Papa Francesco: la corruzione porta alla tratta degli esseri umani e infetta anche le missioni di pace internazionali

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Diciotto ambasciatori questa mattina hanno presentato le loro lettere credenziali al Papa ed è stata l’ occasione per Papa Francesco di tornare sul dramma della tratta di esseri umani. “È una vera forma di schiavitù,purtroppo sempre più diffusa, che riguarda ogni Paese, anche i più sviluppati, e che tocca le persone più vulnerabili della società: le donne e le ragazze, i bambini e le bambine, i disabili, i più poveri, chi proviene da situazioni di disgregazione familiare e sociale. In essi, in modo speciale, noi cristiani riconosciamo il volto di Gesù Cristo, che si è identificato con i più piccoli e bisognosi.”

Un appello non solo ai credenti ma anche a chi pur non avendo una fede “in nome della comune umanità” condivide “la compassione per le loro sofferenze, con l’impegno di liberarli e di lenire le loro ferite. Insieme possiamo e dobbiamo impegnarci perché siano liberati e si possa mettere fine a questo orribile commercio.”

L’appello del Papa anche ai non credenti richiede certo un concetto di necessaria solidarietà e fraternità condivisa che non è facile trovare tra gli uomini. E della carenza della fraternità il Papa ha parlato nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1 gennaio 2014.

Ma intanto il lavoro di “bonifica” per milioni liberare i milioni di “vittime del lavoro forzato, della tratta di persone per scopo di manodopera e di sfruttamento sessuale. Tutto ciò non può continuare: costituisce una grave violazione dei diritti umani delle vittime e un’offesa alla loro dignità, oltre che una sconfitta per la comunità mondiale. Quanti sono di buona volontà, che si professino religiosi o no, non possono permettere che queste donne, questi uomini, questi bambini vengano trattati come oggetti, ingannati, violentati, spesso venduti più volte, per scopi diversi, e alla fine uccisi o, comunque, rovinati nel fisico e nella mente, per finire scartati e abbandonati. E’ una vergogna.”

Sono parole che il Papa ripete spesso, che ha pronunciato dopo la visita a Lampedusa, dopo aver gettato nel mare Mediterrano una corona di fiori per le vittime visibili del genocidio della schiavitù.

Una schiavitù non solo fisica, ma anche psicologica e spirituale.

Crimine contro l’umanità, dice il Papa, “aggressivo, che minaccia, oltre alle singole persone, i valori fondanti della società e anche la sicurezza e la giustizia internazionali, oltre che l’economia, il tessuto familiare e lo stesso vivere sociale.”

Quella che chiede il Papa è una responsabilità comune “verso quanti sono caduti vittime della tratta, per tutelarne i diritti, per assicurare l’incolumità loro e dei familiari, per impedire che i corrotti e i criminali si sottraggano alla giustizia ed abbiano l’ultima parola sulle persone.”

Il Papa chiede interventi legislativi per “facilitare la regolarità delle migrazioni” che può ridurre il problema.

Ma dice il Papa la leggi non bastano, perché a volte la corruzione coinvolge anche “operatori pubblici e membri di contingenti impegnati in missioni di pace.” Che fare? serve una comunicazione corretta e un esame di coscienza. “Quante volte infatti tolleriamo che un essere umano venga considerato come un oggetto, esposto per vendere un prodotto o per soddisfare desideri immorali? La persona umana non si dovrebbe mai vendere e comprare come una merce. Chi la usa e la sfrutta, anche indirettamente, si rende complice di questa sopraffazione.”

Quello che il Papa chiede alla comunità internazionale è “rendere ancora più concorde ed efficace la strategia contro la tratta delle persone, perché, in ogni parte del mondo, gli uomini e le donne non siano mai usati come mezzi, ma vengano sempre rispettati nella loro inviolabile dignità.”

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