L’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice apre l’Anno Giubilare Rosaliano

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‘Rosalia, pellegrina di speranza’ è il tema dello speciale Anno Giubilare Rosaliano, aperto nei giorni  scorsi dall’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice per celebrare il IV Centenario del ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino (15 luglio 1624).

Poco prima della Celebrazione Eucaristica si era svolto il rito dell’Offerta della cera alla ‘Santuzza’ con la partecipazione del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla. La Celebrazione si è conclusa con il solenne rito di uscita dell’Urna argentea con le reliquie di Santa Rosalia dalla Cappella, con l’omelia dell’arcivescovo che ha sottolineato:

“Iniziamo questo 4º Centenario del ritrovamento del Corpo di S. Rosalia che non può essere una mera commemorazione o semplicemente un complesso di manifestazioni civili e religiose.

E’ invece un’opportunità per l’intera città, per riappropriarci in profondità di questa presenza che ha ancora molto da dirci, da suggerirci per i nostri vissuti personali e comunitari, per come abitare la nostra e la sua città, per come abitarla, a partire dal dono della fede in Cristo, per il quale Rosalia da autentica discepola ha considerato tutto un nulla per essere libera di far regnare Dio nella sua vita”.

Aprendo il ‘Festino’ di santa Rosalia l’arcivescovo di Palermo aveva evidenziato la notizia della ‘venuta’ del Regno di Dio: “In questa pagina evangelica, Gesù usa il linguaggio parabolico in modo singolare e creativo per comunicare a tutti il suo messaggio radioso, la sua buona Notizia sulla presenza del ‘regno di Dio’ in mezzo al suo popolo.

Potremmo decodificare: sulla buona volontà di Dio, sulla benevolenza di Dio per gli uomini (eudokia: Ef 1, 5.9). In questo ‘regno’, terra e cielo, umanità e Dio si incontrano per costruire una convivenza segnata dalla giustizia, dalla pace, dalla fraternità, dall’armonia che ha come fonte e origine Dio stesso e il suo eccesso d’amore per gli uomini”.

L’annuncio del Regno di Dio si manifesta in un incontro: “Gesù vuole raggiungere la vita di quanti incontra, farsi un varco nei cuori segnati dai solchi più o meno profondi scavati dalle intemperie e dalle solitudini umane e per questo avvicina il ‘regno’ del Padre con le sue inedite dinamiche e la sua logica, apre spazi a Dio nella vita di quanti sono disposti ad accogliere e a convertirsi all’Evangelo, a questa inattesa e felice Notizia che dà un corso nuovo all’esistenza”.

Il Regno di Dio è un tesoro che deve essere scoperto: “Il tesoro nascosto e poi scoperto, così come la perla preziosa trovata in modo inatteso, suscitano sorpresa, gioia interiore, dinamiche positive che sollecitano a muoversi con coraggio, a scegliere e ad agire. Il regno di Dio è il tesoro che non ha prezzo e per averlo occorre spogliarsi di tutte quelle cose che nella vita dell’essere umano esercitano un potere, che dominano su di lui impedendo di far regnare Dio”.

Il tesoro consiste nell’amore di Dio per l’umanità: “E’ la scoperta dell’amore folle di Dio in Cristo morto e risorto per lui che trasforma e muove Paolo ad amare fino alla follia quanti ha generato nella fede.

E’ Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fattosi uomo, il testimone dell’amore preveniente e salvifico di Dio, da lei scelto nella relazione massima possibile della verginità sponsale, che porta Rosalia a relativizzare e ad abbandonare la corte regale terrena con i suoi agi e intrighi umani per essere ‘presentata a Cristo come vergine casta’ e introdotta nel gaudio del talamo nuziale dello speco della Quisquina, prima, e del Monte Pellegrino, dopo”.

Tale tesoro è stato accolto da santa Rosalia: “Sono criteri e scelte, quelli di Rosalia Sinibaldi (la Vergine eremita salita sul nostro meraviglioso promontorio che si staglia verso il cielo e si addentra nel Mare Nostro, la Santa pellegrina che non si stanca di percorrere le strade della nostra città perché sia ancora raggiunta dalla regale compagnia salvifica di Dio amante degli uomini) opposti al conformismo, alla rassegnazione, alla chiusura, a questa cultura che respiriamo e che ci spinge, per esorcizzare la paura della morte, all’idolatria delle cose e all’egolatria, distogliendoci dall’unico vero titolo di cui possiamo vantarci: creature e figli e figlie amati da Dio, fratelli e sorelle”.

Ricordare i santi significa amare la città: “Cosa ci suggerisce questa nostra fulgida Testimone della fede? Cosa il Beato Martire Pino Puglisi nel trentesimo del suo omicidio? Cosa ci ispira il nostro fratello missionario Biagio Conte, venuto a mancare lo scorso gennaio, o il nostro amico giudice Paolo Borsellino a pochi giorni dall’anniversario dell’attentato che costò la vita a lui e ad altri servitori dello Stato? Essi hanno vissuto la responsabilità della città mossi dall’accoglienza del Regno di Dio, disposti a disfarsi di tutto, anche della vita.

Considerando la loro testimonianza alimentata dalla fede (attinta nella fraternità cristiana, irrorata dalla Parola di Dio e alimentata dall’Eucaristia), potremo rispondere: l’amore alle persone care e ai più deboli, e insieme, il bene comune, la giustizia, l’onestà, la rettitudine, l’uguaglianza e la dignità di tutte le persone; la pace, l’accoglienza, la fraternità”.

Per questo la fede genera l’uomo ‘nuovo’: “La fede in Gesù Cristo genera, nella potenza dello Spirito Santo, l’uomo nuovo, secondo Dio. Lo conforma a Cristo, lo performa secondo l’umanità e la logica di Cristo. La nostra umanità così progressivamente diventa riflesso della sua.

L’umanità di Gesù, del tutto speciale, è veramente il tesoro e la perla preziosa che, scoperti mai in modo definitivo, possono sollecitare le nostre energie più profonde e migliori a cercare di vivere come Lui ci propone: sempre e soprattutto per portare sollievo e conforto, liberazione e speranza. Questo Lui ha veramente preso a cuore: ridare conforto, fiducia, liberare da ogni forma di male e di sofferenza.

 Non si è trastullato nei cieli lontani, ma invece e sceso tra le persone che vivono sulla terra. Seguirlo significa cercare di fare altrettanto. Come Santa Rosalia, il Beato Giuseppe Puglisi, fratel Biagio Conte, i martiri palermitani della giustizia. I discepoli feriali del Regno, che non fanno rumore ma che ogni giorno silenziosamente continuano sulla traccia di Gesù”.

E l’accoglienza del Regno di Dio è capace di cambiare il mondo: “Esiste una venuta di Dio, del Regno di Dio accolto seriamente nella vita di uomini e di donne, capace di trasformare la realtà umana.

Questo è il giubileo che vogliamo celebrare. Un anno di grazia che ci rigenera ad una fede incarnata! Per contribuire, insieme alle tante forze belle di tanti uomini e donne di buona volontà, a ridare speranza e a rialzare questa nostra città. Perché sulla sua notte possa brillare una nuova luce”.

 Al termine della celebrazione è stata elevata una preghiera alla santa, che inizia così: “Donna meravigliosa e saggia, che hai alimentato la tua vita buona, bella e beata con il prezioso olio della fede radicata nel Vangelo di Cristo, unisci ancora la nostra preghiera alla tua.

Come tuoi concittadini e tuoi fratelli e sorelle in Cristo ti invochiamo a custodia della nostra Chiesa, della nostra vita, delle nostre case, delle nostre famiglie, della nostra Città e della Casa del creato.

(Foto: Arcidiocesi di Palermo)

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