per me”, ha detto il Papa a Krajewski. Il quale è stato a Lampedusa, ha visitato famiglie, e porta ovunque, visibilmente, la carità del Papa.

Q come Questionario Ha colpito il questionario per il sinodo straordinario per la famiglia. Trentotto domande, molto dirette, sui temi della famiglia: contraccezione, coppie di fatto (etero e gay), comunione ai divorziati risposati. In un sinodo senza “lineamenta” (troppo breve il tempo a disposizione), restano le tradizionali domande che concludono i lineamenta, e che vengono inviate alle conferenze episcopali, che le inviano ai vescovi, che a loro volta le inviano ai sacerdoti, i quali potevano condividerle (ma spesso non veniva fatto)  con i loro gruppi parrocchiali. Un questionario inserito al termine del documento preparatorio, che ha seguito la tradizionale trafila, anche se il tempo per dare risposte è stato più breve. La vera novità è stata che alcune conferenze episcopali hanno messo le domande on line, per fare in modo che tutti rispondessero, indipendentemente dal filtro dei consigli pastorali. Alla fine, la Segreteria generale del sinodo ha invitato tutti a inviare le risposte. Ma il questionario sembra non abbia avuto la diffusione sperata. Mentre c’è chi, come i vescovi svizzeri, ne ha fatto uno tutto suo.

 R come Riforma La parola “riforma” ha caratterizzato tutto il 2013. Era all’ordine del giorno durante il pontificato di Benedetto XVI, è diventato tema di scottante attualità dopo la rinuncia per i cardinali riuniti in congregazione generale, è stato uno dei mandati che sono stati dati a Jorge Mario Bergoglio una volta eletto Papa. Riformare la Chiesa, dalla sua immagine fino alla sua struttura. Mettere le cose in ordine. Ma come sarà la riforma della Chiesa? Papa Francesco ascolta, soprattutto, incontra spesso i capi dicastero, osserva come il Consiglio dei Cardinali raccoglie pareri. C’era una bozza di riforma, quella del cardinal Francesco Coccopalmerio, che si vocifera sia stato l’italiano più votato all’ultimo conclave proprio a motivo di quella bozza così tanto condivisa. Quale sarà invece la riforma di Papa Francesco? Quale sarà il modello cui punterà?

Sinodalità Intanto, Papa Francesco ha fatto capire in più modi di volere una riforma “sinodale”, affermando nella sua intervista a La Civiltà Cattolica di ammirare molto la sinodalità delle Chiese ortodosse. Sinodalità, ovvero un rapporto che va dal basso verso l’alto e dall’alto verso il basso, una condivisione costante di tutto il popolo di Dio nelle scelte e nelle decisioni. Per questo, si pensa ad una riforma del sinodo dei vescovi, la cui segreteria generale avrà un ruolo sempre più importante. Lorenzo Baldisseri, segretario generale nominato da Papa Francesco e cardinale quasi sicuro al prossimo concistoro, sta lavorando per pensare ad una trasformazione del sinodo, magari facendolo diventare un organo con più potere decisionale come spesso auspicato. Intanto, ci saranno due appuntamenti sinodali in due anni, tutti dedicati alla famiglia. L’idea forse è quella di una sorta di Concilio permanente, una assise continua di discussione su alcuni problemi specifici.

T come Teologia della Liberazione Papa Francesco è un teologo della liberazione? La domanda è d’obbligo, per il primo Papa venuto dal Sudamerica. E il dibattito è ancora aperto. Così aperto che quando Benedetto XVI nominò Gehrard Ludwig Mueller prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, subito questi finì sul banco degli accusati per la sua amicizia con Gustavo Gutierrez, che alla teologia della liberazione aveva dato il nome prima di fare un relativo passo indietro e rimettersi in linea con la Chiesa. Papa Francesco ha incontrato Gutierrez, è consapevole che quella con la teologia della liberazione è una guerra che Roma non ha mai combattuto realmente: basti pensare che la Congregazione della Dottrina della Fede guidata da Ratzinger pubblicò due istruzioni sulla Teologia della Liberazione negli Anni Ottanta, e una di queste andava ad esaltare le qualità dell’opzione preferenziale per i poveri, mentre l’altra andava a condannare tutte le derive “marxiste” della teologia della liberazione. Ma il Papa ha detto più volte di non essere marxista. E la sua teologia si ispira più alla teologia della liberazione di area argentina, una “teologia del popolo” che invece di dare risalto alla lotta dava piuttosto risalto alle tradizioni popolari.

U come Umiltà Subito si è detto dell’umiltà di Papa Francesco. Una immagine che si è cibata anche della scelta del Papa di rimanere a vivere nella Domus Sanctae Marthae, di utilizzare utilitarie per muoversi per Roma, di andare a pagare la Casa del Clero dove era stato ospitato prima del Conclave al termine della sua prima uscita da Papa, a Santa Maria Maggiore. Papa Francesco però ha voluto sottolineare anche l’umiltà di Benedetto XVI. Lo ha fatto in un colloquio privato con un suo ex professore, sottolineando che per lui “Benedetto XVI è un grande”. E il rapporto tra i due Papi oggi è una occasione incredibile di crescita per la Chiesa.

V come Venerazione Nel primo giorno da Papa, Francesco è voluto andare a Santa Maria Maggiore, a pregare la Madonna. Ci è tornato di ritorno dalla Gmg. La scelta di Santa Maria Maggiore non è casuale. Lì Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti (ordine cui il Papa appartiene) ha detto la prima messa. E insieme alla venerazione per Maria, Papa Francesco ha una vera venerazione per Ignazio di Loyola e per il suo primo compagno Pietro Favre. Quest’ultimo, un mistico (come si sente di essere il Papa) sarà canonizzato: Papa Francesco ne ha decretato la canonizzazione equipollente nel giorno del suo compleanno, lo scorso 17 dicembre.

 Z come Zelo Di Papa Francesco si dice sia un lavoratore instancabile. Di certo, sta dedicando moltissimo del suo tempo agli incontri personali. Un modo, per Papa Francesco, di conoscere le cose senza avere filtri. C’è forse anche una certa diffidenza nella struttura curiale, che proviene dai suoi anni da arcivescovo di Buenos Aires, quando i conflitti con alcuni “potentati” di Roma erano frequenti. Ma c’è anche la volontà di portare avanti quella che il Papa stesso sente come una missione. Intanto, Papa Francesco sta modellando la Curia: ha passo dopo passo confermato i dicasteri vaticani, ha dato un robusto rimpasto ai membri della Congregazione dei Vescovi e della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e ha chiesto alla Conferenza Episcopale Italiana di dotarsi di nuovi statuti.

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