Papa Francesco alla veglia: “Lo gridino tutti, la via della pace è possibile”

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“Sì, è possibile per tutti” percorrere un’altra strada, uscire dalla “spirale di dolore e morte”. Papa Francesco lo dice con forza davanti a circa 100 mila persone che si sono riunite in piazza San Pietro. E aggiunge: “Vorrei che da ogni parte della terra noi gridassimo: Sì, è possibile per tutti! Anzi vorrei che ognuno di noi, dal più piccolo al più grande, fino a coloro che sono chiamati a governare le Nazioni, rispondesse: Sì, lo vogliamo!” Ed è un grido che vuole che si alzi, di fronte a un mondo che “ha reso più sottili le ragioni per giustificarsi”, tanto che “come se fosse una cosa normale, continuiamo a seminare distruzione, dolore, morte! La violenza, la guerra portano solo morte, parlano di morte! La violenza e la guerra hanno il linguaggio della morte!”. A tutti, Papa Francesco offre l’immagine della Croce, dove alla violenza non si è risposto con la violenza. “Vorrei chiedere al Signore, questa sera – dice il Papa –  che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!”

C’è un’atmosfera composta, in piazza San Pietro. Dalle 18 e 30, cinquanta confessori si sono disposti sui lati destro e sinistro del colonnato, e nel braccio di Costantino. Perché Papa Francesco ha voluto esplicitamente che ci fosse la possibilità di purificarsi, prima della preghiera. L’ufficio delle celebrazioni liturgiche ha lavorato fino a notte fonda di venerdì, perché tutto fosse pronto per la serata di sabato.

Ne viene fuori una celebrazione monstre di quattro ore. Si comincia con il momento mariano, l’intronazione di Maria Salus Populi Romani (accompagnata da quattro guardie svizzere), poi si recita il rosario, i cinque misteri gaudiosi intervallati dalle preghiere di Santa Teresina di Lisieux. E poi, l’omelia di Papa Francesco, che precede l’adorazione eucaristica, e l’ufficio delle Letture, in cui spicca il brano evangelico dell’incredulità di Tommaso.

Papa Francesco ha scritto di suo pugno la breve omelia, l’ha rimodellata fino alla fine, ha aggiunto anche un riferimento ad una iniziativa per la pace che aveva guidato a Plaza de Mayo, a Buenos Aires, nel 2000. Poi, in Segreteria di Stato si sono attivati per fornire una traduzione nelle lingue consuete, e persino una in lingua araba, divulgata tempestivamente. Sono in molti i musulmani in piazza, a pregare per la pace insieme al Papa.

O forse si dovrebbe dire “insieme ai Papi”, dato che l’adorazione eucaristica è intervallata da cinque “preghiere per la pace” scritte dai pontefici di quest’ultimo mezzo secolo (Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI), mentre coppie provenienti da USA, Terrasanta, Siria, Russia ed Egitto portano ad ogni meditazione un’offerta di incenso. E anche l’account twitter di Papa Francesco @pontifex, per l’ennesima volta, raccomanda: “Pregate per la pace!”.

Quando Papa Francesco esce sul sagrato è serissimo. Comincia il canto del Veni Creator, l’invocazione dello Spirito Santo che apre anche il Conclave. Papa Francesco accompagna con un accenno di canto le parti corali. E poi entra l’icona di Maria Salus Populi Romani, portata da quattro guardie svizzere. Quando l’icona arriva vicino al Sagrato, Papa Francesco le va incontro. Viene posta a fianco all’altare, e comincia al Rosario.

Al termine del Rosario, Papa Francesco prende la parola. Parte dalla creazione, dal momento in cui Dio guarda ciò che ha creato e vede “che è cosa molto buona”. E questo – afferma il Papa – ci dice che “questo nostro mondo nel cuore nella mente di Dio è la ‘casa dell’armonia e della pace’, il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi ‘a casa’, perché è ‘cosa buona’”. E soprattutto gli umani “fatti ad immagine e somiglianza di Dio sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole”. Insomma, “il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro”.

Ma – dice Papa Francesco – “quando l’uomo pensa solo a sé stesso, ai propri interessi e si pone al centro, quando si lascia affascinare dagli idoli del dominio e del potere, quando si mette al posto di Dio, allora guasta tutte le relazioni, rovina tutto; e apre la porta alla violenza, all’indifferenza, al conflitto”. Adamo rompe l’armonia, e poi accusa persino Eva, “la carne della sua carne”. E Caino uccide il fratello, e quando gliene viene chiesto conto, risponde: “Sono forse io il guardiano di mio fratello?”

 “Sì – dice il Papa – tu sei custode di tuo fratello! Essere persona umana significa essere custodi gli uni degli altri! E invece, quando si rompe l’armonia, succede una metamorfosi: il fratello da custodire e da amare diventa l’avversario da combattere, da sopprimere. Quanta violenza viene da quel momento, quanti conflitti, quante guerre hanno segnato la nostra storia!”

Dice il Papa: “Anche oggi continuiamo questa storia di scontro tra fratelli, anche oggi alziamo la mano contro chi è nostro fratello. Anche oggi ci lasciamo guidare dagli idoli, dall’egoismo, dai nostri interessi; e questo atteggiamento va avanti: abbiamo perfezionato le nostre armi, la nostra coscienza si è addormentata, abbiamo reso più sottili le nostre ragioni per giustificarci”.

Un modo, nemmeno tanto velato, di dire che nessun intervento militare può essere giustificato, perché la morte chiama solo morte. E sì, si può uscire da questa “spirale di violenza e morte”. Papa Francesco ne è convinto. E guarda, da cristiano, all’esperienza della Croce, e invita “tutti gli uomini e le donne di buona volontà” a guardare alla croce,  dove “si può leggere la risposta di Dio: lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace”.

Il Papa scuote le coscienze, aggiunge a braccio un accenno ai bambini. Dice: “Ognuno si animi a guardare nel profondo della propria coscienza e ascolti quella parola che dice: esci dai tuoi interessi che atrofizzano il cuore, supera l’indifferenza verso l’altro che rende insensibile il cuore, vinci le tue ragioni di morte e apriti al dialogo, alla riconciliazione: guarda al dolore del tuo fratello e non aggiungere altro dolore, ferma la tua mano, ricostruisci l’armonia che si è spezzata; e questo non con lo scontro, ma con l’incontro! Finisca il rumore delle armi!” E chiede al Signore “che noi cristiani, i fratelli delle altre Religioni, ogni uomo e donna di buona volontà gridasse con forza: la violenza e la guerra non è mai la via della pace!”

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