Mons. Pizzaballa: il perdono rivela la tenerezza di Dio

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Sono stati giorni intensi quelli vissuti a Santa Maria degli Angeli durante la festa del Perdono di Assisi: tutto è cominciato nel 1216, quando san Francesco, immerso nella preghiera alla Porziuncola, chiese a Dio il dono che chiunque entri in questa piccola chiesa, potesse ricevere da Dio il Perdono completo di tutti i peccati, o in poche parole, il dono dell’Indulgenza. Dopo che il Santo di Assisi chiese il permesso al papa, da allora la Porziuncola divenne meta di tantissimi pellegrini assetati di un amore capace di guarire.

Quest’anno, questo straordinario dono dell’Indulgenza è stato introdotto grazie ad un Triduo di preparazione tenuto da Sua Beatitudine, mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme. In questo Triduo, le sue meditazioni hanno permesso di percepire la tenerezza e la misericordia di Dio attraverso le figure dei primi patriarchi d’Israele (Abramo, Isacco, Giacobbe) con dei riferimenti sia ai punti cruciali della vita di san Francesco, sia alla storia della Terra Santa, che nella solenne celebrazione eucaristica della festa del Perdono ha sottolineato che Dio salva:

“Un momento centrale dell’esperienza spirituale di san Francesco, momento in cui ha voluto che tutti potessero ‘andare in Paradiso’, fare cioè l’esperienza della salvezza, del perdono, dell’incontro pacificante con il Risorto. Ed ha voluto legare questo momento così particolare, alla memoria della Beata Vergine, alla quale questa cappella è dedicata, e alla sua intercessione…

‘Lo chiamerai Gesù’, che significa ‘Dio salva’. Secondo l’angelo Gabriele, Gesù sarà un Salvatore, sarà grande e il Suo Regno sul mondo non avrà fine. E’ un’affermazione importante, carica di speranza, eppure sembra così lontana dalla nostra esperienza”.

Esaminando la situazione del mondo il patriarca di Gerusalemme ha constatato che la realtà è diversa da quella annunciata nel Vangelo: “Più in generale, se alziamo lo sguardo su quanto accade nel mondo, davvero non si ha l’impressione che Cristo regni sul mondo: le guerre e le divisioni in corso sono tantissime, non solo in Terra Santa, non solo in Ucraina, e sono in continuo aumento. Ma non troviamo le divisioni solo nella politica. Nelle scuole, nelle famiglie e nelle comunità le contrapposizioni e le divisioni sembrano essere sempre più frequenti e diffuse…

Voglio semplicemente dire che da un lato, l’angelo Gabriele annuncia l’inizio di un nuovo Regno di salvati, dall’altro però vediamo intorno a noi tanta desolazione, da indurci a pensare che, in fondo, il mondo non sia davvero salvato, che il Regno di Cristo non abbia davvero fatto breccia nella vita degli uomini”.

Ma allora dove è possibile vedere l’azione di Dio nel mondo?, si è chiesto mons. Pizzaballa: “Diciamoci la verità: noi non crediamo più, o non crediamo abbastanza all’azione di Dio nella storia, nella nostra vita. Le vicende che abbiamo vissuto e che viviamo in questi anni, personali e sociali e, forse, anche un certo pensiero teologico, ci parlano di un Dio che rispetta la libertà, che si “contrae” per fare spazio all’uomo, che soffre con la sua creatura, che condivide il dolore, che cammina per le vie dell’amore piuttosto che della potenza.

Sono tutte cose vere, anzi, verissime. Eppure, rischiano di fermarsi a un aspetto e di esaurire il Suo amore in un sentimento di vicinanza, che tutto condivide, ma nulla salva. Oggi qui a ad Assisi, nella cappellina di S. Maria degli Angeli, invece, ci viene rivelato che, in Gesù, ‘Dio salva’! Il suo amore, la sua compassione, la sua misericordia sono attive, vere, forti. Oggi ci viene detto che il suo amore non è un sentimento, ma una decisione”.

Ma Dio è Creatore e san Francesco con la festa del Perdono ha chiesto per tutti la salvezza divina: “Era questo, in fondo, il desiderio di Francesco con la richiesta dell’indulgenza plenaria per questo luogo e in questo giorno: che quell’Amore che si è fatto carne potesse arrivare a tutti, che tutti ne facessero esperienza, che tutti potessero incontrare il Risorto e fare esperienza di salvezza. A Dio che vuole salvare, corrisponde Maria che vuole diventare madre. Forse dimentichiamo anche questo”.

Questo è un altro passaggio fondamentale, perché Dio chiede la condivisione umana per salvare l’umanità: “L’obbedienza di Maria non è passività. Siamo così abituati a parlare e contemplare il ‘sì’ della Vergine, da pensare, a volte, che Ella si sia limitata ad accogliere la volontà di Dio, a diventarne una sorta di mera esecutrice.

Maria, invece, entra nel disegno di Dio e lo fa proprio, lo condivide, lo ‘sposa’, come dimostra la visita a Elisabetta… Il ‘sì’ di Maria, dunque, non va letto solo come l’accoglienza del disegno di Dio, ma come una positiva volontà, come una decisione di partecipare alla salvezza del mondo”.

In questo senso la fede è forza di ‘cambiamento’: “Come Francesco d’Assisi, questo mondo noi non vogliamo solo amarlo, noi vogliamo salvarlo. Per il cristiano, amare vuol dire salvare, anche a costo della vita.

Il cristiano non si rinchiude in una sorta di devozionismo sofisticato, non si spaventa delle divisioni, dei rifiuti, delle persecuzioni. La sua fede non viene meno a causa della presenza del male nel mondo. Al contrario, egli è costitutivamente aperto alla vita del mondo, vuole trasformarlo, e diventare costruttore attivo del Regno”.

E la salvezza passa attraverso la Chiesa dei credenti: “Non a caso San Francesco ha voluto ottenere il consenso della Chiesa per questa solennità del perdono. Aveva coscienza che era attraverso quella Chiesa, con tutti i suoi problemi e le sue infedeltà, che comunque passava la grazia del perdono. Questa missione di allora è ancora la nostra, della Chiesa di oggi. Non perdiamoci troppo in analisi della drammatica situazione che stiamo vivendo. Sappiamo che ci attendono tempi difficili, ma non ci spaventiamo.

Nessuno ci può separare dall’amore di Cristo, nessuno può spegnere il nostro desiderio di cambiare e salvare il mondo, nessuno può rubarci il sogno di un modo diverso di vivere, nessuno può spegnere in noi la certezza della salvezza che ci ha raggiunto e che è più forte di ogni altra realtà contraria. San Francesco ci insegna che è possibile”.

(Foto: Porziuncola Assisi)

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