Papa Francesco alla comunità nigeriana di Roma: la fede è ricchezza nella diversità
All’indomani della celebrazione della Domenica delle Palme, oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza la comunità cattolica nigeriana di Roma, che ha compiuto 25 anni di presenza a Roma, che coincide con la solennità dell’Annunciazione:
“La data odierna, 25 marzo, coincide con una ricorrenza liturgica molto importante, cioè la Solennità dell’Annunciazione; quest’anno, però, a causa della Settimana Santa, l’Annunciazione viene spostata in un altro giorno. Queste due realtà, la prima che ci ricorda l’Incarnazione del Signore e l’altra che ci introduce nei misteri pasquali della salvezza, ci mostrano che il Verbo, che si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi, ha vissuto, è morto ed è risorto per realizzare la riconciliazione e la pace tra Dio e l’umanità. Egli ci ha donato la sua vita!”
Durante l’udienza il papa ha sottolineato tre parole, di cui la prima esprime la sua gratitudine: “Vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto e continuate a fare testimoniando il gioioso messaggio del Vangelo. Mi unisco a voi anche nel ringraziare Dio Onnipotente per i numerosi giovani nigeriani che hanno ascoltato la chiamata del Signore al sacerdozio e alla vita consacrata e hanno risposto con generosità, umiltà e perseveranza.
Ce ne sono alcuni qui tra di voi, giovani sacerdoti e giovani suore. A ciascun seguace di Gesù, infatti, secondo la sua particolare vocazione, è affidata la responsabilità di servire Dio e il prossimo nell’amore, rendendo Cristo presente nella vita dei fratelli. Possiate essere sempre discepoli missionari, grati che il Signore vi abbia scelti per seguirlo e vi abbia inviato a proclamare con zelo la nostra fede e a contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e umano”.
La seconda parola ha riguardato la ‘diversità’, che produce ricchezza culturale: “Su questo, vorrei dire che la diversità di etnie, tradizioni culturali e lingue nella vostra Nazione non costituisce un problema, ma è un dono che arricchisce il tessuto della Chiesa come quello dell’intera società, e consente di promuovere i valori della comprensione reciproca e della convivenza”.
Una ricchezza culturale che è accogliente: “Spero che la vostra comunità qui a Roma, nell’accogliere e accompagnare i fedeli nigeriani e gli altri credenti, assomigli sempre a una grande famiglia inclusiva, dove tutti possano mettere a frutto i propri talenti diversi, che sono frutti dello Spirito Santo, per sostenervi e rafforzarvi a vicenda nei momenti di gioia e di dolore, di successo e di difficoltà. In questo modo, sarete in grado di seminare i semi dell’amicizia sociale e della concordia per le generazioni presenti e future”.
E’ stato un invito ad evitare il pericolo della chiusura: “E state attenti a un pericolo, il pericolo della chiusura: non essere universali ma chiudersi in un isolamento, mi permetto la parola, tribale. No. Le vostre radici si chiudono, si isolano in questo atteggiamento tribale e non universale, non comunitario. Comunità sì, tribù no. Questo è molto importante. E vale per tutti noi, per tutti, ognuno secondo la sua posizione. L’universalità è non chiudersi nella propria cultura. E’ vero, la propria cultura è un dono, ma non per chiuderlo: per darlo, per offrirlo. Universale, universalità”.
Ed infine la necessità del dialogo: “Purtroppo, molte regioni del mondo stanno attraversando conflitti e sofferenze e anche la Nigeria sta vivendo un periodo di difficoltà. Nell’assicurarvi la mia preghiera per la sicurezza, l’unità e il progresso spirituale ed economico della vostra Nazione, invito tutti a favorire il dialogo e ad ascoltarsi a vicenda con cuore aperto, senza escludere nessuno a livello politico, sociale e religioso”.
Il dialogo nasce se si conosce la propria identità: “Integrare, dialogare, universalizzare, sempre a partire dalla propria identità. Allo stesso tempo, vi incoraggio ad essere annunciatori della grande misericordia del Signore, operando per la riconciliazione tra tutti i vostri fratelli e sorelle, contribuendo ad alleviare il peso dei poveri e dei più bisognosi e facendo vostro lo stile di Dio. E qual è lo stile di Dio? Vicinanza, compassione e tenerezza. Non dimenticatevi questo. Lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. In questo modo tutti i nigeriani potranno continuare a camminare insieme nella solidarietà fraterna e nell’armonia”.
Inoltre il papa ha inviato ai giovani ha inviato un messaggio nel quinto anniversario dell’esortazione apostolica post-sinodale ‘Christus vivit’, ricordando i 40 anni del primo raduno dei giovani in piazza san Pietro: “Il prossimo 14 aprile ricorderemo i 40 anni dal primo grande raduno dei giovani che, nel contesto dell’Anno Santo della Redenzione, fu il germoglio delle future Giornate Mondiali della Gioventù.
Alla fine di quell’anno giubilare, nel 1984, san Giovanni Paolo II consegnò la Croce ai giovani con la missione di portarla in tutto il mondo come segno e ricordo che solo in Gesù morto e risorto c’è salvezza e redenzione… E voi Gesù contemplatelo così: vivo e traboccante di gioia, vincitore della morte, amico che vi ama e vuole vivere in voi”.
Per il papa tale esortazione è stata frutto di una Chiesa sinodale: “L’Esortazione ‘Christus vivit’ è frutto di una Chiesa che vuole camminare insieme e che perciò si mette in ascolto, in dialogo e in costante discernimento della volontà del Signore. Per questo, più di cinque anni fa, in vista del Sinodo sui giovani, a tanti di voi, di varie parti del mondo, è stato chiesto di condividere le proprie attese e i propri desideri…. E’ stato un vero ‘esperimento sinodale’, che ha portato molti frutti e che ha preparato la strada anche per un nuovo Sinodo, quello che stiamo vivendo adesso, in questi anni, proprio sulla sinodalità”.
(Foto: Santa Sede)