Terza Domenica  del Tempo Ordinario. Il segno dei tempi: la Chiamata

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Nella prima omelia Gesù si presenta al popolo dicendo: ‘Il tempo è compiuto; il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo’. Per realizzare il suo progetto Gesù, passando lungo il mare di Galilea, si ferma, vede due pescatori che gettavano le reti in mare, due lavoratori, e li invita: ‘Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini’. I due erano Andrea e Simone, suo fratello. Più oltre vede altri due: Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo; anch’essi invitati, lasciano tutto, anche il padre, e lo seguono. Gesù chiama personalmente e direttamente a seguirlo.

Essere discepoli di Gesù, seguire Cristo oggi appare molto scomodo; ma in verità non è stato mai facile e divertente. Ricordate l’episodio del profeta Giona (cfr. Giona 3,1-5) Gesù, in realtà, non cerca mai sfaccendati, disoccupati, amanti del dolce fa nulla; Gesù cerca lavoratori. Tutta la Bibbia è piena di esempi assai validi:  Mosè e David sono chiamati mentre seguono le loro pecore al pascolo; il re Saul stava cercando le asine di suo padre; il profeta Eliseo arava la terra con sei paia di buoi; i quattro del Vangelo aggiustavano le reti e si preparavano alla pesca.

Tutti avevano un lavoro, una famiglia, la salute e, soprattutto, tanta fede; eppure sentivano che mancava loro qualcosa di essenziale: la vita non può essere solo mangiare, pescare, dormire, fare l’amore; e poi di nuovo: mangiare…: i quattro del Vangelo conoscevano tutto di quel mare, conoscevano tutte le rotte per pescare. Gesù offre loro la rotta del mondo: ‘Vi farò diventare pescatori di uomini’.

L’uomo saggio, che crede nei grandi valori della vita, non guarda solo il ritmo quotidiano, ma alza gli occhi per guardare soprattutto i segni dei tempi, cogliere il linguaggio di Dio, ascoltare Gesù che passa, invita, chiama ed addita una meta più ampia. Nel discorso di Gesù si colgono due situazioni: A) una oggettiva: ‘il tempo è compiuto’, cioè non c’è più tempo da perdere. E’ quel momento fatale in cui ti accorgi che Dio è amore e ti sta guardando con occhi di predilezione.

B) Una situazione soggettiva: ‘convertitevi e credete al Vangelo’: convertirsi significa prendere coscienza  che siamo tutti ‘parrocchiani’, pellegrini in marcia verso la casa del Padre; le cose terrene sono solo provvisorie: anche lo stesso matrimonio e i figli. Il matrimonio è una forma di vita voluta da Dio, buona, meravigliosa ma provvisoria; esiste e passa come tutte le cose del mondo. Il matrimonio è il mezzo per meglio servire e camminare nella via del Signore, ma è sempre provvisorio.

Vivere santamente il matrimonio significa: marito e moglie, genitori e figli sostenetevi a vicenda per meglio compiere il cammino della vita. Nella risurrezione il vincolo matrimoniale non viene troncato, distrutto ma spiritualizzato: sarà un vincolo che farà gioire per l’amore e la fedeltà. Il tempo è compiuto, dice Gesù: Dio è amore e ci ama. Il vero cristiano non può limitarsi a credere in Dio, ma deve seguire e testimoniare Cristo Gesù con le parole e le opere.

Allora: credere e convertirsi: convertirsi è un’azione nostra, che rispecchia proprio l’agire dell’uomo. Gesù riconosce ed ha fiducia nelle qualità proprie dell’uomo. Ha creato l’uomo libero e rispetta tale libertà; ecco perché dice a ciascuno di noi: ‘Tu, se vuoi, puoi cambiare’, allora cambia te stesso, il tuo modo di vivere: convertitevi! Non fare della tua vita una prigione, né del tuo cuore una gabbia chiusa.

Tu puoi cambiare ammettendo i tuoi errori, rivedendo le tue decisioni e vivendo secondo il Vangelo. Poni la tua sicurezza e stabilità nella Parola di Dio, nel Vangelo. Gesù non usa mezze parole ma ci invita a riflettere sull’essenziale. Si tratta allora di cambiare mentalità alla luce della parola di Dio. Ascoltata la chiamata di Cristo, occorre disponibilità, impegno e gioia nell’operare. Dio non delude mai.

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