Papa Francesco ai giovani: la Chiesa ha bisogno di voi
Continuando il viaggio apostolico nel Bahrain papa Francesco ha incontrato nella scuola del ‘Sacro Cuore’ i giovani, accolto con grande festa e dalla direttrice suor Roselyn Thomas, che lo ringrazia: “Esprimiamo la nostra ammirazione e l’apprezzamento per il Suo umile servizio di guida amorevole verso la pace e l’armonia, ed anche per i passi coraggiosi che ha compiuto in questa direzione”.
Ed ha raccontato la storia dell’Istituto, che prepara i ragazzi agli studi accademici e fu fondato accanto alla chiesa del Sacro Cuore, a Manama, negli anni ’40, affidato alle suore missionarie comboniane: “La Scuola del Sacro Cuore è un simbolo in miniatura di questa pacifica convivenza e cultura della cura. Abbiamo studenti e personale provenienti da 29 diverse nazionalità, culture, lingue e background religiosi.
Tutti vivono e crescono qui sotto il manto benigno del Sacro Cuore. La Sua presenza qui con noi aumenterà sicuramente la consapevolezza della nostra diversità culturale e delle nostre convinzioni condivise, nonché del nostro impegno a stabilire una società vivace e rispettosa per le generazioni presenti e future”.
Il papa ha ringraziato i giovani per la gioiosa accoglienza e la direttrice per il luogo di incontro tra culture: “Sono contento di aver visto nel Regno del Bahrein un luogo di incontro e di dialogo tra culture e credo diversi. E ora, guardando a voi, che non siete della stessa religione e non avete paura di stare insieme, penso che senza di voi questa convivenza delle differenze non sarebbe possibile. E non avrebbe futuro!”
E non poteva mancare una sollecitazione ai giovani ad essere lievito: “Nella pasta del mondo, siete voi il lievito buono destinato a crescere, a superare tante barriere sociali e culturali e a promuovere germogli di fraternità e di novità.
Siete voi giovani che, come inquieti viaggiatori aperti all’inedito, non temete di confrontarvi, di dialogare, di ‘fare rumore’ e di mescolarvi con gli altri, diventando la base di una società amica e solidale.
Questo è fondamentale nei contesti complessi e plurali in cui viviamo: far cadere certi steccati per inaugurare un mondo più a misura d’uomo, più fraterno, anche se ciò significa affrontare numerose sfide”.
E’ un invito ad abbracciare la cultura della vita: “Prendersi cura significa sviluppare un atteggiamento interiore di empatia, uno sguardo attento che ci porta fuori da noi stessi, una presenza gentile che vince l’indifferenza e ci spinge a interessarci degli altri. Questa è la svolta, l’inizio della novità, l’antidoto contro un mondo chiuso che, impregnato di individualismo, divora i suoi figli; contro un mondo imprigionato dalla tristezza, che genera indifferenza e solitudine”.
Prendersi cura della vita significa prendersi cura anche di ciò che ci circonda: “Perché se non impariamo a prenderci cura di ciò che ci sta attorno (degli altri, della città, della società, del creato) finiamo per trascorrere la vita come chi corre, si affanna, fa tante cose, ma, alla fine, rimane triste e solo perché non ha mai gustato fino in fondo la gioia dell’amicizia e della gratuità. E non ha dato al mondo quel tocco unico di bellezza che solo lui, o lei, e nessun altro poteva dare”.
Gesù è sempre stato attento alle relazioni: “Da cristiano, penso a Gesù e vedo che il suo agire è sempre stato animato dalla cura. Ha curato le relazioni con tutti coloro che incontrava nelle case, nelle città e lungo il cammino: ha guardato negli occhi le persone, ha prestato orecchio alle loro richieste di aiuto, si è fatto vicino e ha toccato con mano le loro ferite.
Voi guardate le persone negli occhi? Gesù è entrato nella storia a dirci che l’Altissimo ha cura di noi; a ricordarci che stare dalla parte di Dio vuol dire prendersi cura di qualcuno e di qualcosa, specialmente dei più bisognosi”.
Ma essere cultori della cura richiede allenamento con un invito speciale a curare l’anima: “Ma ciò richiede, come tutto nella vita, un allenamento costante. E allora non dimenticatevi di avere anzitutto cura di voi stessi: non tanto dell’esterno, ma dell’interno, della parte più nascosta e preziosa di voi. Qual è? La vostra anima, il vostro cuore!
E come si fa a curare il cuore? Provate ad ascoltarlo in silenzio, a ritagliare spazi per stare a contatto con la vostra interiorità, per sentire il dono che siete, per accogliere la vostra esistenza e non farvela sfuggire di mano. Non vi accada per favore di essere ‘turisti della vita’, che la guardano solo all’esterno, superficialmente”.
Il secondo invito consiste nella semina della fraternità, prendendo spunto dalla domanda di Abdulla: “E’ vero, siate campioni di fraternità! Questa è la sfida di oggi per vincere domani, la sfida delle nostre società, sempre più globalizzate e multiculturali. Vedete, tutti gli strumenti e la tecnologia che la modernità ci offre non bastano a rendere il mondo pacifico e fraterno…
Constatiamo con tristezza che in molte regioni le tensioni e le minacce aumentano, e a volte divampano nei conflitti. Ma ciò spesso accade perché non si lavora sul cuore, perché si lasciano dilatare le distanze nei riguardi degli altri, e così le differenze etniche, culturali, religiose e di altro genere diventano problemi e paure che isolano anziché opportunità per crescere insieme. E quando sembrano più forti della fraternità che ci lega, si rischia lo scontro”.
Inoltre li ha esortati a raccogliere la sfida delle scelte nella vita, rispondendo alla domanda di Merina: “Lo sapete bene, dall’esperienza di ogni giorno: non esiste una vita senza sfide da affrontare. E sempre, di fronte a una sfida, come davanti a un bivio, bisogna scegliere, mettersi in gioco, rischiare, decidere. Ma questo richiede una buona strategia: non si può improvvisare, vivendo solo di istinto o solo all’istante!..
L’adolescenza è un cammino, è una fase di crescita, un periodo in cui ci affacciamo alla vita nei suoi aspetti a volte contraddittori, affrontando per la prima volta certe sfide. Ebbene, il mio consiglio è: andare avanti senza paura, e mai da soli! Dio non vi lascia soli ma, per darvi una mano, attende che gliela chiediate. Egli ci accompagna e ci guida. Non con prodigi e miracoli, ma parlando delicatamente attraverso i nostri pensieri e i nostri sentimenti”.
Concludendo l’incontro il papa ha ribadito che la Chiesa ha bisogno dei giovani: “Cari giovani, abbiamo bisogno di voi, della vostra creatività, dei vostri sogni e del vostro coraggio, della vostra simpatia e dei vostri sorrisi, della vostra gioia contagiosa e anche di quel pizzico di follia che voi sapete portare in ogni situazione, e che aiuta a uscire dal torpore delle abitudini e degli schemi ripetitivi in cui a volte incaselliamo la vita.
Da Papa voglio dirvi: la Chiesa è con voi e ha tanto bisogno di voi, di ciascuno di voi, per ringiovanire, esplorare nuovi sentieri, sperimentare nuovi linguaggi, diventare più gioiosa e ospitale. Non perdete mai il coraggio di sognare e di vivere in grande! Fate vostra la cultura della cura e diffondetela; diventate campioni di fraternità; affrontate le sfide della vita lasciandovi orientare dalla creatività fedele di Dio e da buoni consiglieri”.
(Foto: Santa Sede)