Gli editoriali

Un governo ancora da decifrare

Papa e giudici

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 25.04.2024 – Andrea Gagliarducci] – Monsignor Alberto Perlasca, indagato divenuto testimone dell’accusa nel recente maxi-processo in Vaticano sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, è nuovamente Promotore di giustizia aggiunto (cioè pubblico ministero) del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica [QUI]. La Santa Sede deve ancora confermare la notizia, apparsa inizialmente come indiscrezione sul sito di gossip italiano Dagospia. I giornalisti, però, hanno confermato la notizia e la Santa Sede non ha detto nulla per smentirla.

Il fatto non sussiste: la lotta per la vita

Due episodi hanno caratterizzato le discussioni della scorsa settimana, che possono essere riassunte in una mancanza di conoscenza, o meglio non rispetto della legge da parte di chi dovrebbe farle rispettare, che riguardano la vita. Il problema è che quando in questione è la vita si cercano molti escamotages per ucciderla, semplicemente per un vezzo ideologico, anche se i fatti non sussistono.

E’ il caso dei ‘taxi del mare’: nella settimana scorsa il tribunale di Trapani ha chiuso il caso delle ong che furono accusate di essere ‘taxi del mare’, in quanto il ‘fatto non sussiste’. I membri dell’equipaggio della nave della ong ‘Jugend Rettet’ erano stati accusati insieme ad altre persone di Msf e Save the Children di aver favorito l’immigrazione clandestina.

L’inchiesta era durata 4 anni: si basava sul racconto di alcuni addetti alla sicurezza imbarcati sulla nave di Save the Children, che rivelarono ad uomini dei servizi segreti come, in almeno tre occasioni, le Ong si fossero accordate con i trafficanti di esseri umani, simulando inesistenti situazioni di emergenza e arrivando persino a restituire i barconi agli scafisti. Qualche giornale, molto falsamente, arrivò a titolare in prima pagina ‘Patto tra l’ong egli scafisti’.

La formula assolutoria ha affermato che i fatti non sono stati dimostrati, tantoché Raffaela Milano, portavoce di ‘Save The Children’, ha definito storica la sentenza: “Questa sentenza restituisce il senso di un lavoro che è stato colpito da accuse ignobili e segna un passaggio fondamentale perché ci dice che il soccorso in mare non può essere messo al secondo posto. Speriamo solo che apra una fase nuova per tutta Europa”.

Stesso tenore è stata la nota di ‘Medici senza Frontiere’: “Dopo 7 anni di false accuse, slogan infamanti ed una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla Procura di Trapani nell’autunno 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in ‘taxi del mare’ ed ‘amici’ dei trafficanti”.

Il ‘fatto non sussiste’ ugualmente per la polemica dell’aborto e l’applicazione della legge 194/78, anche se le misure sull’aborto non hanno niente a che vedere con il pnrr, in quanto la vita non è mercimonio, ma l’emendamento che affida alle Regioni la possibilità di ‘avvalersi nei consultori di soggetti del terzo settore con qualificata esperienza nel sostegno alla maternità’, non dice nulla di nuovo rispetto alla legge, che riconosce che lo “Stato  garantisce  il  diritto  alla  procreazione  cosciente e responsabile,  riconosce  il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio…

Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie funzioni e competenze, promuovono   e sviluppano i servizi socio-sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite”.

Per questo la legge prescrive da parte dello Stato il dovere di rimuovere, quando possibile, cause e circostanza che impediscono la maternità alle donne, garantendo un diritto alla vita del nascituro e un dovere dello Stato di aiutare le donne che vogliano proseguire la gravidanza: “Il consultorio e la  struttura  socio-sanitaria,  oltre  a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della  dignità e della  riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.

Inoltre è la legge che disciplina convenzioni con il Terzo Settore: “I  consultori sulla base di appositi  regolamenti o convenzioni possono avvalersi, per i fini previsti dalla  legge, della collaborazione  volontaria  di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono  anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita”.

Tutto il resto sono parole al vento che uccidono la vita e lo Stato non può permettersi di uccidere, andando contro le leggi che emana!   

Un pontificato che guarda (anche) indietro

Papa Francesco

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 15.04.2024 – Andrea Gagliarducci] – Papa Francesco ha spesso messo in guardia dal indietrismo in quest’ultimo periodo del suo pontificato. Ha più volte avvertito che occuparsi della storia della Chiesa non significa guardare indietro; che la tradizione non è conservazione delle ceneri. Non ha torto su nulla di tutto ciò, ma ha usato il cliché retorico – un’omiletica efficace – per giustificare alcuni atti del governo della sua Chiesa.

Per la Chiesa i giovani sono speranza di fratellanza

A Roma si sono svolte due giornate per celebrare i 40 anni del primo raduno dei giovani in piazza San Pietro, convocato da Giovanni Paolo II il 14 aprile del 1984, organizzate dal Centro Internazionale Giovanile San Lorenzo (CSL) con il patrocinio del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù. Il 14 aprile del 1984, data dell’incontro giovanile, era stato pensato come Giubileo internazionale della gioventù, nell’ambito dell’Anno Santo della Redenzione, nel 1950^ anniversario della Risurrezione di Gesù, indetto da san Giovanni Paolo II e tenutosi dal 25 marzo 1983 al 22 aprile 1984 (giorni indelebili anche dopo 40 anni per un quasi neo maggiorenne).

In quell’occasione 300.000 giovani provenienti da tutto il mondo giunsero a Roma, ospitati da circa 6.000 famiglie romane. Il giorno dopo papa Wojtyla concluse il Giubileo dei Giovani durante l’Angelus della Domenica delle Palme ed a Pasqua, il 22 aprile, consegnò una croce di legno ai giovani per simboleggiare ‘l’amore del Signore Gesù per l’umanità e come annuncio che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione’, dando appuntamento ai ragazzi giovani per la Domenica delle Palme dell’anno successivo, proclamato dall’Onu Anno internazionale della gioventù.

Il 31 marzo 1985 san Giovanni Paolo II pubblicò una lettera ai giovani, in cui si sottolineava l’interesse della Chiesa per i giovani: “Se l’uomo è la fondamentale ed insieme quotidiana via della Chiesa, allora si comprende bene perché la Chiesa attribuisca una speciale importanza al periodo della giovinezza come ad una tappa-chiave della vita di ogni uomo”.

I giovani sono un bene per l’umanità: “Voi, giovani, incarnate appunto questa giovinezza: voi siete la giovinezza delle nazioni e delle società, la giovinezza di ogni famiglia e dell’intera umanità; voi siete anche la giovinezza della Chiesa. Tutti guardiamo in direzione vostra, poiché noi tutti, grazie a voi, in un certo senso ridiventiamo di continuo giovani.

Pertanto, la vostra giovinezza non è solo proprietà vostra, proprietà personale o di una generazione: essa appartiene al complesso di quello spazio, che ogni uomo percorre nell’itinerario della sua vita, ed è al tempo stesso un bene speciale di tutti. E’ un bene dell’umanità stessa”.

I giovani sono un bene perché sono speranza: “In voi c’è la speranza, perché voi appartenete al futuro, come il futuro appartiene a voi. La speranza, infatti, è sempre legata al futuro, è l’attesa dei «beni futuri». Come virtù cristiana, essa è unita all’attesa di quei beni eterni, che Dio ha promesso all’uomo in Gesù Cristo. E contemporaneamente questa speranza, come virtù insieme cristiana e umana, è l’attesa dei beni che l’uomo si costruirà utilizzando i talenti a lui dati dalla Provvidenza”.

E la giovinezza è una ricchezza, perché sprigiona una domanda: “La giovinezza di ciascuno di voi, cari amici, è una ricchezza che si manifesta proprio in questi interrogativi. L’uomo se li pone nell’arco di tutta la vita; tuttavia, nella giovinezza essi si impongono in modo particolarmente intenso, addirittura insistente. Ed è bene che sia così.

Questi interrogativi provano appunto la dinamica dello sviluppo della personalità umana, che è propria della vostra età. Queste domande ve le ponete a volte in modo impaziente, e contemporaneamente voi stessi capite che la risposta ad esse non può essere frettolosa né superficiale. Essa deve avere un peso specifico e definitivo. Si tratta qui di una risposta che riguarda tutta la vita, che racchiude in sé l’insieme dell’esistenza umana”.

Chiudendo la lettera san Giovanni Paolo II affidò ai giovani il compito della fratellanza: “Palpita in voi, nei vostri giovani cuori, il desiderio di un’autentica fratellanza fra tutti gli uomini, senza divisioni né contrapposizioni né discriminazioni. Sì! Il desiderio di una fratellanza e di una molteplice solidarietà, voi giovani, lo portate con voi, e non desiderate certo la reciproca lotta dell’uomo contro l’uomo sotto qualsiasi forma.

Questo desiderio di fratellanza (l’uomo è il prossimo dell’altro uomo! l’uomo è fratello per l’altro uomo!) non testimonia forse il fatto (come scrive l’Apostolo) che ‘avete conosciuto il Padre’? Che i fratelli sono solo là dove c’è un padre. E solo là dove c’è il Padre gli uomini sono fratelli”.

La fratellanza permette la ‘dimora’ di Dio nel mondo attraverso la preghiera: “Se voi, dunque, portate in voi stessi il desiderio della fratellanza, ciò significa che «la parola di Dio dimora in voi». Dimora in voi quella dottrina che Cristo ha portato e che giustamente ha il nome di ‘Buona Novella’. E dimora sulle vostre labbra, o almeno è radicata nei vostri cuori, la preghiera del Signore, che inizia con le parole ‘Padre nostro’.

La preghiera che, mentre rivela il Padre, conferma al tempo stesso che gli uomini sono fratelli e si oppone nell’intero suo contenuto a tutti i programmi costruiti secondo un principio di lotta dell’uomo contro l’uomo in qualsiasi forma. La preghiera del ‘Padre nostro’ allontana i cuori umani dall’inimicizia, dall’odio, dalla violenza, dal terrorismo, dalla discriminazione, dalle situazioni in cui la dignità umana e i diritti umani sono calpestati”.

(Foto: Fondazione Giovanni Paolo II)

Aborto. L’Europa senza radici, chiede sangue

Parlamento Europeo vota pro aborto

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 12.04.2024 – Miguel Cuartero] – Dopo la mossa (suicida) di Macron ora è l’Europa a chiedere «che l’articolo 3 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea sia modificato, affermando che “ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo”». Una decisione che lascia sgomenti. A chiederlo è la civilissima Europa, baluardo dei valori occidentali, esempio di “primo mondo”, evoluto, saggio, maturo. A chiederlo è un continente che ha subito per due volte in un secolo (recentissimo) due conflitti mondiali e che oggi stesso assiste (e alimenta) altri due guerre nel proprio territorio.

Papa Francesco e la sua uscita di scena. La definizione di una narrativa

Papa Francesco pensieroso

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 09.04.2024 – Andrea Gagliarducci] – Papa Francesco si prepara a passare il testimone? Papa Francesco ha ancora molta carne sul fuoco e ne aggiunge altra. Sta facendo progetti a un ritmo che suggerisce fortemente, che la fine del suo turno per lui non è in vista. Si sta anche prendendo del tempo per dare la sua visione della storia recente, e questo suggerisce fortemente che stia preparando alla sua uscita di scena.

La Divina Misericordia per salvare il mondo dall’odio

“Dio, Padre misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo, e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo, Consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo. Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa’ che tutti gli abitanti della terra sperimentino la tua misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Risurrezione del tuo Figlio, abbi misericordia di noi e del mondo intero!”: con questa preghiera , il 17 agosto 2002, a Cracovia, san Giovanni Paolo II affidò alla Divina Misericordia le sorti del mondo.

In quella giornata san Giovanni Paolo II consacrò il mondo alla Divina Misericordia nel Santuario di Lagiewniki, alla periferia di Cracovia, vicino al convento dove morì santa Faustina Kowalska, l’apostola della Divina Misericordia a cui Gesù affidò, tra le altre cose, la diffusione della preghiera della Coroncina della Divina Misericordia.

Nell’omelia san Giovanni Paolo II disse che stava facendo la consacrazione con le parole di santa Faustina scritte nel diario (‘O inconcepibile ed insondabile Misericordia di Dio, chi Ti può adorare ed esaltare in modo degno? O massimo attributo di Dio Onnipotente, Tu sei la dolce speranza dei peccatori’): “Ripeto oggi queste semplici e sincere parole di Santa Faustina, per adorare assieme a lei e a tutti voi il mistero inconcepibile ed insondabile della misericordia di Dio. Come lei, vogliamo professare che non esiste per l’uomo altra fonte di speranza, al di fuori della misericordia di Dio. Desideriamo ripetere con fede: Gesù, confido in Te!”

Il papa chiedeva un affidamento alla misericordia di Dio: “Bisogna che l’invocazione della misericordia di Dio scaturisca dal profondo dei cuori pieni di sofferenza, di apprensione e di incertezza, ma nel contempo in cerca di una fonte infallibile di speranza. Perciò veniamo oggi qui, nel Santuario di Łagiewniki, per riscoprire in Cristo il volto del Padre: di Colui che è ‘Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione’. Con gli occhi dell’anima desideriamo fissare gli occhi di Gesù misericordioso per trovare nella profondità di questo sguardo il riflesso della sua vita, nonché la luce della grazia che già tante volte abbiamo ricevuto, e che Dio ci riserva per tutti i giorni e per l’ultimo giorno”.

E’ stato un affidamento del mondo, sconvolto sempre dall’odio e dalle guerre alla misericordia di Dio: “Quanto bisogno della misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione della misericordia. Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti occorre la grazia della misericordia a placare le menti e i cuori, e a far scaturire la pace.

Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità.

Perciò oggi, in questo Santuario, voglio solennemente affidare il mondo alla Divina Misericordia. Lo faccio con il desiderio ardente che il messaggio dell’amore misericordioso di Dio, qui proclamato mediante Santa Faustina, giunga a tutti gli abitanti della terra e ne riempia i cuori di speranza”.

La festa della Divina Misericordia è stata istituita da san Giovanni Paolo II nel 1992 che la fissò per tutta la Chiesa nella prima domenica dopo Pasqua, ‘Domenica in albis’, ma il suo culto nella prima domenica dopo Pasqua nel santuario di Cracovia – Lagiewniki era già presente nel 1944, tantoché la partecipazione alle funzioni era così numerosa che la Congregazione ha ottenuto l’indulgenza plenaria, concessa nel 1951 per sette anni dal card. Adam Sapieha.

Tale scelta della prima domenica dopo Pasqua ha un senso teologico: indica lo stretto legame tra il mistero pasquale della Redenzione e la festa della Misericordia, come scrisse suor Faustina: “Ora vedo che l’opera della Redenzione è collegata con l’opera della Misericordia richiesta dal Signore… Le anime periscono, nonostante la Mia dolorosa Passione… Se non adoreranno la Mia misericordia, periranno per sempre”.

Papa Francesco e la sua Chiesa in uscita

Rebibbia

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 01.04.2024 – Andrea Gagliarducci] – Il Giovedì Santo Papa Francesco ha celebrato la Messa in Coena Domini nel settore femminile del carcere di Rebibbia. È stata una Messa di una certa solennità, a testimonianza di un fatto da non sottovalutare: Papa Francesco dà molta importanza alla solennità della forma liturgica quando è con gli emarginati, i poveri e gli ultimi, e molta meno importanza quando si tratta di compiere atti istituzionali.

Buona Pasqua!

“Stiamo sperimentando delle tenebre profondissime che avvolgono migliaia di persone, in tanti luoghi nel mondo, in particolare in Ucraina e in Terra Santa. Quanta desolazione! Non possiamo abituarci alla guerra, ai combattimenti che non risparmiano deboli e innocenti, soprattutto i bambini: dovremmo sempre guardare attraverso le loro lacrime, attraverso il pianto dei più piccoli. E’ da lì che capiamo tutto l’orrore e la violenza della guerra, dell’ingiustizia e quanto questo sia inaccettabile”.

Mentre in Europa si levano sempre più massicce parole inneggianti alla guerra dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana giungono chiari e precisi gli auguri per la Pasqua con un invito a non abituarsi agli orrori della guerra, definita ‘tempo triste’:

“Dimoriamo in un tempo triste, in cui la morte occupa le pagine dei giornali. Pensiamo alle violenze sulle donne, alla cattiveria frutto di prepotenze che segnano anche gli ambiti più delicati dell’esistenza, come quelli familiari e affettivi. Il rapporto tra uomo e donna sembra quasi avvelenato dall’istinto del possesso e dall’evocazione della morte”.

Ecco la bellezza della Resurrezione, spesso negata anche dai cristiani che credono nella purificazione della guerra: “Ma il Risorto porta nel mondo la bellezza di una vita nuova, la creatività paziente della nuova creatura. Una novità, la più grande. Il mondo, oggi così deturpato, può essere ricostruito e trasformato da uomini e donne che vivono le più grandi ragioni di vita e di speranza”.

Nel nostro mondo, sempre più alle prese con la terza guerra mondiale, i vescovi italiani invitano i cristiani ad impegnarsi a preparare la ‘venuta’ del Signore riecheggiando le parole del profeta Isaia: “Vorremmo che l’annuncio della pace corresse di terra in terra, di popolo in popolo. Vorremmo che arrivasse presto la fine dei conflitti e che si aprisse il tempo della fraternità. Il profeta Isaia ci aiuta a guardare avanti con speranza cristiana e a lavorare ogni giorno per costruire la pace. Per noi cristiani si tratta di impegnarci a preparare la venuta del Regno, a far sì che il Signore sia riconosciuto e amato”.

Tali parole si realizzano nella contemplazione della Pasqua: “Nel mistero pasquale il Signore si è già rivelato nella sua gloria manifestando l’amore infinito del Padre per ogni creatura. Possa il mistero della Pasqua raggiungere tutti noi e insegnarci ad amare senza confini, a porre segni concreti di vita là dove c’è la morte, a trasformare in luoghi di pace le terre oggi segnate dall’inimicizia”.

Dalla Pasqua si irradia una luce capace di sconfiggere le tenebre: “Pasqua è la luce che vince le tenebre: nessuno è spettatore, ma tutti attori. Nella Pasqua non c’è una via di mezzo: o si è con Gesù e si resta con l’amore, con la luce, con una forza che sconfigge quelle terribili tenebre oppure si diventa complici del male… Questa è la Pasqua di Gesù che apre la via del cielo e fa risorgere, oltre il limite della morte”.

Solo la Pasqua è capace di illuminare la vita: “La via che conduce alla vita piena e alla verità completa è una Presenza che viene e cammina al nostro fianco. L’augurio è che tutti possano incontrare questo misterioso Viandante, l’unico capace di dare un senso alla nostra esistenza, di bruciare il cuore e aprire gli occhi. Perché il Risorto illumina gli occhi del cuore”.

La Pasqua allora è un invito ad ‘andare’ in Galilea, (cioè negli ‘incroci’ dei popoli) ha sottolineato il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Giampiero Palmieri: “In forza dello Spirito la comunità credente è spinta dal Risorto ad andare ‘sempre oltre’, ad andare in Galilea. Per la sua collocazione lungo l’antica via del Mare, la Galilea era il paese dove si incrociavano ebrei e pagani, persone di ogni popolo, lingua, cultura e religione. Ecco, il Risorto ci aspetta lì, nella Galilea delle Genti, dove lo possiamo scoprire già misteriosamente presente e dove siamo chiamati a portare a tutti l’annuncio della Resurrezione”.

Questa è l’unica speranza per i cristiani, consistente nella vita: “Si, carissimi! Quale è il motivo della speranza dei cristiani, anche in questo tempo così profondamente segnato dalla guerra, dalla violenza, dallo smarrimento? Il segreto di questa speranza è lo Spirito di Gesù risorto, è Lui che spinge i credenti e ogni uomo che si apre alla grazia ad andare avanti, a lottare, a combattere con le armi della persuasione per la giustizia, la fraternità universale, la pace. Questo allora è il nostro augurio di Pasqua: non siamo fatti per la rassegnazione ma per la vita, non siamo fatti per l’odio, ma per la pace!”

Buona Pasqua per un passaggio dalla morte alla vita; dal tempo di tristezza al tempo di speranza!

Il riposo di Gesù prima della Risurrezione

Quadro

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 30.03.2024 – Miguel Cuartero] – Scriveva così Sant’Ambrogio ai vescovi dell’Emilia: «Questo è il Triduo sacro […] durante il quale Cristo ha sofferto, si è riposato ed è risorto» (Lettera 23, 12). Mentre le parrocchie, e molte famiglie, vivono giorni frenetici per la preparazione della Pasqua, suonano attuali e provvidenziali queste parole del santo vescovo di Milano.

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