Papa Francesco agli Oblati: importante un cuore dilatato

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La parola ‘oblato’ collega immediatamente all’Offerta che Cristo fece di sè al Padre attraverso il Sacrificio della Croce! La stessa etimologia della parola ‘oblato’, che deriva dal verbo latino fero (ob – fero), rinvia immediatamente alle parole della Consacrazione Eucaristica e al testo di san Paolo ai romani citato in esergo, traducendo così il participio passato oblato/offerto in un’azione che si perpetua nel tempo, soprattutto alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Ed è da questo principio che papa Francesco ieri ha ricevuto i partecipanti al quinto congresso mondiale degli oblati benedettino: “L’oblato benedettino, ‘nel proprio ambiente familiare e sociale, riconosce e accoglie il dono di Dio… ispirando il proprio cammino di fede ai valori della Santa Regola e della Tradizione spirituale monastica’…

Che bello: un cuore dilatato dall’indicibile sovranità dell’amore! Questo cuore dilatato caratterizza lo spirito benedettino, che ha innervato la spiritualità del mondo occidentale e che si è poi diffuso in tutti i continenti – quell’espressione, ‘cuore dilatato’, è molto importante…

Credo che questo cuore dilatato sia il segreto della grande opera di evangelizzazione che il monachesimo benedettino esercita, e a cui voi vi votate come oblati, ‘offerti’ sulle orme del grande Santo Abate. Vorrei allora riflettere brevemente con voi su tre aspetti di questo ‘dilatamento del cuore’: la ricerca di Dio, la passione per il Vangelo e l’ospitalità”.

E’ un invito a ricercare ma anche ad essere ricercati: “La vita benedettina si caratterizza prima di tutto per una costante ricerca di Dio, della sua volontà e delle meraviglie che Egli opera. Tale ricerca avviene prima di tutto nella Parola, di cui vi nutrite ogni giorno nella lectio divina.

Ma poi anche nella contemplazione del creato, nel lasciarsi interrogare dagli eventi quotidiani, nel vivere come preghiera il lavoro, fino a fare dei mezzi stessi del vostro operare degli strumenti di benedizione, e infine nelle persone, nei fratelli e nelle sorelle che la Provvidenza vi fa incontrare. In tutto questo siete chiamati a essere ricercatori di Dio”.

L’altro elemento è la passione per il Vangelo: “Sull’esempio dei monaci, la vita di chi si rifà a san Benedetto è donata, piena, intensa. Come i monaci, che bonificano i luoghi dove vivono e scandiscono le giornate con operosità, così anche voi siete chiamati a trasformare, là dove vivete, i contesti di ogni giorno, operando come lievito nella pasta, con competenza e responsabilità, e al tempo stesso con mitezza e compassione”.

E’ un richiamo al Concilio Vaticano II: “II Concilio Vaticano II delinea questa passione missionaria in modo eloquente quando, parlando del ruolo dei laici nella Chiesa… Pensiamo in questo senso a cosa ha costituito, nel passaggio dal crollo dell’impero romano alla nascita della società medievale, la presenza del monachesimo, con il suo modello di vita evangelica improntata all’ora et labora, con la pacifica conversione e l’integrazione di numerose popolazioni! Tutto questo zelo è nato dalla passione per il Vangelo e anche questo è un discorso di grande attualità per voi”.

E’ stato un invito ad essere testimoni: “Oggi, infatti, in un mondo globalizzato ma frammentato, frettoloso e dedito al consumismo, in contesti in cui le radici familiari e sociali sembrano a volte quasi dissolversi, non c’è bisogno di cristiani che puntano il dito, ma di testimoni appassionati che irradiano il Vangelo ‘nella vita attraverso la vita’… L’accusatore è uno solo: il diavolo; non assumiamo il ruolo del diavolo, assumiamo il ruolo di Gesù, stiamo alla scuola di Gesù, delle Beatitudini”.

Ed infine una riflessione sull’ospitalità: “Come oblati, il vostro grande monastero è il mondo, la città, il luogo di lavoro, e lì siete chiamati a essere modelli di accoglienza nel rispetto di chi bussa alla vostra porta e nella predilezione per i poveri. Accogliere è questo: la tentazione è chiudersi, e oggi, nella nostra civiltà, nella nostra cultura, anche cristiana, uno dei modi di chiudersi è il chiacchiericcio, che ‘sporca’ gli altri…

Per favore, come benedettini la vostra lingua sia per lodare Dio, non per chiacchierare degli altri. Se fate la riforma di vita di non sparlare mai degli altri, avrete aperto la porta alla vostra causa di canonizzazione! Andate avanti su questo. A volte sembra invece che la nostra società stia soffocando lentamente nelle casseforti sigillate dell’egoismo, dell’individualismo e dell’indifferenza, e il chiacchiericcio ci rinchiude in questo”. (Foto: Santa Sede

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