Papa Francesco: le religioni per costruire la speranza della pace
Questa mattina papa Francesco ha partecipato nella capitale mongola ad un incontro interreligioso, a cui hanno preso parte Dambajav Choijiljav, Sua Eminenza Khamba Lama, Abate Capo del Monastero Zuun Khuree Dashichoiling; Jargalsaikhan, President of the United Union of Shamans of Mongolia; Rector of the only Orthodox church in Mongolia, Father Antony Gusev; Adiyakhuu Oktyabri, Seventh-day Adventist Church; Yair Jacob Porat, Jewish Mongolia; Greeting from Mr. D. Banzrag, Executive Director of the Oomoto Centre, Mongolia.
Il dott. Dambajav Choijiljav ha sottolineato gli aspetti fondamentali della cultura mongola: “Secondo me, ci sono due principi che sostengono la nostra vita come due pilastri sostengono la ger mongola, la casa tradizionale rotonda in cui vivono ancora i nostri nomadi. Questi principi sono la pace e l’armonia. In apparenza sembrano una semplice assenza di conflitti, ma in realtà sono le condizioni positive che rendono possibile la cura dello spirito”.
Un invito alle religioni ad operare la pace: “Attualmente, il rapido aumento della depressione, delle dipendenze e di altri tipi di malattie mentali in tutto il mondo dimostra che il progresso tecnologico senza la crescita spirituale è davvero una ‘casa fragile’.
E’ quindi urgente che le religioni si uniscano per riscoprire gli approcci alla vita che coltivano la pace interiore e l’armonia esteriore. L’insegnamento di Buddha circa la Pace significa, prima di tutto, la serenità dinamica del nostro cuore, il legame silenzioso con il Divino, mentre Armonia significa amore, comprensione e cooperazione con gli altri”.
Mentre il dott. Jargalsaikhan ha messo in evidenza la necessità dell’onestà: “Il nostro obiettivo è che l’onestà prevalga su tutto; che nobili e cittadini abbiano relazioni paritarie e rispettino e onorino i loro antenati che hanno creato una storia eroica; che i giovani adulti lavorino fedelmente per il loro Paese; che i giovani si prendano cura dei loro figli; che si sviluppi un potente Stato mongolo e che in una nuova era la nostra cultura nomade unica cresca e si diffonda e che le persone di tutto il mondo si stupiscano e la guardino con interesse”.
Mentre il papa ha incentrato il discorso sul desiderio religioso: “L’umanità, nel suo anelito religioso, può essere paragonata a una comunità di viandanti che cammina in terra con lo sguardo rivolto al cielo… Il cielo, così limpido, così azzurro, qui abbraccia infatti la terra vasta e imponente, evocando le due dimensioni fondamentali della vita umana: quella terrena, fatta di relazioni con gli altri, e quella celeste, fatta di ricerca dell’Altro, che ci trascende. La Mongolia ricorda insomma il bisogno, per tutti noi, pellegrini e viandanti, di volgere lo sguardo verso l’alto per trovare la rotta del cammino in terra”.
E’ un invito per le religioni ad offrire armonia al mondo: “Le religioni sono chiamate a offrire al mondo questa armonia, che il progresso tecnico da solo non può dare, perché, mirando alla dimensione terrena, orizzontale dell’uomo, rischia di dimenticare il cielo per il quale siamo fatti. Sorelle e fratelli, oggi siamo qui insieme come umili eredi di antiche scuole di sapienza.
Incontrandoci, ci impegniamo a condividere il tanto bene che abbiamo ricevuto, per arricchire un’umanità che nel suo cammino è spesso disorientata da miopi ricerche di profitto e benessere. Essa è spesso incapace di trovare il filo: rivolta ai soli interessi terreni, finisce per rovinare la terra stessa, confondendo il progresso con il regresso, come mostrano tante ingiustizie, tanti conflitti, tante devastazioni ambientali, tante persecuzioni, tanto scarto della vita umana”.
E la Chiesa è presente in questo cammino di dialogo interreligioso: “In tal senso io vorrei confermarvi che la Chiesa cattolica vuole camminare così, credendo fermamente nel dialogo ecumenico, nel dialogo interreligioso e nel dialogo culturale. La sua fede si fonda sull’eterno dialogo tra Dio e l’umanità, incarnatosi nella persona di Gesù Cristo….
Il dialogo, infatti, non è antitetico all’annuncio: non appiattisce le differenze, ma aiuta a comprenderle, le preserva nella loro originalità e le mette in grado di confrontarsi per un arricchimento franco e reciproco. Così si può ritrovare nell’umanità benedetta dal Cielo la chiave per camminare sulla terra.
Fratelli e sorelle, abbiamo un’origine comune, che conferisce a tutti la stessa dignità, e abbiamo un cammino condiviso, che non possiamo percorrere se non insieme, dimorando sotto il medesimo cielo che ci avvolge e ci illumina”.
Infine un invito alla speranza: “Fratelli e sorelle, il nostro trovarci qui oggi è segno che sperare è possibile. Sperare è possibile. In un mondo lacerato da lotte e discordie, ciò potrebbe sembrare utopico; eppure, le imprese più grandi iniziano nel nascondimento, con dimensioni quasi impercettibili. Il grande albero nasce dal piccolo seme, nascosto nella terra…
Coltiviamo la speranza… Le preghiere che eleviamo al cielo e la fraternità che viviamo in terra nutrano la speranza; siano la testimonianza semplice e credibile della nostra religiosità, del camminare insieme con lo sguardo rivolto verso l’alto, dell’abitare il mondo in armonia (non dimentichiamo la parola ‘armonia’) come pellegrini chiamati a custodire l’atmosfera di casa, per tutti”.
(Foto: Santa Sede)