Card. Zuppi: rifondare la libertà

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Ieri ad Assisi si è aperta la  78^ Assemblea Generale Straordinaria della CEI con la prolusione del presidente card. Matteo Zuppi, arcivescovo della diocesi di Bologna, ha chiesto una preghiera per Indi:“Pensare alla vita significa pensare soprattutto ai più indifesi. A questo proposito, esprimiamo vicinanza alla famiglia della piccola Indi, facendoci prossimi al dolore dei genitori. Ci uniamo alla preghiera di papa Francesco per la piccola e per tutti i bambini che vivono situazioni di sofferenza”.

All’inizio della prolusione il presidente della Cei ha invitato ad essere animati dalla speranza cristiana: “Pensando a questa introduzione mi sono chiesto cosa mi stia più a cuore in questo tempo assai delicato, che la nostra Chiesa e l’umanità intera stanno attraversando: è la speranza.

Questa libera dal suo contrario, la velenosa disillusione con quello che comporta e la disperazione che prende il sopravvento quando il buio avvolge tutta la vita. Come credenti, non solo viviamo nella storia, ma ce ne facciamo anche carico, cercando di illuminarla con la luce del Vangelo”.

Ed ha parlato della difficoltà di vivere la libertà: “C’è il problema vero di rifondare la libertà, che non è indifferenza o casualità. Riguarda anche le nostre comunità. C’è una fatica della Chiesa e del popolo cristiano a parlare, ad essere rilevanti, a interloquire nella nostra società.

Non basta parlare tra noi, magari per contrapporsi e finendo così per indebolirci. La comunione permette, anzi richiede, il confronto, ma senza c’è solo il divisivo, sterile scontro, che causa la sempre diabolica divisione”.

Inoltre la prolusione del cardinale, che ha raccontato gli incontri avvenuti nei mesi scorsi, è stata incentrata sulla pace: “La pace richiede il concorso di tutti. Ho visto come esistano fili tenui per la pace e l’esercizio dell’umanità: tenui ma reali, messi in discussione dall’assenza di dialogo che può, invece, rafforzali.

Occorre tanta insistenza e la convinzione che è la pace il destino, non la guerra o l’ingiustizia…  Molte nostre realtà, nelle varie espressioni, hanno avviato aiuti umanitari, tanto apprezzati dagli ucraini, in un periodo in cui in Europa rischia di calare la tensione nell’accoglienza dei profughi ucraini e nella solidarietà”.

Per questo ha focalizzato l’intervento su alcune aree interessate dalla guerra: “La drammatica guerra in Ucraina, però, non ha insegnato molto alla politica internazionale. Nel settembre 2023, l’enclave armena del Nagorno Karabakh è stata occupata dalle truppe dell’Azerbaigian, la cui sovranità sul territorio è riconosciuta internazionalmente.

In questa terra, la fede fu introdotta all’alba del cristianesimo e si è tramandata per molti secoli fino ad oggi. Da poco gli armeni hanno abbandonato la terra in un esodo tragico, in cui si rivive la memoria dei dolori del secolo passato. Un piccolo mondo cristiano, tanto antico, finisce. Noi non siamo indifferenti e sentiamo la ferita di tanta sofferenza e della mancata soluzione negoziata”.

Poi ha chiesto di non dimenticare i conflitti in Africa: “Tra i tanti ricordo solo un Paese, il Sudan, dove tra l’altro vivono tanti missionari italiani cui va un pensiero speciale di preghiera e riconoscenza, perché sono dei ponti di comunione e ci ricordano la bellezza di comunicare il Vangelo ad gentes, come è chiesto a tutti.

Ben 6.000.000 di sudanesi sono stati costretti a fuggire nel Paese e negli Stati vicini, spesso subendo violenze di ogni tipo. Una catastrofe umanitaria, definita dalle agenzie umanitarie ‘vicina al male assoluto’.

L’attenzione del governo italiano all’Africa è un fatto positivo che speriamo diventi un progetto di grande respiro e di lunga durata, condiviso e sostenuto dall’Unione Europea, considerando come, per tanti motivi, il futuro dell’Italia sia connesso alla stabilità e al benessere di tanti Paesi africani”.

Mentre un pensiero particolare è stato rivolto alla Terra Santa, sostenendo le ‘azioni’ del card. Pizzaballa: “Il brutale attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre scorso ha dolorosamente e vilmente colpito Israele con tanti morti innocenti e il seguito dei rapiti nelle mani dei terroristi, sulla cui sorte trepidiamo e chiediamo siano restituiti alle loro famiglie…

L’attacco ha sconvolto il popolo israeliano e suscitato la reazione militare d’Israele contro Hamas sulla striscia di Gaza. Questa a sua volta ha causato al popolo palestinese, in gran parte profughi, migliaia di vittime innocenti, molti dei quali bambini. Le lacrime sono tutte uguali. Ogni uomo ucciso significa perdere il mondo intero”.

Ma è anche una condanna all’antisemitismo: “Preoccupa, in queste ore, il risorgere dell’antisemitismo. Sappiano i nostri fratelli ebrei italiani che la Chiesa non solo è loro vicina, ma che considera ogni attacco a loro, anche verbale, come un colpo a sé stessa e un’espressione blasfema di odio.,, Non resteremo indifferenti! La fine dell’antisemitismo è un impegno educativo, religioso e civile della Chiesa italiana, che non sottovaluta i rigurgiti di odio e razzismo, per chiunque”.

E’ stato un richiamo al valore biblico della pace: “La pace è Lui stesso crocifisso e risorto. Sappiamo quanto sia ampio il significato biblico dell’espressione ‘pace’, invece tanto ridotto a quieto vivere o a benessere individuale.

Sentiamo forte e per tutti l’imperativo di comunicare il Vangelo della pace in un mondo sprofondato nell’ora delle tenebre e che anela alla luce. Non possiamo lasciare che la cultura della guerra, quella dell’odio, dell’ignoranza, del pregiudizio, si diffonda, favorita dal vuoto di pensieri, idee, cultura. Sono questi i segni dei tempi nei quali pensare la formazione alla fede e alla vita”.

Ed ecco la centralità del Mediterraneo: “A Marsiglia si è vissuto un momento intenso di ascolto in cui i giovani, provenienti dai diversi Paesi, hanno potuto conoscersi, raccontarsi e dialogare con i vescovi, dare voce al desiderio di fraternità e alla possibilità di immaginare un mondo in cui ciascuno si senta accolto.

Il Papa ha definito Marsiglia capitale dell’accoglienza. E’ l’intero Mediterraneo come tale, con le sue città e i suoi porti, a raccontare un modello di accoglienza e di convivenza, non senza fatiche e conflitti. E’ la linea nella quale si sta costruendo la rete delle Chiese mediterranee, ma anche la prospettiva di una teologia mediterranea”.

Per quanto riguarda la situazione italiana il card. Zuppi ha richiamato all’attenzione il tema della cittadinanza: “Guardando al futuro del nostro Paese, alla crisi della natalità che da anni suscita grande preoccupazione ma non altrettante risposte, penso alla presenza di persone di origine non italiana, giunte qui emigrando: i loro figli, cresciuti con i nostri, parlano la nostra lingua e si pensano tra noi. Nessun governo finora ha posto mano seriamente a dare la cittadinanza a chi cresce in Italia, per offrire l’orgoglio di sentirsi pienamente parte di una comunità della quale vivere diritti e doveri”.

Ed ha confermato l’impegno della Chiesa per la tutela dei minori: “La seconda Rilevazione sulle attività di tutela dei minori degli adulti vulnerabili nelle Diocesi italiane, che verrà consegnata in questi giorni, conferma l’impegno continuo delle nostre Chiese nel consolidare ambienti più sicuri per i minori attraverso la formazione degli operatori pastorali…

Nei prossimi giorni, si terrà a Roma il Primo incontro nazionale dei referenti territoriali dei Servizi, che si concluderà sabato 18 novembre con la Celebrazione della Santa Messa, la preghiera in San Pietro e l’Udienza con il Santo Padre in occasione della III Giornata Nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi”.

(Foto: Cei)

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