Mariella Matera: l’Intelligenza Artificiale apre alla pace

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“La Sacra Scrittura attesta che Dio ha donato agli uomini il suo Spirito affinché abbiano ‘saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro’… La scienza e la tecnologia manifestano in modo particolare tale qualità fondamentalmente relazionale dell’intelligenza umana: sono prodotti straordinari del suo potenziale creativo”.

Partendo da questo passo iniziale del messaggio per la 57^ Giornata mondiale della pace dal titolo ‘Intelligenza artificiale e pace’, dialoghiamo con la grafica pubblicitaria, Mariella Matera, fondatrice del blog ‘Alumera’ e partecipante all’esperienza del sinodo digitale ‘La Chiesa ti ascolta’: in quale modo l’Intelligenza Artificiale può essere via verso la pace?

“Ci ricorda papa Francesco nel 57° Messaggio per la giornata mondiale della pace che  ‘L’intelligenza è espressione della dignità donataci dal Creatore, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza (cfr Gen. 1, 26) e ci ha messo in grado di rispondere al suo amore attraverso la libertà e la conoscenza’. Così l’intelligenza artificiale, che è proprio il progresso scientifico dell’intelligenza umana e della sua conoscenza, può essere via verso la pace solo se utilizzata per il bene comune, solo se impiegata per garantire uguale libertà e uno sviluppo più equo tra le popolazioni.

Immagino, per esempio, il bene che può portare un processo intelligente di energia rinnovabile per il pianeta, per i paesi sottosviluppati; il bene se gli algoritmi non sfruttassero i bisogni della gente solo per puro profitto ma per dare soluzioni che soddisfino umanamente quei bisogni. Può essere via  per la pace solo se usata come strumento di costruzione, di condivisione e non di divisione, distruzione o alienazione.

Il rischio è che la facilità di operazione, di elaborazione che ci permette l’Intelligenza Artificiale ci accomodi in uno stato in cui non sentiamo più il bisogno dell’altro. Che ci convinca che lo strumento ci basti. Chiedendo sempre di più alla macchina, rischiando di perderci come uomini. Ho trovato un passaggio toccante nel messaggio del papa che credo sia un punto cruciare per l’uso e lo sguardo di questa tecnologia che avanza inesorabile: il rischio di un ‘cuore artificiale’.


Se smettiamo di vedere (e sentire) l’altro come una risorsa ma lo percepiamo solo come un rallentamento al processo, il rischio è che il nostro cuore smetta veramente di amare. E senza amore non c’è pace. Quindi penso che l’Intelligenza Artificiale può essere via di pace solo nella misura in cui c’è  anche l’altronel suo uso”.

Quali temi etici pone l’intelligenza artificiale?

“Il diritto al lavoro per l’uomo ed il bisogno economico, la libertà che diventa schiava dei dati, il diritto di autore per gli artisti, il diritto ad un’etica dell’informazione e della comunicazione sempre più provata dalle fake news, il rischio di un pensiero uniforme incapace di uno sguardo soggettivo. Diamo per scontato che tutto ciò che produce una macchina sia infallibile, un verità imprescindibile.

Invece dovremmo educarci ad uso etico dello strumento, ad accoglierlo, ma contemporaneamente discernerne l’uso, per non diventare soggiogati di una macchina ma utilizzarla solo come uno strumento per migliorare alcuni processi che non ci facciano perdere la nostra propria identità”. 

Quale impatto può avere l’intelligenza artificiale per la dignità umana?

“Penso al suo impiego nella medicina e non posso che vedere un grande segno di speranza per la dignità umana (anche se è ancora troppo ampio il divario tra poveri e ricchi per l’accesso alle cure). Finché il progresso terrà al centro l’uomo, avremo davvero tanta opportunità di bene. In negativo sicuramente la disumanizzazione. Il distacco emotivo e sentimentale nei processi creativi e di produzione, l’accelerazione dei tempi, il raggiungere obiettivi importanti su tempistiche sempre più corte, rischiano di allontanare il cuore dell’uomo dall’opera che esso stesso realizza.

Viviamo già in un’epoca in cui è apparentemente tutto perfetto, ma nei cuori ci sono vuoti incolmabili. L’Intelligenza Artificiale, usata in modo improprio, ti anestetizza il cuore. Produciamo bombe intelligenti che uccidono a chilometri di distanza e non vediamo(e percepiamo) nemmeno più il dolore che producono, per esempio”.

Perché la cultura digitale è una ‘dimensione cruciale’ della testimonianza della Chiesa?

“Perché è un nuovo linguaggio in un nuovo ‘continente’ abitato dal mondo intero. Per millenni abbiamo tradotto il Vangelo per raggiungere ogni angolo di terra e questo è il tempo  dove ogni angolo della terra si ritrova sul web. E’ terra inesplorata ma terra abitata, terra di cercatori di Dio e di discepoli. E solo la Chiesa ci riunisce tutti nell’Amore gratuito.

In un mondo, quello digitale, dove siamo numeri, prodotti, soldi, la Chiesa di Dio ci ricorda proprio lì che siamo figli, pensati e amati, non massa ma unici, che abbiamo un valore inestimabile lì dove siamo e come siamo e non per quello che facciamo o compriamo.

Dio cammina da sempre accanto all’uomo, dal giardino dell’Eden con Adamo ed Eva ai discepoli di Emmaus dopo la resurrezione. Cammina Dio, sempre. Ed oggi la Chiesa (guidata dallo Spirito) deve far sentire quei passi anche per le strade del web, perché è anche lì che oggi abita l’uomo”.

In quale modo i cattolici possono essere presenza viva nella rete?

“Nello stesso modo con cui lo sono nella ‘vita reale’. Mettendo i propri talenti al servizio di Dio. Amando chiunque in qualsiasi modo. Favorendo dialoghi di pace, costruttivi. ‘Smaritanizzando’ (cit. papa Francesco) le periferie dell’ambiente digitale. Facendosi piccole luci portando un messaggio di pace, di bellezza, di amore, di fede e di gioia. Non ci è chiesto nulla di straordinario alla sequela di Cristo: solo Amarci gli uni gli altri. Aiutandoci e condividendo anche in rete”.

Come è possibile comprendere la cultura digitale?

“Come dicevo, è un nuovo linguaggio, un nuovo parlare, un nuovo abitare. Informarsi, formarsi, chiedere aiuto senza vergogna, possono essere alcuni passi importanti per essere ‘pescatori di uomini’ e ‘non pesci nella rete’. Sarebbe bello, per esempio, che in ogni città, in ogni comunità, ci siano degli incontri formativi e conoscitivi per chi ha ancora difficoltà nella comprensione di questo linguaggio”.

Ed infine: chi è Alumera?

“Alumera (‘A lumera, in calabrese è il vecchio lume ad olio) è Mariella Matera. Sono grafico di professione e per vocazione qualche anno fa ho aperto un blog dove condivido fede, bellezza e preghiera con illustrazioni digitali.

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa’ (Mt 5,14-15). Da questo passo del Vangelo è iniziata una missione nel continente digitale. Portare nel mio piccolo nel web, che è la casa che abito per passione e per lavoro, quel fuoco dell’Amore di Dio che non riesco a trattenere”.

(Tratto da Aci Stampa)

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