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Papa Francesco: servire con gioia la missione

Papa Francesco è arrivato in Belgio, dopo l’ultimo incontro con la comunità cattolica di Lussemburgo nella Cattedrale di Notre Dame, in cui ha ripreso un tema dell’Antico Testamento: “la vedova, l’orfano e lo straniero. Avere compassione, dice il Signore, già nell’Antico Testamento, degli abbandonati. A quel tempo le vedove erano abbandonate, gli orfani pure e così gli stranieri, i migranti. I migranti rientrano all’interno della rivelazione. Grazie tante al popolo e al governo lussemburghese per quello che fanno per i migranti, grazie!”

L’incontro con la comunità cattolica lussemburghese avviene in un momento particolare: “Il nostro incontro avviene in concomitanza con un importante Giubileo mariano, con cui la Chiesa lussemburghese ricorda quattro secoli di devozione a Maria Consolatrice degli afflitti, Patrona del Paese. A tale titolo ben si intona il tema che avete scelto per questa visita: ‘Per servire’. Consolare e servire, infatti, sono due aspetti fondamentali dell’amore che Gesù ci ha donato, che ci ha affidato come missione e che ci ha indicato come unica via della gioia piena”.

Ed ha pregato la Madre di Dio in questa apertura dell’Anno mariano per essere missionari della gioia del Vangelo: “Consolare e servire, infatti, sono due aspetti fondamentali dell’amore che Gesù ci ha donato, che ci ha affidato come missione e che ci ha indicato come unica via della gioia piena. Per questo tra poco, nella preghiera di apertura dell’Anno mariano, chiederemo alla Madre di Dio di aiutarci ad essere ‘missionari, pronti a testimoniare la gioia del Vangelo’, conformando il nostro cuore al suo ‘per metterci al servizio dei nostri fratelli’. Possiamo allora fermarci a riflettere proprio su queste tre parole: servizio, missione e gioia”.

Quindi il servizio: “Poco fa è stato detto che la Chiesa lussemburghese vuol essere ‘Chiesa di Gesù Cristo, che non è venuto per essere servito ma per servire’. Ed è stata pure richiamata l’immagine di San Francesco che abbraccia il lebbroso e ne cura le piaghe. Io, del servizio, vorrei raccomandarvi un aspetto oggi molto urgente: quello dell’accoglienza… Vi incoraggio, dunque, a rimanere fedeli a questa eredità vostra, a questa ricchezza che voi avete, continuando a fare del vostro Paese una casa amica per chiunque bussi alla vostra porta chiedendo aiuto e ospitalità”.

Più che servizio è questione di giustizia: “E’ un dovere di giustizia prima ancora che di carità, come già diceva San Giovanni Paolo II quando ricordava le radici cristiane della cultura europea. Egli incoraggiava proprio i giovani lussemburghesi a tracciare il cammino per ‘un’Europa non solo delle merci e dei beni, ma dei valori, degli uomini e dei cuori’, in cui il Vangelo fosse condiviso ‘nella parola dell’annunzio e nei segni dell’amore’, ambedue le cose. Lo sottolineo perché è importante: un’Europa, e un mondo, in cui il Vangelo sia condiviso nella parola dell’annuncio unita ai segni dell’amore”.

Questi elementi porta ad una Chiesa in missione: “Non si ripiega su sé stessa, triste, rassegnata, risentita, no; accetta piuttosto la sfida, nella fedeltà ai valori di sempre, di riscoprire e rivalorizzare in modo nuovo le vie di evangelizzazione, passando sempre più da un semplice approccio di cura pastorale a quello di annuncio missionario – e ci vuole coraggio. E per fare questo è pronta ad evolvere: ad esempio nella condivisione di responsabilità e ministeri, camminando insieme come Comunità che annuncia e facendo della sinodalità un ‘modo duraturo di relazionarsi’ tra i suoi membri”.

Ha lodato i giovani per lo spettacolo ‘Laudato sì’: “E del valore di questa crescita ci hanno mostrato un’immagine bellissima i giovani amici che hanno interpretato, poco fa, alcune scene del musical ‘Laudato ìi’. Bravi, hanno fatto bene! Grazie per il dono che ci avete fatto! Il vostro lavoro, frutto di uno sforzo comunitario che ha coinvolto molti nell’Arcidiocesi, è per tutti noi un segno doppiamente profetico! Ci ricorda, in primo luogo, le nostre responsabilità nei confronti della ‘casa comune’, di cui siamo custodi e non despoti. Poi però ci fa anche riflettere su come tale missione, vissuta insieme, costituisce in sé un meraviglioso strumento corale per dire a tutti la bellezza del Vangelo”.

Ed infine la gioia: “La nostra fede è così: è gioiosa, ‘danzante’, perché ci dice che siamo figli di un Dio amico dell’uomo, che ci vuole felici e uniti, e che di nulla è più contento che della nostra salvezza. E su questo, per favore: alla Chiesa fanno male quei cristiani tristi, noiosi, con la faccia lunga. No, questi non sono cristiani. Per favore, abbiate la gioia del Vangelo: questo ci fa credere e crescere tanto”.

Ha concluso l’incontro ricordando una tradizione di questo Stato, la processione di primavera ‘Springprozession’: “Ricordiamo che il re Davide danzava davanti al Signore e questa è un’espressione di fedeltà. Grandi e piccoli, tutti ballano insieme verso la Cattedrale (quest’anno perfino sotto la pioggia, ho saputo), testimoniando con entusiasmo, nel ricordo del santo Pastore, quanto è bello camminare insieme e ritrovarci tutti fratelli attorno alla mensa del nostro Signore. E qui, soltanto una parolina: per favore, non perdere la capacità di perdono. Sapete che tutti dobbiamo perdonare, ma sapete perché? Perché tutti siamo stati perdonati e tutti abbiamo bisogno di perdono”.

(Foto: Santa Sede)

I vescovi ribadiscono la necessità della sfida educativa

Ieri a Roma si sono conclusi i lavori del Consiglio Episcopale Permanente della CEI, aperto lunedì dalla prolusione del presidente, card. Matteo Maria Zuppi, con un appello a non cedere alla sfiducia, ma di ‘guardare al futuro con speranza perché la Chiesa è una comunità, nonostante le nostre fragilità e contraddizioni’.

Questa prospettiva, posta da papa Francesco come fulcro del Giubileo, riguarda i giovani che devono essere considerati una ricchezza e non un problema: “L’urgenza educativa, richiamata dal Cardinale Presidente, diventa allora occasione per rilanciare un impegno a favore delle nuove generazioni, un accompagnamento efficace che le valorizzi e le faccia sentire protagoniste della loro vita, di quella della Chiesa e della società, fondato sulla fede e «sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino”.

Ecco allora che la declinazione della speranza sul versante educativo significa investire sui giovani, cercando di coinvolgerli nei percorsi ordinari, creare opportunità di scambio e confronto a livello nazionale e internazionale sui temi sociali, culturali, del bene comune: “Questo implica una riflessione sulle insidie che rischiano di avviluppare i giovani: è il caso delle dipendenze, nelle diverse forme, che in alcuni contesti sembrano addirittura essere la normalità”.

E da una visione ‘aperta’ per creare ingressi regolari ai migranti nasce un ‘appello per la pace’, che il Consiglio Permanente ha rivolto, al termine dei propri lavori, preoccupato dall’escalation che sta interessando, in queste ore, soprattutto il Medio Oriente, senza dimenticare l’Ucraina e gli altri conflitti in corso in diverse parti del mondo:

“Continuiamo a vedere vite spezzate, famiglie segnate dal dolore, bambini sconvolti dalla violenza e dalle lacrime. Case, scuole e ospedali rasi al suolo, città rese deserto. Una umanità ferita chiede pace e giustizia. E’ compito di ciascuno invocare la pace e operare nella vita di ogni giorno nel segno della Fratelli tutti; è dovere dei governanti assicurare la pace ai popoli della Terra.

La convivenza diventi fratellanza, regni il rispetto reciproco, gli ultimi siano al centro dell’attenzione della società intera e di chi è stato chiamato ad assumere responsabilità politiche. La violenza non porta mai alcun vantaggio. La guerra è solo morte”.

Un appello rivolto anche all’interno della Chiesa, chiamata a dare ‘voce’ alla speranza: “Anche le comunità religiose hanno il preciso dovere di dar voce alla speranza di serenità e di pace che si leva dai piccoli, dalle donne e dagli uomini di questo nostro tempo, la cui vita è segnata dallo scellerato e sempre ingiustificato ricorso alle armi…

C’è bisogno di incontrarsi, di tessere legami fraterni e di lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede, per immaginare assieme la pace tra tutti i popoli. In tal senso, come credenti, siamo richiamati dalle parole di un profeta contemporaneo, don Primo Mazzolari, che ammonisce: ‘Il cristiano è un ‘uomo di pace’ non un ‘uomo in pace’: fare la pace è la sua vocazione’. Sia la costruzione della pace e della convivenza tra le persone e i popoli il nostro impegno, ispirato dal Vangelo, generoso, risoluto e profetico”.

Inoltre il Consiglio Permanente ha approvato le linee guida per la riforma degli Uffici e dei Servizi della Segreteria Generale della CEI.: “La riforma, parte integrante del Cammino sinodale delle Chiese in Italia chiamate a confrontarsi sulle sfide della comunione, della missione e della partecipazione, si pone nel solco di quella ‘trasformazione missionaria’ più volte auspicata da papa Francesco a partire dall’Esortazione apostolica ‘Praedicate evangelium’.

Sulla base dei principi di sinodalità, missionarietà e diaconia, le linee guida invitano a ripensare l’impegno degli Uffici e Servizi della Segreteria Generale a favore degli organismi della CEI e delle Chiese particolari in modo da valorizzare la loro natura pastorale e missionaria”.

Ed infine un ‘giudizio’ sulle Settimane Sociali, svoltesi a Trieste: “Si tratta ora di continuare ad animare il senso di partecipazione alla vita del Paese con uno stile di dialogo, di discernimento comunitario e di proposte, sull’esempio delle Piazze della Democrazia, dei Tavoli, dei Dialoghi delle Buone Pratiche, dei Patti di collaborazione fra cittadini e pubbliche amministrazioni.

Sono stati quindi presentati alcuni strumenti (nella forma di Schede a carattere metodologico) che aiuteranno le Diocesi a proseguire localmente quanto sperimentato a Trieste. L’impegno è anche quello di promuovere percorsi di formazione alla partecipazione alla vita democratica, sulla base della Dottrina sociale della Chiesa, con una particolare attenzione alle giovani generazioni, oltre che organizzare incontri di condivisione e discernimento su diverse questioni sociali fra amministratori di ispirazione cristiana”.

Ed in conferenza stampa, interpellato sullo ‘ius scholae’ il segretario generale della Cei, mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari, ha precisato il favore della Chiesa a tale ‘strumento’: “Da tempo la Cei chiede una visione larga della cittadinanza, utile anche per evitare mortificazioni improprie della dignità delle persone.

E’ auspicabile che il tema della cittadinanza venga impostato in termini più larghi, ci sono diversi pronunciamenti a favore dello ius scholae… da tempo la Cei, con la presidenza dei cardinali Bagnasco, Bassetti e Zuppi, ha assunto un orientamento favorevole allo ius scholae, che dà la possibilità di integrare nella pienezza dei loro diritti coloro che condividono i nostri valori”.

Papa Francesco invita alla Pasqua unitaria

Giornata intensa per papa Francesco, che ha ricevuto in udienza i membri del Centro di Alta Formazione ‘Laudato sì’, incoraggiandoli sul lavoro da svolgere e ricordando il percorso del Centro: “Per rendere visibile e concreta la volontà di promuovere la conversione ecologica, ho pensato di realizzare un modello tangibile di pensiero, di struttura e di azione, che ho denominato Borgo ‘Laudato sì’. E ho ritenuto che le attinenze e le dipendenze delle Ville di Castel Gandolfo fossero lo spazio adatto ad ospitare questa sorta di “laboratorio”, dove sperimentare i contenuti formativi.

A tale scopo, all’inizio del 2023 ho costituito il Centro di Alta Formazione ‘Laudato sì’, quale organismo scientifico, educativo e di attività sociale. Esso è dotato di propria autonomia patrimoniale, tecnica, amministrativa e contabile, e opera per la formazione integrale della persona nell’ambito dell’economia sostenibile e secondo i principi dell’Enciclica Laudato sì”.

Ed ha elogiato il progetto del ‘Borgo’: “Dopo mesi di lavoro intenso, il Direttivo del Centro di Alta Formazione mi ha presentato il risultato: si tratta di un progetto complesso e poliedrico, che interessa vari aspetti dell’ecologia integrale. Uno degli elementi essenziali è senza dubbio l’agricoltura, che nel Borgo ‘Laudato sì’ vuole distinguersi per sostenibilità e diversificazione, investendo in infrastrutture, sistemi di irrigazione e sviluppo di tecniche agricole rispettosi dell’ecosistema e della biodiversità”.

Tale progetto è una sintesi tra tradizione ed innovazione: “Nel progetto agricolo del Borgo ha trovato posto lo sviluppo di una nuova vigna per la produzione di vino. Essa vuole porsi come una sintesi di tradizione e innovazione, come si dice un “marchio di fabbrica” del Borgo. Anche in questo, il Centro di Alta Formazione si è avvalso della consulenza di alcuni tra i maggiori esperti, perché l’intenzione è quella di puntare all’eccellenza. E’ molto importante non rimanere nella ‘media’, perché dalla media si va alla mediocrità. Sempre puntare all’eccellenza”.

Poi ha incontrato i delegati del gruppo ‘Pasqua Together 2025’, a cui ha ricordato l’anniversario del Concilio di Nicea: “L’anno prossimo infatti (che per la Chiesa Cattolica sarà Giubileo ordinario), la celebrazione della Pasqua, a motivo della coincidenza dei calendari, sarà comune per tutti i cristiani. È un segno importante, a cui si aggiunge la ricorrenza dei 1700 anni dalla celebrazione del primo Concilio Ecumenico, quello di Nicea, che, oltre a promulgare il Simbolo della fede, trattò anche il tema della data della Pasqua, a causa delle differenti tradizioni esistenti già a quel tempo”.

Ed ha prospettato la necessità di una celebrazione pasquale unitaria: “In più di un’occasione mi è stato rivolto l’appello a cercare una soluzione a tale questione, affinché la celebrazione comune del giorno della Risurrezione non sia più un’eccezione, ma diventi la normalità. Incoraggio pertanto chi si sta impegnando in questo cammino a perseverare, e a fare ogni sforzo nella ricerca di una comunione possibile, evitando tutto ciò che può invece portare a ulteriori divisioni tra i fratelli”.

La Pasqua, infatti, non dipende da ‘noi’: “Soprattutto, però, mi preme affidare a tutti un pensiero, che ci rimanda al cuore della tematica: la Pasqua non accade per nostra iniziativa o per un calendario o un altro: l’evento Pasquale è avvenuto perché Dio ‘ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna’. Non dimentichiamo il primato di Dio, il suo primerear, il suo aver fatto il primo passo.

Non chiudiamoci nei nostri schemi, nei nostri progetti, nei nostri calendari, nella ‘nostra’ Pasqua. La Pasqua è di Cristo! E a noi fa bene chiedere la grazia di essere sempre più suoi discepoli, lasciando che sia Lui a indicarci il cammino da seguire e accettando con umiltà l’invito, fatto un giorno già a Pietro, a metterci sulle sue orme, e a non pensare secondo gli uomini, ma secondo Dio”.

Ed infine ha ricevuto ha ricevuto la congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e le Suore del Divino Salvatore, suggerendo tre consigli mariani (parlare poco, ascoltare molto, custodire nel cuore): Ce lo insegna Maria, ‘stella polare’ della missione, che nel Vangelo parla poco, ascolta molto e custodisce nel cuore. Sono atteggiamenti validi anche per noi: parlare poco, confrontarsi, aprirsi, ma non perdersi in chiacchiere inutili (il chiacchiericcio è una peste!), ascoltare molto, nella preghiera, nel silenzio, nell’attenzione agli altri. A

volte non sappiamo ascoltare: l’altro parla e a metà del discorso rispondiamo. No, ascolta tutto, fino alla fine. Ascolta anche il Signore! Ascoltare e custodire nel cuore, per essere apostoli della speranza, nel mondo che oggi ne ha tanto bisogno. E in proposito vorrei concludere ricordando un tratto caratteristico della Madonna: lei non mostra mai sé stessa (è interessante questo) ma sempre Gesù…   Sempre indica Gesù. Dobbiamo imparare questo: mostrare agli altri Gesù, non noi stessi, perché per tutti, oggi e sempre, la nostra speranza è nel Signore, è in Lui”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco ai giovani: la vita è pellegrinaggio verso Dio

“L’anno scorso abbiamo cominciato a percorrere la via della speranza verso il Grande Giubileo riflettendo sull’espressione paolina ‘Lieti nella speranza’. Proprio per prepararci al pellegrinaggio giubilare del 2025, quest’anno ci lasciamo ispirare dal profeta Isaia, che afferma: ‘Quanti sperano nel Signore… camminano senza stancarsi’. Questa espressione è tratta dal cosiddetto Libro della consolazione, nel quale viene annunciata la fine dell’esilio di Israele in Babilonia e l’inizio di una nuova fase di speranza e di rinascita per il popolo di Dio, che può ritornare in patria grazie a una nuova ‘via’ che, nella storia, il Signore apre per i suoi figli”.

Così inizia il messaggio di papa Francesco per la 39^ Giornata Mondiale della Gioventù, che sarà celebrata domenica 24 novembre sul tema: ‘Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi’ con un invito a camminare con speranza: “Anche noi, oggi, viviamo tempi segnati da situazioni drammatiche, che generano disperazione e impediscono di guardare al futuro con animo sereno: la tragedia della guerra, le ingiustizie sociali, le disuguaglianze, la fame, lo sfruttamento dell’essere umano e del creato.

Spesso a pagare il prezzo più alto siete proprio voi giovani, che avvertite l’incertezza del futuro e non intravedete sbocchi certi per i vostri sogni, rischiando così di vivere senza speranza, prigionieri della noia e della malinconia, talvolta trascinati nell’illusione della trasgressione e di realtà distruttive. Per questo, carissimi, vorrei che, come accadde a Israele in Babilonia, anche a voi giungesse l’annuncio di speranza: ancora oggi il Signore apre davanti a voi una strada e vi invita a percorrerla con gioia e speranza”.

Nel messaggio il papa ha riflettuto sulle due parole essenziali del profeta Isaia, ‘camminare senza stancarsi’: “La nostra vita è un pellegrinaggio, un viaggio che ci spinge oltre noi stessi, un cammino alla ricerca della felicità; e la vita cristiana, in particolare, è un pellegrinaggio verso Dio, nostra salvezza e pienezza di ogni bene.

I traguardi, le conquiste e i successi lungo il percorso, se rimangono solo materiali, dopo un primo momento di soddisfazione ci lasciano ancora affamati, desiderosi di un senso più profondo; infatti non appagano del tutto la nostra anima, perché siamo stati creati da Colui che è infinito e, perciò, in noi abita il desiderio di trascendenza, la continua inquietudine verso il compimento delle aspirazioni più grandi, verso un ‘di più’. Per questo, come vi ho detto tante volte, ‘guardare la vita dal balcone’ a voi giovani non può bastare”.

A volte subentra la stanchezza, che può produrre noia: “Si tratta di quello stato di apatia e di insoddisfazione di chi non si mette in cammino, non si decide, non sceglie, non rischia mai, e preferisce rimanere nella propria comfort zone, chiuso in sé stesso, vedendo e giudicando il mondo da dietro uno schermo, senza mai “sporcarsi le mani” con i problemi, con gli altri, con la vita.

Questo tipo di stanchezza è come un cemento nel quale sono immersi i nostri piedi, che alla fine si indurisce, si appesantisce, ci paralizza e ci impedisce di andare avanti. Preferisco la stanchezza di chi è in cammino che la noia di chi rimane fermo e senza voglia di camminare!”  

Per sconfiggere la stanchezza il papa, perciò, invita i giovani a ‘mettersi in cammino’: “E’ piuttosto mettersi in cammino e diventare pellegrini di speranza. Questo è il mio invito per voi: camminate nella speranza! La speranza vince ogni stanchezza, ogni crisi e ogni ansia, dandoci una motivazione forte per andare avanti, perché essa è un dono che riceviamo da Dio stesso: Egli riempie di senso il nostro tempo, ci illumina nel cammino, ci indica la direzione e la meta della vita.”.

Tale vigore scaturisce dalla speranza: “La speranza è proprio una forza nuova, che Dio infonde in noi, che ci permette di perseverare nella corsa, che ci fa avere uno ‘sguardo lungo’ che va oltre le difficoltà del presente e ci indirizza verso una meta certa: la comunione con Dio e la pienezza della vita eterna. Se c’è un traguardo bello, se la vita non va verso il nulla, se niente di quanto sogno, progetto e realizzo andrà perduto, allora vale la pena di camminare e di sudare, di sopportare gli ostacoli e affrontare la stanchezza, perché la ricompensa finale è meravigliosa!”

Quindi anche nei momenti di difficoltà Dio offre la sua vicinanza con il dono dell’Eucarestia: “In questi momenti, il Signore non ci abbandona; si fa vicino con la sua paternità e ci dona sempre il pane che rinvigorisce le nostre forze e ci rimette in cammino… In queste storie bibliche, la fede della Chiesa ha visto delle prefigurazioni del dono prezioso dell’Eucaristia, vera manna e vero viatico, che Dio ci dona per sostenerci nel nostro cammino.

Come diceva il beato Carlo Acutis, l’Eucaristia è l’autostrada per il cielo. Un giovane che ha fatto dell’Eucaristia il suo appuntamento quotidiano più importante! Così, intimamente uniti al Signore, si cammina senza stancarsi perché Lui cammina con noi. Vi invito a riscoprire il grande dono dell’Eucaristia!”

Però un pellegrino ha bisogno anche del riposo: “Nei momenti inevitabili di fatica del nostro pellegrinaggio in questo mondo, impariamo allora a riposare come Gesù e in Gesù. Egli, che raccomanda ai discepoli di riposare dopo essere ritornati dalla missione, riconosce il vostro bisogno di riposo del corpo, di tempo per il vostro svago, per godere della compagnia degli amici, per fare sport e anche per dormire”.

Il messaggio è un invito ai giovani di riporre speranza in Gesù: “Ma c’è un riposo più profondo, il riposo dell’anima, che molti cercano e pochi trovano, che si trova solo in Cristo. Sappiate che tutte le stanchezze interiori possono trovare sollievo nel Signore, che vi dice: ‘Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro’. Quando la stanchezza del cammino vi appesantisce, tornate a Gesù, imparate a riposare in Lui e a rimanere in Lui, poiché quanti sperano nel Signore… camminano senza stancarsi”.

L’invito è quello di mettersi in cammino su tale pellegrinaggio giubilare: “Cari giovani, l’invito che vi rivolgo è quello di mettervi in cammino, alla scoperta della vita, sulle tracce dell’amore, alla ricerca del volto di Dio. Ma ciò che vi raccomando è questo: mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini…  Il turista fa così. Il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità. Il pellegrinaggio giubilare, allora, vuole diventare il segno del viaggio interiore che tutti noi siamo chiamati a compiere, per giungere alla mèta finale”.

Il messaggio è chiuso con un’immagine per diventare missionari della gioia: “Arrivando alla Basilica di san Pietro a Roma, si attraversa la piazza che è circondata dal colonnato realizzato dal grande architetto e scultore Gian Lorenzo Bernini. Il colonnato, nel suo insieme, appare come un grande abbraccio: sono le due braccia aperte della Chiesa, nostra madre, che accoglie tutti i suoi figli! In questo prossimo Anno Santo della Speranza, invito tutti voi a sperimentare l’abbraccio di Dio misericordioso, a sperimentare il suo perdono, la remissione di tutti i nostri ‘debiti interiori’, come era tradizione nei giubilei biblici. E così, accolti da Dio e rinati in Lui, diventate anche voi braccia aperte per tanti vostri amici e coetanei che hanno bisogno di sentire, attraverso la vostra accoglienza, l’amore di Dio Padre”.

Don Giovanni Merlini sarà il primo Beato del Giubileo!

Il 23 maggio la Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato a tutto il mondo: «Il Sommo Pontefice Francesco, accogliendo e confermando i voti del Dicastero delle Cause dei Santi, ha dichiarato: ‘consta il miracolo, compiuto da Dio per intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini’(cf. Decreto super Miro, DCS, 23 maggio 2024).

“Tale notizia è per ognuno di noi – affermano don Emanuele Lupi, Moderatore Generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue e sr. Nicla Spezzati, Adoratrice del Sangue di Cristo e Postulatrice della Causa – fonte di grande gioia e di sentimenti di profonda gratitudine a Dio per il dono della santità offerto alla sua Chiesa nella persona del nostro amato don Giovanni Merlini, Sacerdote e III Moderatore Generale della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, nato a Spoleto (PG) il 28 agosto 1795 e morto a Roma il 12 gennaio 1873.

Uomo di profondo discernimento e di sapienza, ha annunciato, come Missionario Apostolico, il Mistero   della Redenzione ad intere popolazioni nello Stato Pontificio e nel Regno di Napoli, favorendo i miseri e i reietti. Testimone vivo di tale Mistero al cuore della Chiesa, ha ricercato e vissuto nel quotidiano la volontà di Dio, assumendo la pace significata dal Sangue di Cristo, come via regale alla santità, verbo e stile di vita. Fondata, giorno dopo giorno, nell’ascesi dell’habitare secum, nell’orazione, nel vincolo della carità fraterna – alimentato da una visione universale – la vita di Giovanni Merlini ha sapore di Vangelo”.

Dalla Segreteria di Stato del Vaticano è stata comunicata alla Postulazione la Nota (N. 644.680) in cui si afferma che: “Il Santo Padre Francesco ha concesso e disposto che il Rito della Beatificazione del Servo di Dio Venerabile Giovanni Merlini abbia luogo a Roma, il 12 gennaio   2025 alle ore 11:00, nell’Arcibasilica Papale San Giovanni in Laterano. Rappresentante del Sommo Pontefice sarà il Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi”.

“Questo Evento di grazia – sottolineano il Moderatore Generale e la Postulatrice – posto all’inizio dell’Anno giubilare  2025,  ci  vedrà  uniti  nel  santo  pellegrinaggio  da  ogni parte  del  mondo.  È un’azione ecclesiale che ha un particolare carattere liturgico, in quanto finalizzata alla lode di Dio, nella venerazione del suo Servo fedele, Giovanni Merlini. Come Famiglia del Sangue Preziosissimo di Cristo, con tutto il popolo di Dio, invochiamo lo Spirito Santo per percorrere la via sanguinis, ‘via nuova e vivente che Cristo ha inaugurato per noi per mantenere, senza vacillare, la professione della nostra speranza’ (cf. Eb 10,20.23)”.

Don Giovanni Merlini nasce a Spoleto (PG) il 28 agosto del 1795 da Luigi Merlini e Antonia Claudi Arcangeli. Dopo essere stato ordinato sacerdote per la diocesi di Spoleto, il 19 dicembre 1818, in occasione di un corso di esercizi spirituali presso l’Abbazia di San Felice, a Giano dell’Umbria (PG), conobbe nel 1820 San Gaspare del Bufalo, fondatore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue. L’incontro tra questi due giganti della fede cambierà le vite di entrambi. Gaspare diverrà per Giovanni padre e modello di ispirazione, tanto da convincerlo ad entrare nella Congregazione, il 15 agosto 1820, e a divenirne uno dei fiori all’occhiello.

Come nel carisma della Congregazione, don Giovanni non sarà solamente un intrepido annunciatore del Vangelo per mezzo delle missioni popolari, ma anche e soprattutto una eccellente guida spirituale. Non si può non ricordare la capacità straordinaria che ebbe di intenerire i cuori dei briganti nel basso Lazio, che a lui si rivolsero per chiedere grazia presso il Papa, nel lontano 1824.

Tra i frutti più belli della sua sapiente guida risplende nella Chiesa Santa Maria De Mattias che, nel 1834, con il suo paterno aiuto, fonderà le Adoratrici del Sangue di Cristo. Don Giovanni è stato un uomo dalle molteplici capacità e ha saputo intessere la sua vita a riflesso di quella di Cristo, incastonato, come una gemma preziosa, tra due grandi santi fondatori. Ma la sua peculiarità e quell’unicità che lo fecero brillare vennero fuori soprattutto dal 1847, quando succedette a San Gaspare del Bufalo come III Moderatore Generale della sua Congregazione.

Don Giovanni Merlini diede spazio, da quegli anni in poi, al genio che il Signore gli aveva donato per il bene del Regno di Dio. Seppe sognare in grande per entrambe le Congregazioni religiose, fino a spingersi ad aperture all’estero. Continuò ad essere ricercata ed illuminata guida di anime, tanto da divenire consigliere del Beato Pio IX, dal quale ottenne l’estensione della festa del Preziosissimo Sangue a tutta la Chiesa, con la bolla ‘Redempti sumus’  del 10 agosto 1849.

Anni di lavoro e consiglio, di preghiera innamorata ma anche di spiccate qualità artistiche, gli guadagnarono il titolo di ‘santo dei crociferi’, dal nome della piazza in cui risiedeva allora la curia generalizia dei Missionari del Preziosissimo Sangue. Ed è proprio da quella stessa casa, accanto alla fontana di Trevi in Roma, che don Giovanni volò al cielo il 12 gennaio del 1873, a seguito di un brutto incidente provocatogli da un anticlericale in carrozza.

Ed ancora oggi, da quella chiesa di Santa Maria in Trivio, dove è sepolto accanto al suo santo padre Gaspare del Bufalo, continua ad intercedere e ad essere invocato dai Missionari, dalle Adoratrici e da tanti fedeli, soprattutto giovani, che chiedono a lui consiglio e preghiera. Sembra davvero che la fila di gente fuori dal suo ufficio non si sia mai esaurita, e che lui continui ancora, ora come allora, ad aspettare tante anime da guidare ed accompagnare, e soprattutto a ricordarsi di loro alla presenza del Signore Gesù.

Il 10 maggio 1973 vengono riconosciute le virtù eroiche e il 23 maggio 2024 papa Francesco ha autorizzato il Dicastero delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il Miracolo di guarigione di un beneventano, da un ematoma retroperitoneale, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Merlini.

L’Aquila: la Perdonanza è testimonianza di vita

Giovedì 29 agosto, presieduta da mons. Antonio D’Angelo, arcivescovo metropolita de L’Aquila, si è chiusa la Porta Santa di Santa Maria di Collemaggio, nella 730^ Perdonanza Celestiniana, con l’attribuzione all’arcivescovo emerito, card. Giuseppe Petrocchi, del premio del Perdono 2024, che ha ringraziato l’amministrazione comunale del capoluogo abruzzese: “Un impegno comune per promuovere, sempre e dovunque, la spiritualità e la cultura della riconciliazione e della pace. È un obbligo morale che discende dal fatto che siamo ‘stirpe’ di Celestino V, perciò ‘eredi’ della grazia di custodire e diffondere, a livello planetario, l’evento della Perdonanza, di cui questo Uomo di Dio è stato un geniale e provvidenziale profeta”.

Chiudendo la Porta Santa della Perdonanza mons. D’Angelo ha riflettuto sull’importanza della Misericordia con lo sguardo già proiettato verso il prossimo Giubileo, prendendo spunto dal Vangelo del racconto del martirio di san Giovanni Battista: “Il brano del Vangelo ci presenta l’episodio del martirio di san Giovanni Battista. E’ significativa l’espressione di san Giovanni: ‘Non ti è lecito’. Questa espressione richiama alla giustizia, alla verità della vita e delle scelte che si devono fare. Non si può fare come si vuole, c’è un codice interiore che regolamenta la vita”.

San Giovanni Battista mostra l’ambiguità del potere, che deve essere ‘vinta’ attraverso un percorso di riconciliazione: “La celebrazione della Perdonanza che si ripete ogni anno, deve aiutarci proprio in questo, vincere la nostra ambiguità, rafforzare le scelte e i valori che portiamo dentro. L’incontro con la Misericordia rigenera e genera la coscienza di ogni persona, accogliendo l’invito di san Paolo ai Corinzi: ‘lasciatevi riconciliare con Dio’. Riconciliare è proprio mettere insieme, ricomporre o comporre una nuova realtà, perché si costruisca una vera sintonia tra le diverse dimensioni della persona umana e la vita relazionale”.

Il brano del Vangelo rimanda a san Celestino V: “San Celestino V ci dona questa testimonianza di equilibrio, di sintonia. Ciò lo possiamo cogliere dalla sua capacità di interpretare bene i vari momenti della vita, non senza difficoltà, ma sotto la luce di Dio, attingendo proprio dalla sua ricchezza interiore maturata nel tempo mediante l’ascolto della Parola e l’esperienza della Misericordia”.

La coerenza ai valori rende la persona ‘nobile’: “Bisogna sottolineare che la coerenza più difficile riguarda i valori che segnano la vita personale, quei valori che rendono nobile la persona. Essere veri e leali con se stessi è il principio attorno al quale ruota la grandezza di un uomo, dinamiche non immediatamente visibili agli altri. La vera nobiltà dell’uomo risiede nella sua intimità più profonda, sacrario nel quale si origina ogni sua scelta. Proprio in questo sacrario si costruisce la sua statura, luogo dove avviene l’incontro con la Misericordia, il perdono di Dio che tocca le corde più profonde della sua esistenza, non solo per guarire ma per generare il vero volto dell’essere umano”.

L’esempio è dato da san Giovanni Battista e da san Celestino V: “Uomini che hanno saputo tenere la loro posizione nei momenti cruciali della loro vita rimanendo fedeli a se stessi. Se oggi siamo qui a venerarli, a raccogliere la loro eredità umana e cristiana, non è per un semplice cerimoniale ma, per fede, crediamo che quanto da loro donatoci è vero anche per noi”.

E’ stato un invito a lasciarsi riconciliare con Dio, come ha scritto san Paolo: “Lasciamo che l’Amore di Dio tocchi la nostra vita per scoprire, consolidare e sperimentare in pieno la bellezza della vita che ci è stata donata. L’esistenza ci è stata donata, quindi lasciamoci accompagnare da Colui che ci ha fatto questo dono, nello spirito di umiltà e obbedienza”.

L’omelia è stata chiusa con uno sguardo al prossimo Giubileo: “Siamo prossimi all’inizio del Giubileo, ci stiamo preparando celebrando ‘l’Anno della Preghiera e del Perdono’, due coordinate fondamentali per il cammino della vita. La fede non è un optional nel corso dell’esistenza ma fuoco che illumina gli eventi della vita per fa entrare nell’eternità, non come tempo, ma come pienezza di vita in comunione con Dio…

Non lasciamoci rubare la vita da lucciole che non hanno consistenza, ma lasciamoci illuminare dal sole di Cristo, ‘via, verità e vita’. Sia il Vangelo della Misericordia a sostenere i passi della nostra vita per aprirci alla Speranza di una vita nuova”.

Ed aprendo la Porta Santa nella basilica di Collemaggio l’arcivescovo emerito, card. Giuseppe Petrocchi, ha ‘focalizzato’ l’omelia su san Celestino V: “Celestino, uomo coraggioso e profetico, è maestro e guida sulle vie della Parola e della Comunione, ecclesiale e sociale. Per ‘celestinizzare’ il nostro stile di vivere la Perdonanza occorre anzitutto assumere un autentico atteggiamento ‘penitenziale’.

Bisogna, perciò, entrare attraverso la ‘Porta Santa’ in compagnia della virtù dell’Umiltà, che rende capaci di “dirsi” e “sentirsi dire” la verità nell’amore. Questa lealtà, dai lineamenti biblici, mette allo scoperto le nostre negatività: illumina le zone d’ombra e le rende visibili. Ciò ci consente di ‘ispezionare’, con sapienza evangelica, i ‘tunnel’ dell’anima in cui sono occultati pensieri, sentimenti e comportamenti macchiati dal peccato, per poi avviare un processo di ‘purificazione’ della memoria”.

E dal perdono deriva la pace: “La Perdonanza è madre feconda e la sua figlia prediletta è la Pace: con se stessi e con gli altri. Discorso che ci interessa molto come credenti e abitanti di questa epoca storica: ma viene avvertito con vibrante intensità in questi giorni attraversati da drammatici ed impetuosi venti di guerra… Perdono, Giustizia e Pace, dunque, sono un trinomio inscindibile per edificare un mondo secondo Dio e, proprio per questo, degno dell’uomo”.

(Foto: arcidiocesi de L’Aquila)

Alessandra Vitez presenta le mostre del Meeting: l’arte è sempre alla ricerca dell’essenziale

Ormai aperto il Meeting dell’Amicizia fra i Popoli, giunto alla 45^ edizione, in programma fino a domenica 25 agosto con il titolo ‘Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?’, caratterizzata da tavole rotonde, mostre, spettacoli, iniziative culturali, sportive e per ragazzi e trasmessa in diretta su più canali digitali e in più lingue, presentato dal presidente della Fondazione del Meeting, Bernhard Scholz:

“Essenziale è ciò che genera una vita piena, libera e responsabile e una vita sociale feconda e solidale… Contro i veleni dell’odio e del disprezzo, dei complottismi e delle estreme polarizzazioni, gli antidoti essenziali sono l’incontro, il dialogo e il confronto. A maggior ragione vogliamo realizzare di nuovo un Meeting che mette a tema le grandi sfide di questo momento storico in un clima di rispetto reciproco, attraverso uno scambio e una condivisione di esperienze e di conoscenze”.

Durante la presentazione degli avvenimenti il presidente della Fondazione ha sottolineato l’importanza culturale delle mostre nella ‘struttura’ del meeting: “Le mostre di questo Meeting sono un invito a riscoprire ciò che è essenziale, a prendere maggiore consapevolezza di ciò che rende la nostra vita più vera e più creativa, ciò che sostiene la nostra esistenza, soprattutto in questo momento di crescente conflittualità e di tante sfide decisive per il nostro futuro”.

I temi delle mostre saranno la storia dei giubilei in vista del Giubileo del 2025, l’opera del fotografo statunitense Curran Hatleberg, con 65 scatti originali, l’opera del pittore americano vissuto in Italia William Congdon (con un importante inedito) e l’opera letteraria dello scrittore svedese Pär Lagerkvist (premio Nobel 1951 per la Letteratura). Altre mostre presenteranno l’attualità di Alcide De Gasperi, la storia dei coniugi austriaci Franz e Franziska Jägerstätter (Franz, martire del nazismo, proclamato beato nel 2007 da papa Benedetto, oggetto anche del film ‘The Hidden Life’ di Terrence Malick) e la tregua di Natale sul fronte occidentale nel Natale del 1914 (raccontata nel 2005 dal film ‘Joyeux Noël’ di Christian Carion).

Un’altra mostra presenterà iniziative sociali nella società civile russa di oggi; di tema sociale anche altre due mostre, una sulla rinascita dei borghi italiani ed una sulla Fondazione Progetto Arca di Milano. Un’esposizione sarà dedicata alla vita del Servo di Dio Enzo Piccinini, medico modenese molto caro al pubblico del Meeting.

La mostra scientifica, a cura dell’Associazione Euresis, avrà a tema le speciali condizioni emerse nell’evoluzione dell’Universo che rendono possibile la vita sul nostro pianeta. La Terra Santa infine sarà al centro di un’esposizione sulle due basiliche della Trasfigurazione sul monte Tabor e del Getsemani, mentre la mostra sulla ‘Fuga in Egitto’ presenterà i luoghi dove è passata la Sacra Famiglia e che sono oggetto di una devozione che unisce cristiani e musulmani.

Per approfondire i temi di alcune mostre abbiamo intervistato la dott.ssa Alessandra Vitez, responsabile dell’ufficio Mostre del meeting, chiedendo il motivo per cui il Meeting pone tale domanda: “E’ una domanda provocatoria di cui abbiamo bisogno perchè ci costringe a non rifugiarci nella rassegnazione e indifferenza, nelle considerazioni ideologiche che ci rendono la vita priva di gusto.

Il Meeting pone questa domanda perchè desideriamo fare esperienza di una vita vissuta nello scoprire e riscoprire quella essenzialità che ci permette di affrontare la realtà così come si presenta. Non significa ridurre tutto ad una sintesi minima ma vivere una vita piena, feconda, e ricca della diversità di chi si incontra come un bene prezioso al proprio cammino umano”.

Per quale motivo per Congdon l’essenziale è visibile agli occhi?

“Rovesciare la famosa frase tratta del Piccolo Principe di Antoine de SaintExupéry (‘l’essenziale è invisibile agli occhi’) non è un gioco, è l’essenza della pittura di William Congdon, esponente dell’action painting di New York, uno dei più grandi artisti del ‘900. Dopo un lungo viaggiare e dipingere si stabilisce in Italia, prima a Venezia, poi ad Assisi ed infine a Gudo Gambaredo nella Bassa milanese, dove muore nel 1998. Per lui dipingere è una ‘avventura dello sguardo’ che arriva a cogliere l’essenza di ciò che si vede. Guai a dargli di pittore astratto; infatti egli dice di sé: Sono sempre partito da un oggetto concreto che colpisce il mio occhio… io dipingo quel che vedo e non come vedo”.

Invece, cosa offre ai visitatori la mostra sui Giubilei?

“Il Giubileo è un tempo che non ci spinge implacabile verso il futuro ma si piega sul nostro bisogno e proclama di voler risanare le ferite nascoste. Ci stringe in un abbraccio di perdono e di misericordia accogliente per spalancarci ad una promessa di bene che è un destino di speranza per tutti. Con la mostra siamo invitati a varcare la Porta che segna l’ingresso in una possibilità di vita cambiata, risollevata dal peso delle sue fragilità, dei suoi limiti, dalle ombre del male che ci infliggiamo a vicenda.

E’ una possibilità straordinaria di salvezza che arriva fino a toccare il cuore dell’esistere quotidiano nel mondo, è una grazia fuori dal comune, introdotta dal realismo umano della fede cristiana nella storia degli ultimi sette secoli: una grazia da mendicare, di cui rendersi degni con i gesti, i passi concreti, aderendo a dei segni visibili capaci di diventare un ponte di collegamento tra la terra e il cielo. Ci attende di nuovo al varco nel prossimo 2025”.

Ed allora in quale modo l’arte si confronta con i Giubilei?

“Le opere pittoriche svolgono la funzione di accompagnare il pellegrino che si avvicina al Giubileo perché le immagini veicolano gli sguardi, illuminano traiettorie, muovono domande. L’artista capta le vibrazioni che animano la sua epoca, si fa profetico interprete del mondo che lo circonda, senza mai smettere di ‘cercare’. Il ‘desiderio’, talvolta, diventa inquietudine e rovello. E possiamo cogliere un segno che rende evidente la meravigliosa capacità dell’uomo di trasformare l’esperienza in cultura, cultura che risponde alla grande domanda su che cosa voglia dire diventare vivi per davvero”.

Infine, per quale motivo il Meeting ha scelto le fotografie di Curran Hatleberg?

“Il mondo della fotografia ci interessa particolarmente e siamo sempre alla ricerca di una prospettiva originale da cui guardare attraverso l’obiettivo. E’ stato il nostro amico Luca Fiore, critico d’arte e giornalista, ad introdurci alla conoscenza di Hatleberg, che sarà con noi per tutta la settimana del Meeting.

Hatleberg ha frequentato la Florida per un paio d’anni, tornando a visitare le stesse famiglie incontrate casualmente per trascorrere del tempo con loro. Questo rapporto di prossimità gli ha permesso di entrare nel mondo di queste persone, di accedere ai loro momenti di intimità e di vulnerabilità.

Di loro non conosceva nulla, ma era curioso di entrare nella vita quotidiana; è incredibile come capiti che in situazioni davvero dure, dal punto di vista sociale e personale, dentro l’inquadratura appare qualcosa che apre ad una possibilità. La fotografia può diventare un’ottima scusa per far incontrare persone che appartengono a mondi diversi e dar loro l’opportunità di condividere qualcosa”.

(Tratto da Aci Stampa)

Ravenna ha presentato il progetto ‘Giubileo for All’

A metà luglio a Ravenna sono stati presentati nella basilica paleocristiana di sant’Apollinare Nuovo i percorsi di accessibilità per l’anno santo: infatti la diocesi, che attraverso l’Opera di Religione, gestisce cinque degli otto monumenti Unesco della città, ha aderito al progetto della Cei ‘Giubileo for All’ che punta a creare in Italia itinerari accessibili per i pellegrini.

Per questo, grazie ai 15 pannelli multisensoriali e tattili i mosaici si potranno ‘toccare’, sentire i profili dei volti di Cristo e dei santi e le architetture delle basiliche, seguire i contorni delle tessere, percepire materiali e luci. Lo potranno fare tutti, a prescindere dalle capacità e abilità grazie all’apparato di mappe tattili e parlanti e alle guide audio-video accessibili in lingua dei segni italiana (Lis) e internazionale, con un semplice smartphone, a partire dal Qr code presente sul pannello.

Una commissione della Diocesi di Ravenna-Cervia ha studiato quattro percorsi tra i tesori di fede della nostra città. La novità è che saranno percorsi ‘per tutti’ grazie a una serie di pannelli tattili e multisensoriali di cui verranno dotati i monumenti diocesani Unesco.

Si tratta di quindici pannelli, installati entro il mese di ottobre nei monumenti diocesani, realizzati coinvolgendo le associazioni, gli enti e le persone con disabilità che danno accesso a video in italiano e in inglese, sottotitolati e segnati in Lingua dei Segni Italiana (LIS) e in International Sign (Segni Internazionali). Oltre a questo, tutto il personale dell’Opera di Religione già da tempo si sta formando per accogliere pellegrini con un’ottica di accessibilità sempre più ampia.

Insomma, oltre al percorso nei monumenti Unesco, ce n’è uno alla scoperta dei volti di Maria sul territorio; uno che segue le tracce di Dante Alighieri in città; infine un percorso alla ricerca delle rappresentazioni del santo patrono.

Per presentare il percorso fatto e i prototipi dei pannelli, in occasione della festa del santo patrono Apollinare, si è svolto, venerdì 19 luglio, un seminario-evento dal titolo ‘Il volto della Speranza risplende nei mosaici di Ravenna’.

 Al seminario hanno partecipato suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio nazionale Cei per la pastorale delle persone con disabilità, l’arcivescovo di Ravenna, mons. Lorenzo Ghizzoni, il prefetto Castrese de Rosa, il sindaco Michele de Pascale con un contributo video della ministra per le disabilità Alessandra Locatelli.

Durante l’incontro suor Donatello ha spiegato il valore dell’iniziativa: “Questa diocesi ha fatto una rivoluzione culturale che parte dal toccare, usare tutti i nostri sensi, per partecipare e vedere. Un progetto ideato per le persone disabili e soprattutto progettato con loro. Questi luoghi sono nati come annuncio del Vangelo per tutti. Ora lo sono davvero per tutti, nessuno escluso. E questo passa attraverso la bellezza”.

Inoltre il dott. Dino Angelaccio, coordinatore del progetto, ha parlato di un diritto per tutti alla bellezza: “Si tratta di una platea immensa di persone: il 15% possono pensare di visitare un luogo della cultura, solo il 5% di partecipare ad un evento. Eppure da tempo esistono linee guida per ideare, promuovere un evento che sia per tutti. Da Ravenna lanciamo questa sfida ambiziosa.

La cifra è l’accessibilità universale… Il diritto alla bellezza è un diritto universale quindi deve essere per tutti e di tutti. Questi pannelli che presentano rilievi e texture e altezze differenti permettono a tutti di vivere un’esperienza di bellezza. Al centro c’è la persona al di là delle sue caratteristiche fisiche, sensoriali, anagrafiche e linguistiche”.

Inoltre ad ottobre inizierà il primo percorso formativo pensato e finalizzato a dare la possibilità alle guide turistiche (iscritte all’albo) di essere inserite in un elenco di ‘Guide giubilari per percorsi di arte e fede a Ravenna per tutti’, promossa dall’arcidiocesi di Ravenna-Cervia e dall’Opera di Religione, in collaborazione con il Dipartimento dei Beni Culturali della Chiesa della Pontificia Università Gregoriana e il Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Cei.

L’obiettivo, spiegano dall’Opera di Religione, è “creare un gruppo di guide formate per guidare gruppi di pellegrini e fedeli nella visita alla nostra città e ai monumenti diocesani di Ravenna, in modo che essi siano accessibili a tutti. Quei ‘pellegrini di speranza’ (come recita il motto del Giubileo 2025), che dovranno essere resi partecipi delle realtà monumentali e storico artistiche, testimoni del cammino di fede della Chiesa Cattolica nel corso dei secoli… 

La cosa bella è poter vivere un’esperienza di arte, di fede e spiritualità per tutti e con tutti, senza escludere nessuno. Il messaggio cristiano dei mosaici di Ravenna oggi è una Parola per noi è una Parola per la sete che l’uomo ha. A nessuno, allora, deve essere impedito o limitato di aver accesso a quel messaggio, tutti fanno esperienza di fede attraverso i mosaici di Ravenna”.

Si tratta di un percorso di circa 115 ore, da ottobre 2024 a gennaio 2025, che si svilupperà in due parti: la prima, sugli aspetti storici, artistici e religiosi del Giubileo e sulla Ravenna antica, i suoi monumenti e sugli itinerari per i pellegrini, a cura della Pontificia Università Gregoriana.

(Foto: Diocesi di Ravenna – Cervia)

Giubileo 2025: le istruzioni per l’uso

Nonostante manchino ancora diversi mesi all’apertura della Porta Santa, piovono nella capitale richieste di ogni genere alle strutture religiose e no-profit che si sono messe a disposizione per l’accoglienza dei pellegrini.

Per venire incontro alle esigenze di quanti arriveranno a Roma, l’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, che rappresenta questa particolare categoria ricettiva, ha pubblicato un Vademecum in 10 lingue con le “istruzioni per l’uso” per i pellegrini, in modo che prenotazioni, attività e permanenza siano le più agevoli possibile.

Oltre all’italiano e alle classiche lingue internazionali (inglese, francese, tedesco, spagnolo e, portoghese), sono state aggiunti i documenti anche in polacco, croato, ceco e filippino, così da coprire un più ampio spettro dei viaggiatori in arrivo.

Sui documenti, che verranno via via implementati con nuove informazioni, sono già accessibili le indicazioni per trovare un alloggio, noleggiare un’auto a tariffe convenzionate e, tramite il sito ufficiale del Giubileo, consultare il calendario degli eventi, richiedere la Carta del Pellegrino, prenotare la partecipazione agli eventi.

La consultazione delle informazioni è possibile sul portale ospitalitareligiosa.it nella sezione GIUBILEO, dove scegliere la lingua preferita e accedere poi a tutte le indicazioni.

L’Associazione Ospitalità Religiosa Italiana, tramite il suo presidente Fabio Rocchi, fa sapere che “le pre-condizioni di accesso all’anno giubilare sono essenziali per consentire ai pellegrini di programmare per tempo un momento così importante di riaffermazione della propria Fede, proponendo un supporto logistico in grado di creare le necessarie condizioni di serenità”.

Anno Santo: definite le Chiese giubilari della diocesi di Milano

Con un decreto arcivescovile, firmato da mons. Delpini, sono state istituite le chiese giubilari che per tutta la durata dell’Anno santo saranno meta di pellegrinaggi nel territorio della Diocesi di Milano.

Sono quindici le chiese, divise nelle sette zone pastorali, nelle quali i fedeli ambrosiani, a partire dal prossimo 29 dicembre – apertura dell’anno giubilare a livello diocesano – potranno vivere un momento prezioso per rinnovare la propria fede e cercare la riconciliazione con Dio, anche attraverso gesti di devozione e carità. Ognuna delle chiese giubilari è raggiungibile attraverso un cammino di pellegrinaggio o una via sacra già esistente.

I pellegrini, singolarmente o in gruppi, secondo le indicazioni della Diocesi di Milano, una volta arrivati nelle chiese giubilari sono invitati a compiere cinque gesti per invocare il perdono giubilare: il segno della croce con l’acqua santa in ricordo del Battesimo, l’adorazione eucaristica, l’ascolto della Parola, la preghiera davanti al crocifisso e la scelta di un gesto di carità. A proposito di quest’ultimo, la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) propone di sostenere progetti di microcredito sociale sostenuti dalle Caritas e dalle Fondazioni antiusura.

Una cura particolare sarà dedicata al sacramento della Riconciliazione, che potrà essere celebrato in occasione del pellegrinaggio oppure in altra circostanza a scelta del fedele. È lo stesso Arcivescovo a chiederlo nella proposta pastorale 2024-2025, “Basta. L’amore che salva e il male insopportabile”: «I percorsi penitenziali e il sacramento della Riconciliazione sono risposta alla Parola del Signore che suscita la fede (…). Non si può ignorare che molti battezzati hanno abbandonato il sacramento della Riconciliazione. Durante l’anno giubilare è doveroso domandarsi perché. È anche il momento opportuno per offrire proposte per una più realistica e intelligente comprensione del sacramento e delle sue diverse forme».

Di seguito l’elenco delle chiese giubilari della Diocesi di Milano:

Cattedrale Metropolitana di S. Maria Nascente (Duomo di Milano): Chiesa madre di tutti i fedeli ambrosiani

Zona Pastorale I – Milano

Basilica di S. Ambrogio, Milano

Santuario S. Maria dei Miracoli presso S. Celso, Milano

Zona Pastorale II – Varese

Santuario di S. Maria del Monte, Varese

Basilica di S. Maria Assunta, Gallarate

Zona Pastorale III – Lecco

Santuario Nostra Signora della Vittoria, Lecco

Santuario Madonna del Bosco, Imbersago

Zona Pastorale IV – Rho

Santuario della B. Vergine Addolorata, Rho

Santuario della B. Vergine dei Miracoli, Saronno

Zona Pastorale V – Monza

Santuario di S. Pietro da Verona, Seveso

Santuario S. Maria delle Grazie, Monza

Zona Pastorale VI – Melegnano

Chiesa della Sacra Famiglia dell’Istituto Sacra Famiglia, Cesano Boscone

Basilica di S. Maria Nuova, Abbiategrasso

Chiesa parrocchiale di S. Martino e S. Maria Assunta, Treviglio

Zona Pastorale VII – Sesto San Giovanni

Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta, Cernusco sul Naviglio

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