Papa Francesco: lo zelo apostolico è un invito alla carità

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“Il mio pensiero va alle popolazioni della Libia, duramente colpite da violente piogge, che hanno provocato allagamenti e inondazioni, causando numerosi morti e feriti, come anche ingenti danni. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per quanti hanno perso la vita, per i loro familiari e per gli sfollati. Non manchi la nostra solidarietà verso questi fratelli e sorelle, provati da così devastante calamità.

E il mio pensiero va ancora al nobile popolo marocchino che ha sofferto queste scosse della terra, questi terremoti. Preghiamo per il Marocco, preghiamo per gli abitanti. Che il Signore dia loro la forza di riprendersi dopo questo terribile ‘agguato’ che è passato sulla loro terra”.

Papa Francesco al termine dell’udienza generale odierna ha pregato per le popolazioni colpite dalle alluvioni in Libia, causando oltre 6.000 morti, e dal terremoto in Marocco, che ha causato oltre 3.000 morti; infine per l’Ucraina: “Continuiamo a pregare per la pace nel mondo, specialmente nella martoriata Ucraina, le cui sofferenze sono sempre presenti alla nostra mente e al nostro cuore”.

Mentre nei saluti in lingua polacca papa Francesco ha rivolto un pensiero a mons. Adam Szal, che con una delegazione ha portato a Roma le reliquie della famiglia Ulma: “Possa questa famiglia di Beati essere per voi e per le famiglie polacche un modello di devozione al Sacro Cuore di Gesù, la cui immagine, che oggi benedirò, porterete in pellegrinaggio nella vostra Arcidiocesi”.

E proseguendo il ciclo di catechesi sullo zelo apostolico nella catechesi dell’udienza generale il papa ha indicato il venezuelano José Gregorio Hernandez, ‘medico dei poveri’: “Oggi andiamo in America Latina, precisamente in Venezuela, per conoscere la figura di un laico, il Beato José Gregorio Hernández Cisneros.

Nacque nel 1864 e apprese la fede soprattutto dalla madre, come raccontò: ‘Mia madre mi ha insegnato la virtù fin dalla culla, mi ha fatto crescere nella conoscenza di Dio e mi ha dato per guida la carità’. Siamo attenti: sono le mamme a trasmettere la fede. La fede si trasmette in dialetto, cioè con il linguaggio delle mamme, quel dialetto che le mamme sanno parlare con i figli. Ed a voi mamme: state attente nel trasmettere la fede in quel dialetto materno”.

La carità orientò la sua vita: “Veramente la carità fu la stella polare che orientò l’esistenza del Beato José Gregorio: persona buona e solare, dal carattere lieto, era dotato di una spiccata intelligenza; divenne medico, professore universitario e scienziato. Ma fu anzitutto un dottore vicino ai più deboli, tanto da essere conosciuto in patria come ‘il medico dei poveri’. Accudiva i poveri, sempre.

Alla ricchezza del denaro preferì quella del Vangelo, spendendo l’esistenza per soccorrere i bisognosi. Nei poveri, negli ammalati, nei migranti, nei sofferenti, José Gregorio vedeva Gesù. E il successo che mai ricercò nel mondo lo ricevette, e continua a riceverlo, dalla gente, che lo chiama santo del popolo, apostolo della carità, missionario della speranza”.

Pur avendo una salute fragile si rese sempre disponibile all’aiuto: “José Gregorio era un uomo umile, un uomo gentile e disponibile. E al tempo stesso era mosso da un fuoco interiore, dal desiderio di vivere al servizio di Dio e del prossimo.

Spinto da questo ardore, diverse volte provò a diventare religioso e sacerdote, ma vari problemi di salute glielo impedirono. La fragilità fisica non lo portò però a chiudersi in sé stesso, ma a diventare un medico ancora più sensibile alle necessità altrui; si strinse alla Provvidenza e, forgiato nell’animo, andò maggiormente all’essenziale”.

Queste sono le strade tracciate da Dio: “Ecco lo zelo apostolico: non segue le proprie aspirazioni, ma la disponibilità ai disegni di Dio. E così il Beato comprese che, attraverso la cura dei malati, avrebbe messo in pratica la volontà di Dio, soccorrendo i sofferenti, dando speranza ai poveri, testimoniando la fede non a parole ma con l’esempio.

Arrivò così (per questa strada interiore) ad accogliere la medicina come un sacerdozio… Quanto è importante non subire passivamente le cose, ma, come dice la Scrittura, fare ogni cosa di buon animo, per servire il Signore”.

Tale ‘entusiasmo’ di fede derivava dalla grazia di Dio: “Veniva da una certezza e da una forza. La certezza era la grazia di Dio… E Lui per primo si sentiva bisognoso di grazia, che mendicava sulle strade e aveva estremo bisogno dell’amore. Ed ecco la forza a cui attingeva: l’intimità con Dio. Era un uomo di preghiera (c’è la grazia di Dio e l’intimità con il Signore) era un uomo di preghiera che partecipava alla Messa”.

Ed anche la sua morte avvenne mentre compiva un’opera di misericordia: “E a contatto con Gesù, che si offre sull’altare per tutti, José Gregorio si sentì chiamato a offrire la sua vita per la pace. Il primo conflitto mondiale era in corso. Arriviamo così al 29 giugno 1919: un amico gli fa visita e lo trova molto felice. José Gregorio ha infatti saputo che è stato firmato il trattato che pone termine alla guerra. La sua offerta è stata accolta, ed è come se lui presagisca che il suo compito in terra sia terminato.

Quella mattina, come al solito, era stato a Messa e ora scende in strada per portare una medicina a un malato. Ma, mentre attraversa la strada, viene investito da un veicolo; portato in ospedale, muore pronunciando il nome della Madonna. Il suo cammino terreno si conclude così, su una strada mentre compie un’opera di misericordia, ed in un ospedale, dove aveva fatto del suo lavoro un capolavoro come medico”.

La catechesi è stato uno stimolo ad avere lo zelo apostolico: “Lui ci stimola all’impegno dinanzi alle grandi questioni sociali, economiche e politiche di oggi. Tanti ne parlano, tanti ne sparlano, tanti criticano e dicono che va tutto male.

Ma il cristiano non è chiamato a questo, bensì a occuparsene, a sporcarsi le mani: anzitutto, come ci ha detto san Paolo, a pregare, e poi a impegnarsi non in chiacchiere (il chiacchiericcio è una peste) ma a promuovere il bene ed a costruire la pace e la giustizia nella verità.

Anche questo è zelo apostolico, è annuncio del Vangelo, e questo è beatitudine cristiana: ‘beati gli operatori di pace’. Andiamo avanti sulla strada del Beato Gregorio: un laico, un medico, un uomo di lavoro quotidiano che lo zelo apostolico ha spinto a vivere facendo la carità durante tutta la vita”.

(Foto: Santa Sede)

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