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Biagio Maimone: comunicazione e giornalismo al servizio degli ultimi e degli indifesi
Il giornalista e scrittore Biagio Maimone, direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, il cui presidente è mons. Yoannis Lazhi Gaid, già segretario personale di Sua Santità Papa Francesco, definito ‘Il giornalista dei poveri’, premiato a New York e a Milano per il ‘giornalismo solidale’, comunica che, in questo anno, costituirà una associazione per dar voce agli ultimi e agli indifesi.
Maimone ha frequentato il corso triennale di spiritualità francescana nel Convento Sant’Angelo di Milano dei Frati Minori (spiritualità, cultura e dialogo) ed ha offerto, nel corso degli anni, servizi di comunicazione a persone che vivevano in situazioni di disagio economico, segnalandole all’opinione pubblica. Egli definisce tale forma di comunicazione ‘Comunicazione Solidale’ ed afferma che, nell’anno, darà vita, con alcuni suoi colleghi, all’associazione ‘Progetto Vita & Umanità’, Azioni di Comunicazione Socio-Umanitaria contro ogni forma di discriminazione e di povertà.
“L’Associazione darà voce agli ultimi, ai discriminati, agli emarginati, a chi subisce bullismo, mobbing e violenza, ai poveri, agli sfruttati, alle prostitute, ai tossicodipendenti, ai clochard, ai detenuti, ai malati, a tutti, nessuno escluso”, ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha aggiunto: “Mediante la comunicazione si possono portare alla luce situazioni di enorme gravità, su cui occorre intervenire. Su di esse, destinate a restare nel buio, si accende, in tal modo, una luce.
La povertà deve essere conosciuta per porvi rimedio. Passare dal silenzio alla voce eclatante di un fatto è la missione del giornalismo. Il mio intento è far conoscere la sofferenza sociale al fine di porvi rimedio. E’ il fine sociale e, nel contempo, etico, del giornalismo che desidero realizzare per pormi al servizio della società in cui vivo”.
Maimone ha richiamato, mediante il giornalismo, alla necessità di far vivere il dialogo interreligioso, la pace e la solidarietà, attraverso le iniziative dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, di cui è direttore della comunicazione, che si qualifica nei termini di attività giornalistica a favore dei bambini poveri ed ammalati dell’Egitto. L’Associazione è stata fondata da mons. Yoannis Lazhi Gaid in seguito alla sottoscrizione del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’ da parte di Sua Santità Papa Francesco e da parte del Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, in data 4 febbraio 2019.
Frutti del Documento sono: la ‘Casa della Famiglia Abramitica’, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti ed esemplari del Documento ‘Sulla Fratellanza Umana’ in quanto pone le basi del dialogo interreligioso, creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (una Chiesa, una Sinagoga e una Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita umana;
l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, già realizzato, che accoglierà 300 bambini e garantirà loro l’assistenza familiare, nonché una casa in cui trovare cure e protezione, accompagnandoli fino alla crescita per un adeguato sviluppo educativo; l’Ospedale pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo ‘Ospedale del Papa’ fuori dall’Italia, in fase di realizzazione, che garantirà le cure medico-sanitarie adeguate e specialistiche sia ai bambini dell’orfanotrofio, sia ad altri bambini, nonché l’accompagnamento delle donne durante tutto il periodo della gravidanza e post parto;
la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana, denominata ‘Fratello’, che offre pasti, ogni giorno, a 5000 famiglie egiziane ed il progetto denominato ‘Salus’, che consiste nell’attuazione di cliniche mobili finalizzate a visitare e a curare i bambini poveri in quelle zone dell’Egitto in cui mancano le strutture sanitarie. Maimone sottolinea come papa Francesco guarda con fiducia ai progetti suindicati, sorretti dalla pedagogia dell’amore e della pace ed, ancor più, in quanto finalizzati all’educazione ed alla cura dei bambini, nonché al rispetto della loro sacralità.
Biagio Maimone, inoltre, è autore del libro ‘La Comunicazione Creativa per lo Sviluppo Socio-umanitario’ che ha ricevuto la Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco tramite la Segreteria di Stato a firma dell’Assessore, mons. Roberto Campisi, con le seguenti parole: “Sua Santità assicura un ricordo nella preghiera e, mentre auspica che la società così come la Chiesa si avvalgano di una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità, invoca l’intercessione della Santa Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica, con l’augurio di ogni bene nel Signore”.
Card. Zuppi invita ad essere amici della vita
Domenica 3 novembre nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma, in occasione della Celebrazione Eucaristica per i 70 anni della televisione, i 100 anni della radio ed i 70 anni della trasmissione della Santa Messa, partendo dal brano del Vangelo, che era un invito all’ascolto: “È una domanda molto vera, forse all’inizio fatta senza tanta convinzione, solo per discutere. Gesù E’ maestro. E’ il maestro e ci fa trovare il vero, quello che cerchiamo e di cui abbiamo bisogno non per collezionare tante risposte che alla fine non ci fanno credere più a niente”.
Ed ha sottolineato l’importanza di ascoltare Dio: “Ascoltare Dio libera da tanti idoli che si impadroniscono del cuore, a cominciare da quello così enfatizzato dalla nostra generazione che qualcuno chiama “egolatria” e che tanti sacrifici impone, rovinando proprio il nostro io. Gesù parla di amore, non un amore qualsiasi, un surrogato o un elisir di benessere, ma amore, con tutto il cuore, la mente e la forza. Mente e cuore insieme e con tutta la forza, perché l’amore vero, quello che cerchiamo non è consolatorio, un entusiasmo che finisce, ma è forte, vince le paure, cambia il mondo, si misura con il male e lo sconfigge. Gesù per primo ama con tutto sé stesso”.
L’amore coinvolge la mente ed il corpo: “Mente e cuore insieme e con tutta la forza, perché l’amore vero, quello che cerchiamo non è consolatorio, un entusiasmo che finisce, ma è forte, vince le paure, cambia il mondo, si misura con il male e lo sconfigge. Gesù per primo ama con tutto sé stesso. Ama tutti, perché sente tutti suoi e amandoli trova la bellezza nascosta in ognuno e si accorge quanto tutti hanno bisogno di amore, anche quando essi stessi non lo capiscono e si nascondono. Solo amare il prossimo fa amare sé stessi, fa capire chi siamo e il nostro valore più di qualunque interpretazione e prestazione, che non bastano mai. Amore per Dio e per il prossimo. Insieme”.
Ed ha invitato a rileggere la storia della Rai: “Questa pagina del Vangelo è il miglior piano editoriale, il palinsesto più efficace per pianificare il lavoro e renderlo sempre sorprendete e nuovo, ma anche per rileggere le azioni compiute. Oggi, in questa Basilica (che è un vero spettacolo e che con la bellezza del mosaico ci aiuta a vedere le cose del cielo, a contemplare il mistero luminoso dell’amore di Dio che si riflette su di noi e accende la luce che portiamo dentro di noi) ricordiamo e ringraziamo per i 70 anni della Televisione e per i 100 anni della Radio”.
E’ stato un ringraziamento alla Rai per il servizio che svolge: “Ringraziamo la RAI per il suo prezioso servizio. Quanto è importante presentare il mondo, la vita vera, non banalizzarla, farla conoscere, aiutare a capire e sconfiggere l’ignoranza con una conoscenza vera, profonda dell’umano e dell’umanità, del creato e delle creature e quindi, sempre, anche del creatore. Farlo richiede e esprime professionalità, creatività, rigore, servizio per fare conoscere e capire.
L’ethos nazionale non sarebbe lo stesso, il nostro paese non sarebbe lo stesso e noi tutti non saremmo gli stessi, senza questi 70 anni di televisione. Un’intera generazione non sarebbe uscita dall’analfabetismo senza la televisione e l’Italia sarebbe stata meno unita senza questo immaginario comune che crea anche quel tanto che ci unisce. Guai a dividerlo o indebolirlo, a fare qualcosa di parte quello che è di tutti!”
Ed ha richiamato le parole di papa Francesco: “Papa Francesco, proprio alla RAI, ha detto che la vostra presenza nelle case degli italiani è come ‘un gruppo di amici che bussano alla porta per fare una sorpresa, per offrire compagnia, per condividere gioie e dolori, per promuovere in famiglia e nella società unità e riconciliazione, ascolto e dialogo, per informare e anche per mettersi in ascolto, con rispetto e umiltà’.
Continuate a esserlo, siate davvero amici della vita con sapienza e tanta umanità vera e non finta, per regalare prossimità e vicinanza, unione e appartenenza, specialmente a chi vive situazioni di isolamento o di vera e propria solitudine. Ecco il nostro augurio e sono certo sarà il vostro impegno per onorare un compito così importante e delicato. Desidero ricordare anche tutti quei colleghi che hanno offerto la loro vita per la comunicazione e l’informazione: alcuni sono diventati volti familiari, tra i più amati e conosciuti, tutti importanti”.
Ha concluso l’omelia con l’invito a raccontare la vita: “Chiediamo al Signore che lo straordinario e affascinante, a volte tragico spettacolo della vita, la scena di questo mondo, lo sappiamo raccontare e comunicare cercando sempre di amarlo, perché chi ama Dio ama il prossimo e non smette di scoprire l’incanto e la benedizione che è la vita, che a tutti chiede sempre e solo amore”.
Papa Francesco: raccontare storie di speranza
Nell’udienza odierna ai partecipanti alla plenaria del Dicastero per la Comunicazione papa Francesco ha tracciato ‘l’identikit del buon comunicatore’ richiamando i principi di verità, giustizia e pace, secondo l’esortazione di san Paolo agli Efesini letta nella liturgia odierna:
“In effetti, la vostra è una vocazione, è una missione! Con il vostro lavoro e la vostra creatività, con l’uso intelligente dei mezzi che la tecnologia mette a disposizione, ma soprattutto con il vostro cuore: si comunica con il cuore. Siete chiamati a un compito grande ed entusiasmante: quello di costruire ponti, quando tanti innalzano muri, i muri delle ideologie; quello di favorire la comunione, quando tanti fomentano divisione; quello di lasciarsi coinvolgere dai drammi del nostro tempo, quando tanti preferiscono l’indifferenza. Questa cultura dell’indifferenza, questa cultura del ‘lavarsi le mani’: ‘non tocca a me, che si arrangino’. Questo fa tanto male!”
Così il papa ha risposto alle domande su cui tale Plenaria si sta confrontando con l’auspicio che il Sinodo appena concluso diventi stile comunicativo della Chiesa: “Il Sinodo sulla sinodalità che abbiamo appena concluso diventa ora un cammino ordinario che deve farsi strada (un cammino che viene dal tempo in cui san Paolo VI ha creato il Segretariato per il Sinodo dei Vescovi); diventa lo stile col quale nella Chiesa viviamo la comunione, uno stile sinodale. In ogni espressione della nostra vita comunitaria, siamo chiamati a riverberare quell’amore divino che in Cristo ci ha attratto e ci attrae”.
La Chiesa ha come fondamento Gesù: “Ed è questo che caratterizza l’appartenenza ecclesiale: se ragionassimo e agissimo secondo categorie politiche, o aziendalistiche, non saremmo Chiesa. Questo non va! Se applicassimo criteri mondani o se riducessimo le nostre strutture a burocrazia, non saremmo Chiesa. Essere Chiesa significa vivere nella coscienza che il Signore ci ama per primo, ci chiama per primo, ci perdona per primo. E noi siamo testimoni di questa misericordia infinita, che è stata gratuitamente riversata su di noi cambiando la nostra vita”.
Infatti il cammino sinodale coinvolge tutti alla comunione ecclesiale: “Proprio in quanto comunicatori, infatti, siete chiamati a tessere la comunione ecclesiale con la verità attorno ai fianchi, la giustizia come corazza, i piedi calzati e pronti a propagare il Vangelo della pace”.
Questo è il ‘sogno’ di papa Francesco: “Sogno una comunicazione che riesca a connettere persone e culture. Sogno una comunicazione capace di raccontare e valorizzare storie e testimonianze che accadono in ogni angolo del mondo, mettendole in circolo e offrendole a tutti. Per questo sono contento di sapere che (nonostante le difficoltà economiche e l’esigenza di ridurre le spese, ne parlerò dopo di questo) vi siete ingegnati per aumentare l’offerta delle oltre cinquanta lingue con cui comunicano i media vaticani, aggiungendo le lingue lingala, mongola e kannada”.
Quella proposta dal papa è una comunicazione capace di raccontare la realtà: “Sogno una comunicazione fatta da cuore a cuore, lasciandoci coinvolgere da ciò che è umano, lasciandoci ferire dai drammi che vivono tanti nostri fratelli e sorelle. Per questo vi invito a uscire di più, a osare di più, a rischiare di più non per diffondere le vostre idee, ma per raccontare con onestà e passione la realtà.
Sogno una comunicazione che sappia andare oltre gli slogan e tenere accesi i riflettori sui poveri, sugli ultimi, sui migranti, sulle vittime della guerra. Una comunicazione che favorisca l’inclusione, il dialogo, la ricerca della pace. Quanta urgenza c’è di dare spazio agli operatori di pace! Non stancatevi di raccontare le loro testimonianze, in ogni parte del mondo”.
Insomma una comunicazione educante: “Sogno una comunicazione che educhi a rinunciare un po’ a sé per fare spazio all’altro; una comunicazione appassionata, curiosa, competente, che sappia immergersi nella realtà per poterla raccontare. Ci fa bene ascoltare storie dal sapore evangelico, che oggi come duemila anni fa ci parlano di Dio così come Gesù, suo Figlio, lo ha rivelato al mondo”.
E per attuare questo stile comunicativo è importante il coinvolgimento: “Fratelli e sorelle, non abbiate paura di coinvolgervi, di cambiare, di imparare linguaggi nuovi, di percorrere nuove strade, di abitare l’ambiente digitale. Fatelo sempre senza lasciarvi assorbire dagli strumenti che usate, senza far diventare ‘messaggio’ lo strumento, senza banalizzare, senza ‘surrogare’ nell’incontro in rete le relazioni umane vere, concrete, da persona a persona. Il Vangelo è storia di incontri, di gesti, di sguardi, di dialoghi per strada e a tavola. Sogno una comunicazione che sappia testimoniare oggi la bellezza degli incontri con la samaritana, con Nicodemo, con l’adultera, con il cieco Bartimeo”.
Richiamando la recente enciclica, ‘Dilexit nos’, papa Francesco ha chiesto aiuto nel far conoscere il ‘Cuore di Gesù’: “Aiutatemi, per favore, a far conoscere al mondo il Cuore di Gesù, attraverso la compassione per questa terra ferita. Aiutatemi, con la comunicazione, a far sì che il mondo, ‘che sopravvive tra le guerre, gli squilibri socioeconomici, il consumismo e l’uso anti-umano della tecnologia, possa recuperare ciò che è più importante e necessario: il cuore’. Aiutatemi con una comunicazione che è strumento per la comunione”.
E’ stato un invito a guardare alla speranza ed il Giubileo è un’occasione: “Nonostante il mondo sia squassato da terribili violenze, noi cristiani sappiamo guardare alle tante fiammelle di speranza, alle tante piccole e grandi storie di bene. Siamo certi che il male non vincerà, perché è Dio che guida la storia e salva le nostre vite…
Il Giubileo, che inizieremo fra qualche settimana, è una grande occasione per testimoniare al mondo la nostra fede e la nostra speranza. Vi ringrazio fin d’ora per tutto ciò che farete, per l’impegno del Dicastero nell’aiutare sia i pellegrini che verranno a Roma, sia chi non potrà viaggiare, ma grazie ai media vaticani potrà seguire le celebrazioni giubilari sentendosi unito a noi”.
In precedenza il papa aveva ricevuto in udienza i partecipanti al Congresso nazionale del Movimento di Impegno Educativo dell’Azione Cattolica (MIEAC), esortandoli a portare l’educazione cristiana nei ‘terreni inesplorati, segnati da mutamenti’: “Il servizio educativo che definisce il vostro Movimento porta con sé, oggi forse più ancora che nel passato, la sfida di operare sul piano umano e cristiano. Educare, come voi ben sapete e testimoniate, significa anzitutto riscoprire e valorizzare la centralità della persona in un contesto relazionale dove la dignità della vita umana trovi compimento e adeguati spazi per crescere”.
E’ stato un invito ad essere educatori ‘dal cuore grande’: “Educatori dal cuore grande per il bene dei ragazzi, dei giovani e degli adulti che vivono accanto a voi. Siete chiamati ad allargare il cuore (non si può avere un cuore ristretto: allargare il cuore), a non aver paura di proporre ideali alti, senza scoraggiarvi di fronte alle difficoltà. Le difficoltà ci sono e tante.
E per non perdere il filo in questi ‘labirinti della complessità’ è importante non restare da soli, ma costruire e rinsaldare i rapporti proficui con i diversi soggetti del processo educativo: le famiglie, gli insegnanti, gli animatori sociali, i dirigenti e preparatori sportivi, i catechisti, i sacerdoti, le religiose e i religiosi, senza trascurare la collaborazione con le pubbliche istituzioni. E coinvolgere i ragazzi, perché i ragazzi entrano: non devono essere passivi nel processo educativo, devono essere attivi!”
Infine anche a loro ha rivolto l’invito a ‘seminare’ la speranza con uno sguardo al Giubileo: “Guardando poi al prossimo Giubileo, tempo per seminare speranza, perché di speranza abbiamo un bisogno vitale tutti noi, vorrei lasciarvi un’ultima consegna: abbiate un’attenzione speciale per i bambini, gli adolescenti, i giovani. A loro dobbiamo guardare con fiducia, con empatia, vorrei dire con lo sguardo e con il cuore di Gesù. Sono il presente e il futuro del mondo e della Chiesa…
Attraverso i processi educativi esprimiamo il nostro amore per l’altro, per chi è vicino o ci è affidato; e, al contempo, è essenziale che l’educazione sia fondata, nel suo metodo e nelle sue finalità, sull’amore. Senza amore non si può educare. Educare sempre con amore!”
(Foto: Santa Sede)
A New York premiato il dialogo interreligioso quale veicolo di pace
Il giornalista, scrittore e comunicatore Biagio Maimone, Direttore dell’ufficio stampa dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, riceverà a New York, oggi, all’istituto italiano di cultura, il ‘Caruso Tribute Prize”, che è un riconoscimento destinato alle eccellenze italiane, ossia a coloro che si sono distinti nei vari rami delle attività culturali.
Il premio come ‘miglior comunicatore italiano del 2024’ gli è stato riconosciuto per aver creato una nuova corrente di pensiero nell’ambito della comunicazione, divulgata con il libro ‘La Comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ che pone al centro la parola educativa, la parola che egli definisce ‘vitale’ in quanto capace di creare relazioni umane improntate al rispetto reciproco, alla fratellanza, al rispetto della sacralità della dignità umana, che non può essere umiliata con offese e menzogne. Il libro ha ricevuto la Santa Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco.
Il premio tiene conto soprattutto dell’impegno di Maimone per aver richiamato, mediante il giornalismo, alla necessità di far vivere il dialogo interreligioso per creare la pace attraverso le iniziative dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’ che si qualifica nei termini di attività giornalistica a favore dei bambini poveri ed abbandonati dell’Egitto, L’Associazione è stata fondata da Monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già Segretario personale di Papa Francesco, in seguito alla sottoscrizione del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, il 4 febbraio 2019, da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb.
Il suddetto Documento ha dato vita a numerosi frutti, tra i quali la realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (una Chiesa, una Sinagoga e una Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.
Gli altri progetti seguiti dal giornalista Maimone sono stati l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, che effettuano visite mediche in ogni angolo del territorio dell’Egitto per le persone disagiate, la ‘Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana’, denominata ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane.
Entro la fine dell’anno si avvieranno i lavori per la costruzione dell’Ospedale ‘Bambino Gesù del Cairo’, il primo ‘Ospedale del Papa’ fuori dall’Italia e la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatrici di disabilità: “In veste di Fondatore e Presidente dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’ desidero formulare un messaggio di apprezzamento dell’impegno di Biagio Maimone, sia in veste di giornalista, sia in veste di scrittore, nonché di Direttore dell’Ufficio Stampa della suddetta Associazione”, ha scritto mons. Yoannis Lazhi Gaid nella lettera di ringraziamento indirizzata a Maimone sottolineando altresì:
“Nel contempo mi è gradita l’occasione per poter esprimere la mia condivisione dei contenuti del saggio ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’. Mi preme sottolineare, altresì, che il libro ha ricevuto la Benedizione Apostolica da Sua Santità Papa Francesco, mediante la Segreteria di Stato, con le seguenti parole: ‘Sua Santità assicura un ricordo nella preghiera e, mentre auspica che la società così come la Chiesa si avvalgano di una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la parresia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità, invoca l’intercessione della Santa Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica, con l’augurio di ogni bene nel Signore’.
Desidero inoltre far presente la partecipazione attiva di Biagio Maimone alla promozione del dialogo interreligioso, mediante il suo impegno giornalistico, con cui divulga le iniziative dell’Associazione. Il suo impegno, senz’altro, contribuisce a qualificarlo, ancor più, come autorevole professionista della comunicazione socio-umanitaria, che lo rende altamente meritevole del premio che riceverà a New York, come miglior comunicatore dell’ anno.
L’essere partecipe alla diffusione dei messaggi del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, fa di Biagio Maimone un comunicatore attento alla dimensione religiosa, nonché spirituale della vita. Molto profondo è l’anelito che lo guida nella divulgazione dei progetti scaturenti dal Documento sulla Fratellanza Umana, che, mediante l’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, sono stati realizzati”.
L’evento, organizzato da Dante Mariti e prodotto dalla Melos International si terrà il 15 ottobre 2024, a partire dalle ore 19.30, e vedrà la partecipazione di prestigiosi personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e del made in Italy, i quali saranno premiati per essersi distinti come eccellenze.
“Il dialogo è la condizione imprescindibile per realizzare la pace ed esso vive se chi comunica utilizza la ‘parola vitale’, tale in quanto genera la vita e non il conflitto. La comunicazione è vitale, pertanto, quando fa sgorgare dal cuore umano l’amore per la Bellezza, che è l’espressione di un disegno di amore insito nell’interiorità di ogni persona, da proiettare nella realtà per emanciparla e renderla una dimora accogliente per tutti, nella quale non vi è posto per la violenza e la conseguente esclusione” ha dichiarato il giornalista, il quale ha aggiunto:
“L’Amore per la ‘Bellezza’, da veicolare attraverso la comunicazione, la parola scritta e parlata, inevitabilmente, conduce all’amore per i deboli, per gli ultimi, al fine di renderli forti, inclusi, risvegliando in loro la gioia di vivere”. L’evento, organizzato da Dante Mariti e prodotto dalla Melos International si terrà il 15 ottobre 2024, a partire dalle ore 19.30, e vedrà la partecipazione di prestigiosi personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e del made in Italy, i quali saranno premiati per essersi distinti come eccellenze.
Papa Francesco infonde coraggio ai fedeli
“E da questa terra così benedetta dal Creatore, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico. Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!”: con queste parole papa Francesco ha terminato la recita dell’Angelus nella celebrazione eucaristica alla presenza di circa 35.000 persone con l’incoraggiamento a non temere.
Infatti sono state le parole del profeta Isaia a non temere a fare da filo conduttore all’omelia del papa: “Questa profezia si realizza in Gesù. Nel racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù. La lontananza del sordomuto. Quest’uomo si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo ‘periferia’. Il territorio della Decapoli si trova oltre il Giordano, lontano dal centro religioso che è Gerusalemme.
Ma quell’uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio, è lontano dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare: è sordo e quindi non può ascoltare gli altri, è muto e quindi non può parlare con gli altri. Quest’uomo è tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare”.
La vicinanza di Dio si mostra anche a chi vuole essere lontano: “A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze”.
E nella sua vicinanza Dio guarisce: “Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza (a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi) allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo”.
In questo senso la distanza non è separazione: “E voi, fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana, forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va, no: voi siete uniti, uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore! E il Signore dice ad ognuno di voi: ‘Apriti!’ Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita”.
Quindi l’invito di Gesù è per tutti: “Anche a voi oggi il Signore dice: ‘Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli’. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito. E in questo cammino vi accompagni il Beato Giovanni Mazzucconi: tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio”.
Al termine della celebrazione eucaristica papa Francesco ha incontrato i fedeli di Vanimo, prendendo spunto dalla bellezza della natura: “Guardandoci attorno, vediamo quanto è dolce lo scenario della natura. Ma rientrando in noi stessi, ci accorgiamo che c’è uno spettacolo ancora più bello: quello di ciò che cresce in noi quando ci amiamo a vicenda, come hanno testimoniato David e Maria, parlando del loro cammino di sposi, nel sacramento del Matrimonio. E la nostra missione è proprio questa: diffondere ovunque, attraverso l’amore di Dio e dei fratelli, la bellezza del Vangelo di Cristo”.
Nel dialogo con i fedeli papa Francesco ha rivolto loro l’esortazione all’amore come missione: “Ricordiamolo: l’amore è più forte di tutto questo e la sua bellezza può guarire il mondo, perché ha le sue radici in Dio. Diffondiamolo, perciò, e difendiamolo, anche quando il farlo può costarci qualche incomprensione, qualche opposizione. Ce lo ha testimoniato, con le parole e con l’esempio, il Beato Pietro To Rot (sposo, padre, catechista e martire di questa terra), che ha donato la sua vita proprio per difendere l’unità della famiglia di fronte a chi voleva minarne le fondamenta”.
E li ha salutati con un pensiero ai bambini: “E’ questo il dono più prezioso che potete condividere e far conoscere a tutti, rendendo Papua Nuova Guinea famosa non solo per la sua varietà di flora e di fauna, per le sue spiagge incantevoli e per il suo mare limpido, ma anche e soprattutto per le persone buone che vi si incontrano; e lo dico specialmente a voi, bambini, con i vostri sorrisi contagiosi e con la vostra gioia prorompente, che sprizza in ogni direzione. Siete l’immagine più bella che chi parte da qui può portare con sé e conservare nel cuore!”
Infine, prima di ritornare a Port Moresby, il papa ha salutato i missionari, che lo hanno accompagnato nella ‘School & Queen of Paradise Hall’, dove ha assistito ad un breve concerto dell’orchestra degli studenti della scuola.
(Foto: Santa Sede)
Benedizione Apostolica di papa Francesco per il saggio ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ di Biagio Maimone
Nelle migliori librerie e in tutti gli store online è disponibile il saggio del giornalista Biagio Maimone intitolato ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, che propone la necessità di un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna.
Il libro ha ricevuto la Benedizione Apostolica di Sua Santità Papa Francesco tramite la Segreteria di Stato a firma dell’Assessore, mons. Roberto Campisi, con le seguenti parole: ‘Sua Santità assicura un ricordo nella preghiera e, mentre auspica che la società così come la Chiesa si avvalgano di una comunicazione le cui basi siano l’umiltà nell’ascoltare e la paressia nel parlare, che non separi mai la verità dalla carità, invoca l’intercessione della Santa Vergine Maria e di cuore imparte la Benedizione Apostolica, con l’augurio di ogni bene nel Signore’.
“Nel mio saggio ‘La comunicazione creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto dell’importanza indiscutibile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonchè di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore.
Possiamo constatare come spesso i mass media, i social molto di più, veicolano messaggi i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario.
Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa veicola sono diseducativi. Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali, in quanto essa penetra nelle coscienze individuali e collettive e se è sorretta dalla violenza e dalla menzogna, crea una coscienza umana che è guidata da disvalori che impoveriscono i singoli individui e, conseguentemente, l’intera collettività ed il contesto sociale.
La parola vitale è la parola foriera di quella bellezza spirituale che deve reggere le fondamenta della nostra società perché viva la pace e l’amore, senza cui il nostro universo perde le sue leggi per poi perdere il significato stesso dell’esistere”.
Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio.
L’epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di naturale spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti , nonché povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.
Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano, in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato inoltre:
“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali. Per tale motivo intendiamo promuovere partendo dai rudimenti della conoscenza, quell’arte che già Fromm rivendicava come valore supremo, che è l’arte di amare. Occorre insegnare, pertanto, ad amare. Occorre, pertanto, comunicare l’amore.
Ed ecco la necessità di fare in modo che la nostra pedagogia comunicativa sia tesa al recupero dei valori dell’arte e della spiritualità, entrambi appartenenti alla sfera etica e morale della vita dell’individuo, necessari per alimentare e far progredire ogni dimensione della vita umana. Si tratta di ritrovare la bellezza morale attraverso la comunicazione, che diviene, innanzitutto, insegnamento morale, talmente incisivo da poter migliorare l’interazione umana.
In veste di Direttore della Comunicazione dell’Associazione ‘Bambino Gesù del Cairo’, fondata da mons. Yoannis Lahzi Gaid, già segretario personale di papa Francesco, ho avuto la possibilità di fare esperienza della bellezza interiore, cogliendola nell’impegno di coloro che si prodigano a favore dei bambini abbandonati e poveri, di coloro che vivono nella povertà, di quanti non godono i loro fondamentali diritti sociali, umani e civili.
Ho avuto modo e avrò modo di comunicare la solidarietà concreta impegnandomi sul piano giornalistico a favore dei contenuti del Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto, il 4 febbraio 2019, da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb. Il suddetto Documento ha dato vita a numerosi frutti, dei quali ho avuto l’onore, grazie a mons. Yoannis Lahzi Gaid, che in me ha riposto fiducia, di poter scrivere, collaborando, in tal modo, nell’impegno della loro divulgazione.
Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (Chiesa, Sinagoga e Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.
Altrettanto rilievo rivestono i seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo Ospedale del Papa fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatori di disabilità, la Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Anche di essi ho potuto scrivere ampiamente ed esserne molto felice.
Dedico il mio libro, pertanto, a Monsignor Gaid Yoannis Lahzi per la fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della realizzazione dei progetti per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria di un’informazione inerente all’impegno del dialogo interreligioso, promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.
La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario diffondere messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona. In tal modo la bellezza, intesa come espressione magnifica dei valori spirituali e morali, tornerà (come ho scritto nel libro di cui sopra) ad illuminare ogni ambito dell’esistenza: La Bellezza – non vi è dubbio – tornerà ad essere il volto magnifico della vita. La forza prorompente della Bellezza, che la Parola ha il dovere di trasmettere, sconfigge ogni male! E’ scritto nel Vangelo, è scritto nel cuore degli uomini di Buona Volontà ed è scritto nelle trame vitali dell’esistenza, che nessuno potrà mai distruggere perché esse appartengono alla Vita e la Vita è la ragione stessa dell’esistere umano”.
Settimana della Lingua Italiana nel mondo: Biagio Maimone presenta il suo saggio a New York
Il giornalista Biagio Maimone presenterà, martedì 15 ottobre, alle ore 17.30, nella Sala Conferenze dell’Istituto Italiano di Cultura di New York, a Park Avenue, il suo saggio intitolato ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’, edito dalla Casa Editrice TraccePerlaMeta.
Il libro sta riscuotendo molto interesse in quanto propone la necessità di fondare un nuovo modello comunicativo che ponga al centro la relazione umana ed, ancor più, l’emancipazione morale ed umana della società odierna. Il libro ha ottenuto il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di New York ed è stato inserito nel programma delle iniziative per l’edizione 2024 della Settimana della Lingua Italiana nel mondo il cui tema quest’anno è ‘L’italiano e il libro: il mondo fra le righe’.
La metropoli statunitense rappresenta la prima tappa internazionale del giornalista il quale intende presentare la sua opera letteraria nelle principali città europee e negli Emirati Arabi. Secondo Maimone, Il dialogo è la condizione imprescindibile per realizzare la pace ed esso vive se chi comunica utilizza la ‘parola vitale’, tale in quanto genera la vita e non il conflitto.
La comunicazione è vitale, pertanto, quando fa sgorgare dal cuore umano l’amore per la ‘Bellezza’, che è l’espressione di un disegno di amore insito nell’interiorità di ogni persona, da proiettare nella realtà per emanciparla e renderla una dimora accogliente per tutti, nella quale non vi è posto per la violenza e la conseguente esclusione. L’Amore per la ‘Bellezza’, da veicolare attraverso la comunicazione, la parola scritta e parlata, inevitabilmente, conduce all’amore per i deboli, per gli ultimi, al fine di renderli forti, inclusi, risvegliando in loro la gioia di vivere.
L’amore per la ‘Bellezza’ si prefigge la diffusione di quella ‘Parola’ capace di veicolare la ‘Pedagogia della Pace’, che crea ponti di umanità e quel dialogo che fa vivere le differenze, accogliendole in un progetto di vita: “Nel mio saggio ho voluto porre in luce la necessità di creare un modello comunicativo che tenga conto dell’importanza inconfutabile dell’uso appropriato della parola, superando quelle distorsioni, ormai consuete, che la rendono veicolo di offese, di menzogne, nonché di calunnie, che ledono la dignità umana dell’interlocutore e di ascolta o legge.
Possiamo constatare come spesso i mass media, i social molto di più, veicolano messaggi i cui contenuti sono pervasi dalla violenza e dall’odio sociale, dall’intento di screditare e porre sul rogo chi ritengono essere un avversario. Ciò che emerge è il farsi strada di una subcultura della comunicazione che rischia di impoverire sempre più la relazione umana, in quanto i messaggi che essa trasmette sono diseducativi.
Nel mio testo, che intende contrastare tale impoverimento culturale e la sua nocività, si rimarca che la parola è vita in quanto deve generare la vita nelle sue espressioni più nobili e spirituali, perchè essa penetra nelle coscienze individuali e collettive e, se è sorretta dalla violenza e dalla menzogna, crea una coscienza umana che è guidata da disvalori che impoveriscono i singoli individui e, conseguentemente, l’intera collettività ed il contesto sociale.
Umanizzare il linguaggio affinché sia veicolo della ‘Pedagogia della Vita’ definisce il significato autentico del mio impegno giornalistico, che sono certo possa essere condiviso da chi fa della comunicazione lo strumento mediante cui giungere al mondo interiore di chi ascolta, al fine di arricchirlo e non impoverirlo attraverso un uso distorto e, pertanto, nocivo del linguaggio. L’ epoca contemporanea pone in luce un crescente smarrimento di natura spirituale e morale, che si riflette sulla relazione umana, sulle relazioni tra gli Stati e i Continenti dell’intero universo, generando conflitti, nonché povertà morale e materiale. Ne è testimonianza l’insorgere continuo di conflitti in numerosi territori del mondo.
Quel che manca è la ‘Cultura Umana’, la ‘Cultura della Fratellanza Umana’ e la ‘Cultura’ intesa come conoscenza profonda della realtà e del significato autentico del valore dell’essere umano, in quanto soggetto pensante, nel cui mondo interiore vivono i valori che gli attribuiscono un valore regale rispetto a tutte le altre creature ed, ancor più, rispetto alle cose” ha dichiarato Biagio Maimone, il quale ha sottolineato inoltre:
“La cultura umana consente di cogliere la bellezza depositata nell’interiorità della persona, generata dallo splendore divino che alberga nell’animo umano. E’ compito di chi comunica porre al centro la ‘Cultura Umana’ ed, in tal modo, rimarcare il valore supremo dell’essere umano, che lo distingue dalle cose materiali. Per tale motivo intendiamo insegnare, partendo dai rudimenti della conoscenza, quell’arte che già Fromm rivendicava come valore supremo, che è l’arte di amare. Occorre insegnare, pertanto, ad amare. Occorre, pertanto, comunicare l’amore.
Ed ecco la necessità di fare in modo che la nostra pedagogia comunicativa sia tesa al recupero dei valori dell’arte e della spiritualità, entrambi appartenenti alla sfera etica e morale della vita dell’individuo, necessari per alimentare e far progredire ogni dimensione della vita umana.
Si tratta di ritrovare la bellezza morale attraverso la comunicazione, che diviene, innanzitutto, insegnamento morale, talmente incisivo da poter migliorare l’interazione umana.
Ho avuto la possibilità anche di poter scrivere relativamente alla realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, edificata nella città di Abu Dhabi, che è uno tra i progetti più rilevanti in quanto pone le basi del dialogo interreligioso creando uno spazio fisico, un territorio comune su cui sono stati edificati tre luoghi di culto diversi (una Chiesa, una Sinagoga e una Moschea), posti l’uno accanto all’altro, in ciascuno dei quali si praticano religioni diverse, le quali si interfacciano reciprocamente per dialogare su ogni tema della vita religiosa ed umana.
Altrettanto coinvolgente è stato per me poter scrivere relativamente ai seguenti progetti: l’Orfanotrofio ‘Oasi della Pietà’, che è stato inaugurato il 5 maggio 2024 nella città Il Cairo, i Convogli medici, l’Ospedale Pediatrico ‘Bambino Gesù del Cairo’, primo Ospedale del Papa fuori dall’Italia, la ‘Scuola della Fratellanza Umana’ per le persone portatrici di disabilità, la ‘Catena dei Ristoranti della Fraternità Umana’, denominata ‘Fratello’, che offre pasti gratuiti alle famiglie bisognose egiziane. Poter contribuire alla loro conoscenza è stato per me motivo di grande felicità.
Dedico il mio libro, pertanto, a mons. Yoannis Lahzi Gaid per la fiducia che ha riposto in me e, nel contempo, a Sua Santità Papa Francesco, in quanto promotore della realizzazione dei progetti, per i quali ho potuto collaborare nell’impegno di divulgazione, che ha visto l’opinione pubblica destinataria dell’informazione inerente l’impegno connesso all’affermazione del dialogo interreligioso, promosso, in via prioritaria, dalla Chiesa Cattolica e dalla religione musulmana sunnita.
Ritengo che comunicare la pedagogia dell’amore, del rispetto della dignità umana e del valore della vita spirituale sia compito primario dei mass media, degli operatori che in essi riversano le proprie energie. La dimensione socio-umanitaria della vita non può essere sottovalutata da una comunicazione priva di ‘anima’, in quanto la società rischia di regredire verso la barbarie, in cui dominerà la violenza in tutte le sue forme. La vita non può essere un campo di battaglia, ma l’incontro amorevole e fraterno di ogni essere umano. Perché sia così è necessario diffondere messaggi che ricreino la consapevolezza smarrita del valore sacro di ogni persona”.
Percorso a tappe sul libro ‘L’arte di rovinare i matrimoni’. Parte 1: il fidanzamento
Quando ho scritto ‘L’arte di rovinare i matrimoni. La missione di un giovane apprendista diavolo’ (Mimep Docete, 2023) avevo in mente volti e nomi concreti, di persone a cui, purtroppo, è stata rubata la gioia coniugale, di persone sposate a cui è finito il vino sulla tavola e ora si ritrovano con un pugno di cenere in mano, dopo essersi procurate, nella coppia, ferite profondissime.
Pensavo anche a tutte le volte che io stessa mi lascio rubare dal Nemico la capacità di essere una sposa salda, amorevole, proprio come accade, d’altro canto, a mio marito, perché il peccato è il più grande ostacolo alla comunione sponsale. Oggi vorrei iniziare un breve itinerario a tappe, per riflettere con voi su alcuni aspetti della vita matrimoniale, sulle sue gioie e sulle sue fatiche.
Infatti, mi sono resa conto che tanti fallimenti avvengono perché non si hanno gli strumenti adeguati, perché non si è consapevoli di cosa significhi avventurarsi in un progetto di vita definitivo, che punti al per sempre. Spesso non si è capito che occorre essere anzitutto ‘persone risolte affettivamente’, che non elemosinano attenzioni e affetto, ma al contrario sono libere di dire dei no al momento giusto e capaci di dono gratuito di sé. Solo così è possibile tirare insieme i remi di una barca impegnativa come la famiglia.
Non è facile vivere come coppia, ma non è neppure una questione di fortuna. Si tratta di aver capito come funziona un matrimonio e di aver acquisito le armi per abbattere i nemici interni ed esterni alla nostra relazione; si tratta di sapere che il male è sempre pronto ad intaccare la nostra famiglia per distruggerla, poco alla volta. Eppure, possiamo vincere, se abbiamo le consapevolezze necessarie.
Dunque, oggi, prendendo spunto dal romanzo che utilizza come espediente narrativo una scuola ambientata all’inferno (dove dei demoni si specializzano per rovinare più matrimoni possibili), affronteremo il primo punto per costruire una relazione solida: un buon fidanzamento, che è, in fondo, la prima pietra della casa che costruiremo sopra. Come abbiamo vissuto/stiamo vivendo il nostro fidanzamento? Questa è una domanda di vitale importanza.
Alice e Luca, protagonisti del mio libro, si fidanzano con le idee molto chiare su ciò che vogliono dalla vita e su dove investire le loro migliori energie. Vivono il fidanzamento in modo sano, fruttuoso. Alcuni esempi? Sono missionari insieme, sono una coppia disponibile all’incontro con gli altri, fanno parte di una bella comunità, non si isolano, hanno imparato a dialogare e a chiedersi scusa. Hanno rispetto del corpo dell’uno e dell’altra, non lo vedono come un oggetto da cui trarre piacere, ma come tempio sacro di un’anima immortale. Tutto questo li porta a dire un ‘sì’ maturo davanti all’altare.
Proprio ieri mi è capitato di discutere con una persona che sosteneva come la convivenza prematrimoniale sia essenziale per conoscere bene una persona e garantire, così, che la storia funzioni. Eppure, è sotto agli occhi di tutti il fatto che vivere sotto lo stesso tetto per un tot di mesi o di anni, di per sé, non è garanzia di un futuro prospero.
Nella mia esperienza e in quella di tanti amici, posso dire che il vero nodo della questione è individuare eventuali nuclei di morte della relazione e lavorarci. E’ imparare a parlare sul serio, a comunicare ciò che si ha nel profondo dell’anima, a fare pace davvero, dopo un litigio; è imparare a capire il punto di vista dell’altro, senza pretendere di avere sempre ragione. E’ creare un’intimità di cuore, che nasca dal mettere a nudo i propri sentimenti, prima che il proprio corpo; è rispettare l’altro non solo a parole, ma nei fatti; è guardarlo nella sua interezza e non ridurlo a una parte del suo aspetto fisico.
Il primo mattone di un matrimonio solido, dunque, è un fidanzamento vissuto responsabilmente, facendo cioè un buon discernimento. Voi lo state facendo? Avete capito quanto importante sia questa fase della relazione? Non puoi diventare medico senza una laurea, frutto di studio e sacrificio. Non puoi guidare l’auto senza la patente, segno che ti sei fatto insegnare da qualcun altro come si sta in strada.
E chi ti sta insegnando a stare in una relazione d’amore? Chi ti ha mostrato cosa sia realmente un matrimonio? Da quale scuola stai imparando ad amare l’altro? Come vedremo nei prossimi appuntamenti, aver impostato bene il fidanzamento non basta, ma di certo è il primo passo!
Pietro Morello si racconta tra arte e volontariato
Nello scorso dicembre a Tolentino (residenza di allestimento), in provincia di Macerata, Pietro Morello ha debuttato a teatro con ‘Non è un concerto’, per la prima volta sul palcoscenico in uno spettacolo pensato per raccontare esperienze di vita vissute tra note musicali, missioni umanitarie e attività negli ospedali con i bambini, tutte accomunate da un unico fil rouge: la felicità. Prodotto da Compagnia della Rancia e Midriasi, con la regia di Mauro Simone, lo spettacolo è stato rappresentato anche al teatro Alfieri di Torino, città natale di Pietro, da dove ha proseguito nei teatri di Roma, Firenze, Bologna e Milano…
Nato nel 1999 a Torino, Pietro Morello è un artista e creator italiano e con il suo motto ‘la felicità è una scelta’, a soli 24 anni conquista ed ispira ogni giorno milioni di persone che lo seguono sui social (3.700.00 follower su TikTok, 410k su IG, 390K su YouTube) e che si sono appassionate alle sue esperienze in qualità di operatore umanitario in giro per il mondo, che ha scelto di dedicare la sua vita alla cura e al sostegno dei bambini che si trovano in difficoltà nelle zone di guerra.
Il suo percorso inizia nel 2020, quando inizia a condividere sui social i suoi contenuti che spaziano dalla musica alle attività di volontariato. Le note per lui diventano un mezzo, un’espressione per trasmettere il valore dei diritti umani. Nel 2021 è selezionato come presentatore del pre-show di X Factor per TikTok, conducendo gli spettatori dietro le quinte dello show canoro più famoso del mondo in diretta sul profilo TikTok ufficiale del programma.
Ad agosto dello stesso anno si reca a Nairobi, nella discarica più grande dell’Africa, per dedicarsi alle famiglie e ai bambini che vivono nello slum di Korogocho. Successivamente è nominato dalla città di Torino ‘Ambasciatore di Torino nel mondo’ ed insignito del prestigioso premio per la Pace e i Diritti Umani ‘Giorgio La Pira per la pace’. Inoltre crea all’interno dell’ospedale Regina Margherita di Torino uno spazio settimanale in cui porta la musica all’interno del reparto oncologico per i bambini malati ed i loro genitori.
Nel 2022 pubblica il libro ‘Io ho un piano’, dove racconta il suo percorso come operatore umanitario ed è riconfermato come presentatore principale del pre-show di X Factor sul canale ufficiale del programma su TikTok. Inoltre in occasione dell’Eurovision Song Contest 2022 di Torino è ‘world ambassador’ per TikTok (selezionato insieme ad altri 19 in tutto il mondo), partecipando come host alle puntate pensate in occasione del festival.
Perché non è un concerto?
“Non è un concerto, perché è una serie di storie non connesse tra loro; storie di bambini incontrati nelle zone di guerra o negli ospedali. Il corso di musicoterapia mi ha portato a raccontare queste storie sul palco. Anche sul palco sono solo un ambasciatore: riporto le storie che mi hanno raccontato i bambini, le loro risposte alle grandi questioni, quelle che io non avrei saputo dare. Io suono al pianoforte e, vicino a me, ci sono anche una violoncellista e un fisarmonicista.
Ci sono poi video per immergere le persone nel racconto: le luci delle sale operatorie, i suoni delle sirene ed il silenzio della paura. Perché in guerra non ci sono eroi: ti tremano le ginocchia, sei terrorizzato. Ma io sento che devo andare là. Una volta, in Congo, ero stato ferito alla schiena, non avevo disinfettanti né un telefono che prendesse la linea. Ero disperato e ho chiesto a José, il bimbo che era con me, come facesse lui quando aveva paura: io penso, penso, penso così forte finché non penso ad altro. Ti va di giocare a palla?”.
Chi è un creator?
“Un creator è colui che fa contenuti ed in qualche modo racconta esperienze. Ci sono molti livelli nel mondo dei creator: chi lo fa nella musica e chi nei videogiochi”.
I social network possono essere un mezzo di comunicazione?
“La mia speranza è proprio che i miei followers vadano oltre: il fine ultimo è far sì che i valori che cerco di passare, arrivino al cuore delle persone. Sarebbe fondamentale far capire alle persone che strumenti abbiamo a disposizione: i social sono una macchina straordinaria, una macchina infernale che può essere cambiata in un mezzo di trasmissione culturale, un nuovo divulgatore, utile a cambiare la società attuale. Non è facile ma se lo capissero tutti sarebbe la rivoluzione perfetta. Io voglio regalare l’arte vera, io faccio arte, vorrei che la gente tornasse ad apprezzarla per quello che è, cancellando i contorni da show da milioni di euro e via dicendo”.
A giovani che sognano di fare l’influencer cosa direbbe?
“Che stanno sbagliando sogno, è un bel lavoro ma non può essere un fine. Se lo è, è malato, se arrivi a 100.000 follower ne vuoi 1.000.000, poi 4.000.000 ed avanti all’infinito diventando deleterio per salute e felicità. Direi di avere invece voglia di comunicare qualcosa e usare i social come mezzo e non come scopo. Se no ti schianti”.
Quale ‘piano’ ha Pietro Morello?
“Il piano è quello di raccontare a più persone possibili ciò che possa portare ad essere felici: cercare di essere felice per raccontarlo alle persone. Vivendo in un contesto famigliare molto propositivo ho sempre avuto voglia di aiutare, anche da bambino volevo donare a chi ne aveva bisogno, sia dal punto di vista della cultura che delle cose di primaria necessità, ho respirato sempre quest’aria, diciamo che è stata una conseguenza del mio background. Inoltre avevo voglia di partire, di cambiare, di avventura, di conoscenza; ho fatto la prima missione al confine tra Romania e Ucraina, una volta lì ho capito di volerlo fare spesso, sempre più spesso. Adesso capisco che tutto quello che di bello abbiamo nella nostra vita è merito nostro, non dobbiamo perderci nemmeno per un secondo.”.
Per quale motivo si è recato a Korogocho?
“E’ uno dei primi posti raggiunti nell’Africa centrale per fare aiuto umanitario. In particolare io faccio il volontario con l’associazione ‘Una mano per un sorriso’, con la quale difendiamo i diritti per l’infanzia. Da anni vado in Kenya, a Korogocho, uno slum della periferia di Nairobi: lì c’è la discarica più grande dell’Est Africa ed i bambini ci vivono dentro, cercando qualcosa da rivendere per pochi dollari al mese. Siamo molto sotto le condizioni igieniche necessarie alla sopravvivenza e, affiancando il lavoro di ‘Una mano per un sorriso’, una onlus italiana che sviluppa progetti umanitari rivolti alla difesa dei diritti dell’infanzia, cerco di tirar fuori questi bambini da quel contesto aberrante, coinvolgendoli in un percorso di scolarizzazione.
E funziona: i bimbi riescono a emergere. Joseph, per esempio, quando l’abbiamo trovato nella discarica aveva già 9-10 anni: non parlava, se non una lingua tutta sua, che sussurrava appena. Oggi, dopo solo due anni, Joseph canta, è molto più sicuro di sé, sa leggere e scrivere. Una gioia indescrivibile. Poi vado spesso in Congo, dove le problematiche sono altre: quella è una zona di guerra e lì, con l’associazione ‘Okapia’, sto seguendo un progetto legato alle miniere, veri tunnel della disperazione, dove i bambini vanno a grattare cercando i rimasugli d’oro di cui una volta le miniere erano ricche. Entrare in quelle gallerie sotterranee è stato straziante ed il mondo non può permettere che le persone stiano lì a bivaccare e a rischiare la loro vita. Non si può far finta di non sapere”.
Per quale motivo un’artista fa il volontariato?
“In realtà io ho iniziato prima di fare l’artista, perché sono un operatore umanitario eppoi mi si è aperto il mondo dei social. C’è una cosa che io dico spesso e che è diventato il mio slogan di vita: fate volontariato! Fare volontariato significa concedersi una formazione, che spesso è anche gratuita, ed esercitare quella formazione per capire dove vuoi andare nella vita, cosa vuoi essere un domani. Io ho provato a farlo e mi sono accorto che mi fa stare benissimo e che questo è ciò che voglio fare un domani, anche se magari non avrò un lavoro vero e proprio con i bambini, ma cercherò il modo per dedicarmi a loro. Il volontariato ti da un indirizzo di vita. Tutte le persone, senza nessun genere di distinzione, possono fare volontariato in Italia e ti permette di scoprire nuove cose, che altrimenti ti precludi, quindi fate volontariato, ovunque e in qualunque ambito”.
Quale messaggio di bellezza può lanciare la musica?
“La musica è un veicolo con cui poter parlare con se stessi e con gli altri e può aiutarci ad instaurare un buon rapporto”.
(Foto: Compagnia della Rancia)