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Papa Francesco ai giovani: non avete paura

“Domani il Myanmar celebra la festa nazionale in ricordo della prima protesta studentesca che avviò il Paese verso l’indipendenza e nella prospettiva di una stagione pacifica e democratica che ancora oggi fatica a realizzarsi. Esprimo la mia vicinanza all’intera popolazione del Myanmar, in particolare per quanti soffrono per i combattimenti in corso, soprattutto i più vulnerabili: bambini, anziani, malati, rifugiati, tra i quali i Rohingya. A tutte le parti coinvolte rivolgo un accorato appello affinché tacciano le armi, si apra un dialogo sincero, inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura”: così al termine della recita dell’Angelus papa Francesco ha invitato a pregare per la pace nel Myanmar, che domani commemora l’anniversario del primo sciopero degli universitari nel 1920.

Il mondo basato sulla violenza è debole senza salvezza: “Il ‘mondo’ di Ponzio Pilato è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite, cioè un mondo che purtroppo conosciamo bene. Gesù è Re, ma il suo regno non è di quel mondo, anche non è di questo mondo. Il mondo di Gesù, infatti, è quello nuovo, quello eterno, che Dio prepara per tutti donando la sua vita per la nostra salvezza. E’ il regno dei cieli, che Cristo porta sulla terra effondendo grazia e verità…

Fratelli e sorelle, Gesù parla a Pilato da molto vicino, ma questi gli resta lontano, perché abita in un mondo diverso. Pilato non si apre alla verità, anche se ce l’ha di fronte. Farà crocifiggere Gesù, e ordinerà di scrivere sulla croce: ‘Il re dei Giudei’, ma senza capire il senso di questa parola: ‘Re dei Giudei’, di quelle parole. Eppure il Cristo è venuto nel mondo, questo mondo: chi è dalla verità, ascolta la sua voce. E’ la voce del Re dell’universo, che ci salva”.

Inoltre ha invitato i giovani a partecipare alla GMG di Seul: “Oggi si celebra, nelle Chiese particolari, la 39ª Giornata Mondiale della Gioventù, sul tema: Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi (Is 40,31). Anche i giovani si stancano delle volte, se non sperano nel Signore! Saluto le delegazioni del Portogallo e della Corea del Sud, che hanno fatto il passaggio del ‘testimone’ nel cammino verso la GMG di Seoul nel 2027”.

Infine ha ribadito  le date dei due santi ‘giovani’: “Come ho già annunciato, il 27 aprile prossimo, nel contesto del Giubileo degli Adolescenti, proclamerò Santo il Beato Carlo Acutis. Inoltre, informato dal Dicastero delle Cause dei Santi che sta per concludersi positivamente l’iter di studio della Causa del Beato Pier Giorgio Frassati, ho in animo di canonizzarlo il 3 agosto prossimo durante il Giubileo dei Giovani, dopo aver ottenuto il parere dei cardinali”.

E nella celebrazione eucaristica di Cristo Re dell’Universo papa Francesco ha sottolineato in cosa consiste il Regno di Dio: “E’ una contemplazione che eleva ed entusiasma. Se però poi ci guardiamo attorno, quello che vediamo appare diverso, e in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l’incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati? E’ vero, si tratta di domande difficili, ma sono domande importanti”.

Nell’omelia il papa ha evidenziato le accuse a Gesù: “Il Vangelo odierno ci presenta Gesù nei panni dell’imputato… Però sa che la gente lo segue, ritenendolo una guida, un maestro, il Messia, e il Procuratore non può permettere che qualcuno crei scompiglio e turbamento nella ‘pace militarizzata’ del suo distretto. Perciò accontenta i nemici potenti di questo profeta indifeso: lo processa e minaccia di condannarlo a morte. E Lui, che ha sempre e solo predicato la giustizia, la misericordia e il perdono, non ha paura, non si lascia intimidire, e nemmeno si ribella: Gesù rimane fedele alla verità che ha annunciato, fedele fino al sacrificio della vita”.

Quindi ha chiesto ai giovani di non aver paura: “Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle ‘condanne’, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Care giovani e cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni. Per favore, siate concreti. La realtà è concreta. State attenti alle illusioni”.

L’altro monito riguarda il ‘consenso’: “E anche a voi, giovani cari, farà bene seguire il suo esempio, non lasciandovi contagiare dalla smania (oggi tanto diffusa), la smania di essere visti, approvati e lodati. Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno. Si riduce a ‘sgomitare’, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità. Per favore, state attenti a questo. La vostra dignità non è in vendita. Non si vende! State attenti”.

E’ stato un invito ad essere ‘trasparenti’: “Non siate ‘stelle per un giorno’ sui social o in qualsiasi altro contesto. Il cielo in cui siete chiamati a brillare è più grande: è il cielo dell’amore, è il cielo di Dio, l’amore infinito del Padre che si riflette in tante piccole luci: nell’affetto fedele degli sposi, nella gioia innocente dei bambini, nell’entusiasmo dei giovani, nella cura degli anziani, nella generosità dei consacrati, nella carità verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Pensate a queste cose, che vi faranno forti, tutti voi giovani”.

Sono ‘piccole luci’ che aiutano a salvare il mondo: “Queste piccole luci: l’affetto fedele degli sposi (cosa bella), la gioia innocente dei bambini (è una bella gioia questa!); l’entusiasmo dei giovani (siate entusiasti, tutti voi!); la cura degli anziani. Una domanda: voi avete cura degli anziani? Andate a trovare i nonni? Siate generosi nella vostra vita e caritatevoli verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Questo è il firmamento vero, in cui splendere come astri nel mondo: e per favore non ascoltate chi, mentendo, vi dice il contrario! Non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici. Quello che salva il mondo è la gratuità dell’amore. E l’amore non si compra, non si vende: è gratuito, è donazione di sé stessi”.

E’ stato un invito a vivere e non a vivacchiare: “Sorelle e fratelli, non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono ‘sfuggiti’ dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio . Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, che faccia avranno quando si presenteranno davanti al Signore?.. Anche a noi il Signore domanderà queste cose. Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere il cammino”.

E’ stato un invito, soprattutto ai giovani coreani a guardare alla Madre di Dio: “Voi, giovani coreani, riceverete la Croce del Signore, Croce di vita, segno di vittoria, ma non da sola: la riceverete con la Mamma. E’ Maria ad accompagnarci sempre verso Gesù; è Maria che nei momenti difficili è accanto alla Croce nostra per aiutarci, perché Lei è Madre, Lei è Mamma. È la nostra Mamma. Pensate a Maria.

Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, con la propria sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati dalla Mamma, Maria, senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale. La vostra dignità non ha bisogno di essere truccata. Andiamo avanti, contenti di essere per tutti, di essere nell’amore, e essere testimoni della verità. E per favore, non perdere la gioia”.

Infine la consegna della Croce: “Tra poco i giovani portoghesi consegneranno i simboli della GMG (la Croce e l’icona di Maria Salus Populi Romani) ai giovani coreani. Questi simboli vennero affidati ai giovani da san Giovanni Paolo II perché li portassero in tutto il mondo. 

E voi, cari giovani coreani, adesso tocca a voi! Portando la Croce in Asia voi annuncerete a tutti l’amore di Cristo. Abbiate coraggio! Abbiate il coraggio di testimoniare la speranza di cui abbiamo più che mai bisogno oggi. Là, dove passeranno questi simboli, possano crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio e la fratellanza tra i popoli. E per tutti i giovani vittime dei conflitti e delle guerre, la Croce del Signore e l’icona di Maria Santissima, siano sostegno e consolazione”.

(Foto: Santa Sede)

XXXIII  Domenica Tempo Ordinario: in marcia verso il Regno dei cieli!

La Liturgia oggi ci annuncia una grande novità che riguarda ciascuno di noi; appare duro pensare a queste cose ma è certo che questo mondo presto finirà: è necessario allora pensare, riflettere ed agire di conseguenza perchè è Parola di Dio. Non vuole essere un messaggio allarmistico ma un invito a riflettere per essere preparati. La prossima domenica è la festa di Cristo re e si conclude l’anno liturgico; la Chiesa liturgicamente ci ricorda che anche questo mondo finirà: non si tratta di una ipotesi ma lo ha affermato categoricamente Gesù, ed è parola di Dio! 

Lo constatiamo anche noi: basta pensare oggi alla fame nel mondo, alle guerre batteriologiche, all’arsenale atomico  e ci si accorge che lo stesso uomo ha già creato i presupposti per la distruzione di quanto Dio ha creato. L’uomo ha realizzato con le sue invenzioni i presupposti per autodistruggersi. La fine di questo mondo non è affatto una ipotesi assurda; come si lamentava Tibullo, poeta latino: l’uomo ha inventato le armi per difenderci dagli animali feroci e  noi li usiamo per ucciderci a vicenda. Oggi la Liturgia ci ripete le stesse espressioni apocalittiche: ‘II sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte’. Spontanea nasce la domanda: quando avverrà? quando finirà questo mondo? 

‘Il quando’ lo conosce solo il Padre, dice Gesù; il ‘quando’ è solo curiosità e non fa parte della sua missione salvifica: Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei cieli; la seconda venuta di Gesù non deve farci paura, essa è una promessa e non una minaccia. Il brano del Vangelo si ricollega al discorso della caduta di Gerusalemme, che Gesù previde ed annunciò agli Apostoli; questo evento si è consumato nell’anno 70 d. C. ad opera delle legioni romane.

Gesù era appena entrato a Gerusalemme, il popolo lo aveva accolto esclamando: ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore’; Gesù invece piange sulla città e ai suoi Apostoli, contenti per l’accoglienza riservata al Signore, preconizzò: di questa città e del tempio non resterà una pietra sull’altra, tutto sarà distrutto. Alla domanda dei suoi. ‘Signore, quando questo avverrà?’, Gesù confermerà dicendo non passerà una generazione. La storia ci conferma che nell’anno 70 d. C. l’esercito romano distrusse Gerusalemme, bruciò il tempio ed ancora oggi esiste solo ‘il muro del pianto’.

Allora come finirà il mondo? quando finirà?  Il ‘quando’ lo sa solo il Padre, dice Gesù; non perchè Gesù non lo sappia ma perchè ‘il quando’ non fa parte della sua missione salvifica. Gesù si è incarnato per salvare l’uomo ed indicare la strada vera per il Regno dei Cieli. E’ certo però che la crisi che travaglia oggi il creato, il senso di divisione e la fame nel mondo sono segni drammatici; l’uomo  non riesce a prendere coscienza che solo la pace, il senso di responsabilità, la condivisione, la solidarietà sono mezzi adatti a risolvere i gravi problemi dell’umanità. L‘uomo corre solo verso l’autodistruzione.      

Il  creato oggi presenta crepe terribili e tutte quelle realtà che sino ad ieri sembravano eterne (sole, luna, stelle, armonia cosmica )  sono destinate a finire. La realtà che ci circonda ci parla di segni premonitori anche se davanti a Dio mille anni sono come un giorno e un giorno come mille anni. Scopo della parola di Dio non serve a creare paure o spaventare perchè tutto ci parla sempre della potenza di Dio e della sua misericordia. Che il mondo finirà è cosa certa ed è parola di Dio; il ‘quando’ è solo nella prescienza infinita di Dio ed è  tristemente confortata dalla cattiveria umana che ha costruito le armi per l’autodistruzione.

Il Vangelo oggi ci invita a stare all’erta, essere preparati; la nostra fede infatti non si fonda sulla precisione di una data ma sulla Parola di Dio. Perchè la lettura di questo brano evangelico è stato fatto proprio in questa domenica? La ragione è semplice: siamo alla fine dell’anno liturgico; domenica prossima è la festa di Cristo Re: la Chiesa ci ricorda che come finisce l’anno, così finirà anche la nostra vita terrena; viviamo tutti in attesa del regno di Dio: tempi nuovi e terra nuova.

Il Signore certamente verrà e questo mondo sarà sconvolto; chi crede e sarà vigilante non lo teme ma lo spera. Ci aiuti la Madonna ogni giorno a liberarci dalla schiavitù del peccato e a vivere l’amore verso Dio e il prossimo; solo così saremo ben preparati in quel giorno.

XXIX Domenica Tempo Ordinario. La meta del cristiano: essere grande nel Regno dei Cieli 

Il brano del Vangelo ha due momenti: l’episodio dei due fratelli Giacomo e Giovanni; Gesù offre la dimensione vera del regno di Dio. Scrive Papa Francesco: siamo dinnanzi a due logiche diverse: gli Apostoli vivono secondo la logica mondana e vorrebbero solo emergere, si preoccupano chi dovrà occupare il primo posto o i posti più significativi; Cristo Gesù viceversa addita la logica divina che invita ad immergersi nella passione e morte dalla quale nasce la Nuova Alleanza per salvare l’uomo di tutti i tempi. 

Gesù evidenzia ai suoi discepoli che nel Regno di Dio regnare, comandare, occupare i primi posti significa ‘servire’. I Discepoli vedono duro il linguaggio del Maestro; si ribellano al pensiero della passione morte annunziata da Gesù e finiscono nella proposta avanzata dai due fratelli (Giacomo e Giovanni) di potere sedere accanto a Gesù l’uno a destra, l’altro a sinistra.: è la sete del primeggiare, la sete dell’interesse e dell’arrivismo proprio dell’uomo; è la logica mondana.

Vero è che Gesù amava definirsi ‘figlio dell’uomo’ ma questa parola nel linguaggio di Cristo acquista un significato diverso: secondo la logica terrena e la tradizione l’uomo è arrivista, autoritario, condottiero formidabile capace di debellare i nemici. Nella logica divina Gesù si definisce ‘Figlio dell’uomo’, perchè ama l’uomo, serve l’uomo, è pronto a dare la vita per salvare l’uomo. 

Gesù, vero Signore e Maestro, scegli di stare con i suoi discepoli  per insegnare ad anteporre la logica del servire alla logica del potere e del dominio; a porre al primo posto l’amore, il dare, offrire la propria vita piuttosto che mirare al propri tornaconto, all’utilità privata. Il Figlio dell’uomo è venuto per servire l’uomo e dare la sua vita in riscatto per tutti.

La Liturgia di questa domenica è quella che ci riporta proprio alla Liturgia pasquale; Gesù ne parla con chiaro simbolismo e chiede ai due discepoli; potete bere il calice che io bevo? ricevere il battesimo con il quale io sono battezzato? ed invita così i suoi a cambiare mentalità, accettare l’umiliazione e la sofferenza,  la purificazione del cuore,  rinascere ad una vita nuova e diversa.

Con il termine ‘Battesimo’ (dal greco = immersione) Gesù lascia intravedere le acque della sofferenza; Egli infatti sconfigge il mondo quando sale sulla Croce e crocifisso, morto e risorto, sconfigge la morte e dà vita alla sua Chiesa: il regno di Dio tra gli uomini. Lo stesso centurione romano ne dà conferma quando, vedendo morire Gesù al calvario, battendosi il petto, esclama: ‘Costui era veramente il Figlio di Dio’. 

Gesù non intende criticare il potere politico dove ognuno cerca di primeggiare sull’altro, ma vuole evidenziare che il modello politico non può essere preso a modello dai suoi discepoli  dove regnare è amare, amare è servire. Lo spirito del Vangelo, il servire esige ‘compassione’ sincera e partecipazione ai bisogni dell’uomo; in una parola: amore che = ti voglio bene;  voglio il tuo bene e non cerco la mia utilità.

Questo è Cristo Gesù, il Figlio di Dio su cui siamo chiamati a modellare la nostra identità di cristiani, il nostro ruolo nella Chiesa e nella società civile.  La storia è maestra della vita! In venti secoli di cristianesimo quanti  re, imperatori, uomini politici del presente e del passato si sono lievitati a questa scuola?; si sono immedesimati non con le parole ma con i fatti a seguire il messaggio di Cristo?

Quanti nella Chiesa Papi, Vescovi, Sacerdoti e Laici impegnati si sono adoperati a modellare il proprio comportamento al messaggio cristiano?. Il Vangelo ci invita oggi a riflettere, a meditare sul messaggio di Cristo Gesù: ‘Fra voi però non è così, chi vuole essere grande tra voi, si farà vostro servitore; chi vorrà essere il primo tra voi sarà il servo di tutti’.

L’ambizione di Giacomo e Giovanni, che cercano i primi posti, sollecita Gesù ad insegnare ai suoi discepoli quale è la vera grandezza: non dominare sugli altri ma servire i fratelli con amore  e rivolgersi al Signore con umiltà e accostarci a Dio  con piena fiducia come il bambino con i genitori e attendere con serenità di figli il compimento della sua volontà.

Vi ho dato l’esempio, dice Gesù, come ho fatto io, fate anche voi. Amare allora come ha amato Gesù; amare non per quello che gli uomini possono darti ma per quello che sono; l’amore, se è vero amore, è disinteressato.

XI Domenica del Tempo Ordinario: la logica di Dio e la logica dell’uomo

La parabola del Vangelo ha un significato valevole per ogni tempo. Con la parabola Gesù ci invita a riflettere sulla natura del Regno dei cieli, istituito da Cristo Gesù, frutto della Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo. Detta parabola ha un significato valevole per ogni tempo. La tentazione dell’uomo: il desiderio di cogliere subito l’intervento di Dio in determinate situazioni; il silenzio di Dio, che rispetta sempre la libertà delle scelte dell’uomo, vanifica le nostre speranze e ci riteniamo delusi.

Tale sonno o silenzio di Dio è un tema molto ricorrente e talvolta qualcuno a causa di esso ipotizza ‘la morte di Dio’, mentre Dio è e rimane sempre il Vivente e non si lascia travolgere dalla logica umana o dalla sua storia. Il contadino, il seminatore della parabola sa bene che una cosa è il tempo dell’uomo, un’altra cosa è il tempo di Dio. Il Regno di Dio Gesù lo raffigura ad un seme gettato sul terreno; un seme, vuoi o non vuoi, destinato a diventare albero e a produrre frutti: l’iter della sua crescita non dipende dall’uomo ma dall’amore misericordioso di Dio.

Il Regno di Dio è paragonabile anche ad un granello di senapa,  destinato a diventare albero: la sua crescita non dipende dall’azione dell’uomo, ma è opera dello Spirito santo. Compito dell’uomo è seminare, lavorare ed attendere i tempi di Dio; confidare nella forza della grazia, nella volontà salvifica di Dio e nella onnipotenza divina che supera sempre i nostri piani. La Chiesa ha la responsabilità del gesto iniziale: seminare, predicare il vangelo e testimoniarlo con la vita; lasciare poi al terreno, al cuore dell’uomo, il compito di fare il suo lavoro: ‘dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come? Egli stesso non lo sa!’

E’ Dio che fa crescere  nell’uomo il seme della sua parola. Questo seme non cresce o si sviluppa secondo i calcoli o la logica umana, ma solo secondo la logica divina. Nella logica umana prevale l’egoismo, l’orgoglio, la prepotenza; la logica divina ha come fondamento la fede, l’umiltà, l’amore. Le due parabole hanno come sfondo comune il campo, il seminatore, il seme; poi emerge la sproporzione tra l’opera umana (del seminatore, dell’evangelizzatore) e l’opera divina; da qui lo stupore perché questo regno è soprattutto opera divina: lo Spirito Santo è il solo fecondatore del Regno dei cieli.

La Chiesa, sorta come seme di senapa, nonostante la debolezza e la fragilità dell’uomo, dura da due mila anni e la sua storia continua: si sono accanite le persecuzioni per distruggere questa Chiesa dal sinedrio ebraico all’impero di Nerone, di Diocleziano con la sua persecuzione scientifica, a Napoleone, che si diceva fiero di avere seppellito l’ultimo Papa, a Garibaldi che aveva osato dire: ‘con le budella dell’ultimo Papa, abbatterò l’ultima Chiesa’: tutti personaggi storici dei quali rimane solo un pallido ricordo, mentre la Chiesa, come una barca in un mare tempestoso, continua intrepida il suo cammino e ‘le porte degli inferi non prevarranno’ perché al timone della barca c’è sempre lo stesso Cristo Gesù  e lo Spirito Santo.

Il vero cristiano, il seminatore è chiamato  ad essere uomo nuovo nel modo di pensare e di agire. Essere uomini nuovi dentro il cuore: questo è il presupposto indispensabile per un rapporto reale e non farisaico, concreto e gradito a Dio. Gesù affidando alla Chiesa il compito di ‘seminare’ ha detto: ‘Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni con gli altri’ ed il pontefice san Paolo VI esortava i cristiani ad essere impegnati a costruire la nuova civiltà dell’amore.

Amore è rispetto, è comprensione, è simpatia, è condivisione. La civiltà futura o sarà civiltà dell’amore o non sarà vera civiltà. Scriveva san Giovanni Paolo II: la vera realtà rivoluzionaria è costruire rapporti disinteressati, rapporti di amore perché Dio è amore. Questo Regno cresce anche se l’Agricoltore dorme perché il regno di Dio non è opera umana ma opera divina posta nelle mani degli uomini. Allora, amico che ascolti, agiamo  come se tutto dipendesse da noi ma con la ferma certezza che tutto è opera di Dio e ciascuno di noi è strumento nelle sue mani.

Eletta la nuova Direzione Provinciale dei Missionari del Preziosissimo Sangue

Dal 15 al 18 aprile tutti i Missionari del Preziosissimo Sangue, appartenenti alla Provincia Italiana, si sono ritrovati a Roma, presso la Curia Provincializia, per eleggere il nuovo Consiglio Provinciale che sarà in carica per il quadriennio 2024 – 2028.

Dopo alcuni momenti di preghiera e incontro in tavoli sinodali, invocando lo Spirito Santo e chiedendo l’intercessione del Fondatore, San Gaspare del Bufalo, i Missionari presenti hanno eletto il nuovo Consiglio così formato:

Don Benedetto Labate, Direttore Provinciale; Don Giovanni Francilia, primo consigliere e Vice Provinciale; Don Vincenzo Giannuzzi, secondo consigliere; Don Oliviero Magnone, terzo consigliere e Rappresentante Giuridico; Don Emanuele Ruggeri, quarto consigliere e Segretario Provinciale.

La Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, fondata da San Gaspare del Bufalo il 15 agosto 1815 presso l’Abbazia di San Felice in Giano Dell’Umbria (PG), si dedica al servizio della Chiesa attraverso l’attività missionaria del ministero della parola, che abbraccia l’impegno di difendere la dignità umana, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato. I Missionari del Preziosissimo Sangue prendono parte alla missione apostolica della Chiesa annunciando il mistero di Cristo che ha redento e riconciliato tutti nel suo Sangue, per farli partecipi del Regno di Dio. La devozione al Preziosissimo Sangue è oggi diventata una vera e propria spiritualità che abbraccia tutta la fede e tutta l’esistenza umana.

La Provincia Italiana dei Missionari del Preziosissimo Sangue si estende, sul territorio italiano, da Rimini fino a Messina, con la presenza di un’Abbazia e Centro di Spiritualità (Giano dell’Umbria); due Santuari (Albano Laziale e Rimini); tre Rettorie (Roma, Sonnino e Putignano) e otto parrocchie (Bologna, Firenze, Roma, Benevento, Bari, Putignano e Messina). Inoltre, la Provincia Italiana opera anche a sostegno dell’ospedale ‘San Gaspare’ di Itigi, in Tanzania e della comunità di Mamurras, in Albania.                                                                                                                                                        

Quinta Domenica Tempo Ordinario: la speranza cristiana è il Regno dei Cieli   

Il Vangelo ci presenta una giornata-tipo del ministero di Gesù incentrata a Cafarnao. Gesù dà inizio alla sua vita pubblica visitando  zone dove pulsa la vita, luoghi di preghiera (sinagoga) e gente che soffre.  Uscito dalla sinagoga, si reca a casa di Simone (detto Pietro) ed Andrea. Ospite inatteso, trova la suocera di Simone con la febbre e, pregato, la prende per la mano e la febbre sparisce.

Terza Domenica  del Tempo Ordinario. Il segno dei tempi: la Chiamata

Nella prima omelia Gesù si presenta al popolo dicendo: ‘Il tempo è compiuto; il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo’. Per realizzare il suo progetto Gesù, passando lungo il mare di Galilea, si ferma, vede due pescatori che gettavano le reti in mare, due lavoratori, e li invita: ‘Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini’. I due erano Andrea e Simone, suo fratello. Più oltre vede altri due: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; anch’essi invitati, lasciano tutto, anche il padre, e lo seguono. Gesù chiama personalmente e direttamente a seguirlo.

Natale: il dono delle scarpe

Hanno camminato tanto, infinitamente, tra deserto e frontiere. Dal Senegal come Moussa, dalla Guinea Conakry come Aboubakr o dal Ghana… Sfiniti, hanno attraversato Mauritania, Mali, Algeria. Sono decine e decine, girano per Rabat, ormai in Marocco, chiedendo l’elemosina, raccolgono 25-30 dirham al giorno (2-3 €). Sono giovani migranti subsahariani,  cercano ad ogni costo di entrare in Spagna. Anche a costo  della vita. E lo sanno.

XXIX Tempo Ordinario: Dio e Cesare; Chiesa e Stato

La tensione tra Gesù ed i suoi interlocutori ancora alquanto velata nella parabola del ‘Banchetto nuziale’, si fa ora aperta. Oggetto del  contrasto tra Gesù e i Farisei  riguarda questa volta il tributo a Cesare. ‘E’ lecito o no pagare il tributo a Cesare?’ Era certamente una trappola: se Gesù avesse detto:  Dovete pagare! Si sarebbe alienata la simpatia e stima di tutto il popolo;  se avesse detto: No!, non dovete pagare! Allora Gesù poteva legittimamente  essere accusato a Cesare come sobillatore del popolo. 

Mons. Pizzaballa: il perdono rivela la tenerezza di Dio

Sono stati giorni intensi quelli vissuti a Santa Maria degli Angeli durante la festa del Perdono di Assisi: tutto è cominciato nel 1216, quando san Francesco, immerso nella preghiera alla Porziuncola, chiese a Dio il dono che chiunque entri in questa piccola chiesa, potesse ricevere da Dio il Perdono completo di tutti i peccati, o in poche parole, il dono dell’Indulgenza. Dopo che il Santo di Assisi chiese il permesso al papa, da allora la Porziuncola divenne meta di tantissimi pellegrini assetati di un amore capace di guarire.

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