Il Papa indice una giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria- Testo integrale
Una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Siria e nel mondo. Alla scuola dei suoi predecessori, il Papa chiede al mondo cattolico e a tutti gli uomini di fede di pregare per la pace.
“Vorrei farmi interprete del grido che sale dal terra, dal cuore del popolo, dell’umanità” dice il Papa alla gente che affolla la piazza” il grido della pace. E aggiunge : “Vogliamo un mondo di pace. Vogliamo essere uomini e donne di pace. Vogliamo vedere scoppiare la pace, mai più la guerra. La pace è un dono troppo prezioso che deve essere promosso e tutelato”.
Il Papa ha ricordato che le immagini delle sofferenze dei bambini senza futuro: “rivolgo un appello per la pace pensando alle tante sofferenze, ai bambini che non vedranno il futuro.” E aggiunge: “con fermezza condanno l’uso delle armi chimiche.” perché “c’è un giudizio di Dio e della storia al quale non si può sfuggire. Guerra chiama guerra. Violenza chiama violenza.”
Il Papa parla della necessità del negoziato del dialogo, della cultura dell’incontro, chiede alla comunità internazionale di favorire soluzioni di pace basate sul dialogo.
Poi parla dei profughi e degli sfollati e di coloro che li assistono. Parla con il cuore in mano Papa Francesco e fa appello alla buona volontà delle parti.
Poi parla a ciascuno di noi “tutti- dice- abbiamo la possibilità di dare un contributo. Rivolgo un invito a tutta la Chiesa cattolica e a tutte le altre confessioni, anche ai non credenti, ha lavorare per la pace, bene di tutta l’umanità.”
E ripete con forza : “non è la cultura dello scontro e del conflitto quella che costruisce la convivenza fra i popoli.”
Poi l’annuncio: “ho deciso indire il 7 settembre, vigilia della festa della nascita di Maria, una Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Siria, Medio Oriente e nel mondo intero. Quel giorno saremmo qui in Piazza San Pietro per pregare per questa pace.”
Francesco chiede alla gente in piazza di pregare Maria Regina della Pace, il popolo applaude.
Come già fece Giovanni Paolo II all’epoca della guerra in Irak il 24 gennaio 2002 riunendo il mondo ad Assisi, il Papa prega per la pace. Sarà ascoltato? Gli sforzi diplomatici di Giovanni Paolo II, le staffette tra il Vaticano e l’Irak all’epoca non portarono frutti.
Ieri Papa Francesco aveva incontrato i vertici della Segreteria di Stato e forse potremo attenderci qualche iniziativa diplomatica specifica.
Intanto l’attenzione del mondo sarà verso Piazza San Pietro sabato prossimo, in un contesto squisitamente mariano.
Dopo la preghiera dell’Angelus il Papa ha anche ricordato la beatificazione di Vladimir Ghika martire del comunismo, sacerdote romeno, aveva 80 anni quando è morto nel carcere di Jilava, vicino Bucarest, il 16 maggio 1954, accusato di spionaggio nell’interesse del Vaticano, condannato dal regime comunista a tre anni di prigionia per alto tradimento. Di religione ortodossa, nipote dell’ultimo principe della Moldavia, destinato alla carriera diplomatica, il giovane Vladimir, non ancora trentenne, entra nella Chiesa cattolica, rinunciando poi ad ogni agio e privilegio per vivere nella carità da povero con i poveri.
Il Papa ha ricordato anche l’anniversario della festa della Madonna delle Lacrime a Siracusa e salutato molti dei gruppi presenti
ecco il testo integrale del discorso del Papa:
Quest’oggi, cari fratelli e sorelle, vorrei farmi interprete del grido che sale da ogni parte della
terra, da ogni popolo, dal cuore di ognuno, dall’unica grande famiglia che è l’umanità, con
angoscia crescente: è il grido della pace! E’ il grido che dice con forza: vogliamo un mondo di
pace, vogliamo essere uomini e donne di pace, vogliamo che in questa nostra società, dilaniata
da divisioni e da conflitti, scoppi la pace; mai più la guerra! Mai più la guerra! La pace è un dono
troppo prezioso, che deve essere promosso e tutelato.
Vivo con particolare sofferenza e preoccupazione le tante situazioni di conflitto che ci sono
in questa nostra terra, ma, in questi giorni, il mio cuore è profondamente ferito da quello che sta
accadendo in Siria e angosciato per i drammatici sviluppi che si prospettano.
Rivolgo un forte Appello per la pace, un Appello che nasce dall’intimo di me stesso! Quanta
sofferenza, quanta devastazione, quanto dolore ha portato e porta l’uso delle armi in quel
martoriato Paese, specialmente tra la popolazione civile e inerme! Pensiamo: quanti bambini non
potranno vedere la luce del futuro! Con particolare fermezza condanno l’uso delle armi
chimiche! Vi dico che ho ancora fisse nella mente e nel cuore le terribili immagini dei giorni
scorsi! C’è un giudizio di Dio e anche un giudizio della storia sulle nostre azioni a cui non si può
sfuggire! Non è mai l’uso della violenza che porta alla pace. Guerra chiama guerra, violenza
chiama violenza!
Con tutta la mia forza, chiedo alle parti in conflitto di ascoltare la voce della propria
coscienza, di non chiudersi nei propri interessi, ma di guardare all’altro come ad un fratello e di
intraprendere con coraggio e con decisione la via dell’incontro e del negoziato, superando la
cieca contrapposizione. Con altrettanta forza esorto anche la Comunità Internazionale a fare ogni
sforzo per promuovere, senza ulteriore indugio, iniziative chiare per la pace in quella Nazione,
basate sul dialogo e sul negoziato, per il bene dell’intera popolazione siriana.
Non sia risparmiato alcuno sforzo per garantire assistenza umanitaria a chi è colpito da
questo terribile conflitto, in particolare agli sfollati nel Paese e ai numerosi profughi nei Paesi
vicini. Agli operatori umanitari, impegnati ad alleviare le sofferenze della popolazione, sia
assicurata la possibilità di prestare il necessario aiuto.
Che cosa possiamo fare noi per la pace nel mondo? Come diceva Papa Giovanni: a tutti
spetta il compito di ricomporre i rapporti di convivenza nella giustizia e nell’amore (cfr Lett.
enc. Pacem in terris [11 aprile 1963]: AAS 55 [1963], 301-302).
Una catena di impegno per la pace unisca tutti gli uomini e le donne di buona volontà! E’
un forte e pressante invito che rivolgo all’intera Chiesa Cattolica, ma che estendo a tutti i
cristiani di altre Confessioni, agli uomini e donne di ogni Religione e anche a quei fratelli e
sorelle che non credono: la pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene di tutta
l’umanità.
Ripeto a voce alta: non è la cultura dello scontro, la cultura del conflitto quella che
costruisce la convivenza nei popoli e tra i popoli, ma questa: la cultura dell’incontro, la cultura
del dialogo; questa è l’unica strada per la pace.
Il grido della pace si levi alto perché giunga al cuore di tutti e tutti depongano le armi e si
lascino guidare dall’anelito di pace.
Per questo, fratelli e sorelle, ho deciso di indire per tutta la Chiesa, il 7 settembre prossimo,
vigilia della ricorrenza della Natività di Maria, Regina della Pace, una giornata di digiuno e di
preghiera per la pace in Siria, in Medio Oriente, e nel mondo intero, e anche invito ad unirsi a
questa iniziativa, nel modo che riterranno più opportuno, i fratelli cristiani non cattolici, gli
appartenenti alle altre Religioni e gli uomini di buona volontà.
Il 7 settembre in Piazza San Pietro – qui – dalle ore 19.00 alle ore 24.00, ci riuniremo in
preghiera e in spirito di penitenza per invocare da Dio questo grande dono per l’amata Nazione
siriana e per tutte le situazioni di conflitto e di violenza nel mondo. L’umanità ha bisogno di
vedere gesti di pace e di sentire parole di speranza e di pace! Chiedo a tutte le Chiese particolari
che, oltre a vivere questo giorno di digiuno, organizzino qualche atto liturgico secondo questa
intenzione.
A Maria chiediamo di aiutarci a rispondere alla violenza, al conflitto e alla guerra, con la
forza del dialogo, della riconciliazione e dell’amore. Lei è madre: che Lei ci aiuti a trovare la
pace; tutti noi siamo i suoi figli! Aiutaci, Maria, a superare questo difficile momento e ad
impegnarci a costruire ogni giorno e in ogni ambiente un’autentica cultura dell’incontro e della
pace. Maria, Regina della pace, prega per noi!-