XVII Domenica del Tempo Ordinario: il tesoro nascosto è il Regno di Dio

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Il brano del Vangelo ci presenta in questa domenica tre parabole di Cristo Gesù; la settimana scorsa le parabole riguardavano la natura del regno di Dio; quelle di oggi evidenziano l’atteggiamento dell’uomo riguardo al Regno di Dio, vero Tesoro per l’uomo redento da Cristo. Nella scelta di un tesoro non ci si può ingannare; Gesù stesso ci mette in guardia: ‘Non accumulate tesori sulla terra che la ruggine consuma e i ladri rubano, ma accumulate tesori nel cielo anche perché dove c’è il tuo tesoro, là c’è il tuo cuore’.

Il tesoro vero, di cui parla Gesù, è il Regno dei cieli, la condizione nuova in cui entra chi accoglie il programma delle beatitudini. Chi scopre questo tesoro è necessario che punti tutto pur di conseguirlo. Da qui le tre parabole: a) il contadino, che scopre un tesero nel campo, vende tutto per acquistare il campo e il relativo tesoro; b) un mercante di pietre preziose se trova una perla più preziosa, vende tutto per acquistarla; c) Il regno di Dio è come una rete buttata nel mare, prende ogni sorta di pesce; il pescatore poi individua il pesce buono da quello meno buono.

Acquistare il Regno di Dio è il vero tesoro, la perla veramente preziosa perché assicura la vita eterna, la vita beata per tutta l’eternità. Purtroppo tanti, che pur si dicono cristiani, vivono un cristianesimo rassegnato, vivacchiante, annacquato, non è certamente il cristianesimo di Cristo Gesù. Il mondo sensibile spesso ipnotizza; la vita mondana, che è solo esteriorità, spesso seduce l’uomo.

Gli spettacoli, le danze, gli svaghi sono cose buone, ma sono passeggere, provvisorie; cose alla fine ti lasciano il vuoto nel cuore e l’amaro in bocca. L’uomo vero non solo questo corpo che oggi è bello, domani invecchia e muore. L’uomo ha in sé valori eterni, infiniti.

La presenza di Dio in te è ciò che ti rende grande davanti a Dio, rende felice e serena la tua esistenza; ti fa guardare avanti con gioia e serenità. Il tuo vero Io è quello che non muore con il corpo e ti accompagna, dopo la morte terrena, davanti a Dio.

Oggi è difficile trovare un uomo, come Salomone che, divenuto re ancora giovanissimo, chiede a Dio attraverso il Profeta di avere la ‘sapienza’ per meglio guidare il popolo di Dio. eppure, cari amici, il regno di Dio è il vero grande tesoro, è l’irruzione di Dio in noi nella persona di Cristo Gesù, è vita divina, è comunione con Dio. E’ un tesoro, anzi è l’unico grande tesoro e chi lo possiede ha veramente tutto.

Dirà Gesù: ‘Che giova all’uomo guadagnare tutto il mondo se poi perde l’anima?’ Questa vita terrena presto o tardi finirà; il denaro accumulato lo lascerai; i beni materiali sono soggetti alla ruggine e ai ladri.

I valori veri sono quelli eterni, che riguardano Dio e il nostro rapporto con Dio, che è amore ed è Padre misericordioso; e Gesù ci ricorda: ‘Meglio andare in cielo con un occhio, con un braccio che nel fuoco con due’.

Unico vero tesoro è il regno dei cieli, dove Gesù ci ha preparato un posto nel rispetto della nostra libertà: Gesù vuole tutti salvi, ma si salva chi si vuole effettivamente salvare, chi sceglie questo incomparabile tesoro.

E’ un tesoro che non abbaglia come l’oro; non promette prestigio o posti di comando, né potenza economica: il suo valore è tutto nel cuore. A chi possiede questo tesoro sono richiesti rinunce e sacrifici: ‘Chi vuole essere mio discepolo, dice Gesù, prenda la croce e mi segua’.

E’ necessario seguire Cristo nei misteri della gioia come nei misteri del dolore; solo a queste condizioni viviamo nella fondata speranza di ascoltare le parole di Gesù: ‘Venite benedetti dal Padre mio!, prendete possesso del Regno’. 

La caratteristica del possesso vero di questo tesoro è la gioia che scaturisce nel cuore; una gioia piena che nasce dalla consapevolezza che non siamo mai soli e di avere trovato il vero tesoro. Una gioia che ti aiuta a compiere anche decisioni coraggiose che costano sacrifici. Il Regno di Dio è il cristianesimo della gioia; non esistono Santi tristi o musoni! 

Il vero cristianesimo, la vita cristiana è bellezza, è gioia, è passione; purtroppo tante volte dall’uomo viene ridotto a pratiche da adempiere, itinerari da percorrere, doveri da compiere. Quando nella preghiera diciamo: ‘Venga il tuo regno…’, cosa effettivamente chiediamo?

Invochiamo di potere incontrare un samaritano capace di fermarsi a curare le nostre ferite; chiediamo l’arte di lavare i piedi l’uno all’altro; chiediamo che uomini e donne siano sempre disposte a fare del discorso della montagna il loro vero stile di vita; chiediamo di poter vivere l’amore come Cristo Gesù ci ha amati.

Credere, avere fede fa bene perché la realtà vera non è solo quella che si vede: ciò che si vede spesso è solo apparenza, cosa superficiale; il regno di Dio è realtà sostanziale. Le tre parabole sono molto concrete; di esse la terza: la rete in mare ci ricorda quella della zizzania; ci ricorda che il bene e il male spesso si trovano a convivere: tutto ciò non deve farci perdere la gioia di vivere.

Nostro compito è sapere convivere anche con i cattivi e i malvagi, con i simpatici e gli antipatici; aiutare il fratello, se ha bisogno, perché si converta e viva. Mai essere giudici inesorabili  di nessuno ma operatori di giustizia e di pace. In fine sarà il Signore a dividere i pesci buoni  da quelli cattivi.

Sac. don Pietro Pisciotta

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