Una blogger: ‘Se non parli di Dio nei libri, vendi di più’. La risposta: ‘Non scrivo per vendere’

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Qualche giorno fa parlavo con un’amica che si intende di libri e editoria. Lei ama tanto la scrittura quanto la lettura e ha una pagina Instagram, che cura con amore e dedizione in ogni dettaglio. Oggi questa pagina conta quasi 5000 followers, a indicare che è molto seguita. Lei apprezza le mie storie (in particolare è legata al libro ‘Tutto procede come imprevisto. Il tunnel diventato ponte grazie a Gianna Beretta Molla’, Mimep Docete, 2020). Dice che Gaia e Simone, i protagonisti, le sono rimasti nel cuore e preme perché io scriva un seguito (chissà…).

A volte capita che mi dia consigli, perché io sono molto meno brava di lei con i social (‘Ma oggi è importante esserci!’, non si stanca di ripetere). Beh, mentre parlavamo, un paio di giorni fa, mi ha detto: ‘Forse dovresti spaziare, cambiare temi. Scrivi bene, ma il mondo cattolico non è così rilevante nell’editoria. Potresti pubblicare un romanzo senza parlare di Dio e cercare una casa editrice laica. Secondo me avresti successo…’.

Ogni tanto mi servono queste uscite, per fare memoria di chi sono, del perché scrivo, di come sono arrivata a pubblicare libri sui santi, sulla fede, sull’affettività in conformità con un’antropologia cristiana. Ricordo i dubbi fitti che mi assalivano, da adolescente: ‘Dio, ci sei oppure no? Voglio conoscerti, fatti incontrare!’, è a seguito di questa domanda gridata in delle notti insonni che sono finita – non chiedetemi come: ancora non lo so… – a studiare giornalismo e teologia a Roma.

Mi sono iscritta, portando con me i tanti dubbi: ‘Se non ci sei, Signore, avrò fatto di tutto per conoscerti. E allora userò quello che imparerò da giornalista per un’azienda laica. Se invece scoprirò che ci sei, lavorerò per te, nella Chiesa. Scriverò per te!’ La scommessa, ragazzi, l’ha vinta Lui. Dio si è fatto incontrare. O meglio, ha fatto irruzione nella mia vita, cambiando ogni cosa.

Come è accaduto? Beh, studiando teologia ho compreso la ragionevolezza della fede. Ho capito che non era da scemi credere, che ci si poteva fidare. Però, è stato sostando davanti all’Eucaristia, prendendo sul serio la confessione, facendo la comunione ogni giorno che Lui mi ha conquistata, ha preso dimora nel mio cuore. Erano i primi giorni di dicembre del 2011, quando ho fatto l’incontro più sorprendente e felice di tutta la mia vita: quello con Cristo.

Entravo in chiesa e non volevo più uscire. Davanti al Santissimo Sacramento vedevo che Dio nutriva la mia capacità di amare, la fede in Lui, la speranza che potevo contribuire a far diventare il mondo un posto migliore, la voglia di lavorare per il Regno del Signore. Sentivo che con Lui tutto poteva diventare più bello o almeno sopportabile. Perfino la morte. Sì, glielo dicevo: ‘Qui con te posso sopportare tutto!’

Mi sentivo al settimo cielo, rinata. In quel periodo ho capito: avrei dato tutto a Dio. La mia intelligenza, il dono di saper scrivere. E gli chiedevo, se era la sua volontà, di farmi incontrare un uomo con cui condividere la strada che mi tracciava.

Beh, l’intimità con Cristo è stata la particolarità di me che ha fatto incuriosire un ragazzo. Oggi è mio marito. ‘Non ho mai sentito parlare nessuno di Dio come ne parli tu, nessuno me l’hai descritto come il suo migliore amico…’.

Quante domande mi faceva, lui che non andava più a messa da anni, quanti pomeriggi a parlare! Ha ripreso un dialogo con il Signore. Si è convertito. Poi ci siamo messi insieme. A Gesù dobbiamo la solidità del nostro matrimonio.

Nel frattempo, sono arrivate le prime pubblicazioni: il romanzo ‘Non lo sapevo, ma ti stavo aspettando’ (2016) e poi ‘Sei nato originale, non vivere da fotocopia’ (2017), dedicato a Carlo Acutis. Quest’ultimo – ogni volto mi commuovo! – lo trovo praticamente in tutte le librerie cattoliche in cui mi capiti di entrare. Nell’ambito della fede è diventato un bestseller.

Sarà poca cosa, confrontando le vendite di questo libro con i numeri di altri romanzi con temi ‘più popolari’, ma per me è il segno che Gesù mantiene le promesse. Non ho bisogno di avere più successo, di vendere di più. Alcune persone mi scrivono che leggendo i miei libri ritrovano la fede.

Che ti importa, a quel punto, della fama? Di 100 euro in più a fine mese? (Che sono tanti, ma se vivi per Dio, tutto ciò di cui hai bisogno ‘ti viene dato in aggiunta’: lo sperimento ogni volta che do la priorità al Vangelo e metto i soldi in secondo piano!)

Tutto questo per dirvi che ho ringraziato la mia amica per il consiglio. Servono anche queste sollecitazioni, per ribadire il nostro ‘sì’ a Gesù. Mi ha aiutato a ricordare dove sto andando… e che è la sua – non la mia – luce che deve risplendere.

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