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Riccardo Rossi racconta la Serva di Dio Luisa Piccarreta

“Figlia mia, oggi è la mia Nascita e son venuto per renderti felice colla mia presenza: Mi sarebbe troppo duro non rendere felice in questo giorno chi vive nella mia Divina Volontà, non darle il mio primo bacio e dirti ‘ti amo’, come contraccambio del tuo, e stringendoti forte al mio piccolo Cuore, farti sentire i miei palpiti che sprigionano fuoco, che vorrebbero bruciare tutto ciò che alla mia Volontà non appartiene; ed il tuo palpito facendo eco nel mio Mi ripete il tuo gradito ritornello:  ‘La tua Volontà regna come in Cielo così in terra’. Ripetilo sempre se mi vuoi rendere felice e quietarmi il mio pianto infantile. Guarda il tuo amore Mi ha preparato la culla d’oro, e gli atti nella mia Divina Volontà Mi hanno preparata la vestitina di luce, non ne sei contenta?”

Partiamo da questo pensiero ricavato dagli scritti della serva di Dio, Luisa Piccarreta, ‘comunicatole’ da Gesù il 25 dicembre 1928, per ‘scoprire’ la sua ‘figura’, in quanto lo scorso 10 agosto è stato rilasciato il nulla osta per la ripresa della sua Causa di Beatificazione, come è stato comunicato dal postulatore, mons. Paolo Rizzi:

“La Causa di Beatificazione della Serva di Dio Luisa Piccarreta non è mai stata chiusa, ma è sempre stata pendente presso il Dicastero della Cause dei Santi, il quale ne aveva sospeso temporaneamente l’iter canonico poiché il Dicastero per la Dottrina della fede, al cui studio erano stati sottoposti la spiritualità, il pensiero e gli scritti della Serva di Dio, nel 2019 segnalava che gli scritti presentavano alcune ambiguità di natura teologica, cristologica e antropologica che, pur non essendo di per se stessi errori dottrinali, richiedevano un’ulteriore valutazione.

Le risposte chiarificatrici della Postulazione ai menzionati rilievi, con il supporto di un teologo esperto in mistica, hanno consentito al Dicastero per la Dottrina della Fede di concludere che negli scritti e nel pensiero della Serva di Dio non si ravvisano affermazioni palesemente difformi dalla dottrina della Chiesa e nel giugno 2024 ha rilasciato il nulla osta per la ripresa della Causa, notificato formalmente dal Dicastero delle Cause dei Santi a questa Postulazione l’8 luglio 2024”.

Per comprendere meglio chi era Luisa Piccarreta abbiamo chiesto di raccontarci la sua vita al  giornalista Riccardo Rossi, volontario alla Missione ‘Speranza e Carità’ di fratel Biagio Conte: “Nacque a Corato, in Puglia, il 23 aprile del 1865 e morì il 4 marzo 1947. Aveva diversi fratelli, un padre e una madre buoni. Luisa fin da piccola era intensamente devota a Gesù. Sempre in tenera età sognava il demonio, in risposta, Luisa pregava tanto. Già a 12 anni comincia a sentire la voce di Gesù. All’età di 22 anni si è offerta come vittima perpetua”.

In quale modo viveva la volontà di Dio?

“Lei aveva il dono di vedere e parlare con Gesù che le ha chiesto di scrivere tutti i colloqui avuti con Lui, in modo che tutti leggendoli e meditandoli potessero capire che Gesù vuole la nostra volontà per darci la Sua Divina Volontà. Sono 36 diari: ‘Il Regno della Mia Divina Volontà in mezzo alle creature, Libro di Cielo. Il richiamo delle creatura nell’ordine, al suo posto e nello scopo per cui fu creata da Dio’. Quest’obbedienza le è costata molto perché non avrebbe voluto che tutti leggessero i suoi colloqui con Gesù”.

In quale modo il letto è diventato per lei un luogo di ‘contemplazione’?

“Lei ha vissuto circa 60 anni in un letto, pienamente abbandonata alla volontà di Dio Padre. Si è offerta come vittima, per assolvere lo stesso compito di Gesù, mitigare la Divina Giustizia nei confronti degli uomini. Successivamente il Signore le ha dato un nuovo incarico di girare spiritualmente nella Divina Volontà per preparare ed ottenere la venuta e il trionfo del suo Regno”. 

Quale era la spiritualità di Luisa Piccarreta?

“I suoi scritti non descrivono solo un itinerario di vita spirituale, ma sono la proclamazione del Decreto o Progetto eterno di Dio, che annuncia il compimento del suo Regno: il Regno della sua Volontà. Lei ha vissuto negli ultimi tempi, completamente immersa nella Divina Volontà, tanto da diventare rifermento per tutti noi che vogliamo vivere come Adamo ed Eva prima del Peccato Originale, o come ha vissuto la Madonna, immersi nel Divin Volere”. 

Come sei venuto a conoscenza della sua vita?

“Un mio amico, Nunzio, mi ha donato nella quaresima del 2022, il libro ‘Le 24 Ore della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo’ di Luisa Piccarreta e mi ha detto che leggendolo fuso in Gesù si potevano avere più doni, ma mi colpì molto il fatto che poteva guarirmi dalle mie ferite spirituali dell’infanzia. L’ ho letto, fuso in Gesù, per vari mesi.

Quando ho partecipato ad un cenacolo a ottobre del 2022 dei Piccoli Figli di Palermo, con la meditazione del Libro di Cielo, ho sentito che la Trinità era accanto a me quando ero piccolo e mio padre mi picchiava e nel mentre ho sentito oltre il dolore anche la gioia. Ho capito di avere avuto un miracolo di guarigione spirituale e che posso testimoniare, in particolare ai giovani, che Gesù non ci lascia mai soli”.

E quanto è stata importante la sua conoscenza per la tua vita?

“Fondamentale direi. Fratel Biagio, in collina, vicino all’Oasi della Speranza, mi aveva predetto che siccome ero stato molto vicino a lui sarei stato perseguitato e mi disse pure che anche io come lui, sono un martire spirituale. Nell’approcciare il ‘Libro di Cielo’ ho capito che le persecuzioni, sono in realtà predilezioni dell’amore di Dio che opera così per purgare le nostre anime verso la santità e per realizzare tante grazie.

Ho capito che proprio quando vieni colpito e quello il momento per migliorare nella fede, è facile avere fede quando tutto va bene, invece è nella prova che si misura. Da quando leggo questi libri ho avuto tanti doni, di più che in oltre vent’anni di vita cristiana. Ho capito che la cosa più importane non è pregare con tante parole e intenzioni, ma solo per l’Avvento del Regno di Dio, per affrettare la venuta di Gesù sulla terra”.

(Tratto da Aci Stampa)

Papa Francesco ai Passionisti: la missione è feconda con la preghiera

“Sono lieto di incontrarvi in questo momento nel quale vi accingete a concludere il vostro Capitolo Generale, che si è interrogato su come rispondere in modo adeguato al nostro tempo tumultuoso (tutti i tempi sono stati tumultuosi) e come rispondere all’iniziativa di Dio, che sempre chiama a cooperare al suo piano di salvezza”: questa mattina papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al 48^ Capitolo Generale della Congregazione della Passione di Gesù Cristo, detti Passionisti con un cordiale saluto.

Il papa ha riflettuto sul titolo del Capitolo Generale, che trae spunto dal libro del profeta Isaia (‘Chi manderò e chi andrà per noi?’): “Alla domanda del profeta Isaia, per ripartire come annunciatori del Crocifisso Risorto, con le labbra purificate con il fuoco dell’amore, che si attinge nella contemplazione del mistero, occorre di nuovo rispondere ‘Eccomi manda me’. Si rinnoveranno in tal modo le energie missionarie anche in vista dell’imminente Giubileo”.

Durante l’incontro il papa ha sottolineato l’importanza della missione: “E’ auspicabile, anzi è necessaria, una missione che si proponga l’obiettivo di raggiungere il più vasto numero di persone possibile, poiché tutti, nessuno escluso, hanno un estremo bisogno della luce del Vangelo. Senza rinunciare ai consueti metodi di azione pastorale, vi auguro di individuare anche nuovi percorsi e creare nuove occasioni per facilitare l’incontro tra le persone e l’incontro con il Signore, il quale non abbandona nessuno, ma ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati ed arrivino alla conoscenza della verità’. Occorre dunque uscire per le strade, le piazze e vicoli del mondo, per non anchilosarsi ed ammuffire, e come prova della propria fede gioiosa e feconda”.

Però la missione ha ‘successo’ se non si abbandona la ‘via’ contemplativa: “Tuttavia tale uscita potrà essere efficace solo se scaturisce dalla pienezza d’amore a Dio e all’umanità, vissuta nella vita contemplativa, nelle relazioni fraterne della comunità e nel reciproco sostegno. Vita contemplativa e rapporti con la comunità. Non lasciare la vita contemplativa! Voi avete una ricca traduzione di vita contemplativa. E questo in modo da camminare insieme, sperimentando la presenza del Signore in mezzo a voi”.

Poi si è concentrato sul ruolo della missione che si deve proporre sempre “l’obiettivo di raggiungere il più vasto numero di persone possibile, poiché tutti, nessuno escluso, hanno un estremo bisogno della luce del Vangelo. Senza rinunciare ai consueti metodi di azione pastorale, vi auguro di individuare anche nuovi percorsi e creare nuove occasioni per facilitare l’incontro tra le persone e il Signore, il quale non abbandona nessuno”.

Però per alimentare la missione è necessaria la preghiera: “Per creare eventi di evangelizzazione, presentando la sublime bellezza della Persona di Cristo insieme al volto di una Chiesa attraente, accogliente e capace di coinvolgere nell’impegno, occorre perciò un costante radicamento nella preghiera e nella Parola di Dio. Questo radicamento nella preghiera è una parte importante nella vostra tradizione: il ritirarsi per la preghiera e la contemplazione, a volte alcuni mesi o a volte tutti i giorni o parte del giorno”.

Ed ha affidato la loro missione al carisma di san Paolo della Croce: “Siate fedeli al compito di tener vivo il prezioso carisma di San Paolo della Croce. L’evangelizzazione, basata sulla buona testimonianza di sé, sul kèrigma, sulle omelie, annuncia l’amore di Dio che si dona nel Figlio per la salvezza umana. Il vostro Fondatore ha colto tutto questo nella sua radice e rapito da questo mistero, guidato dallo Spirito, si trovò immerso in un’esperienza spirituale che l’ha reso uno dei più famosi mistici del suo tempo”.

Un amore sconfinato di Dio per l’uomo reso evidente dalla crocifissione di Gesù: “La sua più originale intuizione fu che la morte di Gesù in Croce è la manifestazione suprema dell’amore di Dio. Esso è il miracolo dei miracoli dell’amor divino, la porta per entrare nell’intimità della preghiera e dell’unione con Lui, la scuola per imparare tutte le virtù, l’energia che rende capaci di sopportare ogni dolore. Nello stesso tempo il vostro Fondatore fu tormentato dalla percezione che l’umanità non è pienamente consapevole di questo amore. ‘L’amore di Dio non è conosciuto, non è apprezzato’, esclamava”.

E’ stato un invito all’annuncio: “Con la gioia e la forza di questa appartenenza carismatica, i passionisti sappiano anche annunciare la presenza del Crocifisso Risorto nelle sofferenze dei nostri giorni. Ne conosciamo la vastità e la devastazione nella povertà, nelle guerre, nei gemiti della creazione, nei perversi dinamismi che producono divisioni tra le persone e lo scarto dei deboli. Si compia tutto il possibile per evitare che il dolore dei nostri fratelli rimanga senza senso e si risolva in uno spreco di umanità e disperazione. Nelle spire di questo dolore Cristo è passato sofferente e crocifisso, vivendo nell’amore ogni trafittura ed offrendo un senso al dolore offerto per amore”.

E la speranza è un tema molto ‘passionista’: “La virtù della speranza ha un rapporto particolare con il carisma dei passionisti. Infatti la sua ragione teologica è la morte e risurrezione di Cristo. Il sangue ed acqua che fluiscono dal suo cuore dicono che oltre la morte la vita continua, l’amore si effonde sull’umanità nel dono dello Spirito, comunicandosi con una potenza che nessuno può eliminare. Se nulla può soffocare nell’essere umano la capacità di amare, allora nulla è perduto, tutto ritrova senso e valore, tutto è salvato. Su questa certezza di fede è arroccata la speranza”.

Chiudendo l’incontro il papa ha invitato a d avere la sollecitudine della Madre di Dio: “Sentitevi inoltre attratti dalla sollecitudine della Vergine Maria che, agli albori della sua speciale missione nel progetto salvifico del Padre, uscì in fretta verso la montagna, dove si fece dono nell’aiuto all’anziana parente. Dichiaratasi serva del Signore si pose al servizio del prossimo e venne proclamata Madre del Signore dalla cugina Elisabetta”.

(Foto: Santa Sede)

Papa Francesco a Venezia: l’arte educhi lo sguardo

“Anche da qui, come ogni domenica, vogliamo invocare l’intercessione della Vergine Maria per le tante situazioni di sofferenza nel mondo. Penso ad Haiti, dove è in vigore lo stato di emergenza e la popolazione è disperata per il collasso del sistema sanitario, la scarsità di cibo e le violenze che spingono alla fuga. Affidiamo al Signore i lavori e le decisioni del nuovo Consiglio Presidenziale di Transizione, insediatosi giovedì scorso a Port-au-Prince, affinché, con il rinnovato sostegno della Comunità internazionale, possa condurre il Paese a raggiungere la pace e la stabilità di cui tanto ha bisogno. Penso alla martoriata Ucraina, alla Palestina e a Israele, ai Rohingya e a tante popolazioni che soffrono a causa di guerre e violenze. Il Dio della pace illumini i cuori perché cresca in tutti la volontà di dialogo e di riconciliazione”.

Con la recita del Regina Coeli per la pace nelle zone di conflitto si è conclusa la visita di papa Francesco a Venezia, dove ha visitato il padiglione della Santa Sede alla 60^ Biennale di arte, allestito nel carcere femminile della Giudecca, in cui è possibile  entrare senza cellulari, incontrando le detenute:

“E’ il Signore che ci vuole insieme in questo momento, arrivati per vie diverse, alcune molto dolorose, anche a causa di errori di cui, in vari modi, ogni persona porta ferite e cicatrici, ogni persona porta delle cicatrici. E Dio ci vuole insieme perché sa che ognuno di noi, qui, oggi, ha qualcosa di unico da dare e da ricevere, e che tutti ne abbiamo bisogno. Ognuno di noi ha la propria singolarità, ha un dono e questo è per offrirlo, per condividerlo”.

Il papa ha sottolineato che il carcere è una realtà ‘dura’, ma anche un posto per rinascere: “Allora, paradossalmente, la permanenza in una casa di reclusione può segnare l’inizio di qualcosa di nuovo, attraverso la riscoperta di bellezze insospettate in noi e negli altri, come simboleggia l’evento artistico che state ospitando e al cui progetto contribuite attivamente; può diventare come un cantiere di ricostruzione, in cui guardare e valutare con coraggio la propria vita, rimuoverne ciò che non serve, che è di ingombro, dannoso o pericoloso, elaborare un progetto, e poi ripartire scavando fondamenta e tornando, alla luce delle esperienze fatte, a mettere mattone su mattone, insieme, con determinazione”.

Il carcere deve offrire strumenti capaci di crescita: “Per questo è fondamentale che anche il sistema carcerario offra ai detenuti e alle detenute strumenti e spazi di crescita umana, di crescita spirituale, culturale e professionale, creando le premesse per un loro sano reinserimento. Per favore, non ‘isolare la dignità’, non isolare la dignità ma dare nuove possibilità! Non dimentichiamo che tutti abbiamo errori di cui farci perdonare e ferite da curare, io anche, e che tutti possiamo diventare guariti che portano guarigione, perdonati che portano perdono, rinati che portano rinascita”.

E visitando il padiglione della Santa Sede ha incontrato gli artisti che espongono al padiglione della Santa Sede sul tema ‘Con i miei occhi’: “Abbiamo tutti bisogno di essere guardati e di osare guardare noi stessi. In questo, Gesù è il Maestro perenne: Egli guarda tutti con l’intensità di un amore che non giudica, ma sa essere vicino e incoraggiare. E direi che l’arte ci educa a questo tipo di sguardo, non possessivo, non oggettivante, ma nemmeno indifferente, superficiale; ci educa a uno sguardo contemplativo”.

E’ stato un invito affinchè l’arte contemporanea aiuti ad aprire lo sguardo sulle sofferenze del mondo: “Oggi abbiamo scelto di ritrovarci tutti insieme qui, nel carcere femminile della Giudecca. E’ vero che nessuno ha il monopolio del dolore umano. Ma ci sono una gioia e una sofferenza che si uniscono nel femminile in una forma unica e di cui dobbiamo metterci in ascolto, perché hanno qualcosa di importante da insegnarci. Penso ad artiste come Frida Khalo, Corita Kent o Louise Bourgeois e tante altre. Mi auguro con tutto il cuore che l’arte contemporanea possa aprire il nostro sguardo, aiutandoci a valorizzare adeguatamente il contributo delle donne, come coprotagoniste dell’avventura umana”.

Per questo Dio sorprende ha ripetuto ai giovani, invitandoli ad alzarsi: “Alzarsi da terra, perché siamo fatti per il Cielo. Alzarsi dalle tristezze per levare lo sguardo in alto. Alzarsi per stare in piedi di fronte alla vita, non seduti sul divano. Avete pensato, immaginato, cos’è un giovane per tutta la vita seduto sul divano? L’avete immaginato questo? Immaginate questo; e ci sono divani diversi che ci prendono e non ci lasciano alzare. Alzarsi per dire ‘eccomi!’ al Signore, che crede in noi. Alzarsi per accogliere il dono che siamo, per riconoscere, prima di ogni altra cosa, che siamo preziosi e insostituibili”.

Nel dialogo papa Francesco li ha invitati ad essere creatori di bellezza: “E quando voi sarete sposati ed avrete un figlio, una figlia, avrete fatto una cosa che prima non c’era! E questa è la bellezza della gioventù, quando diventa maternità o paternità: fare una cosa che prima non c’era. E’ bello questo. Pensate dentro di voi ai figli che avrete, e questo deve spingerci in avanti, non siate professionisti del digitare compulsivo, ma creatori di novità! Una preghiera fatta col cuore, una pagina che scrivi, un sogno che realizzi, un gesto d’amore per qualcuno che non può ricambiare: questo è creare, imitare lo stile di Dio che crea.

E’ lo stile della gratuità, che fa uscire dalla logica nichilista del ‘faccio per avere’ e ‘lavoro per guadagnare’. Questo si deve fare (faccio per avere e lavoro per guadagnare), ma non dev’essere il centro della tua vita. Il centro è la gratuità: date vita a una sinfonia di gratuità in un mondo che cerca l’utile! Allora sarete rivoluzionari. Andate, donatevi senza paura!”

Mentre nella celebrazione eucaristica conclusiva papa Francesco ha invitato i fedeli ad essere frutto: “Il frutto dei tralci in cui scorre la linfa è l’uva, e dall’uva proviene il vino, che è un segno messianico per eccellenza. Gesù, infatti, il Messia inviato dal Padre, porta il vino dell’amore di Dio nel cuore dell’uomo e lo riempie di gioia, lo riempie di speranza. Cari fratelli e sorelle, questo è il frutto che siamo chiamati a portare nella nostra vita, nelle nostre relazioni, nei luoghi che frequentiamo ogni giorno, nella nostra società, nel nostro lavoro”.

La conclusione del papa è stato un invito ad essere uniti alla ‘vite’ di Gesù: “Restando uniti a Cristo potremo portare i frutti del Vangelo dentro la realtà che abitiamo: frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: non dimentichiamo il patrimonio umano, la grande umanità nostra, quella che ha preso Dio per camminare con noi; abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi”.

(Foto: Santa Sede)

San Bonaventura: contemplare Dio nella creazione

In occasione del 750° anniversario della morte di san Bonaventura, che ricorre il prossimo 15 luglio, è stata pubblicata sul sito dell’ordine dei frati minori la Lettera dei Ministri generali del Primo Ordine e del Terz’Ordine Regolare, in onore del frate teologo e mistico, firmata dai quattro Ministri generali: Fr. Massimo Fusarelli, Fr. Roberto Genuin, Fr. Carlos Alberto Trovarelli e Fr. Amando Trujillo Cano, per ricordare  il suo amore per la Chiesa:

Papa Francesco: contemplare Dio è bello

“Oggi celebriamo l’Epifania del Signore, cioè la sua manifestazione a tutti i popoli, impersonati dai Magi. Essi sono dei saggi ricercatori che, dopo essersi lasciati interrogare dall’apparizione di una stella, si mettono in cammino e giungono a Betlemme… Uomini sapienti che riconoscono la presenza di Dio in un semplice Bambino: non in un principe o in un nobile, ma in un figlio di povera gente, e si prostrano davanti a Lui, adorandolo. La stella li ha condotti lì, davanti a un Bimbo; e loro, nei suoi occhi piccoli e innocenti, colgono la luce del Creatore dell’universo, alla cui ricerca hanno dedicato l’esistenza”.

CHARIS, una missione da conoscere

All’inizio di novembre a Roma si è svolto l’evento ‘Chiamati, Trasformati e Inviati’ nel quale si sono riunite tutte le realtà carismatiche del mondo: circa 3000 persone provenienti dai cinque continenti.

Papa Francesco agli Oblati: importante un cuore dilatato

La parola ‘oblato’ collega immediatamente all’Offerta che Cristo fece di sè al Padre attraverso il Sacrificio della Croce! La stessa etimologia della parola ‘oblato’, che deriva dal verbo latino fero (ob – fero), rinvia immediatamente alle parole della Consacrazione Eucaristica e al testo di san Paolo ai romani citato in esergo, traducendo così il participio passato oblato/offerto in un’azione che si perpetua nel tempo, soprattutto alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Assisi onora santa Chiara: la contemplazione scopre la bellezza

“Santa Chiara vergine e povera, nata da una famiglia aristocratica si unisce ai frati minori della chiesetta della Porziuncola, vestita col sacco della penitenza, divenendo, nelle parole di Papa Benedetto XVI, vergine sposa di Cristo umile e povero, affascinata dall’amore per Cristo che, bellezza della sua divina persona, riempie il suo cuore”: con queste parole il card. Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto emerito del Dicastero per la dottrina della fede, ha introdotto la celebrazione eucaristia  della solennità di Santa Chiara di Assisi, che si è celebrata venerdì 11 agosto.

Papa Francesco alla Comunità delle Beatitudini: la Pentecoste è il cuore della vita spirituale

Ricevendo in udienza una delegazione della Comunità delle Beatitudini, in occasione del 50° anniversario della fondazione, che è una comunità contemplativa e missionaria nata in Francia nel 1973, sulla scia del Concilio Vaticano II e nel movimento del Rinnovamento Carismatico Cattolico, papa Francesco ha sottolineato la dimensione escatologica dell’esperienza pentecostale:

Al via il nuovo progetto ‘Antonio800’

L’iniziativa dei frati minori conventuali del Nord Italia celebrerà la presenza di sant’Antonio tra noi fino al 2031, ottocentenario della morte del Santo, con un primo appuntamento svoltosi a Salerno a metà febbraio.

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