Vangeli festivi

Quarta Domenica di Pasqua: Io sono il buon Pastore

Chi è Gesù? Domanda legittima alla quale un giorno l’apostolo Pietro aveva risposto: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’; domanda alla quale oggi Gesù stesso risponde affermando: ‘Io sono il buon Pastore’: immagine suggestiva quella del ‘Pastore buono’ che conosce le sue pecorelle, le chiama per nome, le conduce fuori e le pecore lo seguono perché riconoscono la sua voce. Pastore ‘buono’ non perché paziente e delicato con le sue pecorelle o agnelli, ma pastore vero ed autentico perché difende, conosce, ama le sue pecorelle e si contrappone al mercenario, che segue le pecore solo per la mercede, il salario, lo stipendio.

Gesù conosce le sue pecorelle una per una  e queste riconoscono Lui; per Gesù infatti non siamo una massa, una moltitudine, ma siamo persone ognuna con la propria storia e Gesù ci ama ed è pronto a dare la vita per ciascuno: l’amore per le sue pecore lo porta a morire in croce per loro, il tratto specifico che lo caratterizza come pastore buono è quello di ‘dare la vita per le pecore’. Il mercenario, colui che va dietro le pecore per la mercede pattuita, per il salario se vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge; il lupo le rapisce e le disperde, il vero Pastore dà la vita per le sue pecore, ha interesse di farle crescere sane  e sicure.

Ecco perché Gesù aggiunge: ‘Ho altre pecore che non appartengono a questo recinto: anche quelle io devo guidare; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore’. Davanti allo sguardo di Cristo Gesù è presente l’esperienza drammatica di una moltitudine di persone ‘stanche e sfinite come pecore senza pastore’. Da qui l’invito alla preghiera: ‘Pregate, Egli dice, il padrone della messe perché mandi operai nella sua messe’; con la preghiera occorre anche l’azione.

Gesù infatti non solo prega, ma chiama gli Apostoli, li forma alla sua scuola per ben tre anni, li invia poi ad annunciare il Vangelo: ‘Come il Padre ha mandato me, io ora mando voi’. Ieri come oggi Gesù chiama giovani ed adulti all’apostolato attivo; invita ad impegnarsi  a seguirlo in modo totale: ‘Non abbiate paura; non vi lascio soli’. Gesù conosce le difficoltà dell’apostolato e dona ai ‘chiamati’ forza e coraggio per superarle.

Egli è quel pastore buono che vive ed attua il programma a cui fa riferimento papa Francesco  nell’enciclica ‘Fratelli tutti’: vivere e scoprire l’affascinante vocazione ricevuta ciascuno di noi nel Battesimo: la chiamata alla vera libertà che ci rende figli di Dio e fratelli e sorelle tra di noi. Chi è allora Gesù? Egli è il vero buon Pastore che offre la vita per le sue pecore; nessuno, Egli dice, me la toglie, ma la offro io da me stesso.

2.000 anni di cristianesimo ci hanno fatto incontrare capi di popolo che hanno mandato allo sbaraglio, al macello grandi masse di gente; agitatori politici che si sono insanguinati le mani, sotto l’egida di ideali veri o presunti, ma nessuno ha preferito sacrificare se stesso per il bene del popolo; il primo dovere del vero Pastore, sull’esempio di Gesù, è conoscere il proprio gregge, è custodire il gregge nella piena consapevolezza che comandare, guidare un popolo significa ‘servire il popolo’, come ha fatto Gesù, pronto anche a lavare i piedi ai suoi: ‘Mi chiamate Signore e Maestro e dite bene perché lo sono’, ma io vi ho lavato i piedi, vi ha dato l’esempio: ‘Come ho fatto io, fate voi’.

Con Cristo Gesù si viene ad instaurare l’era nuova, l’era dei figli di Dio, l’era della vera libertà. I dominatori oggi spesso concepiscono il rapporto con i sudditi in chiave di dominio e di sfruttamento: spremere dai sudditi tutto il possibile, come si spreme dalle pecore il latte, la carne, la lana lasciando le pecore sempre più deboli, malate, ferite per poterle meglio dominare. Questi sono falsi pastori, ladri e delinquenti; veri mercenari ai quali importa solo il loro tornaconto e non il bene delle pecore, del popolo: questo è quel quadro amaro del dominio dell’uomo sull’uomo radicato sull’orgoglio diabolico.

Il buon Pastore ci insegna: ‘Tra di voi chi comanda sia il servitore di tutti’. La Chiesa è chiamata a svolgere nel mondo le stesse funzioni di Cristo buon pastore. Il Padre celeste per realizzare la nostra felicità ha inviato Gesù, che nel Battesimo ci ha costituiti figli di Dio e lo siamo realmente; viviamo allora da figli di Dio, operiamo la nostra ‘conversione’ perché amore con amore si paga.

Troveremo Gesù con la braccia aperte ad accoglierci, come pecore del grande gregge del Signore. Ascoltiamo la sua voce   ed assicureremo per noi un posto nel regno dei cieli. La Madonna ci aiuti a seguire sempre Gesù, buon pastore., per cooperare alla sua missione di gioia, di pace, di salvezza.        

Terza domenica di Pasqua: Essere testimoni veri del Risorto  

‘Di questo voi siete testimoni’. E’ una consegna ufficiale che Gesù dà ai suoi discepoli. Gli Apostoli capirono abbastanza bene la loro missione, non si scoraggiarono, compresero che il loro compito sarebbe stato uno solo: Rendere testimonianza di ciò che avevano visto compiersi in Gesù di Nazareth. Il termine ‘apostolo’ divenne sinonimo di testimone della risurrezione. Il Maestro divino si presenta ai suoi, che aveva scelto, rassicurandoli: non sono un fantasma, avvicinatevi, toccatemi e poi mangia con loro per tranquillizzarli. In tutto prevale nel Vangelo l’amore di Dio  per l’uomo, che è caratterizzato da tre verbi: guardare, toccare, mangiare. 

Il ‘guardare’ non è solo vedere, è un richiamo all’interesse per non avere dubbi. Il ‘toccare’ richiede la vicinanza ma anche il contatto fisico. L’amore, l’interesse spinge sempre ad essere sempre più vicini. Il buon Samaritano nella parabola non si limita a guardare, ma scende da cavallo, medica le ferite e si interessa sino a portare l’altro all’ospedale e pagare le spese. Il ‘mangiare’ insieme è l’espressione più vera e tangibile dell’amore dal quale si evince la condivisione e il nutrimento.

L’amore per Cristo Gesù porta il vero discepolo a prendere coscienza che Egli è il Risorto, a testimoniare tale realtà davanti a tutti e a nutrirsi del suo corpo e sangue per avere la vera gioia cristiana. Allora è veramente Pasqua. Il brano del Vangelo di questa domenica si articola in due scene: l’apparizione del Risorto agli undici Apostoli ; la missione di Gesù affidata ad essi.

L’apparizione avviene all’improvviso e agli Apostoli viene data una ulteriore prova della sua risurrezione: Gesù chiede qualcosa da mangiare e mangia in mezzo ad essi: non è perciò un fantasma. La fede degli Apostoli in Gesù risorto non è una conquista ma un dono dello Spirito Santo, di Dio. Gesù ha voluto conferire loro questo dono ed essi lo hanno testimoniato nel mondo con il martirio.

Simon Pietro, che durante la passione di Gesù tremava e lo aveva per paura rinnegato davanti ad una cameriera, ora, dopo la Risurrezione, parla apertamente della passione, morte e risurrezione di Gesù davanti ad ascoltatori che avevano preso parte agli avvenimenti in forma diretta: ‘Voi lo avete rinnegato di fronte a Pilato, avete chiesto che fosse graziato un assassino (Barabba) e avete ucciso l’autore della vita. Ma il Dio di Abramo, Isacco, di Giacobbe, il Dio dei nostri padri lo ha risuscitato e noi siamo testimoni. Voi l’avete respinto, rifiutato; noi, i testimoni della sua risurrezione, siamo chiamati a testimoniarlo a voi’.

Pietro è un apostolo  ed invita alla conversione: ‘So bene che avete agito per ignoranza: convertitevi, cambiate vita perché siano cancellati i vostri peccati’. Pentirsi e cambiare vita sono i due momenti della conversione. Gesù non è morto per condannare all’inferno i suoi crocifissori; diceva. ‘Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno’. Nel sacrificio di Cristo Gesù in croce, che è morto per tutti noi, si fonda la speranza cristiana; il Crocifisso intercede per ciascuno di noi solo per un giudizio di salvezza eterna.

La risurrezione di Cristo Gesù è la garanzia che saremo salvati se aderiamo a Cristo; conversione, umiltà, perdono, fede ed amore, e Gesù ci garantisce un posto presso il Padre nel Regno dei cieli. Ogni cristiano è un ‘chiamato’ ha una vocazione perché riceve dallo Spirito Santo  nel Battesimo i tre doni (Fede, Speranza, Carità) che lo abilitano, conforme ai talenti e ai carismi ricevuti, ad essere un apostolo, un testimone di Cristo Risorto.

E’ la vocazione del cristiano, sacerdote o laico, uomo o donna,: tutti con eguale dignità e responsabilità anche se con ruoli diversi. Le vie dell’amore sono diverse, ma tutte conducono alla stessa meta, lo Spirito spira dove, come e quando vuole; tutti siamo chiamati ad essere testimoni del Risorto. Stupenda è l’esperienza del Papà e della Mamma che si amano, si perdonano a vicenda ed insegnano al figlio ad amare e perdonare. Pasqua è amore e Dio ci insegna ad amare.

Se ti senti debole, Gesù ti ripete: ‘Prendete e mangiate: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue’ venite a me ed io vi ristorerò. Questa è la missione affidata da Gesù agli Apostoli e a quanti si dicono suoi discepoli. Questo è vivere la Pasqua di risurrezione.          

Seconda Domenica di Pasqua: domenica della divina Misericordia   

suor faustina e gesù misericordioso

Papa san Giovanni Paolo II ha definito questo giorno ‘la Domenica della divina misericordia’. L’evangelista san Giovanni  ci fa cogliere l’emozione profonda degli apostoli nell’incontro con Cristo risorto, mentre il Maestro trasmette loro, ancora timorosi e stupefatti,  la missione di essere ministri della Misericordia di Dio. Gesù risorto, dopo la sua risurrezione opera la ‘risurrezione dei Discepoli’ e questi cambiamo tenore di vita.

Gesù rialza i Suoi con la misericordia e questi diventano misericordiosi offrendo loro tre doni: la pace, lo Spirito Santo e le sue piaghe. Gesù offre la Pace: i discepoli erano ancora angosciati quando Gesù entra a porte chiuse ed annuncia: ‘Pace a voi’. Non è la pace  che risolve i problemi ma la pace che infonde fiducia; è la pace del cuore che trasforma gli apostoli in veri missionari nel mondo.

Non è il solito saluto giudaico ‘shalom’, ma ‘Pace a voi’ dove l’assenza del verbo fa bene intendere il compimento della promessa  nell’ultima cena: ‘Vi do la mia pace e non come quella che dà il mondo’; poi Gesù alitò su di essi e disse: ‘Ricevete lo Spirito santo’; il perdono nello Spirito Santo è il dono  più bello per risorgere dentro il cuore a nuova vita. ‘A chi rimetterete i peccati saranno rimessi’: da qui il sacramento del perdono.

Lo Spirito santo con il Battesimo, mentre ci innesta a Cristo e alla sua vita divina, pone in noi tre semi: la Fede, la Speranza e la carità; tre doni  che con il nostro ‘sì’ generoso e responsabile crescono nel cuore e danno un senso nuovo alla nostra vita quotidiana. Questa è quella risurrezione a nuova vita,  di cui parla Gesù a Nicodemo, che trasforma l’individuo e con esso la società intera.

Una vita nell’amore verso Dio e verso il prossimo dove il cristiano prende coscienza che gli altri uomini non sono semplici individui ma persone umane per le quali Cristo Gesù si è offerto in croce, persone con pari dignità, chiamate a costituire la comunità, che si chiama Chiesa, popolo di Dio, membra dello stesso corpo mistico di Cristo. Ecco perché la Chiesa non può accettare né il liberalismo che inneggia all’individuo, né il materialismo ateo che inneggia alla lotta di classe; siamo chiamati tutti ad essere una grande famiglia.

L’uomo (ogni uomo) è un valore e i rapporti sociali  non possono e non debbono essere regolati né dall’odio, né dall’arrivismo, né dalla lotta di classe ma dall’amore. L’amore misericordioso è la prima preoccupazione del Signore Risorto e dalle piaghe del Crocifisso esce un vero effluvio di grazie per gli smarriti nella fede. Gesù risorto mostra ai Discepoli le sue cinque piaghe.

I timori dei Discepoli finiscono appena toccano le sue piaghe, espressione del suo amore profondo per tutti gli uomini. Tommaso, uno dei Dodici, aveva detto: ‘Se non lo vedo, se non tocco le sue ferite, non crederò’. Gesù risponde: ‘Beati quelli che pur non avendo visto crederanno’. Gesù non intende esaltare una fede cieca e senza ragione, ma una fede illuminata, che fa leva sui valori spirituali più che fisici. 

Consapevole della nuova realtà alla quale siamo chiamati, Gesù evidenzia: ‘Io sono la vite, voi i tralci’ e l’Apostolo Paolo in sintonia afferma: ‘Cristo è il capo, noi siamo le membra’ evidenziando la realtà del Corpo mistico di Cristo. Risorgere diventa il passaggio dalla vita secondo la carne alla vita secondo lo spirito.

Risorgere, come vedi, non è uno scoperchiare la tomba, venire fuori possibilmente con una bandiera in mano, come viene talvolta rappresentato il Risorto, ma un camminare da una vita secondo la carne in una vita secondo lo spirito, camminare in una vita nuova.. Questa nuova vita è il frutto di due componenti: una divina, frutto dell’azione dello Spirito santo, che nel battesimo ci inserisce a Cristo come il tralcio alla vite e ci conferisce carismi e le tre virtù teologali; l’altra umana: il nostro ‘sì’ generoso che fa crescere questi semi e vivere ‘la vita secondo la spirito’.

Da qui la gioia cristiana perché come Cristo è risorto anche noi risorgeremo. Maria, madre della Misericordia, aiutaci a mantenere viva questa fiducia nel tuo Figlio, nostro redentore.    

Pasqua: Cristo è risorto! Alleluia 

Pasqua di risurrezione!  La luce del Signore risorto illumini la nostra vita. La Liturgia oggi presenta alla Chiesa questo messaggio di vita: la luce del Risorto annuncia Vita e Amore. Tre donne, di buon mattino, l’indomani del sabato, si avviano per prendersi cura del corpo di Gesù. Lo amano anche da morto; è il loro Maestro e scoprono che il tempo dell’amore è più lungo del tempo della vita.

Arrivano alla sepoltura ma li attende la più grande sorpresa: ‘Guardando videro che il grande masso era stato spostato’. Da qui  il loro stupore e paura; entrano e si fa loro incontro un giovane (si rivela poi  un Angelo) che annuncia loro la più bella notizia: ‘Gesù, che avete visto crocifisso, è risorto’, non è più qui: Egli, Gesù è il Vivente. Andate e dite ai suoi discepoli che ‘vi precede in Galilea’.

La risurrezione di Gesù è il sigillo divino su quanto Gesù ha detto e fatto. Se Cristo, in realtà,  non fosse risorto, vana sarebbe stata la nostra fede e l’attesa cristiana; ma poiché Cristo è risorto ha valore il nostro Battesimo, che ci inserisce a Lui e la nostra vita si rivela un cammino verso il cielo. La giornata di questa prima Pasqua cristiana era sorta al buio, in chiave di costernazione e dolore.

Il Maestro, nel quale gli apostoli e i discepoli avevano creduto, era stato crocifisso, l’avevano visto morire in croce e una pietra tombale aveva chiuso la sua sepoltura. Picchetti armati di soldati romani ed ebrei  erano stati posti a custodia con l’ordine di custodirne per tre giorni la sepoltura.

La mattina del terzo giorno queste pie donne si recano al sepolcro per ungere con unguenti il corpo del Maestro e, appena arrivate, avvertono confusamente di essere i testimoni di un evento che ha cambiato la storia dell’uomo: la tomba è vuota, il corpo di Gesù crocifisso non c’è, il sudario, ripiegato, è messo da parte.

Le donne, di corsa, ritornano, raccontano agli Apostoli l’esperienza vissuta; Pietro e Giovanni si recano subito al sepolcro. Nessuno ha visto Gesù risorgere; è un evento che non si può testimoniare con una esperienza personale. Oggi la Chiesa ci fa rivivere l’evento e quella sepoltura dove si erano recate le pie donne per ungere il corpo del Maestro; un giovane messaggero annuncia loro la inaspettata  notizia: ‘Gesù, che avete visto crocifisso, è risorto’. Le donne avrebbero dovuto gioire e invece ammutoliscono.

Il giovane le incalza: ‘non è qui’, lui c’è, vive, ma non è qui; Egli è il Vivente e vi precede in Galilea. Dopo l’annuncio la conferma ufficiale:  lo stesso Gesù, in persona, si incontra con Maria, che piange vicino la tomba; Gesù inoltre va a trovare i suoi  apostoli,  chiusi nel Cenacolo per paura dei giudei, e li saluta: pace a voi; lo stesso Gesù incontra  due dei suoi discepoli, che tristi se ne andavano verso Emmaus, si fa loro compagno di viaggio e si fa riconoscere nello spezzare il pane.

Per gli Apostoli la risurrezione di Gesù è stata una totale sorpresa, anche se Egli aveva detto: ‘Il figlio dell’uomo il terzo giorno risusciterà’. Io sono la risurrezione e la vita, aveva chiaramente detto ai Suoi  e ne aveva dato prova risuscitando Lazzaro, seppellito da quattro giorni.

Gesù risorge per non morire più; vincitore della morte, tranquillizza i suoi, preoccupati di vedere un fantasma, dicendo: avvicinatevi, sono proprio io; evidenzia inoltre  la nuova dimensione del Risorto: ‘Esce ed entra a porte chiuse’ e  può vederlo e riconoscerlo  solo la persona a cui egli vuole rivelarsi: gli Apostoli, i Discepoli e quanti sono chiamati a testimoniare davanti ai popoli la verità fondamentale del cristianesimo: Cristo è veramente risorto!

Tutte le obiezioni si infrangono davanti al sepolcro vuoto e alle guardie che facevano la guardia. Avevano alcuni detto: mentre le guardie dormivano, hanno rubato il corpo  stupida osservazione: se dormivate, come avete visto rubare il corpo?, se eravate svegli, perché non l’avete impedito?  Cristo risorto ha consolidato la fede degli Apostoli, ha fatto rinascere  in  essi la speranza vera, basata sulla sua parola rassicurante: ‘E’ arrivato in mezzo a voi il Regno di Dio’.

La Chiesa annuncia oggi il Vangelo della vita con la forza di colui che ha vinto la morte. Morte e Vita si sono affrontate in un prodigioso duello, canta la liturgia, ma il Signore della vita ora trionfa, ora è vivo.  Questa gioia la Chiesa la condivide con Maria, la Madre del Risorto: ‘Regina coeli, laetare, alleluia’. A tutti un augurio vivo di buona e santa Pasqua.

Domenica delle Palme: la Passione del Signore

Il cammino quaresimale oggi ci introduce nella Settimana Santa nella quale la Liturgia ci propone il ricordo della passione, morte e risurrezione di Cristo Gesù. Una giornata caratterizzata  da due momenti che vanno del canto della folla ‘Osanna’ al grido blasfemo della stessa folla, aizzata dai Capi e dal Sinedrio, che grida ‘Crucifige’.

Il primo momento liturgico di oggi è gioioso: palme e rami di ulivo in segno di esultanza al grido: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore: il Re di Israele’. E’ la domenica del trionfo di Gesù che viene accolto nella città di Gerusalemme; Gesù appare il vero Messia atteso da secoli. Il secondo momento è il ricordo drammatico della sua passione e morte descritto  nel Vangelo: è l’iter del sacrificio annunziato da Gesù: “se il chicco di grano non muore, non diventerà una spiga”. Grazie infatti al sacrificio di Gesù sulla croce sono state aperte a noi  le porte del regno dei cieli; inizia la nuova Alleanza tra Dio e l’uomo, grazie al sacrificio di Cristo Gesù.

Ma la domanda è spontanea: chi sono i veri responsabili della passione e morte di Gesù? Sono stati gli Ebrei o sono stati i Romani?  Gesù ha subìto  due processi: uno religioso e l’altro politico. Due tribunali con accuse diverse; nel processo religioso è stato accusato di avere bestemmiato perché ha affermato di essere ‘figlio di Dio’: al Sommo Sacerdote, che lo aveva interrogato: “Se tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”, Gesù aveva risposto: “sì, lo sono” e tutti gridarono: “è reo di morte”. Il secondo processo è stato impiantato in chiave politica: davanti al governatore romano; a Ponzio Pilato che interroga Gesù: “Sei tu il re dei Giudei?”, Gesù risponde: “Sì, sono Re, ma il mio regno non è di questo mondo!”. Pilato si convince che Gesù è innocente, ma, dietro le grida della folla: “Se non lo condanni a morte, ti accuseremo a Cesare”, Pilato se ne lava le mani, libera Barabba ed accontenta la folla e i Capi del Sinedrio. 

Due tribunali, due accuse diverse, due condanne a morte. Chi è il vero responsabile della condanna a morte di Gesù? Nel racconto del Vangelo si inseriscono vari episodi: Giuda, che lo aveva tradito si è andato ad impiccare; Pietro che lo rinnega davanti ad una cameriera, piange il suo peccato. A questi fatti eclatanti fanno riscontro fatti positivi: Un Cireneo aiuta Gesù a portare la croce; Maria e le pie donne seguono Gesù piangendo; il Centurione romano, visto Gesù spirare, esclama: “davvero costui era figlio di Dio” mentre il velo del tempio si squarcia in due. Chi è il vero responsabile della morte in croce di Gesù? 

Certamente al di là del racconto storico, i veri responsabili, senza alcun forse, non sono né gli Ebrei, né i Romani, il vero responsabile è l’uomo e il suo peccato, sei tu, sono io, siamo tutti  perché Cristo si è offerto al sacrificio della croce per salvare l’uomo peccatore. Gesù ha portato i nostri peccati sulla croce per salvare l’uomo peccatore: “Egli è stato schiacciato per le nostre iniquità”. Dietro Giuda, che vendette Gesù per trenta denari (baratto terribile), ci sei tu, ci sono io, che tanta volte facciamo di peggio. Gesù era passato ‘sanando e beneficando tutti’, noi  barattiamo e vendiamo Gesù per molto meno di trenta denari; tradiamo l’amore di Dio per soddisfare un capriccio, per la nostra stupida superbia ed orgoglio e talvolta ci vergogniamo di apparire cristiani davanti ad avversari della fede. L’uomo peccatore è peggio di Pilato, che se ne lava le mani.

Dall’alto della Croce Gesù prega: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato (recita un salmo), non è un grido di disperazione, non è un rifiuto della Croce e le sue ultime parole sono: “Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno”. Gesù, abbassato il capo, spira; il velo del Tempio si squarcia in due mentre il centurione romano esclama: “davvero costui è Figlio di Dio”.  La quaresima acquista un senso solo se si attua l’invito di Gesù: ‘convertitevi’, cambiate testa, prendete coscienza che davanti a Dio vivere è amare, amare è servire, come il buon Pastore che dà la sua vita per salvare le sue pecorelle.                                                                                       

Quinta Domenica di Quaresima: Gesù e la Nuova Alleanza

Il brano del Vangelo è un preludio alla passione e morte di Gesù; siamo ormai vicini alla festa di Pasqua. L’occasione è data da alcuni greci che chiedono di incontrare Gesù e si rivolgono ai discepoli. Li spinge forse la curiosità perché Gesù aveva risuscitato Lazzaro o perché pensavano di assistere a qualche miracolo. Gesù non si è incarnato per dare spettacolo di sé ma per rivelare all’uomo il senso vero della vita e quanto essa è preziosa al cospetto di Dio; questa nostra vita per la quale Gesù si è incarnato ed istituisce un’alleanza nuova con l’umanità, sancita a prezzo del suo sangue.

L’antica Alleanza era stata sancita tra Dio e Abramo; con Mosè era stata estesa a tutto il popolo ebreo e lo stesso Mosè ne aveva promulgato la legge: i dieci comandamenti, ‘osserva la mia legge, allora tu sarai il mio popolo, io sarò il tuo Dio’. L’Alleanza nuova, sancita da Gesù, è nuova perché scritta nel cuore dell’uomo: ‘Dio darà un cuore nuovo e uno spirito nuovo perché ogni uomo possa osservare la legge e i termini dell’alleanza’.

In questa dimensione acquista senso anche il soffrire, il patire: soffrire per il marito, per la moglie, per i figli, per il prossimo; soffrire a causa della giustizia, per la comunione, per la solidarietà, per il bene comune. Grazie alla nuova Alleanza Gesù diventa la vite e noi i tralci; Gesù è il Capo, noi le membra; Gesù è il buon pastore, noi le sue pecorelle. Un’Alleanza sancita con il sangue di Cristo in croce e non su due tavole di pietra; da qui l’espressione di Gesù: ‘Se il chicco di grano , caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto’.

Chi ama la propria vita e cerca solo di salvaguardarla, la perde; ma chi la perde in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Conoscere Gesù, cercare Gesù significa accettare e servire il suo progetto di amore; e Gesù aggiunge: laddove sono Io, là sarà anche il mio servitore e il Padre mio lo onorerà come onora me. L’invito di Gesù non mira a dover scegliere la sofferenza per la sofferenza, ma è invito a vivere, qualunque circostanza offra la vita, con amore vero: e Dio è amore.

Nel brano del Vangelo si evince che Gesù stava vivendo un momento cruciale e decisivo della sua vita;  riconosce che ‘è venuta l’ora’ ed ha la certezza di quello che succederà: ‘Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me’: anche i pagani siano essi greci o romani. Però se il chicco di grano non muore non può diventare una rigogliosa spiga. Sul capo di Gesù si addensano: l’ora delle tenebre e l’ora della luce, l’ora del Padre e l’ora dei nemici. Dal cielo allora arriva una voce: ‘L’ho glorificato e lo glorificherò ancora’, è la voce del Padre.

Alla folla presente Gesù chiarisce: ‘Questa voce non è venuta per me ma per voi’. L’ora di Cristo Gesù segna la nascita di un mondo nuovo; dalla croce scaturirà la vita eterna per i credenti. Il cristianesimo, come vedi, non è una recita da teatro, ma è operare ogni giorno la guarigione o rinascita che si effettua con la purificazione del cuore. Quei Greci del Vangelo avevano chiesto: possiamo vedere Gesù? 

Questo Gesù, ieri come oggi, anche se non fisicamente, è presente tra di noi: è presente nella Parola di Dio; è presente nei fratelli piccoli o grandi, sofferenti nel corpo o nello spirito, è presente nell’assemblea; è presente nell’Eucaristia: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo’. Oggi è facile incontrare Gesù: bisogna solo avere fede, fede viva. Bisogna vedere quale Gesù vogliamo vedere: se un Gesù, frutto di fantasia, come Erode e rimase deluso; o il Gesù inviato dal Padre: quel Gesù che ‘pur essendo Dio, imparò l’ubbidienza  da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna’.

Amico, forse ti fa paura la croce o ti spaventa il sacrificio; dimentichi che non si sale senza sforzo, non si raccoglie il frutto senza prima gettare il seme. Abbi fiducia nel Signore; dice infatti Gesù alla samaritana: ‘Chi beve di quest’acqua tornerà ad aver sete, ma chi beve dell’acqua che io gli darò non avrà sete in eterno’. A me, a te la scelta con l’aiuto di Dio, ma ricordati sempre che la croce esprime sempre: amore, servizio, dono di sé senza riserve; solo essa è l’albero della vita.

Quarta Domenica di Quaresima: il volto di Dio è mistero di amore infinito

Il più bel romanzo di amore lo ha scritto Dio; non è un romanzo inventato, frutto di fantasia ma è la sua stessa vita divina. I capitoli di questo romanzo li trovi scritti nella Bibbia: Parola di Dio; li puoi scoprire tu stesso, se sai leggere nell’intimo del cuore. L’opera divina è solo storia di amore infinito; solo l’uomo, abusando della sua libertà, è capace di opporsi a questo amore con la logica terribile di rimanervi privo. Questa è la domenica ‘lastre’, della gioia. La liturgia inizia: ‘Rallegrati, Gerusalemme!’

Motivo della gioia è l’amore di Dio verso l’uomo. La liturgia ci invita alla gioia perché Dio, nella persona di Cristo Gesù, è venuto   non per condannare il mondo ma per salvarlo. Possiamo realizzare la vera gioia se, come dice Gesù a Nicodemo, rinasciamo ad una vita nuova, quella portata nel mondo da Gesù: ‘in Lui era la vita’. Rinasciamo allora in Cristo: Dio ci ha donato la vita eterna  e questa vita è nel Figlio.

Il segno evidente ce lo indica il Vangelo: Come Mosè innalzò nel deserto il serpente, su comando del Signore, e chi, morso dal serpente, lo guardava, guariva, così chiunque, morso dal peccato, guarda Cristo in croce, sarà guarito e avrà la vita eterna; chi scegli il Figlio avrà la vita, chi si allontana dal Figlio non vivrà in eterno.. Cristo Gesù muore in croce per amore dell’uomo, per salvare l’uomo. L’amore di Dio è potenza di vita nuova; è luce che rischiara le tenebre.

Questo amore gratuito di Dio raggiunge l’apice con la passione, morte e risurrezione di Gesù; esso si contrappone all’agire dell’uomo, che preferisce la morte alla vita, le tenebre alla luce, il peccato alla grazia. Il nostro cammino quaresimale ci spinge   ogni giorno e scoprire l’amore grande e misericordioso di Dio. Purtroppo, evidenzia il vangelo: ‘La luce è venuta nel mondo ma gli uomini  hanno amato più le tenebre che la luce’. 

Questa domenica è detta ‘lastre’, domenica della gioia perché evidenzia l’amore concreto di Dio; esso è una forza vitale, un fuoco sempre acceso che genera, dà origine da tutta l’eternità al mistero della SS. Trinità. Dio infatti è una realtà dinamica che pensa ed ama dando origine così, da quando Dio è Dio, alle tre divine Persone; Il grande Dante poeticamente canta: ‘Fecimi la Divina Potestate, la Somma Sapienza e il Primo Amore’.

La storia della salvezza contiene tra capitoli principali:  a) la creazione dell’uomo a  immagine di Dio; b) la redenzione operata da Cristo Gesù, Figlio di Dio; c) la storia della Chiesa, guidata dallo Spirito santo: una storia che dura da quando l’uomo è uomo. A) La creazione: Dio amando crea e creando ama. L’uomo poi è la sintesi mirabile di tutta l’opera creativa perché in lui converge la materia e lo spirito; un corpo dove tutto è perfezione ed armonia e un’anima spirituale che pensa ed ama. L’uomo è all’apice dell’opera creativa di Dio.

B) La redenzione: l’uomo con il peccato  si allontana da Dio, ma Dio non abbandona l’uomo; l’uomo rompe il dialogo con Dio, ma Dio riapre questo dialogo con il quale l’uomo ha sperimentato l’amarezza per i suoi limiti, il suo orgoglio e il suo egoismo. L’amore di Gesù per l’uomo è forte, virile, tenero e costante. Amore misericordioso che arriva alla prova suprema: dare la vita per salvare questo uomo. Ed il Verbo si fece carne e si offre al Padre  come sacerdote e vittima. Chi vince in fine è sempre l’amore di Dio anche se l’uomo talvolta rimpiange le cipolle di Egitto.

C)  La terza tappa dell’amore di Dio è la presenza dello Spirito Santo a guida della Chiesa. Gesù aveva assicurato alla sua Chiesa: ‘Non vi lascerò orfani’ e mantiene la promessa nella pentecoste. La quaresima deve dunque segnare per il credente questo processo di ripresa spirituale e di risposta concreta all’amore di Dio. La croce non può e non deve far paura, né deve portare ad uno sterile lamento ma ad una vera ed autentica presa di coscienza.

La croce, che era apparsa la vittoria dell’uomo su Dio, diventa la vittoria di Dio sul peccato, su l’uomo peccatore. Dio continua a bussare alla mia porta, alla tua porta perché Gesù ha pagato per me, per te e ci vuole bene. Dove non arriva la tua immaginazione, arriva il suo amore misericordioso. La Pasqua di questo anno 2024 sia veramente Pasqua di risurrezione e di vita.

Terza Domenica di Quaresima: Glorificate Dio con la vostra vita

La Quaresima è il cammino spirituale verso la pasqua di risurrezione che segna la Nuova Alleanza tra Dio e il suo popolo. Un patto sancito dal sacrificio di Gesù sulla croce. In questo cammino è necessario rinnovarsi (convertirsi), ascoltare Cristo Gesù che con il suo messaggio ci propone un rinnovamento radicale bivalente: rivedere coraggiosamente la propria vita morale e ripensare la nostra vita liturgica. Da qui la necessità di porsi la domanda: come sono io davanti a Dio?, come rendo il culto a Dio: creatore e padre?

Gesù ci esorta a vivere la nostra vita non nella ricerca di vantaggi materiali ed interessi ma per la gloria di Dio che è ‘amore’; una nuova alleanza dove Dio si adora in spirito e verità. Da qui la purificazione del Tempio evidenziata nel brano del Vangelo dove Gesù con una cordicella butta fuori quanti lo profanavano e l’avevano trasformato in un luogo di mercato. Gesù quella mattina si reca al tempio e, fatta una cordicella, rovescia le bancarelle dicendo: ‘Non fate della casa del Padre mio un mercato’. Dio è padre e nella casa del padre ci si comporta da figli. Ai sacerdoti e ai capi che chiedono con che autorità fa questo, Gesù risponde: ‘Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere’.

Alla samaritana che lo aveva interrogato dicendo:  Voi Giudei pregate nel Tempio; noi Samaritani sulla montagna; dove è giusto pregare? Gesù aveva risposto: ‘Dio è spirito e verità e cerca solo tali adoratori’. Dio non è un despota o un giudice desideroso di colpire; Dio è Padre sempre pronto all’amore e al perdono. Il Padre celeste non cerca frequentatori del Tempio interessati ad accaparrarsi la benevolenza con doni e sacrifici; Dio non guarda le mani se sono cariche di doni e offerte, Dio è spirito e verità e guarda il cuore contrito ed umiliato.

Dio cerca ‘figli’ che lo onorano non con le labbra ma con il cuore. Allora glorificate Dio con la vostra vita e non con le vostre offerte tante volte colme di ipocrisia. Dove bisogna allora adorare Dio: a Gerusalemme o sulla montagna?  Dio, insegna Gesù, è nell’intimo del tuo cuore; ovunque puoi adorare il Signore Dio tuo; la prima chiesa è il tuo cuore, la tua anima. Nel cammino verso la Pasqua bisogna iniziare questo rinnovamento liturgico: Dio è Padre e bisogna recarsi da Lui da figli; Gesù dirà allora: chiedete ed otterrete, bussate e vi sarà aperto.

Dio è Padre di tutti, è amore; è necessario allora con il rinnovamenti liturgico anche il rinnovamento morale. Da qui la liturgia odierna offre nella prima lettura il brano riguardante la legge che Dio diede a Mosè sul monte Sinai: due tavole che parlano solo di amore; questo ha due dimensioni: una verticale (sono i primi tre comandamenti), Dio è uno solo, ci ha creato a sua immagine, lo adorerai con tutto il cuore.

La dimensione orizzontale: riguarda il prossimo che ti sta vicino: ricco o povero, piccolo o grande, ogni uomo è tuo fratello, è tua sorella; allora amerai il prossimo tuo come te stesso rispettando la sua anima, il suo corpo, le sue cose; è tuo fratello ed ha eguale dignità. Questo è il Nuovo Testamento, la Nuova Alleanza sancita con il sangue di Cristo Gesù.

Le celebrazione della messa è memoriale della passione, morte e risurrezione di Gesù e si conclude: ‘Ite, missa est’, cioè andate e glorificate Dio con la vostra vita. Saremo sacrificio gradito a Dio quando, celebrata la messa ed alimentati dall’Eucaristia, realizziamo rapporti di amore con Dio e con il prossimo. Amore è collaborazione, servizio, condivisione, rispetto e mai ipocrisia. Così ci si prepara alla Pasqua.

Seconda domenica di Quaresima: Gesù si trasfigura

La Trasfigurazione di Gesù è collegata con il Battesimo; nel fiume Giordano inizia l’attività pubblica di Gesù  dicendo : convertitevi!; sul monte Tabor comincia la fase conclusiva che porta al Calvario. Il cristianesimo non è una dottrina da conoscere, da imparare; essere cristiani significa accettare Cristo Gesù vero Dio e vero uomo; aderire a Cristo con il quale costituiamo un sol corpo: Io sono il capo, dice Gesù, voi le membra; io la vite, voi i tralci. Gli Apostoli avevano accettato l’invito di Gesù: ‘Vi farò pescatori di uomini’, ma le loro idee sul Regno di Dio non erano affatto chiare, tanto meno accettavano la sua futura passione e morte.

Con la Trasfigurazione Gesù vuole offrire ai suoi discepoli qualcosa di forte per rigenerare in loro la gioia di avere accettato di seguirlo. Seguire Gesù, essere suoi discepoli non significa solo sofferenza, croce, morte, quanto invece essere rivestiti di luce e di splendore L’uomo per natura  aspira alla gioia, vuole quella luce che fece esclamare a Pietro: ‘E’ bello per noi stare qui, siamo in Paradiso; facciamo tre tende’ e così eterniamo questo momento. La Trasfigurazione è il Paradiso raggiunto; ma bisogna ascoltare Cristo; da qui la voce del Padre: ‘Questi, dice il Padre, è il mio figlio , l’amato. Ascoltatelo’.

Il cammino quaresimale ha senso se porta alla nostra adesione a Cristo con le parole e le opere: Cristo, Figlio prediletto del Padre: ‘Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero’. La Trasfigurazione è uno squarcio di luce divina, che Gesù ha voluto offrire ai suoi discepoli per prepararli al momento drammatico della passione per la quale Egli si era incarnato. Gesù è l’anello che congiunge l’Antico e il Nuovo Testamento, da qui la presenza di Mosè ed Elia: il grande legislatore del popolo ebreo e il grande profeta di Dio.

La grandezza della religione cristiana sta proprio nella divinità di Cristo , che sbandiera l’amore di Dio per l’umanità con il sacrificio di Cristo che muore per salvare il mondo intero, per riscattare l’uomo e riportarlo alla dignità di figlio di Dio. Come discepoli di Cristo, la Trasfigurazione ci apre lo sguardo sull’amore di Dio e ci impegna, come discepoli di Gesù, a vivere sempre meglio la nostra fede e l’adesione a Cristo Gesù. 

Ascoltare Cristo è oggi una cosa assai ardua: non è sentire quello che dice, ma realizzarlo nella nostra vita quotidiana: ‘Chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua’. Solo in queste coordinate ha senso la prova di Abramo, a cui Dio disse: prendi il tuo diletto figlio Isacco, che ami, Sali sul monte a sacrificalo. Una prova terribile, una prova che verte non su qualcosa di accessorio o secondario, ma sul figlio (osso delle mie ossa, carne della mia carne).

Abramo, uomo di fede, risponde: ‘Eccomi!’ Ma Dio non vuole sacrifici umani; non vuole la morte sacrificale, come era uso nelle religioni pagane, Dio vuole amore, perdono, misericordia. Solo Dio, il Padre, permetterà il sacrificio di Cristo Gesù. E Gesù dirà agli Apostoli: ‘Andiamo a Gerusalemme, là, il Figlio dell’uomo sarà messo in croce, ma il terzo giorno risorgerà’. E’ il grande sacrificio per cui il Verbo eterno si fece carne per riconciliare il cielo con la terra, l’uomo con Dio.

Forse chiedi ancora: chi è Gesù?  Per la gente è il profeta, per l’apostolo Pietro è il Messia atteso, per il Padre, che sta nei cieli: ‘Questi è mio  Figlio. L’Amato, ascoltatelo’. Nelle parole del Padre c’è tutto il programma della Quaresima: dobbiamo metterci in ascolto di Gesù, che ci rivela il Padre e il suo amore misericordioso. Gesù, come figlio dell’uomo, nato da Maria Vergine, della stirpe di David, Gesù è nostro fratello maggiore che ci ha aperto le porte del Regno dei cieli. 

Gesù nobilita veramente la natura umana laddove ascoltiamo la sua parola e la tramutiamo in opere di amore, di misericordia, di perdono. Il Vangelo definisce Maria ‘beata perché hai creduto nell’adempimento  delle parole del Signore’. Maria è madre di Gesù e madre nostra, madre della Chiesa, Regina del cielo e della terra ; noi oggi la invochiamo perché ci aiuti ad entrare in sintonia con le parole del Padre: ‘E’ mio Figlio, l’amato, ascoltatelo’.

Cristo Gesù ci parla di conversione: ‘il Regno di Dio è vicino: convertitevi’. Prepariamoci alla Pasqua, amici carissimi, da uomini nuovi, uomini della Nuova Alleanza: da veri figli di Dio  seguendo Cristo Gesù fratello Maggiore. Allora è veramente Pasqua di risurrezione.

Prima domenica di Quaresima: Convertitevi!

Con il mercoledì delle ceneri è iniziata la quaresima; periodo forte dell’anno liturgico che ci porta alla Pasqua di risurrezione: uno spazio di 40 giorni, numero simbolico assai significativo. Il 40 è il risultato di 4×10: il n. 4 indica la realtà creata da Dio (acqua, terra, aria, fuoco); il n. 10 indica Dio e la Santissima Trinità, la forza divina. Continuando il simbolismo Gesù, prima di iniziare la vita pubblica si ritira nel deserto dove viene tentato da Satana. La vita del cristiano è un combattimento contro le forze del maligno.

Con Satana Gesù non dialoga ma risponde sempre con la ‘Parola di Dio’: entra in dialogo Eva e commette il peccato originale; Caino ed uccide il fratello Abele; Gesù resiste sempre a Satana dicendo: ‘Taci ed esci fuori’! La tentazione è sempre una scelta tra due amori; la tentazione ci permette di fare la nostra scelta. Nel deserto Gesù stava con le bestie selvatiche; Gesù invita noi a guardarle in faccia ma non ad aver paura: non devi temerle, né ignorarle, né ucciderle: è la bestia dell’orgoglio, della superbia, dell’arrivismo, della sessualità sfrenata. Non bisogna aver paura ma fare la scelta oculata, responsabile, attenta.

Gesù, fatta la sua scelta, esce dal deserto ed annuncia il Vangelo. La bella Notizia. Il Vangelo è il grande Messaggio annunciato da Gesù: non siamo mai soli, l’amore misericordioso di Dio e la sua Grazia non verranno mai meno. Il Vangelo non assicura ricchezze, onori, piaceri; anzi Gesù dice: “chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua”! La bella notizia del Vangelo: non saremo mai soli; Dio è sempre accanto a noi. Da qui l’esortazione austera: ‘Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi!’

Forse tu mi chiedi: per chi suona questa campana? Amico, che ascolti: questa campana suona per me, per te, per ciascuno di noi: tutti abbiamo bisogno di ‘conversione’, operare una rivoluzione mentale, come indica il termine greco: ‘metanoia’, rivoluzione interiore che ciascuno di noi è invitato a realizzare dentro se stesso, nel proprio cuore. Per aiutarci in questo impegno la Chiesa ci indica un itinerario che si può sintetizzare in tre parole: preghiera, digiuno, elemosina.

La Preghiera può assumere varie espressioni: Dio ci parla e bisogna rispondere a ‘tu per tu’ con Dio, come figli al padre.  Digiuno: oltre che pratica fatta di sobrietà di cibo, è soprattutto sforzo sincero per togliere dal cuore tutto ciò che è frutto del peccato o di mancanza di amore. Elemosina: aprire il cuore  e gli occhi e scorgere accanto a noi tanti fratelli e sorelle materialmente e spiritualmente che soffrono. Perciò invito alla solidarietà.  

Ecco perché la quaresima è un cammino di conversione, di penitenza, di revisione completa della vita.  Gesù con il Battesimo ci ha costituito figli di Dio; Dio, come ben sai, è amore, perdono, misericordia infinita. La quaresima è il tempo propizio per la scelta guardando Gesù che, prima di dare inizio alla vita pubblica, dopo l’apprendistato di trenta anni a Nazareth e il Battesimo nel Giordano, si è ritirato nel deserto per insegnare a noi una lezione di vita. In Gesù ci viene offerta oggi un’alleanza nuova con Dio che è amore.

Il grande dono offerto da Gesù è quello di essere con il Battesimo veri Figli di Dio, perché fratelli di Cristo Gesù, chiamati perciò a ricevere il dono di una terra nuova e un cielo nuovo. E’ necessario ripensare al nostro Battesimo, ai doni ricevuti (talenti e carismi) ma soprattutto prendere coscienza di essere e di vivere da figli di Dio. Come cristiani siamo chiamati ad annunciare il messaggio di Cristo non solo proclamandolo a parole ma soprattutto con le opere.

Essere cristiani nel nostro lavoro quotidiano in campo politico, economico, sociale oltre che religioso. Nel nostro impegno quotidiano non saremo mai soli; dice infatti Gesù: “io sarò accanto a voi sempre, sino alla fine del mondo”. Maria, madre di Gesù e madre nostra, sa quanto siamo deboli, conosce le risorse di misericordia del Figlio suo, ci ottenga la grazia di fidarci del Figlio suo, vero Dio e nostro fratello.

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