Papa Francesco racconta il viaggio apostolico in Bahrein
Come di consueto, dopo ogni viaggio, oggi papa Francesco ha raccontato ai fedeli in udienza generale il viaggio apostolico in Bahrein; però prima di iniziare ha ringraziato i due bambini che hanno partecipato con lui sul palco in piazza San Pietro:
“Prima di parlare su quello che ho preparato, vorrei attirare l’attenzione su questi due ragazzi che sono venuti qui. Loro non hanno chiesto permesso, loro non hanno detto: ‘Ah, ho paura’: sono venuti direttamente. Così noi dobbiamo essere con Dio: direttamente. Ci hanno dato esempio di come dobbiamo comportarci con Dio, con il Signore: andare avanti! Lui ci aspetta sempre. Mi ha fatto bene vedere la fiducia di questi due bambini: è stato un esempio per tutti noi. Così dobbiamo avvicinarci sempre al Signore: con libertà”.
Nel raccontare il viaggio papa Francesco ha spiegato il motivo: “Viene spontaneo chiedersi: perché il Papa ha voluto visitare questo piccolo Paese a grandissima maggioranza islamica? Ci sono tanti Paesi cristiani: perché non va prima da uno o dall’altro? Vorrei rispondere attraverso tre parole: dialogo, incontro e cammino”.
E così ha spiegato l’importanza del dialogo tra Occidente ed Oriente: “Dialogo che serve a scoprire la ricchezza di chi appartiene ad altre genti, ad altre tradizioni, ad altri credo. Il Bahrein, un arcipelago formato da tante isole, ci ha aiutato a capire che non si deve vivere isolandosi, ma avvicinandosi.
Nel Bahrein, che sono isole, si sono avvicinati, si sfiorano. Lo esige la causa della pace, e il dialogo è ‘l’ossigeno della pace’. Non dimenticatevi questo: il dialogo è l’ossigeno della pace. Anche nella pace domestica. Se è stata fatta una guerra lì, fra marito e moglie, poi con il dialogo si va avanti con la pace. In famiglia, dialogare pure: dialogare, perché con il dialogo si custodisce la pace”.
E’ un invito ad un incontro che stimoli l’unità: “In Bahrein ho avvertito questa esigenza e ho auspicato che, in tutto il mondo, i responsabili religiosi e civili sappiano guardare al di fuori dei propri confini, delle proprie comunità, per prendersi cura dell’insieme.
Solo così si possono affrontare certi temi universali, per esempio la dimenticanza di Dio, la tragedia della fame, la custodia del creato, la pace. Insieme, si pensa questo. In questo senso il Forum di dialogo, dal titolo ‘Est e Ovest per la coesistenza umana’, ha esortato a scegliere la via dell’incontro e a rifiutare quella dello scontro. Quanto bisogno ne abbiamo! Quanto bisogno abbiamo di incontrarci!”
Ed ha riflettuto sulle guerre che ci sono nel mondo: “Penso alla folle guerra, di cui è vittima la martoriata Ucraina, e a tanti altri conflitti, che non si risolveranno mai attraverso l’infantile logica delle armi, ma solo con la forza mite del dialogo.
Ma oltre l’Ucraina, che è martoriata, pensiamo alle guerre che durano da anni, e pensiamo alla Siria (più di 10 anni!), pensiamo ai bambini dello Yemen, pensiamo al Myanmar: dappertutto! Adesso, più vicina è l’Ucraina, a cosa fanno le guerre? Distruggono, distruggono l’umanità, distruggono tutto. I conflitti non vanno risolti attraverso la guerra”.
Ma il dialogo non può sussistere senza incontro: “In Bahrein ci siamo incontrati, e più volte ho sentito emergere il desiderio che tra cristiani e musulmani gli incontri aumentino, che si stringano rapporti più saldi, che ci si prenda maggiormente a cuore.
In Bahrein, come si usa in oriente, le persone si portano la mano al cuore quando salutano qualcuno. L’ho fatto anch’io, per fare spazio dentro di me a chi incontravo. Perché, senza accoglienza, il dialogo resta vuoto, apparente, rimane questione di idee e non di realtà”.
La terza parola riguarda il cammino, iniziato da san Giovanni Paolo II in Marocco: “Il viaggio in Bahrein non va visto come un episodio isolato, fa parte di un percorso, inaugurato da san Giovanni Paolo II quando si recò in Marocco.
Così, la prima visita di un papa in Bahrein ha rappresentato un nuovo passo nel cammino tra credenti cristiani e musulmani: non per confonderci o annacquare la fede, no: il dialogo non annacqua; ma per costruire alleanze fraterne nel nome del padre Abramo, che fu pellegrino sulla terra sotto lo sguardo misericordioso dell’unico Dio del Cielo, Dio della pace”.
E le tre parole elencate si sono compiute anche nei cattolici: “Dialogo, incontro e cammino in Bahrein si sono realizzati anche tra i cristiani: per esempio, il primo incontro, infatti, è stato ecumenico, di preghiera per la pace, con il caro patriarca e fratello Bartolomeo e con fratelli e sorelle di varie confessioni e riti.
Ha avuto luogo nella cattedrale, dedicata a Nostra Signora d’Arabia, la cui struttura evoca una tenda, quella in cui, secondo la Bibbia, Dio incontrava Mosè nel deserto, lungo il cammino.
I fratelli e le sorelle nella fede, che ho incontrato in Bahrein, vivono davvero ‘in cammino’: sono per la maggior parte lavoratori immigrati che, lontani da casa, ritrovano le loro radici nel Popolo di Dio e la loro famiglia nella grande famiglia della Chiesa. E’ meraviglioso vedere questi migranti, filippini, indiani e di altre parti, cristiani che si radunano e si sostengono nella fede”.
Mentre prima dell’udienza papa Francesco ha benedetto una nuova scultura in piazza san Pietro che mette in evidenza la condizione dei senzatetto.
Si intitola ‘Sheltering’ ed è una scultura in bronzo a grandezza naturale che mostra la figura di un senzatetto riparato da una coperta tirata da una colomba in volo, che è stata concepita per accendere i riflettori sul problema dei senzatetto nel mondo e incoraggiare soluzioni pratiche, in linea con la missione della ‘Campagna 13 Case’, un’iniziativa della Famiglia Vincenziana mondiale, tramite la ‘FamVin Homeless Alliance’ (Fha), che ha l’obiettivo di porre fine al fenomeno dei senzatetto e di cambiare la vita di 1.200.000.000 di persone che in tutto il mondo vivono senza un posto che possa essere definito casa.
Da parte sua, Tomaž Mavrič, superiore generale della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli e delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, ha spiegato: “L’ispirazione di Gesù e di San Vincenzo de’ Paoli ci porta a sognare in grande, ma con profonda umiltà. Il sogno è che a un certo punto della storia tutta l’umanità possa avere un alloggio decente, un posto decente da chiamare casa”.
(Foto: Santa Sede)