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Alla vigilia del Sinodo papa Francesco chiede perdono
“La Chiesa è sempre Chiesa dei poveri in spirito e dei peccatori in ricerca di perdono, e non solo dei giusti e dei santi, anzi dei giusti e dei santi che si riconoscono poveri e peccatori”: con queste parole papa Francesco ha iniziato la riflessione che ha concluso la Veglia Penitenziale in chiusura del Ritiro spirituale dei Vescovi in preparazione alla Seconda Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, svoltasi nella basilica di san Pietro gremita di fedeli.
Papa Francesco ha incentrato la riflessione sul peccato, che è sempre una ferita nelle relazioni: la relazione con Dio e la relazione con i fratelli e le sorelle… La Chiesa è nella sua essenza di fede e di annuncio sempre relazionale, e solo curando le relazioni malate, possiamo diventare una Chiesa sinodale”.
Ed ha chiesto ai vescovi di essere credibili, oltreché credenti, soffermandosi a riflettere sul racconto del fariseo e pubblicano al Tempio, narrato dall’evangelista Luca: “Come potremmo essere credibili nella missione se non riconosciamo i nostri errori e non ci chiniamo a curare le ferite che abbiamo provocato con i nostri peccati?”.
Nella riflessione papa Francesco ha sollecitato i sinodali a rispondere ad alcune domande: “Per essere in relazione con Dio non è possibile dare spazio al proprio ‘io’… Quante volte nella Chiesa ci comportiamo in questo modo? Quante volte abbiamo occupato tutto lo spazio anche noi, con le nostre parole, i nostri giudizi, i nostri titoli, la convinzione di avere soltanto meriti?”.
E’ una meditazione sulla presenza della Chiesa: “Noi oggi siamo tutti come il pubblicano, abbiamo gli occhi bassi e proviamo vergogna per i nostri peccati. Come lui, rimaniamo indietro, liberando lo spazio occupato dalla presunzione, dall’ipocrisia e dall’orgoglio. Non potremmo invocare il nome di Dio senza chiedere perdono ai fratelli e alle sorelle, alla Terra e a tutte le creature”.
La riflessione è stata una meditazione sulla confessione: “Di fronte al male e alla sofferenza innocente domandiamo: dove sei Signore? Ma la domanda dobbiamo rivolgerla a noi, e interrogarci sulle responsabilità che abbiamo quando non riusciamo a fermare il male con il bene… Alla vigilia dell’inizio dell’Assemblea del Sinodo, la confessione è un’occasione per ristabilire fiducia nella Chiesa e nei suoi confronti, fiducia infranta dai nostri errori e peccati, e per cominciare a risanare le ferite che non smettono di sanguinare”.
All’inizio della celebrazione e dopo le testimonianze i vescovi hanno chiesto perdono come il card. Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay, che ha chiesto perdono per il “peccato di mancanza di coraggio, del coraggio necessario alla ricerca di pace tra i popoli e le nazioni, nel riconoscimento dell’infinita dignità di ogni vita umana in tutte le sue fasi”. Mentre il card. Seán Patrick O’ Malley, arcivescovo emerito di Boston, ha chiesto perdono per gli ‘abusi di coscienza, abusi di potere, e abusi sessuali’.
Il card. Kevin Joseph Farrel, prefetto del dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha chiesto perdono per “tutte le volte che non abbiamo riconosciuto e difeso la dignità delle donne, per quando le abbiamo rese mute e succubi, e non poche volte sfruttate, specie nella condizione della vita consacrata e per tutte le volte che abbiamo rubato la speranza e l’amore alle giovani generazioni”.
Infine il card. Cristóbal López Romero ha chiesto perdono per non aver denunciato le sopraffazioni: “Chiedo perdono a nome di tutti nella Chiesa, provando vergogna per quando abbiamo girato la testa dall’altra parte di fronte al sacramento del povero, preferendo adornare noi stessi e l’altare di colpevoli preziosità che sottraggono il pane all’affamato”.
In questa seconda giornata p. Timothy Radcliffe ha meditato sulla Resurrezione, soprattutto nel dialogo tra Gesù e Pietro: “La conversazione a colazione è forse la più sottile e delicata della Bibbia. La vergogna del rinnegamento di Pietro è nell’aria, ma nulla viene detto esplicitamente. Con gentilezza e forse anche con un sorriso, Gesù apre lo spazio a Pietro per ritrattare tre volte il suo triplice rinnegamento. Stuzzichiamo le persone con la follia di ciò che hanno detto o fatto? O apriamo loro delicatamente uno spazio per andare avanti?”
E dopo il tradimento Pietro ribadisce il proprio ‘amore’ per Gesù: “Notare la dolce ironia: Pietro dice, ‘Tu mi conosci’. In quella triste notte aveva negato di conoscere Gesù, ma Gesù conosce lui. Secondo la leggenda antica, avrebbe fallito di nuovo durante la persecuzione neroniana. Fuggendo da Roma, incontrò Cristo che andava nella Città. Chiede al suo Signore: dove stai andando? Quo Vadis? ‘A morire di nuovo’. E’ lì che Pietro mostra il più grande di tutti gli amori che aveva professato e negato due volte. E’ lì, alla fine della sua vita, che è fedele al suo voto d’amore. Questo dà coraggio a tutti noi nei nostri fallimenti”.
Questo dialogo significa la fiducia di Gesù: “Gesù si è fidato di Pietro e gli ha affidato il gregge, anche se finora non era stato degno di fiducia. La Chiesa è fondata sulla roccia della fiducia immeritata di Dio in Simon Pietro. Oseremo fidarci l’uno dell’altro, nonostante alcuni fallimenti? Il Sinodo dipende da questo”.
Inoltre p. Rdcliffe pone fiducia alla responsabilità della persona: “Solo un esempio: non è un segreto che la dichiarazione ‘Fiducia Supplicans’ abbia provocato angoscia e rabbia tra molti vescovi in tutto il mondo. Alcuni membri di questo Sinodo si sono sentiti traditi. Ma la Chiesa diventerà una comunità affidabile solo se ci assumiamo il rischio, come il Signore, di fidarci l’uno dell’altro, anche se siamo stati feriti.
Il Signore si affida nelle nostre mani ancora e ancora, in ogni Eucaristia, anche se lo tradiamo in continuazione. La crisi degli abusi sessuali ci ha insegnato dolorosamente che questa non può essere una fiducia irresponsabile che mette a rischio gli altri, specialmente i minori, ma una fiducia che abbraccia il nostro rischio di essere feriti”.
E’ stato l’invito a non perdere la speranza nella Provvidenza: “Dobbiamo avere il coraggio di confidare nel fatto che la Divina Provvidenza benedirà questo sinodo abbondantemente, ‘una buona misura, pigiata, scossa insieme, traboccante, vi sarà versata nel grembo’. Non siamo qui per un pasto magro, ma per la haute cuisine del Regno, se lo desideriamo abbastanza”.
Nella pesca miracolosa avviene l’attrazione: “Gesù disse: ‘Quando sarò elevato, attirerò tutti a me’. Ora vediamo Pietro che attira (è la stessa parola in greco) la rete piena di pesci grassi verso di sé e la rete non si rompe. Questo non è dovuto alla sua forza, ma alla sua cooperazione con l’attrazione del Signore, la forza magnetica del Signore Risorto. E’ l’attrattiva del Signore che tira a riva la rete intatta. Il ministero petrino dell’unità non sta sorvegliando i figli ribelli di Dio. Sta rivelando l’attrattività del Signore, che ci attira insieme”.
In apertura di giornata madre Angelini ha meditato sul valor del silenzio: “Lo è invece il silenzio prezioso di chi sa togliersi dal palcoscenico, e vive una sorta di solitudine feconda e aperta all’alterità, nell’ascolto della parola di Dio, del grido dei poveri e dei gemiti della creazione. Silenzio è lotta contro la banalità, è ricerca di verità, è accoglienza del mistero che si nasconde in ogni persona e in ciascun essere vivente. Non spiega la sofferenza ma la attraversa. Il silenzio può farci ritrovare il vero e autentico ritmo del dialogo sinodale”.
Il silenzio ‘evangelico’ è necessario nella vita cristiana: “Ebbene, proprio questo silenzio viene oggi evocato nel Vangelo: l’inizio del “grande viaggio”. Un Vangelo intriso di silenzio, con quel volto di Gesù che (orientandosi al Golgota) nella ferma decisione si fa saldo come pietra. La liturgia che questa sera celebreremo a conclusione del ritiro, trae senso e respiro dalla luce silenziosa di quel Volto. L’arte ‘sinodale’ di Gesù offerta all’assemblea sinodale: per camminare, oltre a imparare lo sguardo che scopre le nuove misure del mondo (la silenziosa narrazione), è necessario anche apprendere l’arte di relazioni gratuite, senza presa per il Divisore”.
(Foto: Santa Sede)
Papa Francesco invita ad aprire strade di pace attraverso il bene comune
Per papa Francesco la settimana si è aperta oggi con l’incontro con i partecipanti ai ‘Dialoghi per una Finanza Integralmente Sostenibile’, promossi dalla Fondazione ‘Centesimus Annus Pro Pontifice’ in un non facile dialogo tra finanza, umanesimo e religione: “Avete scelto di iniziare questi ‘Dialoghi’ con esponenti del sistema finanziario italiano. Un’economista mi ha detto una volta: dialogo fra economia e filosofia, religione e umanesimo è possibile. Dialogo fra finanza, teologia e umanesimo, invece, molto difficile”.
E subito ha fatto riferimento all’esperienza italiana dei Monti di Pietà come esempio virtuoso: “Un sistema, questo finanziario italiano, che ha alle spalle una storia antica, nella quale, ad esempio, i ‘Monti di Pietà’ furono un grande sprone ad aiutare i più poveri senza cadere in logiche assistenzialistiche, e favorirono prestiti per permettere alle persone di poter lavorare e, attraverso la propria attività, ritrovare la giusta dignità”.
Inoltre ha sottolineato la necessità di ragionare sul binomio di ‘fare bene’ il bene: “Mi ha colpito anche l’obiettivo primario che vi siete dati, ovvero quello di ragionare insieme agli alti vertici del mondo della finanza sulla possibilità che l’impegno di fare-bene e quello di fare-il-bene possano andare di pari passo. In altre parole, vi siete dati un compito nobile: coniugare l’efficacia e l’efficienza con la sostenibilità integrale, l’inclusione e l’etica. Voi dite giustamente che il vostro convincimento è che il magistero sociale della Chiesa possa rappresentare una bussola”.
Ed ecco un altro riferimento al ‘secolo d’oro’ spagnolo nel XVI secolo, quando la Chiesa denunciò le ‘storture della finanzi di quell’epoca: “Nel cosiddetto ‘siglo de oro’ (il XVI secolo) in Spagna il commercio della lana era un mercato fiorente che muoveva grandi capitali economici. I teologi spagnoli di quel tempo si misero a dissertare su quel tipo di commercio e diedero valutazioni etiche che mutarono con il cambiamento del contesto storico… I teologi spagnoli poterono intervenire perché conoscevano quel processo di lavoro, e quindi non si limitarono a dire: ‘bisogna cercare il bene comune’, ma spiegarono cosa non andava e chiesero precise azioni di cambiamento per il bene comune, si capisce”.
E’ stata un’esortazione a generare una nuova cultura anche nella finanza: “Il lavoro che avete fatto a Milano è incoraggiante, e forse potrebbe essere buona cosa estenderlo anche ad altri centri finanziari, promuovendo un modello di Dialogo che si diffonde e genera un cambio di paradigma. Infatti il paradigma tecnocratico resta dominante; c’è bisogno di una nuova cultura, capace di dare spazio a un’etica adeguatamente solida, a una cultura e a una spiritualità”.
Mentre ai partecipanti al convegno interreligioso promosso dal Movimento dei Focolari ha rivolto un ringraziamento per il costante cammino con i leader di altre religioni: “Ringrazio per la perseveranza con cui l’Opera di Maria porta avanti il cammino iniziato da Chiara Lubich con persone di religioni non cristiane che condividono la spiritualità dell’unità. È stato un cammino rivoluzionario, questo, che fa tanto bene alla Chiesa. E’ un’esperienza animata dallo Spirito Santo, radicata nel cuore di Cristo, nella sua sete di amore, di comunione, di fraternità”.
Quella dei ‘focolarini’ è un’esperienza che si fonda sull’amore di Dio: “Il fondamento su cui poggia questa esperienza è l’Amore di Dio che si attua nell’amore reciproco, nell’ascolto, nella fiducia, nell’accoglienza e nella conoscenza gli uni degli altri, nel pieno rispetto delle rispettive identità. Con il tempo, è cresciuta l’amicizia e la collaborazione nel cercare di rispondere insieme al grido dei poveri, nel prendersi cura del creato, nel lavorare per la pace.
Attraverso questo cammino alcuni fratelli e sorelle non cristiani hanno condiviso la spiritualità dell’Opera di Maria o alcuni suoi tratti caratteristici e li vivono in mezzo alla loro gente. Con queste persone si va oltre il dialogo, ci si sente fratelli e sorelle, si condivide il sogno di un mondo più unito, nell’armonia delle diversità”.
Per questo il dialogo interreligioso è necessario alla pace: “Carissimi, la vostra testimonianza è motivo di gioia, è motivo di consolazione, specialmente in questo tempo di conflitti, nei quali la religione viene spesso strumentalizzata per alimentare lo scontro”.
(Foto: Santa Sede)
YouTopic Fest incontra la fiducia’ di 5.500 persone: a Rondine l’ImmaginAZIONE
Tra dibattiti e workshop tanti i temi trattati nel corso della tre-giorni con al centro il ruolo della fiducia. Dalla Cittadella arriva la proposta di una grande manifestazione di pace per il Medio Oriente dove raccogliere il dolore di tutte le parti in conflitto. Nel corso dei ‘tre giorni disarmanti’ incontri con Alberto Belli Paci, figlio di Liliana Segre, Claudio Bisio, PIF, Pera Toons, Gherardo Colombo, Steve Della Casa, Michele Serra e molti altri. YouTopic Fest torna con la nona edizione dal 6 al 8 giugno 2025.
4.000 partecipanti tra giovani e famiglie alla Marcia per la Pace, 1.500 presenze nel corso di tre giorni, 400 persone partecipanti ai panel, 120 persone ai workshop e 200 bambini e ragazzi presenti alla Cittadella della Pace. Sono solo alcuni numeri dell’ottava edizione di YouTopic, il Festival internazionale sul Conflitto promosso da Rondine, svoltosi nel borgo alle porte di Arezzo da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno riflettendo sul tema ‘Scommettere sulla fiducia, averla, riceverla, perderla, ritrovarla’.
“Siamo molto soddisfatti, non solo i giovani, ma tutte le persone che hanno partecipato, che ci hanno ricoperto di gratitudine e felicità – dice Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine -. Sono stati giorni in cui abbiamo accumulato veramente un patrimonio di fiducia e la fiducia non è una cosa astratta, ma concretissima, che nasce nelle relazioni. Abbiamo approfondito relazioni antiche e sono nate tantissime relazioni nuove, lo dicono anche i numeri del Festival di quest’anno. Siamo molto contenti della presenza dei bambini, come dire, bisogna imparare a litigare bene fin da piccoli, altrimenti da grandi è un guaio”.
Cala il sipario del festival di Rondine ma già si guarda al futuro: “La nona edizione di YouTopic Fest avrà per tema ‘ImmaginAZIONE. Il futuro come incubo o come sogno?’ Ma come si fa a pensare al futuro? Come si fa ad entrare nel futuro? Ci vuole una risorsa umana fondamentale che va educata e potenziata. E va potenziata proprio attraverso i conflitti, non senza i conflitti, altrimenti si spegne. Qual è questa qualità? È l’immaginazione”.
Ed è proprio il tema del sogno e della capacità di immaginare un futuro diverso che anima l’ultimo dibattito di YouTopic Fest: “Il nostro compito è di essere ponte per nuove narrazioni. Penso ad un momento che conti tutte le vittime da entrambi le parti, un monumento del lutto collettivo, che possa portare la costruzione di una memoria positiva e far conoscere le esperienze positive di dialogo. Infine dobbiamo sognare. Immaginare cosa potrebbe essere un Medio Oriente con due Stati amici che collaborano. Senza questo sogno che coltivi la speranza di un futuro diverso palestinesi e israeliani saranno sempre succubi di narrazioni negative”.
Afferma Gabriele Nissim, presidente della Fondazione Gariwo nel panel ‘Ricostruire la fiducia durante la guerra’ che ha affrontato la ripresa del conflitto armato in Medio Oriente che dal 7 ottobre che sta colpendo israeliani e palestinesi. E proprio da Nissim arriva la proposta: “In questa stretta abbiamo scoperto la totale mancanza di un grande movimento pacifista che scendesse in piazza per l’uno e per l’altro. Chiediamo a Rondine di farlo con noi con una grande manifestazione nazionale”.
Nelle orecchie la testimonianza di due padri di famiglia, uno israeliano e uno palestinese, entrambi del Parents Circle, forum delle famiglie: “Ognuna delle famiglie aderenti – ha detto Yuval Rahamim, co-direttore generale – ha perso membri della propria famiglia nel lungo conflitto tra Israele e Palestina, in diverse circostanze militari, civili, proteste, attacchi terroristici. Veniamo dal dolore e dalla tristezza più profondi e crediamo che questo debba essere un motore di pace e non di vendetta, per questo abbiamo deciso di dedicare impegno, risorse e tempo per costruire fiducia e dialogo tra i due popoli. Lavorando insieme su progetti comuni, la fiducia è costruita e mantenuta e i legami diventano sempre più stretti. Nei periodi di guerra, questi legami, questa fiducia sono messi alla prova, ma insistiamo per continuare il lavoro comune, la collaborazione e il dialogo”.
“Siamo più di 800 famiglie israeliane e palestinesi che hanno perso i propri cari – aggiunge Bassam Aramin, membro del Parents Circle – sappiamo di non poter continuare a vivere così, non vogliamo il sacrificio di nostri altri figli da entrambe le parti. Entrambe le parti infatti sono vittime. Per questo combattiamo insieme, israeliani e palestinesi, con modi non violenti per porre fine all’occupazione, così da poter vivere in pace, in sicurezza e stabilità”.
Il racconto di come il dolore non abbia confini, di come la madre di tutti i soldati di una guerra, per dirla con papa Francesco, soffra allo stesso modo. Davanti a lui Anita De Stasio, racconta il mondo di Neve Shalom, l’utopia e insieme la concretezza di come israeliani e palestinesi possano convivere, perfino parlando l’uno la lingua dell’altro.
Ed in chiusura il presidente di Rondine Franco Vaccari risponde alla proposta e rilancia: “Rondine dice sì ad una manifestazione che veda entrambe le parti del conflitto armato chiedere la pace, ma solo se a sceglierlo saranno i nostri giovani. Israeliani e palestinesi, russi e ucraini ma anche i figli di altre guerre dimenticate ma che qui hanno la stessa dignità. Noi siamo tutti i giorni non per il cessate il fuoco ma perché il fuoco neanche si accenda. Ma Rondine non sceglie per i giovani, sceglie con i giovani. Pronti ad andargli dietro con tutta la sua forza”.
Giornata intensa che si è aperta con il Giardino dei Giusti-Artigiani di Pace, inaugurato lo scorso anno in collaborazione con Gariwo la foresta dei Giusti, dove sono stati piantati tre nuovi alberi, uno dei quali dedicato a Otello Lorentini, che con la sua determinazione portò in tribunale i responsabili della strage dell’Heysel (Bruxelles) dove il 29 maggio del 1985, perse il figlio Roberto nel prepartita della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool. Da allora e fino alla sua scomparsa, avvenuta l’11 maggio del 2014, ha sempre cercato giustizia e mai vendetta: “Per la famiglia Lorentini è motivo di grande orgoglio il fatto che mio nonno Otello sia stato inserito nel Giardino dei Giusti a Rondine.
E’ stato un uomo che ha mostrato grande coraggio e determinazione nel momento in cui ha scelto di fondare l’Associazione tra i familiari delle vittime di l’Heysel dopo la strage nella quale persero la vita 39 persone tra le quali il figlio Roberto. Ha guidato le famiglie delle vittime italiane nel processo che ne è seguito riuscendo a far condannare la Uefa in una sentenza che ha fatto giurisprudenza e che ha portato a migliorare i criteri di sicurezza negli stadi. Otello per anni si è impegnato contro la violenza nello sport cercando di spiegarne i veri valori, a partire dal rispetto e dal fairplay per far sì che la memoria di quella strage fosse un seme e non un feticcio. Ha avuto la capacità di trasformare il dolore per la perdita di un figlio in uno strumento di pace”.
Le rondini partono ma altre sono già in arrivo e anche l’appuntamento alla prossima edizione di YouTopic Fest è fissato: da venerdì 6 a domenica 8 giugno 2025 ancora insieme per coltivare ‘l’ImmaginAZIONE per uscire dall’incubo e costruire insieme un futuro di pace?’. Questo è stato YouTopic Fest 2024. Un festival realizzato con il patrocinio di: Regione Toscana, Consiglio Regionale della Toscana, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Comune di Castiglion Fibocchi e Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Unione dei Comuni del Pratomagno.
Con il contributo di Tutela Legale, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Istituto per il Credito Sportivo. Con il sostegno di Estra S.p.A., Chimet, Camera di Commercio Arezzo Siena, BDC School, COINGAS S.p.A. In collaborazione con Festival dei Cammini di Francesco, Sustainability Award, Solea, BARTLEBYFILM, Medusa Film, Fondazione il Cuore si scioglie, Unicoop Firenze, Coldiretti Arezzo, Anna Lindh Foundation, Sugar, Castiglione del Cinema, Fattoria La Vialla, Fondazione Arezzo InTour, D.O.G. Operatori di strada. Con la media partnership di QN-La Nazione, Famiglia Cristiana, Vatican News, Radio Vaticana.
Il Quarto Anno Rondine è sostenuto da Fondazione di Sardegna, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Fondazione Deloitte, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Fondazione Andrea Biondo Istituto di Cultura, Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, Gecofin, Fondazione Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, Fondazione ONLUS Niccolò Galli, Banca del Valdarno Credito Cooperativo – “borsa di studio in memoria di Bani Giovanni”, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione Mike Bongiorno, Fondazione Vincenzo Casillo, Associazione Patrizia Funes, 2MV.
YouTopic Fest: in centinaia per Bisio e Pera Toons
Secondo giorno di YouTopic Fest, il Festival internazionale sul Conflitto promosso da Rondine Cittadella della Pace, che si svolge nel borgo alle porte di Arezzo fino a sabato 1° giugno riflettendo sul tema “Scommettere sulla fiducia, averla, riceverla, perderla, ritrovarla” (qui il programma: https://youtopicfest.rondine.org/).
“Uno degli ingredienti per arrivare alla pace, è la fiducia. Ma dove nasce questo patrimonio fondamentale? – si è chiesto Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine -. Nasce esclusivamente nelle nostre relazioni. La fiducia è invisibile, eppure è assolutamente concreta, perché quando do o ricevo fiducia, cambia la relazione, in maniera visibile, misurabile, e quindi si può parlare dell’impatto della fiducia, un ponte invisibile verso l’altro. Io getto il ponte, mi metto in movimento, ma non c’è assicurazione che l’altro farà lo stesso. E’ un rischio, un brivido. E’ qualcosa di impegnativo che però trova appagamento nel suo esercizio”.
La giornata di oggi si è aperta con il panel “Fiducia e relazioni, volano di crescita per imprese sostenibili di pace”, moderato da Francesco Ferragina, Presidente di Fondazione Kon. “La cooperazione richiede fiducia e la fiducia è un rischio – ha detto in apertura il prof. Leonardo Becchetti -. Ma come ci si può meritare fiducia? Attraverso il dono, cioè fare di più di quello che gli altri si aspettano da noi. Il dono stimola fiducia, creatività, cooperazione”.
“Fiducia non è soltanto ‘fede’, ma anche ‘condividere’ – ha aggiunto Massimo Mercati, Amministratore Delegato di Aboca -. Far emergere questo significato è funzione fondamentale di chi gestisce un’impresa. Quindi in questa logica le relazioni sono il cuore. Questo implica un costante mettere in discussione quello che si fa, aprirsi, superando la dicotomia tra lavorare e vivere. La fiducia diventa una relazione costante”.
E la fiducia è una precondizione su cui può svilupparsi l’economia che a sua volta stringe legami pacificatori: “Il business sano – ha detto Beatrice Baldaccini, Vicepresidente e Chief People & Brand Officer di Umbragroup e Presidente di Fondazione Baldaccini – aiuterà a creare relazioni di pace nel mondo. Tanto più le persone si incontrano, si relazionano tra loro e si umanizzano, tanto sarà più difficile far scoppiare delle guerre”.
Una idea fortemente condivisa anche da Giovanni Grava, Amministratore delegato di Tutela Legale e fondamentale per il settore assicurativo. “Siamo venuti a Rondine perché siamo curiosi di conoscere da vicino questa realtà e poter essere più consapevoli del nostro ruolo nel mercato e nella società. Quando ce ne hanno parlato siamo rimasti subito colpiti dall’aria di positività che si respira in questo luogo e la capacità di guardare e investire sul futuro, soprattutto sui giovani, guardando agli altri e alle loro potenzialità.
Siamo una compagnia di assicurazione, anch’essa un investimento sul futuro che viene fatto in forza della fiducia che un operatore può suscitare nel mercato. L’aspetto relazionale e la fiducia è quanto di più necessario possa esistere per il business assicurativo, è alla sua base”.
Durante la giornata si sono svolti numerosi workshop e percorsi interattivi alla scoperta della trasformazione creativa del conflitto per bambini adulti e professionisti tra cui “Il Metodo Rondine: una strada per trovare la propria strada”, un percorso interattivo promosso da Rondine Academy che attraverso i luoghi del borgo intende coniugare i contenuti del Metodo Rondine e stimoli di riflessione per la propria vita, personale e professionale.
Nel workshop “Alla ricerca della fiducia, la ‘ricerca’ sulla fiducia”, sostenuto dalla Fondazione Cattolica, si è parlato di nascita e sviluppi del Laboratorio sul Metodo Rondine dove docenti universitari e ricercatori si sono confrontati sul tema della fiducia collegata al Metodo Rondine. A distanza di sei mesi dal convegno inaugurale “Studi e ricerche sull’approccio relazionale al conflitto prospettive in dialogo sul Metodo Rondine” tenutosi presso la Pontificia Università Lateranense.
“Il simbolo della pace è l’ulivo, un albero che ha bisogno di 8 anni per produrre frutti” Sandro Calvani è membro del consiglio scientifico dell’istituto Toniolo per il diritto internazionale della pacei. “Il pensiero semina l’azione, l’azione un’abitudine, l’abitudine un carattere, il carattere un destino”. La gradualità è insieme il rigore della pace.
“Nel Nord Europa ci sono settimane e non weekend di educazione alla pace”. E punta sulla fisicità dell’incontro, sui “cinque sensi dell’umanesimo”. Obiettivo? “Non superare il conflitto ma confidare nel conflitto perché il conflitto è bello”. “Ma non ci arriveremo – rilancia Emilce Cuda, segretaria per la pontificia commissione per l’America latina – finché nelle istituzioni nessuno metterà gli auricolari per ascoltare i poveri. Lo dice Papa Francesco: azioni di giustizia e di pace si fanno con i poveri e non per i poveri”. Al tavolo anche Miguel Diaz, della Loyola Università di Chicago e a lungo ambasciatore grazie a Obama degli Usa nella Santa Sede. “Rondine è un’esperienza unica al mondo, ci sono tante scuole di educazione alla pace ma questa è l’unica che si applica nel quotidiano”.
“Un mosaico di fiducia: l’impatto dei giovani di Rondine nel Mare di Mezzo” era il titolo del Panel dedicato al Mediterraneo, una regione sempre più turbolenta e critica, moderato dal direttore di Famiglia Cristiana Stefano Stimamiglio. “Dopo il primo anno vissuto a Rondine insieme ad altri otto giovani di tutto il Mediterraneo siamo tornati nei nostri paesi di origine per sviluppare progetti a forte impatto sociale che adesso, nel secondo anno del progetto, stiamo svolgendo – ha spiegato Aldo Radi, albanese, 24 anni, partecipante al progetto Mediterraneo Frontiera di Pace -.
Il mio progetto in particolare si occupa di promuovere un’Accademia di leadership per i giovani, che, come in tutti i Balcani, sono ‘cervelli in fuga’. Noi cerchiamo di dare strumenti ai giovani, con lezioni dei migliori docenti dell’Albania su cittadinanza attiva e democrazia. Grazie a questi strumenti, insieme alla nostra organizzazione, possono chiedere al Municipio e alle Istituzioni di fare cambiamenti per un futuro migliore”.
“Sono stata un anno a Rondine nel 2022 – ha aggiunto Graziella Saliba – adesso lavoro con Caritas Libano in un progetto dedicato ai giovani per promuovere il bene comune. Il progetto ha coinvolto tremila giovani nelle scuole per implementare le loro competenze affinchè si impegnino nella società e promuove inoltre numerose attività estive, come campi formativi per i bambini, attività creative e sportive”.
Il workshop “Abitare il conflitto. Una questione di fiducia”, rivolto a bambini, pre-adolescenti e famiglie, ha permesso di sperimentare alcune attività di trasformazione del conflitto e di costruzione della fiducia, secondo il Metodo Rondine. E sono stati tantissimi i bambini messisi in fila già tre ore prima dell’intervento all’Angolo del Conflitto del fumettista Pera Toons intervenuto sul tema “Il conflitto con gli haters, la fiducia dei followers” preceduto da un firmacopie di tre ore:
“Un grazie di cuore a Rondine che mi da la possibilità di parlare di una cosa fondamentale che è il tema della fiducia. Grazie alla fiducia che ho ricevuto dalla mia community sono riuscito mese dopo mese e anno dopo anno a migliorarmi, dandomi tante soddisfazioni personali riuscendo a far ridere quotidianamente le persone. Il successo infatti è basato sulla fiducia tra le persone”.
La giornata si è conclusa con l’intervento dell’ex magistrato Gherardo Colombo su “Libertà, legalità e cittadinanza: dal conflitto alla fiducia”, messosi a nudo all’Angolo del Conflitto e il Panel “Come in un film. Il cinema specchio dei conflitti della società” con il critico cinematografico Steve Della Casa.
La giornata di sabato 1° giugno si articola tra inaugurazioni, visite guidate, riflessioni sul ruolo dell’informazione nel contesto di guerra e formazione che hanno al centro il Metodo Rondine e la fiducia. Nel fitto panorama di eventi si segnala che nel Giardino dei Giusti, saranno piantati tre nuovi alberi, tra cui uno dedicato a Otello Lorentini, che ha combattuto perché venisse fatta giustizia in merito alla strage dell’Heysel e che compare nel libro I Giusti dello Sport (ore 9.30).
Si parla anche di “Informazione, fiducia e conflitti armati” dove intervengono i giornalisti, Giuseppe Sarcina, Giovanni Porzio, Gabriella Simoni e Andrea De Angelis (ore 10-13), corso formativo riconosciuto dall’Ordine dei Giornalisti della Toscana e realizzato in collaborazione con Ucsi Toscana e Ungp Toscana; “Giovani, pace, sicurezza: verso nuove leadership di pace” (ore 11.30) con l’ambasciatore Luca Fratini e numerosi ospiti. Alle 14.30 Michele Serra si racconta nell’Angolo del Conflitto, mentre alle 16 il panel “Ricostruire la fiducia durante la guerra” vede intervenire l’attivista Hamza Awawde, Anita De Stasio Associazione amici di Neve Shalom, Gabriele Nissim presidente Fondazione Gariwo, Yuval Rahamim Co-CEO, Parents Circle; Families Forum.
Nella giornata di ieri grande successo aveva riscosso anche l’appuntamento con Claudio Bisio. “Qui mi sento a casa”, aveva detto nella tarda serata di giovedì 30 maggio a Franco Vaccari, un duetto che prosegue fino a mezzanotte: il teatro tenda è strapieno per il suo film “L’ultima volta che siamo stati bambini” e alla fine il regista e attore si immerge in un dialogo serrato con il pubblico. “Mi ritrovo in una realtà che non nega i conflitti, la nostra vita ne è piena, ma lavora per superarli”.
Lui ne ha superati tanti per un film che racconta la Shoah dalla parte dei bambini. “La prima l’abbiamo fatta a Roma due giorni dopo la strage di Hamas, in un clima di tensione incredibile e la Digos in sala”. È arrivato Rondine grazie ad Alberto Belli Paci, il figlio di Liliana Segre, che lo ascolta dalla prima fila. “Ho fatto vedere il film anche a Liliana, ha apprezzato l’incrocio tra leggerezza e incubo, per me è stata la spinta più importante”. Un abbraccio che avrà un seguito. “Sono felice di essere qui a Rondine, per me è stata una grande scoperta. Non so ancora su cosa farò il mio secondo film ma tornerò”.
YouTopic 2024: tre giorni disarmanti per ritrovare la fiducia
Liliana Segre, Claudio Bisio e PIF, Michele Serra, Pera Toons, Daniele Mencarelli e Gherardo Colombo sono solo alcuni dei protagonisti che animeranno l’ottava edizione di YouTopic Fest, il Festival internazionale sul conflitto, che si svolgerà a Rondine Cittadella della Pace (Loc Rondine 1, Arezzo) da giovedì 30 maggio a sabato 1° giugno 2024.
Tre giorni disarmanti per ritrovare la fiducia, per andare insieme alle radici della fiducia e capire perché valga la pena correre il rischio di mettersi in gioco e scommetterci ancora. Questo è il tema dell’ottava edizione di YouTopic Fest.
“Saranno tre giorni per condividere la ricchezza di Rondine, per praticare la relazione e mettersi in ascolto a partire dalla testimonianza dei giovani coraggiosi di Rondine che imparano a confrontare punti di vista opposti ma senza accanirsi l’uno contro l’altro proprio grazie al legame dell’amicizia”. Ha dichiaratoFranco Vaccari, Presidente di Rondine. “Allora il nostro compito è quello di abbracciarli e sostenere quest’amicizia e camminare con loro anche simbolicamente nella marcia per la pace che apre il festival”.
Cittadini, rappresentanti delle istituzioni, imprenditori, giornalisti, accademici ed artisti si confrontano alla pari con giovani provenienti da tutto il mondo sull’elemento cardine che caratterizza il terzo millennio: il conflitto.
Dalla dimensione interiore e interpersonale ai conflitti interculturali ed interreligiosi, fino ad arrivare alle forme più alte di degenerazione l’odio, la violenza, la guerra.
Incontri, dibattiti, workshop, mostre, spettacoli, attività culturali e sportive in un borgo medievale virtualmente iperconnesso con il mondo. Tra i temi di quest’anno cittadinanza attiva, innovazione sociale, politica, diplomazia popolare, economia, scuola, ambiente, sostenibilità, comunicazione, per affrontare le grandi sfide odierne a partire dai conflitti e da relazioni rinnovate, allo scopo di costruire la pace.
In famiglia, a scuola, in azienda, nella vita sociale e politica, nell’economia e nelle religioni, siamo chiamati tutte e tutti a trasformare positivamente l’energia dei conflitti, prima che essa diventi distruttiva. Per andare insieme alle radici della fiducia e capire perché valga la pena correre il rischio di mettersi in gioco e scommetterci ancora. Questo è YouTopic Fest 2024. Scopri il programma e iscrivi per partecipare gratuitamente https://youtopicfest.rondine.org/.
PROGRAMMA
Giovedì 30 maggio
Il festival si apre, il 30 maggio, con la marcia “Rondine in cammino per la pace”, promossa dalla Cittadella della Pace, l’Ufficio scolastico regionale per la Toscana la Consulta Provinciale degli Studenti, da Arezzo a Rondine, che già da anni coinvolge migliaia di studenti da tutta la Toscana che hanno scelto di fare concretamente il loro passo possibile per la pace. Un’occasione per praticare il dialogo e l’ascolto, rafforzare la coscienza civile delle giovani generazioni, educare alla cultura della pace che rende questo momento a pieno titolo un giorno di scuola. Partenza alle ore 9.00 da Viale G. Amendola 15, Arezzo (Parcheggio Ipercoop) e dopo 10 km l’arrivo a Rondine nell’Arena di Janine dedicata alla Senatrice a Vita, Liliana Segre che qui nel 2020 ha donato la sua ultima testimonianza pubblica e per l’occasione si collegherà con le migliaia di studenti interventi per un saluto e un invito a praticare quotidianamente l’impegno contro l’indifferenza. La plenaria che vedrà anche testimonianze dei giovani di Rondine si terrà alle 12 e a seguire l’inaugurazione delle nuove strutture dell’Arena di Janine rese possibili grazie all’Associazione Nazionale Alpini che ha donato diecimila ore di lavoro per la sua costruzione ma anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, ABOCA, la Provincia Autonoma di Trento / Trentino Marketing, Eusider Group, Regione Toscana, GIACCA Costruzioni Elettriche, Gruppo ITALCER, Fondazione Giuseppe e Adele Baracchi, Fondazione Vincenzo Casillo, Vigiani, Chryso Italia, Alterini, Chimet, Roberta Cipriani Artist, AISA Impianti, Domus Petra. Interverranno Franco Vaccari, Presidente di Rondine, insieme con Alberto Belli Paci, figlio della Senatrice a vita Liliana Segre, con il Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e il Presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti e l’artista Roberta Cipriani che presenterà l’opera “L’Albero della Vita” che sarà esposta nell’Arena.
A seguire numerosi workshop dedicati soprattutto ai ragazzi ma non solo, per imparare a praticare il metodo Rondine attraverso attività artistiche sportive e culturali. Tra questi alle ore 15.00 “GREEN IT UP! Giovani e comunità educanti protagonisti della transizione ecologica”. Promosso da Istituto Oikos, grazie al sostegno di AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Inoltre “La valutazione a scuola: necessità e problemi” che vedrà protagonista la classe quinta della Sezione Rondine del Liceo Scientifico Redi di Arezzo, classe che conclude il suo per percorso scolastico nella sperimentazione della Sezione Rondine.
Per restare in tema alle 17.00 si prosegue con il panel dedicato alla scuola, LE SFIDE DELLA SCUOLA NELL’EPOCA DIGITALE. Tra i protagonisti Alex Corlazzoli, maestro, giornalista e scrittore, Johnny Dotti, pedagogista, scrittore e imprenditore sociale, Daniela Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo all’Università di Padova e presidente di Mind 4 Children, Marco Paschina Imprenditore nel campo dell’educazione, Caterina Grandi, ex studentessa di Rondine, Anna Martini, giornalista.
Nella stessa giornata due momenti dedicati all’Angolo del conflitto, format innovato della Cittadella che vede protagonisti del mondo della cultura e personaggi mettersi a nudo e narrare i propri conflitti personali e professionali intervistati dal giornalista e autore, Sergio Valzania. Alle 15.30, Daniele Mencarelli, premio strega, autore del libro e dell’omonima serie Netflix “Tutto chiede salvezza”. Alle 18.30. “Il testimone” si racconta. Protagonista Pierfrancesco Diliberto al secolo PIF.
La giornata si conclude con la proiezione del film “L’ultima volta che siamo stati bambini” alle 20.30 e a seguire dibattito con Claudio Bisio alle prese con la sua opera prima come regista.
Venerdì 31 maggio
Due i panel principali della giornata. Alle 10.00 focus su economia e impresa, FIDUCIA E RELAZIONI, VOLANO DI CRESCITA PER IMPRESE SOSTENIBILI E DI PACE, per imparare a trasformare il conflitto in alleato anche nel lavoro. Tra i protagonisti: Leonardo Becchetti, Professore ordinario di Economia Politica all’Università di Roma Tor Vergata, Massimo Mercati Amministratore Delegato di Aboca, Graziano Verdi, Amministratore Delegato e Co-founder di Italcer Group, Beatrice Baldaccini,Vicepresidente e Chief People & Brand Officer di UMBRAGROUP e Presidente di Fondazione Baldaccini, Francesco Ferragina Presidente di Fondazione Kon e Francesco Macrì Presidente Estra Spa.
Il secondo panel, alle 17.00, UN MOSAICO DI FIDUCIA: L’IMPATTO DEI GIOVANI DI RONDINE NEL MARE DI MEZZO vedrà protagonisti i giovani partecipanti al progetto “Mediterraneo Frontiera di Pace” provenienti dai Balcani e dal Medio Oriente con Don Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, Danilo Feliciangeli, responsabile MENA di Caritas italiana, Vittoriana Sanitate, del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo.
Tra gli ospiti dell’angolo del conflitto di venerdì, alle ore 18.00, Pera Toons, al secolo Alessandro Perugini, fumettista, content creator e influencer, originario di Arezzo molto amato dai bambini. E proprio per dedicare spazio ai piccoli fan, dalle 15.00 alle 18.00 sarà disponibile per il firmacopie in collaborazione con la libreria La casa sull’albero.
Alle 19.30, dialogo con Gherardo Colombo, ex magistrato, giurista, saggista e scrittore italiano su Libertà, legalità e cittadinanza: dal conflitto alla fiducia.
Durante la giornata ancora tanti workshop e percorsi interattivi alla scoperta della trasformazione creativa del conflitto per bambini adulti e professionisti tra cui il laboratorio per docenti e ricercatori sul Metodo Rondine all’interno del progetto di ricerca Studi e ricerche sull’approccio relazionale al conflitto: PROSPETTIVE IN DIALOGO SUL METODO RONDINE sostenuto da Fondazione Cattolica.
In prima serata ancora spazio al cinema dalle ore 21.00 grazie alla collaborazione il Castiglione del Lago. Il panel COME IN UN FILM. IL CINEMA SPECCHIO DEI CONFLITTI DELLA SOCIETÀ vedrà Mamadou Kouassi attivista e mediatore culturale, Andrea Zuliani, regista, Steve Della Casa, critico cinematografico e conservatore della Cineteca Nazionale – Centro Sperimentale di Cinematografia. Modera, Emanuele Rauco giornalista.
Sabato 1 giugno
La giornata inizia alle 9.30 con la piantumazione di tre nuovi alberi nel Giardino dei Giusti-artigiani di pace inaugurato lo scorso anno a Rondine in collaborazione con Gariwo. Il primo in ricordo di Wangari Maathai, attivista e ambientalista keniota, la prima donna africana a ricevere il premio Nobel per la pace. Il secondo in memoria di Iqbal Masih bambino-attivista pakistano che ha sfidato gli schiavisti diventando un simbolo di speranza. Il terzo sarà intitolato a Otello Lorentini, aretino, che con la sua determinazione portò in tribunale i responsabili della strage dell’Heysel.
Il primo panel della giornata dedicato al mondo dei media si terrà alle 10.00 e vedrà un confronto con voci del giornalismo, reporter di guerra a dialogo con i giovani di Rondine per affrontare le sfide odierne dell’informazione in un contesto sempre più frammentato e complesso. L’evento INFORMAZIONE, FIDUCIA E CONFLITTI ARMATI. IL RUOLO DELLE PAROLE, LA FORZA DELLE STORIE, promosso da ODG della Toscana, in collaborazione con la Fondazione dell’Ordine dei giornalisti della Toscana, UNGP e UCSI è stato accreditato come evento formativo per la formazione continua dei giornalisti. Tra i relatori Alberto Negri editorialista de il Manifesto, Giovanni Porzio reporter di guerra, Giuseppe Sarcina giornalista Corriere della Sera, Nello Scavo giornalista Avvenire, Gabriella Simoni inviata di Mediaset. Modera Andrea De Angelis, Radio Vaticana-Vatican News.
A seguire i due panel internazionali del festival. Ore 11.30 GIOVANI, PACE, SICUREZZA: VERSO NUOVE LEADERSHIP DI PACE, con Amb. Luca Fratini Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, Chip Hauss, Senior Fellow for Innovation, Alliance for Peacebuilding, Alberta Pelino, Chair Y7 Italy, Presidente di Young Ambassadors Society, CEO e Fondatrice di FIBI, Gala Ivkovic President, Rondine International Peace Lab.
Ore 16.00 RICOSTRUIRE LA FIDUCIA DURANTE LA GUERRA, con Giovanna Zucconi giornalista, Laila Alsheikh Facilitatrice di dialogo, Parents Circle e Families Forum, Hamze Awawde attivista per la pace ed esperto di risoluzione del conflitto; Anita De Stasio Membro del consiglio direttivo dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wahat al Salam; Gabriele Nissim presidente Fondazione Gariwo; Yuval Rahamim Co-CEO, Parents Circle e Families Forum.
Per l’ultimo Angolo del conflitto, alle 14.30, Michele Serra, Giornalista, scrittore e autore televisivo italiano, noto al grande pubblico per rubrica quotidiana “L’amaca la rubrica quotidiana che tiene per “la Repubblica” da ventisei anni.
In chiusura un grande momento di networking dedicato ai progetti di impatto dei giovani di Rondine e via VERSO YOUTOPIC 2025, un momento per condividere le riflessioni e le emozioni dell’edizione del Festival 2024 in chiusura, per salutarci e scoprire insieme il tema e le date del prossimo anno con Franco Vaccari, Presidente di Rondine.
Il festival è realizzato con il patrocinio di: Regione Toscana, Consiglio Regionale della Toscana, Provincia di Arezzo, Comune di Arezzo, Comune di Castiglion Fibocchi e Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Unione dei Comuni del Pratomagno.
Con il contributo di Tutela Legale, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Istituto per il Credito Sportivo. Con il sostegno di Estra S.p.A., Chimet, Camera di Commercio Arezzo Siena, BDC School.
In collaborazione con Festival dei Cammini di Francesco, Sustainability Award, Solea, BARTLEBYFILM, Medusa Film, Fondazione il Cuore si scioglie, Unicoop Firenze, Coldiretti Arezzo, Anna Lindh Foundation, Sugar, Castiglione del Cinema, Fattoria La Vialla, Fondazione Arezzo InTour, D.O.G. Operatori di strada. Con la media partnership di QN-La Nazione, Famiglia Cristiana, Vatican News, Radio Vaticana.
Maria, Madre dei giovani: ecco cosa possiamo imparare da lei
Il mese di maggio è dedicato a Maria e di lei oggi vogliamo parlare. Maria, la dolce e giovane donna di Galilea, che Dio ha eccezionalmente e peculiarmente preservato dalla colpa originale, affinché potesse custodire nell’avvolgente e primigenio calore del suo grembo materno il Verbo della Vita, è anzitutto, una giovane capace di porsi in delicato, discreto ma al contempo, sapiente ed intenso ascolto di Dio e dei suoi disegni.
Alla luce del suo fulgido, eloquente e benedicente esempio, Lei che conosce e sente maternamente i successi, i sogni e le speranze ma anche le fatiche, le sofferenze e le cocenti disillusioni di cui traboccano gli i entusiastici e teneri cuori dei giovani, li invita ad aprirsi con filiale fiducia e disponibilità a Dio, senza alcuna reticenza o paura.
Maria, però, non è solo un modello di giovane donna che incarna, sperimenta e vive fino in fondo l’audacia e la sfida della fede, Lei è anche la Madre tenera, discreta e presente che ha accompagnato il proprio Figlio nella sua straordinaria e quotidiana vicenda biografica e con lo stesso amore e la stessa ardente e materna presenza, accompagna ciascuno di noi ed in particolare, i giovani, i quali a fedele immagine del discepolo Giovanni, sono suoi figli diletti.
Ella conosce le loro più intime e profonde preoccupazioni e dolori, è loro vicina, li sorregge ed accompagna con delicatezza, discrezione e sapienza. Lei, donna dell’ascolto e dello Shema’, la quale vive profondamente ed intimamente la spiritualità ebraica dell’ascolto insegna e ricorda alla fragile, infeconda e fatiscente società adulta, l’importanza di un ascolto attento, discreto, vigile e fedele di coloro che l’Eterno, affida alla loro competenza lessicale ed educativa: i giovani.
Ella insegna infatti, ad ascoltarli sinceramente senza preconcetti, timori, barriere o ostilità, incarnando ed offrendo loro dei riferimenti credibili e sapienti, a dialogare con loro in un clima di totale intimità, confidenza e serenità, valorizzando e portando alla luce tutto il bene di cui è ricolmo il loro cuore: questo Maria chiede indefessamente ad ogni madre di compiere, ossia di porsi nei confronti dei propri figli con la stessa tenera apertura, comprensione e disponibilità, che Ella ha incarnato nei confronti di Cristo e nei riguardi di ciascuno di noi, che ci affidiamo a Lei.
Maria è poi un emblematico modello nel prendersi cura dei giovani in ogni momento e situazione. Infatti, per questa Madre amorevole, vigile e partecipe, tutto ciò che viviamo è importantissimo, degno del suo abbraccio, della sua intercessione e della sua strenua lotta accanto a noi.
Lei, sa infatti che risulta più semplice e naturale confidarsi con la Mamma, peculiarmente e comprensibilmente per le giovani figure femminili e proprio per questo si mostra sempre, pazientemente disposta ad ascoltare ed accogliere il delicato e prezioso cuore di ciascuno, senza alcun lacerante e letale giudizio, nonché a proferire solo ed esclusivamente vocaboli benedicenti e benevoli nei loro confronti.
Come ogni autentica madre, infatti, si impegna a far emergere il meglio dai propri figli ed a farli luminosamente risplendere ma sa benissimo che, affinché questo avvenga è necessario anzitutto, nutrirli di affermazioni generative ed essere avari di laceranti giudizi e critiche.
Una predisposizione interiore ed esteriore, quella di Maria, che ogni educatore dovrebbe acquisire, incarnare e far propria, non imponendo aridi e ferrei modelli di comportamento precostituiti, ma ponendosi in diligente e gratuito ascolto delle necessità reali dei ragazzi, nel pieno rispetto della loro unicità, per provvedervi con fede e carità viva ed operante, incoraggiando e supportandoli efficacemente nell’ aprirsi alla vita.
Chi si prende autenticamente cura dei giovani, infatti, non impone ma propone, non costringe ma attira, non colpevolizza ma sostiene ed incoraggia, non domina ma serve. L’attenzione si coniuga in Maria alla discrezione, alla concretezza ed alla materna tenerezza con cui sa manifestare il Suo Amore, incarnandolo innanzitutto appunto, mediante gesti e vocaboli, benedicenti, ricchi di significato e capaci di guarire e trasfigurare il cuore.
La giovane donna di Galilea si offre, insomma, come un concreto modello educativo positivo e propositivo a cui ispirarsi con fiducia, contando sul Suo stesso aiuto per realizzare quello che Lei ha saputo vivere e vive in ogni relazione che possiamo avere con Lei. Ma cosa dice Maria ai giovani, mediante le sue autenticamente materne, dunque generative, generanti Parole di Vita impresse nella Parola di Dio?
(Prima Parte)
Santa Teresa di Lisieux, perché la fiducia conduce all’Amore?
“E’ la fiducia e null’altro che la fiducia che deve condurci all’Amore! Queste parole così incisive di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo dicono tutto, sintetizzano il genio della sua spiritualità e sarebbero sufficienti per giustificare il fatto che sia stata dichiarata Dottore della Chiesa. Soltanto la fiducia, ‘null’altro’, non c’è un’altra via da percorrere per essere condotti all’Amore che tutto dona. Con la fiducia, la sorgente della grazia trabocca nella nostra vita, il Vangelo si fa carne in noi e ci trasforma in canali di misericordia per i fratelli”.
Partendo dall’incipit dell’esortazione apostolica ‘C’est la confiance’ in occasione del 150^ anniversario della nascita di santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto santo, a suor Maria Chiara ed alle sorelle delle Carmelitane Scalze di Tolentino abbiamo chiesto di raccontarci per quale motivo la fiducia conduce all’Amore:
“Troviamo risposta a questa domanda osservando le dinamiche tra genitori e figli piccoli. Pensiamo a quando un bimbo sale sulle ginocchia del papà e si lascia abbracciare. Il piccolo si fida: non pensa che il papà possa lasciarlo cadere o fargli del male. Perciò gode di essere coccolato ed è libero di giocare con il papà, o di addormentarsi.
La grande intuizione di Teresa è stata che questo abbandonarsi fiducioso vale, a maggior ragione, nel rapporto tra noi e Dio: ‘E’ la fiducia che ci sostiene ogni giorno’, dice il papa nell’esortazione apostolica, e la fiducia ci porta ad abbandonarci senza riserve all’Amore di Dio: ‘Se siamo nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti, questo sarà vero qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualunque cosa succeda’ (sono ancora parole del papa).
‘Si chiude il cerchio’, prosegue l’Esortazione, ‘C’est la confiance: è la fiducia che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. Questo ci lascia un immenso torrente d’amore e di energie disponibili per cercare il bene dei fratelli’.
E’ un’esperienza che constatiamo anche nelle relazioni fra di noi: in un clima di reciproca fiducia, il cuore si dilata, i rapporti si approfondiscono in libertà e confidenza, lavoriamo e collaboriamo meglio, ci sentiamo sereni e interiormente forti, perché non siamo soli, sappiamo di poter contare sull’aiuto di chi ci vuole bene. Se noi ci radichiamo nella certezza che Dio ci ama, anzi che Dio può solo amarci, ci apriamo ad orizzonti inattesi di pace e di gioia.
Questo è il tesoro spirituale che Teresa ci trasmette e in questo consiste la cosiddetta ‘via dell’infanzia spirituale’, che forse, più correttamente, andrebbe chiamata ‘via dell’infanzia evangelica’. Nel confronto costante con il Vangelo, emergono dal cuore i sentimenti del Figlio, Gesù, che pienamente si è abbandonato alle mani del Padre e ha reso la sua vita un’offerta d’amore”.
Perché ella aveva un’anima missionaria?
“La giovanissima Teresa Martin si era appassionata per la ‘missio ad gentes’ e sapeva che i suoi genitori avrebbero desiderato un figlio sacerdote e missionario. Intuendo che ogni gesto di amore e ogni preghiera si diffondono come un profumo sino ai confini del mondo, già da ragazzina compie tutto quello che le è possibile per esercitare la carità, lavorando su di sé per diventare amabile e servizievole, e pregando per il bene degli altri, per la salvezza di tutti.
Entrata al Carmelo a 15 anni, ma con la maturità di una donna adulta nella fede, trova piena corrispondenza e dona luce nuova alla passione apostolica e missionaria della sua (e nostra) fondatrice, santa Teresa d’Avila. La giovane monaca di Lisieux scrive in una lettera: ‘Una carmelitana che non fosse apostola si discosterebbe dalla finalità della sua vocazione e cesserebbe di essere figlia della serafica Santa Teresa, che desiderava offrire mille vite per salvare una sola anima’.
Teresa vive in pienezza la sua vocazione contemplativa, ma sempre con uno slancio apostolico: la sua preghiera non è mai ricerca intimistica e alienante del proprio benessere. E’ incessantemente protesa nel servizio alle consorelle. Vive una solidarietà spirituale senza confini nell’offerta di ogni fatica e sofferenza, e in particolare prendendosi cura del cammino vocazionale e spirituale di due seminaristi missionari. Come scrisse Balthasar: ‘Teresa viene a trovarsi nella legge unica e unificante dell’amore, dalla quale provengono sia la passività ricettiva che la fecondità, sia Maria che Marta. Questo trascendente punto di unità è la più grande intuizione concessa a Teresa’.
Ella ha ricevuto una singolare luce sul versetto del Cantico dei Cantici: ‘attirami (attira me), noi correremo’ e su questo ha fondato la certezza che, nella sua tensione spirituale verso l’Amore misericordioso del Padre, avrebbe portato con sé tutti i fratelli e le sorelle nel mondo”.
Per quale motivo papa Francesco ha definito santa Teresa ‘Dottore della sintesi’?
“Questo titolo inedito, che Papa Francesco ha coniato per la più giovane e la storicamente vicina a noi tra i Dottori della Chiesa, inquadra bene la fisionomia caratteristica di Teresa di Lisieux. In soli 24 anni e senza alcuno strumento di cultura ‘accademica’, Teresa ha posto lo sguardo su ciò che essenziale nella vita spirituale e anche nella vita della Chiesa: l’Amore, l’Amore come quello di Gesù, spinto sino alle estreme conseguenze di un’offerta libera e gratuita per la salvezza di tutti”.
Ed infine raccontano il motivo per cui santa Teresa ‘appassiona’: “La ‘piccola’ Teresa, giovane donna appassionata, ha conquistato innumerevoli cuori, di credenti e anche di non credenti, di cristiani e di appartenenti ad altre religioni (come dimostra il santuario a lei dedicato a Il Cairo, frequentato ugualmente da cristiani e musulmani). La pioggia di rose delle grazie ottenute per sua intercessione non si è mai fermata, e il tempo non ha indebolito il fascino del suo messaggio, che può essere ugualmente vissuto da uomini e donne, consacrati e laici”.
Teresa di Gesù Bambino nasce ad Alençon, in Normandia nel 1873 e la sua breve esistenza terrena, bruciata dall’amore, si conclude nel Carmelo di Lisieux il 30 settembre 1897. Beatificata il 29 aprile 1923 da papa Pio XI, è proclamata santa dallo stesso pontefice il 17 maggio 1925. Monaca di clausura dall’età di 15 anni, è patrona delle Missioni dal 1927 insieme a san Francesco Saverio. Il 19 ottobre 1997, nel centenario della sua morte, è proclamata da Giovanni Paolo II Dottore della Chiesa: degli attuali 37 Dottori, è la più giovane e storicamente la più vicina a noi.
Inoltre l’UNESCO ha accolto ufficialmente Teresa tra le personalità significative da valorizzare nel biennio 2022-2023 presentandola come ‘Donna di cultura, di educazione e di pace’ con un importante riconoscimento del ‘messaggio universale di Teresa di Lisieux per l’Amore e la riconciliazione al servizio della pace’: “Questa celebrazione contribuirà ad apportare una più grande visibilità e giustizia alle donne che hanno promosso, con le loro azioni, i valori della pace”.
(Tratto da Aci Stampa)
Papa Francesco sottolinea l’importanza dell’Atto di dolore
Oggi papa Francesco, ricevendo i partecipanti al 34^ Corso sul Foro Interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica, ha citato sant’Alfonso Maria de’ Liguori, autore del testo dell’atto di dolore, sottolineando che usa un linguaggio semplice, ma allo stesso tempo ricco: “Nonostante il linguaggio un po’ antico, che potrebbe anche essere frainteso in alcune sue espressioni, questa preghiera conserva tutta la sua validità, sia pastorale che teologica. Del resto ne è autore il grande sant’Alfonso Maria de’ Liguori, maestro della teologia morale, pastore vicino alla gente e uomo di grande equilibrio, lontano sia dal rigorismo sia dal lassismo”.
E si è soffermato su tre atteggiamenti espressi nell’Atto di dolore, di cui il primo è il pentimento: “Esso non è il frutto di un’autoanalisi né di un senso psichico di colpa, ma sgorga tutto dalla consapevolezza della nostra miseria di fronte all’amore infinito di Dio, alla sua misericordia senza limiti. E’ questa esperienza infatti a muovere il nostro animo a chiedergli perdono, fiduciosi nella sua paternità, come recita la preghiera.. In realtà, nella persona, il senso del peccato è proporzionale proprio alla percezione dell’infinito amore di Dio: più sentiamo la sua tenerezza, più desideriamo di essere in piena comunione con Lui e più ci si mostra evidente la bruttezza del male nella nostra vita.
Ed è proprio questa consapevolezza, descritta come ‘pentimento’ e ‘dolore’, che ci spinge a riflettere su noi stessi e sui nostri atti e a convertirci. Ricordiamoci che Dio non si stanca mai di perdonarci, e da parte nostra non stanchiamoci mai di chiedergli perdono!”
Il secondo aspetto riguarda la fiducia: “Nell’Atto di dolore Dio è descritto come ‘infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa’. E’ bello sentire, sulle labbra di un penitente, il riconoscimento dell’infinita bontà di Dio e del primato, nella propria vita, dell’amore per Lui.
Amare ‘sopra ogni cosa’, significa infatti mettere Dio al centro di tutto, come luce nel cammino e fondamento di ogni ordine di valori, affidandogli ogni cosa. Ed è un primato, questo, che anima ogni altro amore: per gli uomini e per il creato, perché chi ama Dio ama il fratello e cerca il suo bene, sempre, nella giustizia e nella pace”.
Il terzo aspetto consiste nel proposito: “Esso esprime la volontà del penitente di non ricadere più nel peccato commesso, e permette l’importante passaggio dall’attrizione alla contrizione, dal dolore imperfetto a quello perfetto. Noi manifestiamo questo atteggiamento dicendo: ‘Propongo, con il tuo santo aiuto, di non offenderti mai più’. Queste parole esprimono un proposito, non una promessa.
Infatti, nessuno di noi può promettere a Dio di non peccare più, e ciò che è richiesto per ricevere il perdono non è una garanzia di impeccabilità, ma un proposito attuale, fatto con retta intenzione nel momento della confessione”.
Ed infine la chiusura della preghiera: “Qui i termini ‘Signore’ e ‘misericordia’ appaiono come sinonimi, e questo è decisivo! Dio è misericordia, la misericordia è il suo nome, il suo volto. Ci fa bene ricordarlo, sempre: in ogni atto di misericordia, in ogni atto d’amore, traspare il volto di Dio”.
(Foto: Santa Sede)
Milano: mons. Delpini invita a rinnovare la vita nella Quaresima
“Avviandoci sul nostro cammino quaresimale, con questo antico e semplice Rito delle ceneri, vorremmo anche noi iscriverci tra gli amici di Dio che percorrono la vita rinnovandosi ogni giorno: coloro che sono pieni di fiducia, che attingono alla gioia, che fanno l’esame di coscienza quotidianamente, che sono allergici a giudicare gli altri secondo una qualche etichetta, quelli della speranza che fissano lo sguardo sulle cose invisibili”: con queste parole di mons. Mario Delpini domenica scorsa anche l’arcidiocesi di Milano ha iniziato il cammino quaresimale.
In effetti il rito ambrosiano non ha mai conosciuto il ‘mercoledì delle ceneri’ come inizio del tempo quaresimale, ma ha sempre fatto iniziare questo periodo liturgico dalla sesta domenica prima di Pasqua, o prima domenica di Quaresima, nella quale si legge la pagina di Vangelo che ci presenta il digiuno di Gesù nel deserto e le tre tentazioni da parte del demonio.
Nei Secondi Vespri solenni della prima domenica della Quaresima ambrosiana, da lui presieduti in Duomo e concelebrati dai Canonici del Capitolo metropolitano, l’Arcivescovo ha delineato il profilo delle donne e degli uomini che, nei 40 giorni del tempo penitenziale, possono rendere nuovi un mondo e una Chiesa che paiono irrimediabilmente invecchiati, come ha sottolineato la seconda lettera di san Paolo ai Corinti:
“E’ come se il mondo fosse invecchiato. Sembra di abitare in una di quelle case abbandonate al degrado. Il mondo invecchiato cade a pezzi e si aggirano bande di disperati, di vandali, di delinquenti che si accaniscono a rovinarlo, come quelli che si divertono a tagliare il ramo su cui sono appoggiati. Nel mondo invecchiato i discorsi sono deprimenti”.
Ma in questo invecchiamento, cui la Chiesa non è esente, si possono riconoscere persone capaci di rinnovamento: “Qualche volta si ha l’impressione che anche la Chiesa sia invecchiata, che sia circondata dal disinteresse, che abbia perso attrattiva per la gente del nostro tempo, che sia rattristata perché la sua parola è accolta con scetticismo e, talora, con disprezzo». Eppure, «in questo spettacolo desolante, si riconoscono uomini e donne che custodiscono il principio del rinnovarsi di giorno in giorno e che, perciò, non si scoraggiano”.
Da queste persone nasce la fiducia: “Uomini e donne che leggono le statistiche, decretanti l’inevitabile declino con il linguaggio perentorio e un po’ stupido dei numeri, che ascoltano i discorsi catastrofici, che raccolgono dalla cronaca racconti di fatti assurdi e tremendi, ma che sono pieni di fiducia, perché conoscono il principio del rinnovarsi ogni giorno”.
(Foto: Arcidiocesi di Milano)
Il presidente della Repubblica a Trento: il volontariato base della civiltà
Sabato 3 febbraio a Trento il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha inaugurato le celebrazioni di ‘Trento capitale europea del volontariato’ con citazioni di Martin Luther King e don Lorenzo Milani, ma anche del giovane volontario trentino, Antonio Megalizzi, ucciso dal terrorismo integralista a Strasburgo nel 2018, alla presenza anche del sindaco di Leopoli: