Vangeli festivi

Quarta domenica di Pasqua: Gesù, il buon pastore!

Nel Vangelo Gesù ci propone il Regno con l’immagine del Buon Pastore. Noi siamo suo popolo, gregge che Egli ama. Il tema odierno si incrocia con quello della chiamata e della vocazione cristiana. Tutti siamo chiamati a far parte del suo gregge e le parole di Gesù risuonano consolanti: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi, affaticati, oppressi, ed io vi ristorerò!’ Rispondere positivamente alla chiamata, all’invito del Buon Pastore è garanzia di salvezza eterna: ‘Io darò loro la vita eterna’, assicura Gesù. Nel messaggio tre verbi evidenziano il rapporto tra il Pastore e le sue pecorelle: io le conosco, mi ascoltano, mi seguono.

Dio conosce tutte le sue pecore perché sono espressione del suo amore misericordioso per il quale ‘il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi’. Le pecore sono sue e per esse ha dato Maria, sua madre, come madre della Chiesa per la quale oggi preghiamo: ‘Rivolgi a noi, madre, gli occhi tuoi misericordiosi’. Gesù conosce le sue pecorelle per le quali è accusato dagli avversari (scribi e farisei ipocriti) di mangiare con esse ed accoglierle. Ma Gesù dirà: qualunque cosa fai ad un povero a nome mio, l’hai fatto a me. A Pietro che chiede quante volte si può o si deve perdonare, Gesù dirà non sette volte ma settanta volte sette.

Gesù, buon Pastore, è sempre attento a ciascuno di noi: ci cerca, ci ama e di ognuno conosce pregi e difetti; nostro compito è ascoltare la sua voce e seguirlo. Questo significa vero amore: l’amore è dono, non è costrizione: c’è pertanto chi lo respinge, c’è chi lo accoglie: Gesù chiama ‘amico’ Giuda che lo tradisce con un bacio e poi va ad impiccarsi; Gesù perdona a Pietro, che lo rinnega e poi piange il suo peccato e poi gli dirà: pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli: lo costituisce capo e suo vicario sulla terra. Gesù invita tutti alla salvezza ma all’invito di Gesù deve fare riscontro il nostro ‘sì’ generoso e carico di amore.

Necessita ascoltare la sua voce e seguirlo, lavare le proprie vesti rendendole candide nel sangue dell’Agnello, come si legge nell’Apocalisse. E’ necessario liberare il cuore da tutte quelle passioni che non si conciliano con l’amore misericordioso di Dio. Le mie pecore, dice Gesù, ascoltano la mia voce, mi seguono e nessuna andrà perduta. Solo l’amore, inteso come coinvolgimento e capacità di mettersi in giuoco, evidenzia che siamo suoi; non c’è alternativa: ciò che ci costituisce di essere veri cristiani, ciò che conta è ascoltare Cristo e seguirlo.

Questa è la Chiesa, il  grande gregge  di Gesù, di cui parla l’Apocalisse: ‘Una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua’. Un regno  di Dio dove le pecore sono nutrite con il suo corpo e il suo sangue: ‘Prendete e mangiate, questo è il mio corpo’. Basta pensare ai discepoli di Cristo, che  ad Emmaus riconobbero Gesù solo nello spezzare il pane. Un Regno dove Gesù dice espressamente: chi vuole essere mio discepolo prenda la Croce e mi segua; la croce per il cristiano è una cattedra e ogni discepolo di Gesù deve essere un maestro.

Capirono ciò bene gli Apostoli  che diedero la vita per testimoniare la parola di Dio in mezzo agli Ebrei e al mondo pagano. Questa è la Chiesa di Gesù: vera Chiesa missionaria! Sei cristiano se  ascolti Cristo Gesù e la tua vita diventa testimonianza viva; fai parte di una Chiesa sempre in uscita. E’ allora necessario predicare ed essere predicatori credibili. Maria, la Santissima Vergine, madre di Gesù e nostra, ci aiuti ad accogliere  con gioia viva il messaggio di Gesù e ad essere testimoni credibili del vangelo con le parole e le opere.

Seconda domenica di Pasqua: Tommaso ‘mio Signore e mio Dio’

Gesù visita la sua Chiesa (i suoi discepoli) il giorno stesso della sua risurrezione: l’indomani del sabato. In verità né i Romani né i Greci conoscevano la settimana: per i Romani il mese si divideva in calende, idi e none;   per i Greci il mese era costituito da tre decadi. La settimana è di origine ebraica: in essa il settimo giorno era il sabato. Nel mondo cristiano è festa l’indomani del sabato detto ‘dies Domini’: il giorno in cui i discepoli esultarono per il Cristo risorto, come Egli stesso aveva detto.

La giornata era iniziata all’insegna della paura; paura per i discepoli ancora traumatizzati per la passione e morte di Gesù in croce; paura per i Giudei che temevano Gesù vivo perché tutti andavano da Lui; di Gesù morto perchè aveva assicurato: dopo tre giorni risusciterò. La risurrezione di Gesù è stata la novità sconvolgente: mentre tutti temono, Gesù risorge e la sua risurrezione appare l’evento reale, storico, attestato subito da molti ed autorevoli testimoni.

Gesù risorto lo stesso giorno va a trovare i suoi discepoli nel cenacolo e conferisce loro tre doni. la pace, la gioia, e la missione da compiere: ‘Pace a voi; come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi’: Io sono, dice Gesù, l’alfa e l’omega; il primo e l’ultimo, il Vivente; ero morto ora vivo per sempre. Gesù si presenta vivo ai suoi discepoli, chiusi nel cenacolo per la paura, e presenta loro le sue piaghe.; dona ai suoi discepoli la pace come frutto della sua vittoria sulla morte e sul peccato.

Chi crede avrà la vita eterna e può invocare Dio: ‘Padre nostro che sei nei cieli’. La risurrezione di Gesù, dirà sant’Agostino, è la nostra speranza perchè ci introduce in un nuovo futuro. La sua risurrezione non è un semplice ritorno alla vita precedente;  è il passaggio ad una dimensione di vita profondamente nuova che interesserà ciascuno di noi, l’umanità; perché come Cristo è risorto anche noi risorgeremo. Questo evento introduce l’uomo alla vita eterna. La risurrezione di Gesù è l’evento che intere generazioni hanno accolto con fede sincera e testimoniato con il sangue.

Quel giorno Tommaso non era presente quando Gesù venne ed entrò a porte chiuse; informato  dell’avvenimento, incredulo, disse: ‘Se non vedo lo con i miei occhi e non metto il dito nelle sue piaghe, non credo’. Tommaso esige una esperienza personale, chiede l’incontro con il Risorto: non una fede per sentito dire ma una fede illuminata; non chiede di vedere il viso di Gesù ma toccare le sue piaghe. La liturgia bizantina la definisce: ‘felice incredulità’; infatti servì a Gesù per dare a tutti ancora una prova della sua risurrezione già precedentemente annunziata.

Otto giorni dopo Gesù viene incontro all’incredulità di Tommaso invitandolo a toccare le sue piaghe. E’ certo un insegnamento per tutti; è come se Gesù dicesse oggi: non sei in pace? tocca le mie piaghe, da esse scaturisce la misericordia divina. Le paghe di Gesù sono un vero tesoro: sei triste?, sei angosciato?, hai problemi di qualsiasi natura?; dalle piaghe di Gesù scaturisce la pace; attraverso le sue piaghe riacquisti la vera gioia; quella che solo Gesù può donarci. Con la pace e la gioia nel cuore sei chiamato a vivere la tua missione di cristiano e di figlio di Dio.

Gesù infatti oggi affida a me, a te, a ciascuno di noi il compito di attuare e perpetuare la sua missione: ‘Come il Padre ha mandato me, Io mando voi!’ Essere cristiano oggi significa essere testimoni credibili della sua passione, morte e risurrezione: ‘Mio Signore e mio Dio’, disse Tommaso toccando le piaghe di Gesù. Amico che ascolti, gioisci , oggi è Pasqua perchè Gesù è risorto e anche noi risorgeremo. Affidiamoci con fede vera all’intercessione di Maria, regina del cielo e della terra, e nostra dolcissima mamma.

Pasqua di risurrezione: Alleluia!  Cristo è risorto!

Sulla solennità di Pasqua, sulla risurrezione di Gesù si fonda tutta la nostra fede. E’ Gesù la pietra scartata dai costruttori e divenuta pietra d’angolo. L’evangelista ci dà il lieto annuncio della risurrezione: il primo giorno dopo il sabato il sepolcro è vuoto. I discepoli di Gesù si trovarono  all’improvviso di fronte ad una realtà nuova, umanamente incredibile, sconvolgente; la prima ad accorgersi è stata Maria di Magdala, che si era recata di buon mattino con due amiche portando aromi per imbalsamare il corpo di Gesù.

Preoccupate per come rimuovere la pietra della sepoltura, trovarono la pietra già rimossa mentre due angeli dicono loro: ‘Chi cercate?, Gesù è risorto, come vi aveva annunziato. Anzi avvertite i suoi discepoli perché presto verrà a trovarvi’. Pietro e Giovanni accorsero subito al sepolcro e costatarono la verità, come avevano detto le donne. La risurrezione di Gesù non è una favola ma un evento unico ed irrepetibile: lo afferma anche Paolo, dopo la sua conversione: ‘Se Cristo non è risorto, vana e vuota è la nostra fede, la nostra predicazione’.

Sant’Agostino aggiunge: ‘La risurrezione di Gesù è la nostra speranza: anche noi, destinati alla morte, non disperiamo perché come Cristo è risorto anche noi risorgeremo!’ La morte non sarà l’ultima parola perché a trionfare sarà la vita. La nostra speranza non si fonda su vani ragionamenti o desideri umani, ma su un fatto storico: Cristo è  davvero risorto. La risurrezione di Cristo è la pietra fondamentale della nostra fede.  

Il Sinedrio aveva voluto la condanna a morte di Gesù ma mostra di avere paura di Gesù vivo e morto; di Gesù vivo perché tutti correvano da Lui, di Gesù morto perché aveva chiaramente affermato: ‘dopo tre giorni risusciterò’. I Sommi Sacerdoti e il Sinedrio avevano perciò convinto Pilato a fare custodire la sepoltura con due picchetti armati di soldati ebrei e romani. Nessuno poteva avvicinarsi per trafugare il corpo di Gesù. Nessuno vide Gesù nel suo risorgere: gli angeli scesero, tolsero la pietra, ostruirono la sepoltura per dire a tutti: ‘Chi cercate? cercate il vivo in mezzo ai morti? E’ risorto, come Egli stesso aveva detto’.

I discepoli avrebbero dovuto credere alla risurrezione sulla parola di Gesù; essi invece si decidono a credere solo quando Gesù appare loro nel cenacolo; credono dopo avere visto Gesù vivo, che esce ed entra a porte chiuse, si ferma con loro e dà le prove più eclatanti della sua risurrezione. Sono costretti dall’evidenza ad accettare la realtà. La risurrezione non è una teoria ma un evento; è una realtà storica già rivelata da Gesù stesso. Gesù mette gli Apostoli davanti all’evidenza: ‘Toccatemi e guardate! il fantasma  non ha carne ed ossa  come vedete Io ho’.

Paolo di Tarso, che incontrò Cristo Gesù, scriverà poi ai cristiani di Corinto esortandoli a rimanere saldi nella fede ricevuta. Il nostro cammino talvolta è frenato, è ostruito da una pietra tombale che bisogna rimuovere: è la pietra della sfiducia in chi confida solo nelle proprie forze ed è chiuso nel proprio egoismo che non permette di guardare fuori, oltre il proprio io. Talvolta è la pietra del peccato che ferma il nostro cammino: il peccato che prima seduce e poi lascia solo l’amaro in bocca e spinge alla solitudine e alla morte.

E’ la Pasqua di risurrezione, amico che leggi o ascolti, è veramente Pasqua di risurrezione se ti decidi e togli la pietra tombale che non ti permette di guardare la luce divina: Giuda tradì il Signore e, disperato, andò ad impiccarsi; Pietro rinnegò il Maestro divino, pianse il suo peccato e Gesù lo costituì ‘capo’ della sua Chiesa: ‘Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!’ Ritornare all’amore vivo verso Gesù è essenziale: allora è veramente pasqua.

La fede in Cristo Gesù crocifisso e risorto è il cuore del messaggio della santa Pasqua. Ai piedi della croce Gesù ci ha offerto anche un’ancora di salvezza: è Maria sua madre. ‘Donna, disse Gesù a Maria, ecco tuo figlio’: Giovanni, l’uomo che ha bisogno del tuo amore materno; l’uomo amareggiato dalla vita e sfiduciato; l’uomo vittima della povertà o della guerra spietata. Maria, rivolgi a noi la tua mano pietosa; soccorrici nelle traversie della vita, portaci a Cristo, frutto benedetto del tuo seno.                 

Domenica delle Palme. Gesù Cristo: il giusto!

La lettura del Vangelo oggi ha due momenti: il primo esaltante, gioioso, trionfante: è l’ingresso solenne di Gesù a Gerusalemme; Il secondo è la lettura della passione e morte in croce di Gesù. Si era nel primo giorno della settimana, la Pasqua degli ebrei era imminente e Gesù con una schiera di pellegrini era salito a Gerusalemme; alle porte della città sale su un asino, l’animale simbolo della regalità davidica, e tra la folla scoppiano all’improvviso grida di gioia: è il popolo, sono i pellegrini che in Gesù riconoscono il Messia atteso: hanno visto miracoli e prodigi  ed ora con palme in mano e rami di ulivo gli vanno incontro esclamando con giubilo: ‘benedetto colui che viene nel nome del Signore’.

Gesù appariva condiscendente con la gioia del popolo osannante, mentre gli scribi e i farisei esortavano Gesù e i suoi discepoli perchè richiamassero il popolo per le scandalose acclamazioni. Gesù rispose loro: ‘Se questi taceranno, grideranno le pietre’ (Lc. 19,40). Gesù è consapevole della missione che è venuto ad espletare e della imminente sua passione e morte e, rivolto agli apostoli, dice: ‘Questo popolo che oggi grida osanna, ancora pochi giorni e griderà: crocifiggilo’.

Gesù piange sulla città dicendo: non passerà una generazione e di Gerusalemme non resterà una pietra sull’altra; anche il tempio sarà distrutto. Oggi, dopo due mila anni, della spianata del Tempio rimane solo il muro del pianto. La lettura della passione è invece la storia di un vero paradosso: l’innocente è stato condannato a morte; l’omicida e rivoltoso Barabba è stato liberato. L’autorità romana, dopo avere proclamato ufficialmente la sua innocenza, consegna Gesù perchè sia crocifisso; i discepoli, il popolo, le folle sono trascinate in una vera contraddizione: Giuda lo tradisce con un bacio, Pietro lo rinnega per ben tre volte.

Sulla via del calvario alla moltitudine che piangeva e si batteva il petto Gesù dice loro: ‘Non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli’. E’ la via dolorosa dove l’uomo-Dio, che non ha commesso peccato, sarà giudicato da due tribunali: quello religioso, presieduto dal Sommo Sacerdote, dove Gesù è accusato di essere un bestemmiatore perchè si è proclamato Figlio di Dio; il tribunale civile, presieduto da Ponzio Pilato, dove Gesù è accusato di ‘essere re’. Ma chi furono i veri responsabili della morte di Gesù? Furono i romani o i Giudei?

Storia veramente drammatica: la verità è una sola: a mettere a morte Gesù sono stati i miei peccati, i tuoi peccati, i peccati dell’umanità; i nostri peccati portarono Gesù a morire in croce e dall’alto della croce Gesù esclamò: ‘Tutto è compiuto; Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito’. La settimana santa ci porta a riflettere sulla parole di Gesù: ‘Convertitevi!’: ‘Chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua’.

Con la sua umiliazione Gesù ha aperto a noi la via del cielo, ha instaurato la Nuova Alleanza e ci ha costituiti Figli di Dio. La prima a percorrere questa via è stata Maria, la madre di Gesù, e con lei i Santi e le Sante, nostri fratelli e sorelle nella fede: grazie, o Dio grande e misericordioso.  Hanno vissuto nella gioia la loro vocazione, hanno saputo trafficare i talenti e i carismi ricevuti, hanno percorso la via dolorosa del calvario e godono oggi i frutti realizzati nel nome del Signore.

Se non sei un grande letterato, un filosofo, un politico o un artista non sarà mai una rovina; ma se non sai vivere e portare la croce, sarà la più grande rovina per te. Solo nell’amore sta la vera gioia e questa è il frutto della croce. Maria, la madre della grazia, madre nostra alla quale siamo stati affidati da Gesù morente sulla croce, rivolga a noi i suoi occhi misericordiosi. Allora è veramente la Pasqua del Signore Gesù.

Quinta domenica di Quaresima. La nuova legge: misericordia e perdono

Il Vangelo oggi ci presenta un fatto concreto di misericordia e perdono: scribi e farisei presentano a Gesù una donna colta in flagrante adulterio e chiedono: “Signore, Mosè nella legge ci ordina di lapidarla. Tu cosa dici ?”. Gesù aveva sempre parlato di misericordia e perdono: Dio è il Dio della misericordia; è il Padre che abbraccia e perdona il figlio prodigo ed invita il figlio maggiore a fare la stessa cosa. Gesù oggi è chiamato a dare una risposta: dire ‘sì’ oppure ‘no’, è un tranello preparato contro Gesù perché se, conforme alla legge di Mosè, avesse detto ‘lapidatela’, poteva benissimo essere accusato alle autorità romane come sobillatore ( in Palestina solo Roma poteva autorizzare una pena di morte).

Se Gesù avesse detto: ‘No, perdonatela!’, allora dichiaratamente andava contro la legge di Mosè e doveva risponderne davanti al Sinedrio. Scribi e Farisei attendono una risposta da Gesù mentre questi scrive a terra con il dito e la donna sta là, a tremare. Gesù infine dà una risposta: ‘Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra!’ Gesù invita i suoi interlocutori ad un esame di coscienza: i santi di Dio, gli amici veri del Signore è giusto che osservino la legge: chi è santo scagli la pietra.

Quelli (scribi e farisei) buttano la pietra, ed uno ad uno vanno tutti via. Rimane solo Gesù e la donna sempre tremante in mezzo alla strada. Dio ama il suo popolo e non vuole la morte del peccatore ma che si converta a viva. Gesù non è venuto per condannare ma per riconciliare l’uomo con se stesso, con gli altri e con Dio. Per questo agli infelici deportati a Babilonia il profeta Isaia aveva annunciato che Dio non li avrebbe abbandonati; aveva inoltre liberato il popolo ebreo dalla schiavitù dell’Egitto trasferendolo nel deserto e nutrendolo per quaranta anni con la manna sino al trasferimento nella terra promessa: la Palestina.

Al suo popolo Dio aveva dato la legge: ‘Ascolta Israele: amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, il prossimo come te stesso’. Amare è il perdono; il dono più bello è dimenticare tutto, se sei pentito.  Gesù mostra il suo amore con la sua passione, morte in croce e risurrezione. Gesù è venuto ad instaurare la Nuova Alleanza basata sulla misericordia e il perdono; a Gesù preme solo la salvezza dell’uomo; in croce al buon ladrone dirà: oggi sarai con me in paradiso; nell’episodio evangelico gli scribi e i farisei  buttano via la pietra e vanno via;  Gesù vede la donna rimasta sola e tremante e le dice: ‘Dove sono?, nessuno ti ha condannata? Vai e d’ora in poi non peccare più’: cosi trionfa la misericordia e il perdono.

L’episodio oggi è un monito anche per noi: siamo in quaresima, tempo di conversione, è il momento di seppellire l’uomo vecchio per rinascere a vita nuova. E’ necessario rinascere, rinnovarsi ogni giorno: più profondo e vasto è il rinnovamento, più alta è la vitalità. Gesù fa appello alla coscienza; è pronto sempre a perdonare e ci apre la via nuova per andare avanti. Il perdono mentre ci riconcilia con Dio, ci dona la pace interiore e una spinta sempre avanti. Il Vangelo colpisce sempre le nostre abitudini: siamo sempre facili a vedere il male degli altri, riflettiamo poco sulla nostra vita quotidiana.

Tutti parliamo sempre di giustizia, ma la giustizia per la giustizia non ha senso; è necessario punire chi sbaglia ma la nostra condizione di uomini esige una condotta amorevole  anche verso chi sbaglia; l’episodio del Vangelo è assai eloquente; la giustizia deve avere sempre un valore terapeutico: deve guarire e salvare dove e quando si può salvare.

L’amore, il perdono, la misericordia devono sempre trionfare. Il profeta Isaia evidenzia che Dio vuole sempre aprire nel deserto una via: la via del perdono e della misericordia e il Signore immette in questa via quanti si avvicinano a Lui. Imploriamo dalla SS. Vergine, madre di Gesù e nostra: ‘Rivolgi a noi, Madre, gli occhi tuoi misericordiosi’.   

Quarta domenica di Quaresima: Dio Padre della misericordia

Questa è la domenica detta ‘lastre’, domenica della gioia; in essa si scopre l’amore misericordioso di Dio, vero Padre che si prende cura di ciascuno di noi. Davanti a Dio non ci sono figli buoni e figli cattivi; ci sono solo figli che Dio ama  e, come ha liberato il popolo d’Israele dalla schiavitù e l’ha condotto nella terra promessa, così ama ciascuno di noi per i quali il Verbo eterno si è incarnato, ha accettato la passione e morte, ha istituto l‘Eucaristia, vero farmaco dell’immortalità.

La parabola del figlio prodigo è assai eloquente: Dio ha creato l’uomo libero e responsabile delle sue azioni; l’uomo ama la sua libertà e Dio la rispetta, ma il cuore di Dio è sempre pronto ad abbracciare il figlio che, disancorato dal Padre, si butta nell’ebbrezza della vita, dimentico che vivere è amare, e l’amore è giustizia e servizio. Nella parabola, dove Gesù si rivolge agli scribi e ai farisei che mormoravano accusandolo di ‘accogliere i peccatori e mangiare con loro’, si evidenziano questi effetti fondamentali: emerge la figura del Padre sempre pronto a perdonare e che spera contro ogni speranza; questo Padre ha due figli diversi, che ama di amore profondo.

L’amore spinge il Padre ad attendere il figlio minore anche  se volle andare via, sperperò tutto il patrimonio e si ridusse a guardiano di porci. Quando questo figlio pensò di ritornare pentito dal Padre, questi gli va incontro, lo abbraccia, lo invita ad entrare ed organizza una festa dicendo: ‘Questo figlio era morto ed è risuscitato; era perduto ed è stato ritrovato’. Con queste parole Gesù chiarisce agli avversari cosa significa amare: amare è perdono, è dimenticare, è sapere voltare pagina.

Lo stesso atteggiamento il padre riserva al figlio maggiore, che era rimasto sempre in casa, ma ora si dimostra indignato per l’agire del Padre e non condivide l’amore paterno per il figlio che ha sbagliato; il padre gli va incontro, lo invita ad entrare: ‘Quello che è mio  è tuo; ma questi è tuo fratello, che era morto ed è risuscitato; era perduto ed è stato ritrovato’. Davanti a Dio siamo tutti uguali, tutti figli e il cuore del padre è per tutti misericordia infinità. La parabola, come vedi, vuole farci comprendere ciò che Dio si aspetta da noi : capire che  credere in Dio  non significa solo obbedire a norme e regole, ma ci rivela il volto misericordioso di Dio.

La misericordia di Dio non è solo ricompensa per i meritevoli, ma è speranza per i perduti e pentiti. Davanti a Dio siamo tutti uguali, tutti figli e il cuore del Padre è per tutti misericordia infinita.  La parabola di Gesù è un invito a levarci ed andare da Lui chiedendo perdono dei peccati: ‘Padre, ho peccato contro il cielo e contro Te’; lo stesso Padre ricorda al figlio maggiore di non essere superbo, orgoglioso ma di amare e perdonare: ‘Entra in casa, questo è tuo fratello perduto e ritrovato, morto e risuscitato’.

E’ il momento, amico che ascolti, di prendere vera coscienza dell’amore infinito di Dio, un amore che non si può misurare con la logica terrena ma solo  con la logica divina perché Dio è amore. Da qui la domenica della gioia: il Signore è sempre vicino a chi lo cerca. Ormai a metà dell’itinerario quaresimale nasce spontanea la domanda: vuoi guarire?, siamo disposti a lasciarci guarire da Gesù? O preferiamo rimanere affezionati ala nostra malattia, debolezza  e fragilità?

E’ necessario riscoprire che la Chiesa  è una comunità, una grande famiglia dove non esiste una gerarchia ma la ‘diaconia’ e se un membro soffre, tutto l’organismo ne risente. Il confessore non è un giudice ma il padre, il medico, l’amico dello sposo. In questa chiave prepariamoci alla Pasqua di risurrezione. Allora ‘mi alzerò ed andrò da mio padre’ come il figlio prodigo, perché il Signore è vicino a chi lo cerca. La Vergine santa, la Madonna delle grazie ci accompagni e ci conduca all’abbraccio con Dio grande e misericordioso.

Terza domenica di  Quaresima: i frutti evidenziano la conversione del cuore!

Il Vangelo nell’itinerario quaresimale ci presenta due fatti di cronaca e una parabola. Mentre alcuni ebrei offrivano sacrifici a Dio, Pilato li fece uccidere; crolla la torre di Siloe e muoiono 18 persone. La gente si chiede: perché tanto male?, di chi è la colpa?, perché Dio non interviene? Certamente non c’è connessione tra sofferenza e peccato; le disgrazie avvengono ma non sono punizioni di Dio, che è amore. Causa del male non è mai Dio, che è grande e misericordioso; vera causa è l’uomo, la sua libertà che spesso diventa libertinaggio.

Il male è frutto della cattiveria e della arroganza dell’uomo; non è Dio che ci distruggerà ma siamo noi che andremo in rovina per il nostro orgoglio ed arroganza. Da qui la necessità della nostra conversione nella consapevolezza che la nostra vita terrena è un cammino verso il cielo: creati da Dio, ritorneremo a Dio. “Convertirsi” significa produrre frutti di vita eterna: non basta avere ricevuto il battesimo e vari sacramenti; è necessario produrre frutti di giustizia e di amore.

La parabola del fico è abbastanza significativa: il padrone della vigna è Dio; il vignaiuolo è Gesù: la vigna e il fico rappresentano i cristiani. Dio aspetta i frutti: se il fico non produce frutti bisogna abbatterlo. Il vignaiuolo (Gesù) invita il Padre ad avere pazienza, chiede proroga perchè Egli è venuto per salvare e non per distruggere. Ma, amico che ascolti, il tempo di attesa di Dio non è illimitato. Da qui il senso vero della quaresima: ‘Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo’.

Il cammino quaresimale ci invita a scoprire il volto misericordioso di Dio, che sa attendere perchè rispetta i nostri tempi, ma esige la nostra conversione: per il cristiano è necessario produrre frutti di vita eterna.  Dio è amore ed aspetta da noi gesti di amore concreto. Il cuore dell’amore è il perdono; il comandamento di Dio è chiaro: amerai il Signore Dio tuo … amerai il prossimo tuo come te stesso: ecco i frutti, frutti di amore e perdono.

Il vignaiuolo, Gesù, intercede per noi, ma la dilatazione manifesta la misericordia di Dio ed indica l’urgenza da parte nostra della conversione. La Pasqua ormai è vicina: convertirsi significa operare frutti di vita eterna, frutti che si vedono e si colgono: come vedi la vita ci è stata donata perchè porti frutto, come l’albero. L’uomo, essere socievole, è chiamato a realizzare questo cambiamento nei rapporti con la società, con gli altri uomini: la piccola società è la famiglia; la grande società è costituita dal campo del lavoro, dalla convivenza con gli altri: amerai il prossimo tuo come te stesso.

La buona notizia è una sola: noi possiamo sempre fidarci di Gesù, che ci ama, e confidare nell’amore misericordioso del Padre, che ha inviato Gesù sulla terra per la nostra salvezza. Oggi Gesù ci invita alla conversione ed ognuno di noi deve sentirsi interpellato in prima persona da questa chiamata e correggere subito qualcosa nella propria vita.

Allora è veramente Pasqua di risurrezione e possiamo chiamare Dio ‘Padre nostro che sei nei cieli’. La vergine Maria, madre di Gesù e nostra, madre della grazia, ci aiuti a vivere responsabilmente il nostro itinerario alla Pasqua e sia questa la festa della gioia e della rinascita.

Seconda domenica di Quaresima: la Trasfigurazione di Gesù

La Quaresima è itinerario verso la Pasqua  di risurrezione; il Vangelo ci conduce al monte Tabor dove Gesù in preghiera si trasfigura: appare ai tre apostoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) nello splendore della sua divinità. Gesù aveva annunziato la sua imminente passione e morte e gli Apostoli erano rimasti male, quasi increduli, tanto amavano il loro Gesù Maestro. Gesù vuole preparare i suoi discepoli al dramma della passione e questo messaggio è diretto a quanti avrebbero creduto in Lui: da qui l’evento straordinario della trasfigurazione, che precede la Pasqua ed annuncia la vittoria definitiva sulla morte: la risurrezione.

Gesù con i tre discepoli era salito sul monte Tabor; i tre Apostoli saranno i testimoni di questo evento straordinario… Come leggere la trasfigurazione di Gesù? E’ un episodio mirabile: la chiave della lettura ce la offre Paolo, che ci ricorda che la nostra patria è il cielo ed anche il nostro corpo un giorno si trasfigurerà come il corpo di Cristo Gesù. L’episodio è semplice: Gesù con i tre Apostoli sale sul monte a pregare; gli Apostoli si addormentano.

Appena svegli, assistono a qualcosa di mirabile: il volto di Gesù era cambiato d’aspetto; la sua veste era divenuta candida e sfolgorante e due uomini (Mosè ed Elia) conversavano con Lui  su quanto  sarebbe accaduto a Gerusalemme. La trasfigurazione sostanzialmente è una esperienza di preghiera; quando l’anima raggiunge il culmine, diventa fonte di luce interiore; quando l’anima si unisce a Dio e la volontà umana si fonde con quella divina, si realizza quel fenomeno mistico che nei ‘santi’ chiamiamo ‘estasi’.

In questa contemplazione mistica, vero squarcio di paradiso, accanto a Gesù appaiono Mosè ed Elia, che parlano del compimento del mistero della Pasqua ormai imminente. In quel momento Gesù intravede la croce, il suo grande ed estremo sacrificio necessario, voluto dal Padre, per salvare l’uomo, ed esclama il suo ‘Amen’, eccomi, sia fatta, Padre, la tua volontà. Il Padre conferma l’azione di Cristo facendo udire la sua voce: ‘Questo è il Figlio, l’eletto, ascoltatelo!’ 

Il monte Tabor indica all’uomo la vicinanza con Dio: anche Mosè è salito sul monte Sinai per ricevere le tavole della legge; anche Elia   era salito sul monte Carmelo per incontrarsi con Dio. Il salire sulla montagna è l’itinerario ideale per lasciare da parte il mondo contingente e sperimentare la comunione vera con la divinità. Qui c’è tutto il programma della quaresima: questo è il mio Figlio, ascoltatelo.

E’ necessario mettersi in ascolto di Gesù: Egli, vero Dio,  ci rivela il Padre perchè è la Sapienza eterna, il Verbo divino immagine viva del Padre; Egli vero uomo, nato dalla Vergine, ci porta a riscoprire la nostra vera identità di uomini creati ad immagine di Dio; ci porta a prendere coscienza dell’amore misericordioso di Dio e della meta per la quale siamo stati creati. All’udire le parole del Padre, i tre Apostoli rimasero con la faccia a terra ‘presi da grande timore’.

Si sentono sgomenti davanti alla maestà divina. Da qui la necessità di ascoltare Gesù, l’esigenza della conversione per rispondere all’amor di Dio con fedeltà e conforme  ai talenti e ai carismi ricevuti. Gesù con la trasfigurazione prepara i suoi discepoli al dramma della imminente Pasqua evidenziando che la preghiera, oltre al digiuno e alle opere di misericordia, è la colonna portante della vita spirituale.

E’ necessario ogni giorno vincere il proprio io orgoglioso e con piena convinzione rispondere: ‘Eccomi, Padre, sia fatta la tua volontà’. Gesù insegna: ‘Chi vuole essere mio discepolo prenda la croce e mi segua’. Il grande poeta cristiano evidenzia: ‘Seguendo in piume in fama non si vien né sotto coltre’. Maria Santissima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti ad aderire fedelmente ai disegni divini.

Prima domenica di Quaresima: Gesù è tentato nel deserto

La Quaresima è l’operosa preparazione alla pasqua di risurrezione. Gesù, vero uomo e vero Dio, evidenzia al cristiano la via regia da seguire per una vera rinascita nello spirito. Le tentazioni, a cui volle sottoporsi Gesù, sono un insegnamento per noi e vertono su ciò che è essenziale per l’uomo: per i nostri progenitori, che obbedivano solo a Dio, satana li spinge a fare a meno di Dio: ”Se mangiate il frutto proibito, diventate come Dio: conoscitori del bene e del male!” ( un peccato di orgoglio e di superbia; e l’uomo scoprì infine solo di essere nudo, di avere perduto tutto).

Nei riguardi di Gesù le tentazioni vertono sulla sua vera identità: “Se sei figlio di Dio … se sei il Messia…: tre tentazioni che toccano il campo economico, politico e religioso: le tre strade che il mondo propone come essenziali all’uomo impreparato.  La qualità di una persona si misura dalle tentazioni da cui è provato. Le tentazioni rivelano la misura della nostra fedeltà alla Parola di Dio; la vittoria sul male è garantita, come insegna Gesù, dal ricorso alla Parola di Dio.

La prima tentazione: Gesù è nel deserto, ha fame? ‘Se sei figlio di Dio, fa che queste pietre diventino pane’. Gesù non discute con il diavolo ma contrappone la parola di Dio: ‘Sta scritto: non di solo pane vive l’uomo!’ Sappiamo bene infatti che è proprio vero: senza pane non si vive; ma senza religione ci si ammazza! ‘homo homini lupus’.  La seconda tentazione: Satana escogita la tentazione politica, la gloria umana: tutto è in mio potere; io te lo darò se ti prostri dinanzi a me e mi adori!  Gesù risponde con la Parola di Dio: ‘Sta scritto: ti prostrerai solo davanti al Signore Dio tuo; lui solo servirai’. La terza tentazione: il tentatore conduce Gesù sul pinnacolo del Tempio e lo invita a qualcosa di spettacolare: gettati giù perchè sta scritto che Dio manderà i suoi angeli e ti sosterranno perchè il tuo piede non inciampi! Gesù risponde: ‘Sta scritto: non metterai alla prova il Signore Dio tuo’.

Il diavolo infine si allontanò da Lui. Gesù, come vedi, non dialoga con il tentatore ma alle sfide diaboliche risponde subito con la ‘Parola di Dio’.  Non tentare  giammai il Signore Dio tuo stando a braccia conserte o aspettando che venga a salvarti, ma agisci come se tutto dipendesse da te e, quando hai fatto tutto il possibile, come se tutto dipendesse da Lui. Dio infatti ha creato la persona umana con l’intelligenza e la volontà. Gesù non dialoga con il tentatore ma alle sfide diaboliche risponde solo con la parola di Dio.

Nel deserto Gesù ci insegna che il digiuno è necessario, ma il vero digiuno che vuole il Signore non è tanto quello corporale, che consiste solo nello astenersi da questo o da quel cibo, ma il vero digiuno è quello radicale che porta l’uomo a rinnegare se stesso perchè trionfi l’opera di Dio: ‘chiunque  vuole essere mio discepolo, rinneghi se stesso’. Sono necessari fede ed umiltà, mettere da parte orgoglio e superbia nella piena consapevolezza di quello che abbiamo e siamo: siamo dono di Dio e a Dio l’onore e la gloria.

Questo è vero digiuno: pulizia ed iniziare una vita nuova alla luce della parola di Dio, che è l’anima dell’ascesi cristiana. La Quaresima è iniziata con l’imposizione della cenere e le parole scandite dalla Liturgia: ‘Ricordati, uomo, che sei polvere e polvere ritornerai’. Questo non per scoraggiarci, per deprimerci ma per aprire gli occhi e il cuore alla verità della vita e alla prospettiva della Pasqua di risurrezione. La Santissima Vergine, Madre di Gesù e nostra, che conservava la parola di Dio nel suo cuore, ci aiuti a riflettere sull’insegnamento di Gesù: via, verità e vita.

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