Papa Francesco: la missione di santa Teresa è la preghiera

Condividi su...

A conclusione dell’udienza generale odierna è stato annunciato dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, che ci sarà un nuovo ricovero al Policlinico Gemelli di Roma per papa Francesco, che sarà operato per il rischio di un’occlusione intestinale. L’intervento, considerato urgente, segue quello al colon a cui il papa Pontefice fu sottoposto il 4 luglio 2021:

“Il Santo Padre al termine dell’udienza generale si è recato presso il Policlinico Universitario Gemelli dove nel primo pomeriggio sarà sottoposto in anestesia generale ad un intervento chirurgico di laparotomia e plastica della parete addominale con protesi.

L’operazione, concertata nei giorni scorsi dall’equipe medica che assiste il Santo Padre, sì è resa necessaria a causa di un laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti. La degenza presso la struttura sanitaria durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale”.

Però prima di ricoverarsi papa Francesco ha tenuto regolarmente l’udienza generale di oggi in piazza san Pietro, dove sono state esposte le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona universale delle missioni, fermandosi in preghiera davanti l’urna con le reliquie della santa:

“Sono qui davanti a noi le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino, patrona universale delle missioni. E’ bello che ciò accada mentre stiamo riflettendo sulla passione per l’evangelizzazione, sullo zelo apostolico. Oggi, dunque, lasciamoci aiutare dalla testimonianza di santa Teresina. Lei nacque 150 anni fa, e in questo anniversario ho intenzione di dedicarle una Lettera Apostolica”.

Ed ha sottolineato che la patrona delle missioni non è mai stata in missione: “E’ patrona delle missioni, ma non è mai stata in missione: come si spiega, questo? Era una monaca carmelitana e la sua vita fu all’insegna della piccolezza e della debolezza: lei stessa si definiva ‘un piccolo granello di sabbia’. Di salute cagionevole, morì a soli 24 anni. Ma se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario”.

La sua missionarietà si fondava sulla preghiera: “Nel suo ‘diario’ racconta che essere missionaria era il suo desiderio e che voleva esserlo non solo per qualche anno, ma per tutta la vita, anzi fino alla fine del mondo.

Teresa fu ‘sorella spirituale’ di diversi missionari: dal monastero li accompagnava con le sue lettere, con la preghiera e offrendo per loro continui sacrifici. Senza apparire intercedeva per le missioni, come un motore che, nascosto, dà a un veicolo la forza per andare avanti”.

Ma il suo zelo apostolico non fu compreso dalle consorelle: “Tuttavia dalle sorelle monache spesso non fu capita: ebbe da loro ‘più spine che rose’, ma accettò tutto con amore, con pazienza, offrendo, insieme alla malattia, anche i giudizi e le incomprensioni. E lo fece con gioia, lo fece per i bisogni della Chiesa, perché, come diceva, fossero sparse ‘rose su tutti’, soprattutto sui più lontani”.

Ed ha raccontato due episodi prima del suo ingresso in monastero: “Il primo riguarda il giorno che le cambiò la vita, il Natale del 1886, quando Dio operò un miracolo nel suo cuore. Teresa avrebbe di lì a poco compiuto 14 anni. In quanto figlia più giovane, in casa era coccolata da tutti, ma non ‘malcresciuta’.

Tornata dalla Messa di mezzanotte, il papà, molto stanco, non aveva però voglia di assistere all’apertura dei regali della figlia e disse: ‘Meno male che è l’ultimo anno!’, perché a 15 anni già non si facevano più. Teresa, di indole molto sensibile e facile alle lacrime, ci restò male, salì in camera e pianse. Ma in fretta represse le lacrime, scese e, piena di gioia, fu lei a rallegrare il padre”.

Quindi il suo zelo missionario era rivolto ai ‘peccatori’: “E questo suo zelo era rivolto soprattutto ai peccatori, ai ‘lontani’. Lo rivela il secondo episodio. Teresa viene a conoscenza di un criminale condannato a morte per crimini orribili, si chiamava Enrico Pranzini (lei scrive il nome), ritenuto colpevole del brutale omicidio di tre persone, è destinato alla ghigliottina, ma non vuole ricevere i conforti della fede.

Teresa lo prende a cuore e fa tutto ciò che può: prega in ogni modo per la sua conversione, perché lui che, con compassione fraterna, chiama ‘povero disgraziato Pranzini’, abbia un piccolo segno di pentimento e faccia spazio alla misericordia di Dio, in cui Teresa confida ciecamente.

Avviene l’esecuzione. Il giorno dopo Teresa legge sul giornale che Pranzini, appena prima di poggiare la testa nel patibolo, ‘a un tratto, colto da un’ispirazione improvvisa, si volta, afferra un Crocifisso che il sacerdote gli presentava e bacia per tre volte le piaghe sacre’ di Gesù”.

Questo zelo per attrazione è il motore della missione: “I missionari, infatti, di cui Teresa è patrona, non sono solo quelli che fanno tanta strada, imparano lingue nuove, fanno opere di bene e sono bravi ad annunciare; no, missionario è anche chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio; è chi fa di tutto perché, attraverso la sua testimonianza, la sua preghiera, la sua intercessione, Gesù passi.

E questo è lo zelo apostolico che, ricordiamolo sempre, non funziona mai per proselitismo o per costrizione, ma per attrazione: la fede nasce per attrazione, non si diventa cristiani perché forzati da qualcuno, no, ma perché toccati dall’amore”.

Concludendo la catechesi il papa ha indicato l’essenzialità che necessità alla Chiesa: “Questo è l’esse Alla Chiesa, prima di tanti mezzi, metodi e strutture, che a volte distolgono dall’essenziale, occorrono cuori come quello di Teresa, cuori che attirano all’amore e avvicinano a Dio.

E chiediamo alla santa (abbiamo le reliquie, qui) la grazia di superare il nostro egoismo e chiediamo la passione di intercedere perché questa attrazione sia più grande nella gente e perché Gesù sia conosciuto e amato”.

(Foto: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50