Papa Francesco: comunicare Cristo

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Ancora qualche problema di salute per papa Francesco, come comunicato dallo stesso questa mattina ad un gruppo di comunicatori francesi, partecipanti al simposio ‘Université des Communicants en Église’: ‘Io vorrei leggere tutto il discorso ma ho un problema, un po’ di bronchite’, che, seppure con la voce affannata, comunque pronunciato i discorsi previsti nelle due precedenti udienze.

E dopo averli salutati ha consegnato il testo del discorso, sottolineando che la comunicazione è una grande missione: “Una grande missione, in un mondo così iperconnesso e bombardato di notizie. Per questo avete deciso di fare ogni tanto una sosta (questa volta a Roma) per condividere, per pregare, per ascoltare. Quanto ne abbiamo bisogno! Lo dico in prima persona, perché anche il ministero del Papa oggi è dentro il mondo della comunicazione”.

La radice del comunicare è Cristo: “Ed allora questi momenti servono a ritrovare la radice di quello che comunichiamo, la verità che siamo chiamati a testimoniare, la comunione che ci unisce in Gesù Cristo; ci aiutano a non cadere nell’errore di pensare che l’oggetto della nostra comunicazione siano le nostre strategie o imprese individuali; a non chiuderci nelle nostre solitudini, nelle nostre paure o ambizioni; a non puntare tutto sul progresso tecnologico”.

Ed ha lasciato loro alcune tracce per meditare, di cui la prima è la testimonianza: “E quando è fatta di parole, di immagini, è un modo per condividere questa testimonianza. E’ questo che ci rende credibili nella relazione con i media secolari; ed è questo anche che rende sempre più attrattiva e fa crescere giorno dopo giorno, da persona a persona, la nostra rete di comunicazione. So che, dopo la vergogna per lo scandalo degli abusi, la Chiesa in Francia sta vivendo un cammino di purificazione. Andate avanti. I momenti più bui sono spesso quelli che precedono la luce”.

Poi ci vuole coraggio: “Un coraggio diverso da quello di chi crede di essere lui o lei il centro. Il coraggio che viene dall’umiltà e dalla serietà professionale, e che fa della vostra comunicazione una rete coesa e nello stesso tempo aperta, estroversa. Lo so, non è facile. Ma questa è la vostra, la nostra missione.

E anche se i destinatari possono sembrarvi indifferenti, scettici, a volte critici, addirittura ostili, non scoraggiatevi. Non giudicateli. Condividete la gioia del Vangelo, l’amore che ci fa conoscere Dio e capire il mondo. Anche gli uomini e le donne del nostro tempo hanno sete di Dio, cercano un incontro con Lui e lo cercano anche attraverso di voi”.

Quindi è stato un invito a guardare lontano: “Guardare al mondo intero nella sua bellezza e complessità. In mezzo alle mormorazioni del nostro tempo, all’incapacità di vedere l’essenziale, scoprire che ciò che ci unisce è sempre più grande di quello che ci divide; e che va comunicato, con la creatività che nasce dall’amore. Ricordiamolo sempre. E’ una verità ignorata, ma è la carità che spiega tutto. Tutto diventa più chiaro, anche la nostra comunicazione, a partire da un cuore che vede con amore”.

Mentre al Comitato Cattolico per la Collaborazione Culturale, in preparazione alla Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, ha sottolineato l’opportunità  di camminare insieme: “Ed è una grande opportunità che qui a Roma, mentre studiate, possiate condividere tra voi chi è Cristo per voi: dove l’avete incontrato, in che modo ha conquistato i vostri cuori, come ha afferrato le vostre vite, secondo quali tradizioni lo lodate e lo riconoscete vostro Signore…

Questo è il mio auspicio: che a lode e gloria del Signore, questi anni siano, attraverso l’accoglienza e il rispetto fraterno, l’ascolto e la condivisione, profezia di carità e germi di unità, per il bene di tutti i cristiani nel mondo, e del mondo stesso, che ha bisogno di veder sbocciare nuovi semi di pace e di comunione”.

Invece ai giovani della ‘Toniolo Young Professional Association’ ha chiesto di essere ‘rivoluzionari’ per la pace: “Uno sguardo sull’oggi fa apparire lontana  quell’aspirazione al bene, alla concordia, alla pacifica coesistenza tra i popoli di cui l’attività diplomatica è sempre stata veicolo. Eppure tanta diplomazia sembra aver dimenticato la sua natura di risorsa chiamata a colmare il fossato sempre più profondo dei rapporti tra le nazioni…

Facciamoci la domanda:dove sono le imprese audaci, le visioni ardite? E da chi possono venire, se non da cuori giovani e impavidi, che accolgono il bene dentro di sé e impugnano il Vangelo così com’è, per scrivere pagine nuove di fraternità e di speranza? Questo è il vostro mestiere, la vostra vocazione”.

Ad inizio giornata papa Francesco aveva incontrato i membri del comitato scientifico della Fondazione ‘Memorie audiovisive del Cattolicesimo’, a cui aveva chiesto di valorizzare il patrimonio visivo della Filmoteca vaticana:

“Per questi motivi mi sento di incoraggiare con forza il proseguimento delle iniziative intraprese e, se me lo consentite, di chiedervi di iniziare a ordinare, secondo i criteri scientifici aggiornati alla più recente dottrina archivistica, il patrimonio della Filmoteca Vaticana che, per quanto modesto nella sua estensione quantitativa, in questo quadro assume oggi particolare valore in virtù dell’interesse che rivestono dal punto di vista storico-culturale le modalità di acquisizione della documentazione audiovisiva che vi è conservata secondo le linee dettate dai miei Predecessori”.

Ed ha giudicato ottima iniziativa il restauro dei film che narrano i giubilei: “In questo senso accolgo con particolare favore, il progetto di restauro da parte della Fondazione MAC dei film sui Giubilei depositati presso la Filmoteca Vaticana, che coinvolgerà importanti istituzioni, Centri di Ricerca e sponsor istituzionali. In vista dell’Anno Santo 2025, mi sembra questo un modo virtuoso per indicare a tutti un percorso possibile e necessario di valorizzazione del nostro ricco ma fragile patrimonio audiovisivo ecclesiastico”.

(Foto: Santa Sede)