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Rondine vola a Milano

Grazie alla vasta rete di relazioni di fiducia e alla collaborazione di lunga data con Kon Group e la Fondazione Kon, l’associazione Rondine Cittadella della Pace si presenta alla città di Milano. Avrà infatti un suo ufficio di rappresentanza nella sede meneghina di Kon in Largo Augusto, 8.

“Un’opportunità preziosa per diffondere ancora di più il messaggio di pace e trasformazione creativa del conflitto”, afferma il presidente di Rondine, Franco Vaccari. “Siamo profondamente grati a tutti gli amici di Kon e in particolare a Francesco Ferragina. Ancora una volta, Rondine spicca un volo più alto grazie alla forza di relazioni vere e sincere. E quelli che non lo sanno sono invitati a venire, a tornare, perché quello che si fa a Rondine è un artigianato, non è un’industria, è un artigianato relazionale”. 

Continua il Presidente Vaccari: “Un luogo dove arrivano ragazzi segnati da storie di guerra, di dolore, di fallimenti.  Dove tendere la mano al nemico è un’esperienza che dà il segno del fallimento. Invece proiettare nel futuro un dolore condiviso, insieme alla persona che viene dalla stessa tragedia, è gesto di grande coraggio che apre alla meraviglia dell’umano. Abbiamo bisogno di non essere disumani e di non far crescere questo clima di odio, di contrapposizione, di radicalizzazione. Noi siamo al servizio di questo, e lo facciamo perché sono questi giovani che ci insegnano che è possibile”.

Ha dato il benvenuto all’inaugurazione Francesco Ferragina, presidente e uno dei fondatori del gruppo Kon: “A me piace pensare che Rondine possa volare a Milano. Non esiste un posto in Italia in cui ci possa essere una migliore accoglienza e una maggiore sensibilità rispetto ai temi che affronta. Noi abbiamo creduto tanto in Rondine da subito: ha coinvolto tutti noi sia come professionisti che, soprattutto, come persone.

Riteniamo che il messaggio di Rondine sia importantissimo da diffondere e quindi abbiamo pensato che l’Associazione potesse essere testimonial di alcune delle nostre iniziative. Sono molto felice di offrire la nostra sede per ospitare Rondine”. Nell’occasione, Ferragina è stato nominato Ambassador di Rondine “per il suo instancabile impegno nel diffondere il Metodo Rondine nel mondo aziendale.

Ospite d’onore la Senatrice a vita, Liliana Segre da sempre vicina a Rondine e al suo lavoro per il dialogo tra i popoli. Nel suo saluto ha ricordato il primo incontro con il Presidente Franco Vaccari a Camaldoli, ormai più di vent’anni fa, e la scoperta emozionante dell’esistenza della Cittadella della Pace che volle subito visitare.  “E io, quando vidi Rondine e capii questa per me utopica idea di far diventare tutti fratelli, rimasi sconvolta. Cioè, faticavo a crederci. Sì, rimasi sbalordita perché era una realtà che non credevo che si potesse neanche immaginare”.

Così la Senatrice nel dipanare il racconto di una lunga amicizia che passa anche da quell’incontro ad Arezzo nel 2012 con 4500 studenti, fino al dono, proprio a Rondine, della sua ultima testimonianza pubblica il 9 ottobre del 2020: “Sì – conclude Liliana Segre – non ho mai fatto più una testimonianza pubblica, mi sentivo che lì, vicino all’arena dedicata alla mia amica Janine e quel posto dove si cerca di far diventare amici i nemici… era il posto per me”.

Presenti, inoltre, tanti amici e sostenitori, a partire dal Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca.  Non è mancato l’intervento di una di giovane milanese, Rita, che ha avuto l’opportunità di studiare a Rondine per imparare ad abitare il conflitto partecipando al Quarto Anno Rondine: “Quando sono arrivata non avevo neanche capito di avere bisogno di Rondine. Oggi so che era effettivamente quello di cui avevo bisogno, per andare in profondità dentro di me e nelle relazioni con gli altri. Rondine mi ha permesso di imparare a leggere la realtà in cui vivo”.

Ed oggi già un nuovo appuntamento milanese per Rondine, chiamata a premiare le imprese di pace nell’ambito dei ‘Sustainability Awards’ promossi proprio dal Gruppo Kon con Elite e la main partnership di Azimut. La quarta edizione del Premio, oggi a Palazzo Mezzanotte, è tesa a favorire un incremento della cultura della sostenibilità nel sistema imprenditoriale italiano attraverso la valorizzazione delle buone pratiche e degli imprenditori che hanno fatto della sostenibilità il driver dello sviluppo strategico della propria azienda.

(Foto: Rondine Cittadella della Pace)

Papa Francesco: lo Spirito Santo è consolante

“E non dimentichiamo i Paesi in guerra; non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar. Fratelli e sorelli non dimentichiamo che la guerra sempre, sempre, è una sconfitta. Non dimentichiamo questo e preghiamo per la pace e lottiamo per la pace”: anche oggi al termine dell’udienza generale papa Francesco ha invitato a pregare per la pace. Ed in lingua polacca ha ricordato il beato don Popiełuszko nel 40° anniversario del suo martirio: “Questo Beato, che ha insegnato a vincere il male con il bene, vi sostenga nel costruire l’unità nello spirito della verità e del rispetto per la dignità della persona umana”.

Mentre nell’udienza generale ha continuato il ciclo delle catechesi sullo Spirito Santo, incentrando la meditazione sul tema: ‘Credo nello Spirito Santo’, tratto dal capitolo 14 del vangelo di Giovanni apostolo: “Con la catechesi di oggi passiamo da ciò che sullo Spirito Santo ci è stato rivelato nella Sacra Scrittura a come Egli è presente e operante nella vita della Chiesa, nella nostra vita cristiana.

Nei primi tre secoli, la Chiesa non ha sentito il bisogno di dare una formulazione esplicita della sua fede nello Spirito Santo. Per esempio, nel più antico Credo della Chiesa, il cosiddetto Simbolo apostolico, dopo aver proclamato: ‘Credo in Dio Padre, creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, nato, morto, disceso agli inferi, risorto e asceso al cielo’, si aggiunge: ‘nello Spirito Santo’ e niente di più, senza alcuna specificazione”.

La precisazione fu resa necessaria a causa di eresie fin dai primi secoli della Chiesa: “Ma fu l’eresia a spingere la Chiesa a precisare questa sua fede. Quando questo processo iniziò (con Sant’Atanasio nel quarto secolo) fu proprio l’esperienza che essa faceva dell’azione santificatrice e divinizzatrice dello Spirito Santo a condurre la Chiesa alla certezza della piena divinità dello Spirito Santo. Questo avvenne nel Concilio Ecumenico di Costantinopoli, del 381, che definì la divinità dello Spirito Santo con le note parole che ancora oggi ripetiamo nel Credo”.

Quindi lo Spirito Santo è ‘uguale’ a Dio, cioè ‘consustanziale’: “Dire che lo Spirito Santo ‘è Signore’ era come dire che Egli condivide la “Signoria” di Dio, che appartiene al mondo del Creatore, non a quello delle creature. L’affermazione più forte è che a Lui si deve la stessa gloria e adorazione che al Padre e al Figlio. È l’argomento dell’uguaglianza nell’onore, caro a san Basilio Magno, che fu l’artefice principale di quella formula: lo Spirito Santo è Signore, è Dio.

La definizione conciliare non era un punto di arrivo, ma di partenza. E infatti, superati i motivi storici che avevano impedito una affermazione più esplicita della divinità dello Spirito Santo, questa verrà tranquillamente proclamata nel culto della Chiesa e nella sua teologia”.

Purtroppo tale definizione provocò ulteriori divisioni: “La Chiesa latina ben presto integrò questa affermazione aggiungendo, nel Credo della Messa, che lo Spirito Santo procede ‘anche dal Figlio’. Siccome in latino l’espressione ‘e dal Figlio’ si dice ‘Filioque’, ne è nata la disputa conosciuta con questo nome, che è stata la ragione (o il pretesto) per tante dispute e divisioni tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente”.

Non addentrandosi in questa diatriba il papa ha invitato ad un cammino insieme: “Non è certo il caso di trattare qui tale questione che, del resto, nel clima di dialogo instauratosi tra le due Chiese, ha perso l’asprezza di un tempo e oggi permette di sperare in una piena accettazione reciproca, come una delle principali ‘differenze riconciliate’. A me piace dire questo: ‘differenze riconciliate’. Fra i cristiani ci sono tante differenze: questo è di questa scuola, dell’altra; questo è protestante, quello… L’importante è che queste differenze siano riconciliate, nell’amore di camminare insieme”.

Quindi ha sottolineato che lo Spirito Santo è ‘vivificante’: “Superato questo scoglio, oggi possiamo valorizzare la prerogativa per noi più importante che viene proclamata nell’articolo del Credo, e cioè che lo Spirito Santo è ‘vivificante’, cioè dà la vita. Ci domandiamo: che vita dà lo Spirito Santo? All’inizio, nella creazione, il soffio di Dio dà ad Adamo la vita naturale; da statua di fango, lo rende ‘un essere vivente’. Ora, nella nuova creazione, lo Spirito Santo è Colui che dà ai credenti la vita nuova, la vita di Cristo, vita soprannaturale, da figli di Dio”.

Ed ecco la vera notizia ‘consolante’: “E’ che la vita che ci è data dallo Spirito Santo è vita eterna! La fede ci libera dall’orrore di dover ammettere che tutto finisce qui, che non c’è alcun riscatto per la sofferenza e l’ingiustizia che regnano sovrane sulla terra… Lo Spirito abita in noi, è dentro di noi. Coltiviamo questa fede anche per chi, spesso non per colpa propria, ne è privo e non riesce a dare un senso alla vita. E non dimentichiamo di ringraziare Colui che, con la sua morte, ci ha ottenuto questo dono inestimabile!”

In precedenza papa Francesco aveva ricevuto i membri della Società Italiana di Chirurgia in occasione del 126^ Congresso nazionale dal titolo ‘Il futuro del chirurgo – il chirurgo del futuro’, invitandoli ad essere custodi della vita: “Il vostro lavoro e la vostra missione saranno sempre importantissimi: vi invito perciò a essere custodi della vita di chi soffre. Anche quando una persona non può guarire, può però sempre essere curata, perché nessuno sia mai considerato o si senta uno scarto”.

Ed ha consegnato loro un’icona: “Ed a questo riguardo, stimati chirurghi, vorrei concludere consegnandovi un’icona che può ispirare il futuro della vostra professione: l’icona di Gesù medico delle anime e dei corpi (ossia di tutto l’uomo) narrata nella parabola del buon Samaritano. In essa, colui che si prende cura vede e si ferma senza fretta: ha compassione di chi incontra, gli si fa vicino e ne fascia le ferite. Vede, ha compassione, si fa vicino e ne fascia le ferite. Sono questi gli atteggiamenti che io vi raccomando: vedere con amore, provare compassione, farsi vicino e prendersi cura. E’ così che ogni buon medico diventa il prossimo del paziente”.

(Foto: Santa Sede)

Il Metodo Rondine: la sperimentazione arriva anche nelle scuole secondarie di primo grado

Oltre 500 persone a Rondine da tutta Italia e del mondo per l’Inaugurazione dei Percorsi Formativi a Rondine quest’anno per la prima volta nell’ambito della Giornata della Virtù Civile in Toscana promossa dall’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli. Il Benvenuto delle community ai nuovi 15 studenti della World House, alla classe del Quarto Anno Rondine e alle 32 Sezioni Rondine attivate in tutta Italia.

A Rondine torna a suonare la campanella del primo giorno scuola in una giornata che ha dato avvio ad un nuovo anno di formazione. Tre i principali percorsi formativi in partenza, tutti uniti dal Metodo Rondine.  Dal benvenuto alla nuova generazione degli studenti della World House provenienti da luoghi di guerra, all’avvio del nuovo anno scolastico nella Cittadella della Pace di Arezzo per i 31 studenti del Quarto Anno Rondine fino alla partenza delle nuove Sezioni Rondine nelle scuole di tutta Italia, che quest’anno per la prima volta è stata attivata anche nelle scuole medie o meglio secondarie di primo grado.

 Una giornata che ha visto il borgo di Rondine animato dalla presenza di oltre 500 persone provenienti da tutta Italia tra studenti, docenti e dirigenti scolastici ma che ha visto anche la forte partecipazione di tanti partner e autorità che hanno permesso la crescita delle opportunità formative di Rondine rivolte alla trasformazione creativa del conflitto:

“E’ un grande piacere essere qui insieme oggi. Come sapete, questo appuntamento di fine settembre è un momento di festa. Rondine ha la forza di fare festa nonostante quello che succede, non perché dimentica, ma perché ha speranza. Grazie a voi, venendo a Rondine regalate un pezzettino di fiducia: la Cittadella prende questo patrimonio e cerca di riprodurlo”, ha affermato il presidente di Rondine, Franco Vaccari, che continua: “Stamani, forse qualcuno l’ha potuto leggere nell’editoriale di Avvenire. Ho voluto ribadire che sì, la tregua è importante, ma senza il riconoscimento non può esserci tregua. Come nelle nostre relazioni personali: se non c’è riconoscimento, se sento che l’altro vuole solo la mia eliminazione, come posso arrivare a una tregua? Il riconoscimento, come in tutte le nazioni, ha bisogno di un investimento di fiducia. Se Rondine ha una sua forza, è perché tutti noi stiamo mettendo in questo francobollo di terra e nella sua esperienza la fiducia”.

Quest’anno inoltre, per la prima volta l’inaugurazione dei Percorsi formativi di Rondine, si è svolta nell’ambito della prima Giornata della Virtù Civile in Toscana promossa dall’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli con Rondine nel comune impegno per il dialogo, la convivenza pacifica e la cittadinanza attiva: ““Per me, questo è come un gemellaggio di due sogni che condividono idee e valori, valori straordinariamente incarnati dall’avvocato Giorgio Ambrosoli”, ha affermato in apertura il Presidente dell’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, Roberto Notarbartolo di Villarosa consegnando l’attestato della borsa di studio alla studentessa della World House Elina, proveniente dall’Armenia: “So che tornerete ai vostri paesi con carichi importanti e grandissime responsabilità, soprattutto quella di essere voi stessi semi di pace. Questo, come è stato raccontato questa mattina. Grazie soprattutto al vostro coraggio e alla vostra determinazione, insieme all’appoggio delle vostre famiglie. A voi giovani, a voi ragazzi così preparati, è possibile affidare la parte migliore del futuro del mondo. Questo è il nostro sogno”.

 A seguire il benvenuto di uno studente senior alla nuova generazione della World House di Rondine, composta dai 15 giovani kosovari, bosniaci, serbi, armeni, azeri, osseti, maliani, colombiani, che hanno accettato la sfida di incontrare il nemico e formarsi come leader di pace: “Qui, cammineremo insieme sul sentiero della pace, passando davanti alle nostre bandiere che non solo rappresentano i nostri paesi, ma anche noi stessi, con tutte le qualità che possediamo come esseri umani.

Impareremo ad accettare le differenze, abbracciare coloro che sono diversi, celebrare i compleanni degli altri come se fossero nostri e rallegrarci dei successi condivisi. Impareremo come creare la pace, e poi la riporteremo nei nostri paesi e, alla fine, nel mondo intero”, ha affermato Hamza, studente bosniaco dando il benvenuto ai nuovi compagni.

Grande novità di quest’anno l’attivazione della sperimentazione anche nelle scuole medie grazie all’adesione dell’Istituto Comprensivo Giovanni XXIII di Terranuova Bracciolini e dell’Istituto Comprensivo di Marciano e Lucignano: “Il metodo Rondine, come abbiamo capito questa mattina, offre ai nostri studenti e studentesse le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro e per imparare a stare al mondo. Per noi è veramente una grande opportunità poter iniziare con i ragazzini piccoli e dare loro la possibilità di imparare già da piccoli ad affrontare i conflitti e a sviluppare le competenze di educazione civica fondamentali. Grazie, grazie di cuore”, ha affermato Luisella Orsini dell’IC Giovanni XXIII.

Sezione Rondine avviata nel 2021 grazie alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico Provinciale e Regionale e alle scuole della provincia di Arezzo che sono state pioniere della sperimentazione, da quest’anno vede 12 nuovi Istituti aderenti che hanno accolto l’opportunità di offrire ai propri studenti un percorso che mira a trasformare i conflitti in opportunità di crescita e apprendimento, a rafforzare le competenze relazionali e stimolare la cittadinanza attiva. Tutto questo grazie agli oltre 600 docenti certificati con il Metodo Rondine dai percorsi formativi di Rondine Academy.

Tra i pilastri dell’offerta formativa la nuova figura professionale del tutor di classe, che ha un ruolo fondamentale e innovativo per promuovere la coesione degli studenti e del gruppo classe. La formazione dei tutor è garantita dal Corso di Alta Formazione promosso da Rondine in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La quarta edizione del corso sarà a gennaio e a breve saranno aperte le iscrizioni.

A Rondine, in presenza, anche molti dirigenti scolastici e docenti delle scuole aderenti. Il primo passo fondamentale per l’avvio della sperimentazione infatti è stata proprio la formazione dei docenti al Metodo Rondine da parte di Rondine Academy, che ad oggi vede già 600 docenti certificati con il Metodo Rondine che oggi trasferiscono la metodologia per la trasformazione creativa dei conflitti nelle scuole. Non solo corso, ad ottobre il Corso al Metodo Rondine per la prima volta sarà disponibile non solo ai docenti ma per chiunque voglia cambiare il proprio approccio nelle relazioni e imparare a disinnescare i piccoli-grandi conflitti quotidiani. Per informazioni https://rondine.org/formazione-metodo-rondine/

Sezione Rondine è realizzato nell’ambito del protocollo d’Intesa sottoscritto con il Ministero dell’Istruzione e del Merito ‘Accordo di collaborazione per la diffusione della sperimentazione ‘Sezione Rondine’ (Atti del Ministro R.0000021 27-09-2023). In collaborazione con Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca direzione Regionale Toscana Ufficio Scolastico Provinciale di Arezzo. Il progetto è finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo AID 012618/04/0 – Sezione Rondine. Con il sostegno di Enel Cuore Onlus. Con il contributo di Fondazione KPMG; Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro; Federcasse BCC–Credito Cooperativo.

Infine sul palco anche i 31 studenti provenienti da tutta Italia del Quarto Anno Rondine che hanno scelto di frequentare un anno di scuola internazionale nella Cittadella della Pace per crescere nella relazione, imparare a trasformare i conflitti e progettare il proprio futuro a servizio del bene comune con il Metodo Rondine.

 Il Ministero dell’Istruzione riconosce il progetto come percorso di sperimentazione per l’innovazione didattica. Il progetto è stato realizzato con il contributo di: Fondazione di Sardegna; Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo; Fondazione Cariplo; Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia; Fondazione Andrea Biondo Istituto di Cultura; Fondazione Cassa di Risparmio di Prato; Gecofin; Fondazione Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano; Fondazione ONLUS Niccolò Galli; Banca del Valdarno Credito Cooperativo – ‘borsa di studio in memoria di Bani Giovanni’; Fondazione Compagnia di San Paolo; Fondazione Finanza Etica; Fondazione Friuli; Fondazione Vincenzo Casillo; Fondazione il Cuore si Scioglie; Fondo di solidarietà Quarto Anno, amici e sostenitori.

Tra le istituzioni, presenti all’evento mons. Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro che ha voluto augurare un buon cammino di pace a tutti i giovani e agli intervenuti; l’assessore Simone Chierici, in rappresentanza del Comune di Arezzo; infine Lorenzo Pierazzi, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Arezzo, e il precedente Provveditore Roberto Curtolo.

Infine non poteva mancare un saluto dei sostenitori della Cittadella della Pace intervenuti tra cui Marina Perotti e Carla Revello, Consigliere Generali della Cassa di Risparmio di Cuneo; Stefano Betti, Rappresentante della Fondazione Cassa Risparmio di Prato; Giuseppe Morandini, Presidente della Fondazione Friuli, Giovanni Galli, Consigliere della Fondazione Niccolò Galli, e Federica Ferrarese della Banca del Credito Cooperativo del Valdarno. Sarà presente anche Emiliano Maratea, Responsabile Affari Istituzionali Appenninica presso ENEL; Matteo Antonelli, Area Manager Retail Toscana Sud e Guido Guidarini del team Sviluppo territoriale Centro Nord di UniCredit.

Papa Francesco: la presenza di cristiani in Terra Santa è speranza

“Cari fratelli e sorelle, penso a voi e prego per voi. Desidero raggiungervi in questo giorno triste. Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza, nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra. Il sangue scorre, come le lacrime; la rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace. Non mi stanco di ripetere che la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace. La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla”.

In questo giorno, ad un anno dall’attacco di Hamas ad Israele, papa Francesco ha scritto una lettera ai cristiani della Terra Santa in cui ha ribadito che la violenza non conduce alla pace, ringraziandoli della loro testimonianza: “E voi, fratelli e sorelle in Cristo che dimorate nei Luoghi di cui più parlano le Scritture, siete un piccolo gregge inerme, assetato di pace. Grazie per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto. Siete un seme amato da Dio”.

Questa presenza in Terra Santa è un germoglio di speranza: “E come un seme, apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l’alto, verso la luce, per portare frutto e dare vita, così voi non vi lasciate inghiottire dall’oscurità che vi circonda ma, piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza, perché la luce della fede vi porta a testimoniare l’amore mentre si parla d’odio, l’incontro mentre dilaga lo scontro, l’unità mentre tutto volge alla contrapposizione”.

Con questa lettera il papa si è rivolto specificamente a queste Chiese ‘martiri’, chiedendo di essere testimoni di una pace ‘non armata’: “Gli uomini oggi non sanno trovare la pace e noi cristiani non dobbiamo stancarci di chiederla a Dio. Perciò oggi ho invitato tutti a vivere una giornata di preghiera e digiuno. Preghiera e digiuno sono le armi dell’amore che cambiano la storia, le armi che sconfiggono il nostro unico vero nemico: lo spirito del male che fomenta la guerra, perché è ‘omicida fin da principio’, ‘menzognero e padre della menzogna’. Per favore, dedichiamo tempo alla preghiera e riscopriamo la potenza salvifica del digiuno!”

Ed ha espresso ‘vicinanza’ ai popoli del Medio Oriente: “Ho nel cuore una cosa che voglio dire a voi, fratelli e sorelle, ma anche a tutti gli uomini e le donne di ogni confessione e religione che in Medio Oriente soffrono per la follia della guerra: vi sono vicino, sono con voi. Sono con voi, abitanti di Gaza, martoriati e allo stremo, che siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere. Sono con voi, forzati a lasciare le vostre case, ad abbandonare la scuola e il lavoro, a vagare in cerca di una meta per scappare dalle bombe.

Sono con voi, madri che versate lacrime guardando i vostri figli morti o feriti, come Maria vedendo Gesù; con voi, piccoli che abitate le grandi terre del Medio Oriente, dove le trame dei potenti vi tolgono il diritto di giocare. Sono con voi, che avete paura ad alzare lo sguardo in alto, perché dal cielo piove fuoco. Sono con voi, che non avete voce, perché si parla tanto di piani e strategie, ma poco della situazione concreta di chi patisce la guerra, che i potenti fanno fare agli altri; su di loro, però, incombe l’indagine inflessibile di Dio”.

Infine una richiesta agli altri popoli a non dimenticare chi abita in Terra Santa: “Grazie a voi, figli della pace, perché consolate il cuore di Dio, ferito dal male dell’uomo. E grazie a quanti, in tutto il mondo, vi aiutano; a loro, che curano in voi Cristo affamato, ammalato, forestiero, abbandonato, povero e bisognoso, chiedo di continuare a farlo con generosità. E grazie, fratelli vescovi e sacerdoti, che portate la consolazione di Dio nelle solitudini umane.

Vi prego di guardare al popolo santo che siete chiamati a servire e a lasciarvi toccare il cuore, lasciando, per amore dei vostri fedeli, ogni divisione e ambizione. Sono con voi, assetati di pace e di giustizia, che non vi arrendete alla logica del male e nel nome di Gesù amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.

In una lettera a ‘Mondo e Missione’ suor Mariolina Cattaneo, missionaria comboniana della comunità di Betania, racconta la vita in Terra Santa: “Vivendo qui a Gerusalemme non possiamo dire di avere paura. I missili dell’altra sera sono stati più una curiosità che vera e propria paura; anche se le sirene della città, le strade completamente vuote, hanno sicuramente avuto un impatto anche su di noi. Ma poi, il giorno dopo la vita è ricominciata come se nulla fosse successo.

Eppure a un centinaio di chilometri da noi, a Gaza, il 95% delle costruzioni sono distrutte, un popolo è costretto a vivere da rifugiato ‘interno’… che poi oramai cosa significa? Vivere sulla spiaggia? Buttarsi direttamente in mare? Eppure nel vicino Libano si fa esperienza dell’incursione di un esercito straniero.

Eppure dall’altra parte del muro, nei territori occupati, i coloni sono sempre più violenti e sempre meno sanzionati dalle autorità. Così villaggi e popolazioni locali vengono minacciate in continuazione, gli ulivi pronti per la raccolta vengono distrutti. Certamente non dimentichiamo la profonda ferita del popolo israeliano che ha vissuto il 7 ottobre come reminiscenza di una possibilità di sterminio, come una ferita al proprio cuore”.

Ed ha raccontato la ‘forza’ di chi ha deciso di restare nella speranza della pace: “Ci sono però altre storie importanti che dobbiamo raccontare: la resilienza di un popolo che vive nell’apartheid ma che ha deciso di non fuggire, di resistere, di continuare a vivere; la forza del popolo di Gaza che continua a vivere malgrado le condizioni sempre più disumane in cui è costretto; l’opposizione ad un’ideologia che nega il diritto all’altro e all’altra di vivere, da qualunque parte ci si trovi.

Siamo qui nella speranza e nella convinzione che ci sarà un dopo, che sarà difficile e doloroso ma l’odio e la violenza non avranno l’ultima parola. Siamo qui nella fede che ci sarà la possibilità di costruire una Terra Santa migliore, un Israele, una Palestina in cui si può vivere in pace e nella mutua accoglienza”.

Oggi preghiamo e digiuniamo per la pace

“O Regina della pace… Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni”: è stata la preghiera che papa Francesco ha formulato ieri pomeriggio alla Madonna, al termine del rosario, nella Basilica di Santa Maria Maggiore per supplicare il dono della pace e la cessazione delle ostilità in Terra Santa, ma anche negli altri territori devastati dalle guerre.

Il papa si è rivolto alla Madre di Dio con la supplica del soccorso: “Accogli il nostro grido! Abbiamo bisogno del tuo sguardo, del tuo sguardo amorevole che ci invita ad avere fiducia nel tuo Figlio Gesù. Tu che sei pronta ad accogliere le nostre pene vieni a soccorrerci in questi tempi oppressi dalle ingiustizie e devastati dalle guerre, tergi le lacrime sui volti sofferenti di quanti piangono la morte dei propri cari, dei propri figli, ridestaci dal torpore che ha oscurato il nostro cammino e disarma i nostri cuori dalle armi della violenza”.

Il papa ha invocato la Madonna, in quanto anche Lei ha affrontato momenti difficili: “Anche a te, o Madre, la vita ha riservato difficili prove e umani timori, ma sei stata coraggiosa e audace: hai affidato tutto a Dio, hai risposto a Lui con amore, hai offerto te stessa senza risparmiarti. Come intrepida Donna della carità, in fretta ti sei recata ad aiutare Elisabetta, con prontezza hai colto il bisogno degli sposi durante le nozze di Cana; con fortezza d’animo, sul Calvario hai rischiarato di speranza pasquale la notte del dolore. Infine, con tenerezza di Madre hai dato coraggio ai discepoli impauriti nel Cenacolo e, con loro, hai accolto il dono dello Spirito”, continua Francesco nella sua supplica.

Ed infine ha chiesto alla Regina della pace la ‘conversione del cuore’: “Madre, rivolgi il tuo sguardo materno alla famiglia umana, che ha smarrito la gioia della pace e ha perso il senso della fraternità. Intercedi per il nostro mondo in pericolo, perché custodisca la vita e rigetti la guerra, si prenda cura di chi soffre, dei poveri, degli indifesi, degli ammalati e degli afflitti, e protegga la nostra Casa Comune…

Converti gli animi di chi alimenta l’odio, silenzia il rumore delle armi che generano morte, spegni la violenza che cova nel cuore dell’uomo e ispira progetti di pace nell’agire di chi governa le Nazioni”.

Parole anticipate al termine della recita dell’Angelus, in cui ha ricordato l’attacco terroristico alla popolazione israeliana, chiedendo la liberazione dei prigionieri israeliani: “Domani sarà passato un anno dall’attacco terroristico contro la popolazione in Israele, alla quale rinnovo la mia vicinanza. Non dimentichiamo che ancora ci sono molti ostaggi a Gaza, per i quali chiedo l’immediata liberazione. Da quel giorno il Medio Oriente è precipitato in una sofferenza sempre più grave, con azioni militari distruttive che continuano a colpire la popolazione palestinese”.

Al contempo ha chiesto il ‘cessate il fuoco’ contro la popolazione a Gaza e nel Libano: “Questa popolazione sta soffrendo tantissimo a Gaza e negli altri territori. Si tratta perlopiù di civili innocenti, tutta gente e che deve ricevere tutti gli aiuti umanitari necessari. Chiedo un cessate il fuoco immediato su tutti i fronti, compreso il Libano. Preghiamo per i libanesi, specialmente per gli abitanti del sud, costretti a lasciare i loro villaggi”.

Infine un appello agli Stati per garantire la pace con un invito alla preghiera: “Faccio appello alla comunità internazionale, affinché si metta fine alla spirale della vendetta e non si ripetano più gli attacchi, come quello compiuto dall’Iran qualche giorno fa, che possono far precipitare quella Regione in una guerra ancora più grande. Tutte le Nazioni hanno il diritto di esistere in pace e sicurezza, e i loro territori non devono essere attaccati o invasi, la sovranità deve essere rispettata e garantita dal dialogo e dalla pace, non dall’odio e dalla guerra. In questa situazione, è più che mai necessaria la preghiera”.

Nel frattempo a Vatican News il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa, ha raccontato la sua visita a Gaza: “Sì, sono riuscito a entrare a Gaza. E spero di poterci tornare. Il dovere di un pastore è esserci. Essere presente accanto al suo gregge. Volevo non solo essergli vicino ma anche capire in che modo aiutarli, essergli utile. Quando sono entrato a Gaza (e non è stato affatto semplice) ho trovato una situazione terribile, una città distrutta, dove l’assenza dei palazzi demoliti rende impossibile anche individuare le strade e quindi orientarsi. Una desolazione totale. Dall’altro lato invece ho trovato una comunità viva e commovente.

Erano sorpresi del mio arrivo, e con me del loro parroco, padre Gabriel, che era rimasto fuori da Gaza la mattina del 7 ottobre. Sono restato quattro giorni. Giorni di fatica e di speranza. Ciò che mi ha maggiormente colpito della comunità è che non ho percepito una sola parola di rancore, di odio, di rabbia. Niente. E questo mi ha sorpreso molto, perché umanamente, avevano tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiati e frustrati. Ho apprezzato tanto la presenza e il lavoro incredibile svolto dalle suore”.

Ed oggi è la giornata dedicata al digiuno e alla preghiera nell’anniversario della strage perpetrata da Hamas ai danni dei cittadini israeliani, tra i quali anche molti bambini con momenti di preghiera nelle diocesi, come il Rosario per la pace organizzato ad Assisi dalle Famiglie francescane e dalla diocesi, secondo la riflessione di mons. Domenico Sorrentino: “Nella situazione così complessa che si è creata non abbiamo che la preghiera che ci possa far pensare alla fine delle ostilità e di ritorno al ristabilimento della pacifica convivenza”.

A tale giornata hanno aderito anche le associazioni cattoliche, Agesci, Azione Cattolica Italiana, Comunione e Liberazione, Comunità di Sant’Egidio, Movimento dei Focolari, Acli: “Ogni giorno dilaga nel mondo la follia della guerra che coinvolge decine e decine di popoli e luoghi, spesso dimenticati. Non dobbiamo stancarci di chiedere l’immediato cessate il fuoco, di pregare e offrire il nostro lavoro perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’armonia degli sguardi”.

(Foto: Santa Sede)

Le Chiese pregano per la pace nel mondo

“Fratelli e sorelle, riprendiamo questo cammino ecclesiale con uno sguardo rivolto al mondo, perché la comunità cristiana è sempre a servizio dell’umanità, per annunciare a tutti la gioia del Vangelo. Ce n’è bisogno, soprattutto in quest’ora drammatica della nostra storia, mentre i venti della guerra e i fuochi della violenza continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni. Per invocare dall’intercessione di Maria Santissima il dono della pace, domenica prossima mi recherò nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove reciterò il santo Rosario e rivolgerò alla Vergine un’accorata supplica; se possibile, chiedo anche a voi, membri del Sinodo, di unirvi a me in quell’occasione. E, il giorno dopo, 7 ottobre, chiedo a tutti di vivere una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo. Camminiamo insieme. Mettiamoci in ascolto del Signore. E lasciamoci condurre dalla brezza dello Spirito”.

Così papa Francesco ha concluso l’omelia della celebrazione eucaristica nella festività degli Angeli custodi, che ha aperto il Sinodo dei vescovi, con cui oggi pomeriggio si reca nella basilica di Santa Maria Maggiore per pregare per la pace nel mondo, chiedendo a tutti i padri sinodali di partecipare, a cui si è unita la presidenza della CEI con l’invito a tutte le diocesi italiane ad unirsi alla preghiera del Rosario di domenica 6 ottobre ed a vivere la giornata di preghiera e di digiuno del 7 ottobre:

“Ogni giorno aumentano i pezzi di questa guerra mondiale che si abbatte su diversi popoli e numerosi luoghi, spesso dimenticati. Non dobbiamo stancarci di chiedere che tacciano le armi, di pregare perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’unione. E’ tempo di fermare la follia della guerra: ognuno è chiamato a fare la propria parte, ognuno sia artigiano di pace”.

Per tale momento l’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei ha preparato il sussidio per l’animazione liturgica e per la recita del Rosario:. “Sentiamo il peso degli orrori della guerra e delle campagne di odio che lacerano la convivenza umana in tante regioni del mondo. Con piena fiducia  e filiale abbandono volgiamo lo sguardo verso Maria, la Madre del Principe della Pace, perché accolga il nostro anelito di pace!” Con tali intenzioni la Chiesa pregherà per la pace nel mondo:

“Si spengano i fuochi di guerra che sconvolgono popoli e nazioni e si rinnovi in tutti la consapevolezza di una fraternità universale… per tutti i popoli oppressi dalla guerra: non perdano la speranza di un futuro di pace e con l’aiuto della diplomazia internazionale vedano sorgere nuove vie di dialogo… per i governanti: non cedano alla tentazione della violenza e della sopraffazione, ma perseguano scelte per custodire la pace e far crescere il bene comune”.

A Milano domani alle ore 13.00 è previsto un incontro di preghiera n incontro di preghiera dei dipendenti della diocesi ambrosiana e di Caritas Ambrosiana in arcivescovado, come ha sottolineato Luciano Gualzetti, direttore della Caritas Ambrosiana: “Ad un anno dagli atti terroristici che hanno dato inizio alla nuova, crudele guerra in Medio Oriente, Caritas Ambrosiana e l’intera rete Caritas sentono il dovere non solo di ribadire vicinanza spirituale e umana a tutte le popolazioni che sono vittime di tanta insensata violenza, ma anche di confermare e moltiplicare l’impegno ad aiutare feriti, sfollati, vulnerabili.

Ed a sostenere, con l’ostinazione della fede e della speranza, ogni esperienza di dialogo, di convivenza, di riconciliazione, anche la più piccola e apparentemente fragile, che fiorisce sui terreni accidentati dei conflitti contemporanei”.

La guerra in Medio Oriente, riaccesasi un anno fa in Israele e a Gaza, estesasi alla Cisgiordania, ora dilagata in Libano (con ramificazioni in Siria, Iran, Yemen e, si teme, Iran), mescola le ragioni ed i torti delle leadership politiche e militari dell’area, uccidendo la popolazione con decine di migliaia di morti innocenti e danni umanitari e infrastrutturali di proporzioni immani.

Inoltre in occasione del Capodanno ebraico, celebra tossi lo scorso 3 ottobre mons. Mario Delpini ha inviato al rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, un messaggio di augurio: “La situazione che stiamo vivendo domanda una partecipazione ancora più intensa. Il 7 ottobre, pochi giorni dopo la solenne ricorrenza, cadrà infatti il primo anniversario degli attentati terroristici che hanno sconvolto e segnato la vita di tante famiglie israeliane, innescando un conflitto che ancora non si spegne, e che anzi sembra ingrandirsi sempre più”.

Nel messaggio l’arcivescovo aveva sottolineato il precipitare della situazione mondiale: “Il clima che si respira a livello mondiale sembra avere cancellato parole come pace, fraternità, fiducia, vita insieme. Anche la parola ‘Dio’ fatica ad essere ascoltata. Con animo profondamente turbato, ci sentiamo immersi dentro un pellegrinaggio verso gli abissi del male, dell’odio, dell’ingiustizia.

Avvertiamo di doverci appoggiare con forza alla nostra fede per non essere vinti dalla paura e dallo sdegno e per trovare, nonostante tutto, una via di speranza… Assicuro il deciso sostegno della Chiesa Ambrosiana perché siano contrastati gli episodi di odio e le insorgenze di pregiudizi e accuse che pensavamo ormai consegnati alla storia”.

Anche il vescovo di Arezzo – Cortona – Sansepolcro, mons. Andrea Migliavacca ha indetto una giornata di preghiera e digiuno, in contemporanea alla Chiesa che è in Gerusalemme: “E’ importante e necessaria la preghiera di fronte all’insensatezza e violenza della guerra venga celebrata con l’intenzione ‘per la pace e la giustizia’, affinché si fermino le ostilità in tutto il mondo, con un pensiero per l’Ucraina ed in particolare per tutto il Medio Oriente. Ogni parrocchia inoltre, è libera di promuovere ulteriori momenti di preghiera e riflessione, come per esempio il Rosario per la pace, secondo le proprie possibilità.

Tutti i fedeli sono invitati dunque a partecipare all’iniziativa del 7 ottobre nella propria parrocchia, un’occasione per pregare anche per il viaggio che i vescovi toscani, insieme anche ad alcuni giovani, faranno (a Dio piacendo) in Terra Santa dal 14 al 17 ottobre come segno di vicinanza ai cristiani che vivono nella terra di Gesù e come appello per la pace”.

(Foto: Cei)

Mons. Raspanti: san Francesco segno di Cristo

Nel giorno del Transito di san Francesco, ha avuto ufficialmente inizio ‘La Sicilia ad Assisi’, le iniziative legate ai festeggiamenti in onore del Santo assisate che hanno invitato in Umbria oltre 5.000 pellegrini dalla Sicilia, ai quali si aggiungono molti che hanno raggiunto Assisi in autonomia o, comunque, senza una organizzazione legata alle diocesi.

Ad Assisi, già dalla mattinata del 3 ottobre, il Custode della Porziuncola, fr. Massimo Travascio, ha accolto gli ospiti nel Refettorietto del Convento di Santa Maria degli Angeli, che ha  rivolto un messaggio di benvenuto a tutti i convenuti nella sala e alle autorità presenti; la concelebrazione eucaristica è stata officiata da mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, rievocando le parole di Thomas Merton:

“Siamo in questa basilica, pellegrini di quell’immagine di Cristo povera e umile che è Francesco, perché vogliamo seguirne le orme, che con sicurezza ci rendono veri discepoli del divino Maestro. Venuti dalla Sicilia, siamo una porzione di Italiani che cerca in questo Frate del Medioevo un sicuro orientamento per il proprio cammino lungo una strada che appare piena di insidie.

L’olio che portiamo in dono raffigura noi stessi perché esprime il nostro desiderio di rimanere vicini a lui nelle sue spoglie mortali, qui custodite, per attingere alla sua ispirazione spirituale, conservata dai Frati, e non smarrire la giusta direzione”.

Riprendendo la lettera di san Paolo ai Galati mons. Raspanti ha affermato che san Francesco ha ricevuto il ‘segno’ di Cristo: “Questo segno fu concesso anche a Francesco ottocento anni fa, nel settembre 1224, quando ‘nel crudo sasso intra Tevere e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo, che le sue membra due anni portarno’, secondo la descrizione di Dante nella Commedia.

Così fu noto a tutti quanto egli fosse intimamente unito al Signore, il quale lo rendeva partecipe della propria dona zione amorosa per l’umanità e sigillava la missione di Francesco di ricostruire la sua Sposa, la Chiesa”.

Per questo san Francesco è patrono d’Italia: “I Padri della Repubblica, di tradizioni culturali e fedi diverse, i governanti e il popolo italiano hanno ben colto il nocciolo di questo messaggio, accogliendo Francesco quale patrono d’Italia dichiarato tale da papa Pio XII. Noi italiani tutti desideriamo così attingere alla sorgente della pace e della concordia per berne direttamente e diffonderla.

Siamo consapevoli di non essere qui dinanzi a valori, per quanto alti e preziosi, come la concordia e la fraternità, ma siamo dinanzi alle spoglie di un uomo con un vissuto che lo rende eccellente testimone e profeta che indica la sicura via della pace”.

E’ stato un invito al rinnovamento interiore: “Forse potremmo rischiare di dire che non riusciamo nell’odierna convivenza sociale ad accogliere il migrante, a frenare la violenza, a curare i deboli e i poveri, a respingere il malaffare proprio perché non riusciamo a raggiungere la sorgente dei valori, cioè il perdono e la riconciliazione, l’umiltà e la mitezza.

Se il risanamento non accade nel profondo delle radici, non vedremo mai i frutti dell’albero. Cristo crocifisso e Francesco, piccolo e stigmatizzato, hanno raggiunto il fondo risanando e inaugurando la nuova creazione”.

Mentre nei Primi Vespri del Transito di san Francesco mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo e vicepresidente della Conferenza Episcopale Siciliana, aveva sottolineato la ‘spoliazione’ del Santo: “Nelle prime due spoliazioni Francesco sveste il suo corpo delle vesti, rimanendo nudo, ma nell’ultima (con il sopraggiungere di ‘sorella morte’) si spoglia anche di ‘fratello corpo’ nudo… Per essere restituiti alla terra e all’abbraccio paterno e fraterno originario. La morte segna la totale consegna del suo corpo a Dio e ai fratelli”.

Tale Transito è un ammonimento a vivere ‘bene’ la morte, che conduce alla Vita: “La memoria del transito di Francesco, ci ridesta al nostro essere creature mortali, figli e fratelli/sorelle: creature, non Creatore, mortali non eterni; figli amati, non schiavi; fratelli/sorelle, non nemici catapultati nel mondo campo di battaglia. Fratelli e sorelle dell’unico Padre che ci affida la Terra come ‘Casa comune’ fraterna fragrante d’amore e di pace, come ‘Giardino fecondo’ con al centro l’albero sempreverde della Vita… Fatti di terra, per ritornare in nuda terra, per essere plasmati dalle mani di Dio cittadini della nuova Creazione, della Casa comune trasfigurata. Anche noi, come Francesco, con Francesco”.

Quindi tale Transito è un momento particolare per la conversione di molti: “Su quanti oggi hanno dimenticato di essere creature mortali e seminano nella Casa comune guerre, divisione, odio, parole aggressive, distruzione e morte violenta, soprattutto dei piccoli e degli inermi, la memoria del luminoso Transito di Francesco, Fratello universale, verace testimone di Cristo e di un cammino di piena e autentica umanità, sia audace segno profetico di conversione di mentalità e di cambiamento di rotta per il bene dell’umanità, per il bene della Casa-Terra”.

In occasione della festa del Transito è stato consegnato il riconoscimento di ‘Frate Jacopa, Rosa d’argento 2024’ a suor Alfonsina Fileti: questo premio non è solo un segno di stima per il servizio svolto da suor Alfonsina a favore delle famiglie in difficoltà, dei minori a rischio e delle donne vittime di violenza domestica, ma è anche un richiamo al ruolo importante che la Chiesa e le comunità locali svolgono nel sostenere i più vulnerabili.

(Foto: Conferenza Episcopale Siciliana)

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