Papa Francesco: scegliere sempre le vie della pace

L’aereo con a bordo il Papa è atterrato a Roma Fiumicino ieri alle ore 20.00. Lasciando il Kazakhstan, sul proprio account @Pontifex il papa aveva scritto un tweet esprimendo gratitudine nei confronti del popolo del Paese asiatico: “Vi ringrazio per l’accoglienza che mi avete riservato e per l’opportunità di trascorrere questi giorni di dialogo fraterno insieme ai leader di molte religioni. L’Altissimo benedica la vocazione di pace e unità del #Kazakhstan”.
Nella conferenza stampa papa Francesco ha affrontato molti temi; dalla guerra in Ucraina al diritto alla difesa ed al traffico delle armi, ma anche del ruolo della politica e dell’Occidente in crisi di valori che rischia di generare populismi. Comunque la prima domanda riguardava un giudizio sul viaggio apostolico:
“Non conoscevo nulla di questo paese dell’Asia centrale, tranne la musica di Borodin. Il Kazakistan è stata una sorpresa, non me l’aspettavo così. Sapevo che si è era sviluppato bene, con intelligenza, ma trovare dopo trent’anni dall’indipendenza uno sviluppo come questo in un Paese così grande non me lo aspettavo.
Questo mi ha colpito: la voglia di andare avanti non solo nell’industria e nello sviluppo economico ma anche nello sviluppo culturale. Poi il Congresso, una cosa molto importante, è già alla settima edizione.
Vuol dire che è un Paese lungimirante e che fa dialogare quelli che di solito sono scartati perché in una concezione progressista del mondo, la prima cosa che si scarta sono i valori religiosi. Invece un Paese che si affaccia al mondo con una proposta del genere è meraviglioso. Lei ne può essere orgogliosa”.
Una seconda domanda ha riguardato se la legittima difesa è lecita: “Questa è una decisione politica che può essere moralmente accettata se si fa con intenzioni di moralità. Ma può non essere morale se si fa per incentivare la guerra, per produrre e vendere armi. La motivazione giustifica questo atto. Difendersi è atto di amore per la patria”.
Ed ha elencato i Paesi in guerra, condannando la produzione delle armi: “In questo momento l’Ucraina e la Russia sono in guerra, anche l’Azerbaijan, l’Armenia si è fermata un po’, poi c’è la Siria, dieci anni di guerra, il Corno d’Africa, il Mozambico, l’Eritrea, l’Etiopia, il Myanmar, popolo sofferente che gira come uno zingaro, e altri Paesi, siamo in guerra mondiale…
Poi la produzione delle armi, questo è un affare assassino. Qualcuno mi diceva che se si smettesse per un anno di produrre armi si risolverebbe la fame nel mondo. A Genova anni fa è venuta una nave carica di armi, che doveva trasferire armi a una nave più grande diretta in Africa, in Sud Sudan. Gli operai del porto non hanno voluto farlo”.
Il papa però ha detto che occorre dialogare con chi è in guerra: “Credo sia sempre difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno cominciato la guerra. E’ difficile ma non dobbiamo scartarlo, dare l’opportunità di dialogo a tutti, a tutti. Perché sempre c’è la possibilità che con il dialogo si possano cambiare le cose, anche offrire un altro punto di vista, un altro punto di considerazione.
Non si deve escludere il dialogo con qualunque potenza che sia in guerra e che sia l’aggressore. A volte puzza, ma si deve fare. Sempre un passo avanti e mano tesa, sempre. Perché altrimenti chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. A volte non accettano il dialogo. Peccato! Ma il dialogo va sempre fatto, almeno offerto e questo fa bene”.
E sulla crisi dei valori occidentali è stato molto chiaro: “E’ vero che l’ Occidente in questo momento non è al livello più alto di esemplarità. Non è un bambino di prima comunione, ha preso strade sbagliate. Pensiamo ad esempio all’ingiustizia sociale. Alcuni paesi derubati della giustizia…
C’è la mancanza di capire questi valori da parte dell’Occidente che pure ha vissuto questa esperienza. L’immigrazione va considerata sul serio perché fa alzare il valore dell’Occidente. Al contrario con questo inverno demografico dove andiamo? L’Occidente è un po’ in decadenza in questo momento…
C’è poi il pericolo dei populismi, stiamo vedendo alcune cose, come nascono… Noi occidentali non siamo nel più alto livello per aiutare altri popoli, dobbiamo riprendere i valori dei grandi padri che hanno fondato l’Unione Europea. L’eutanasia? Non è umano, punto. Se tu uccidi con motivazioni, sì, alla fine ucciderai di più. Uccidere lasciamolo alle bestie”.
E di nuovo sulla libertà religiosa ed il dialogo con la Cina: “Per capire la Cina ci vuole un secolo e noi non viviamo un secolo. La mentalità cinese è una mentalità ricca e quando si ammala un po’, anche la ricchezza è capace di fare sbagli. Per capire, noi abbiamo scelto la via del dialogo. C’è una commissione bilaterale vaticana-cinese che sta andando bene, lenta perché il ritmo cinese è lento, loro hanno un’eternità per andare avanti: è un popolo di una pazienza infinita”.
E’ un dialogo paziente, come quello fatto dai missionari, che hanno cercato di capire la mentalità cinese: “Ma pensiamo ai missionari italiani che sono andati lì e sono stati rispettati come scienziati, pensiamo anche oggi a tanti sacerdoti, gente credente che è stata chiamata dalle università cinesi perché questo da valore alla cultura. Non è facile capire la mentalità cinese, ma va rispettata. Io rispetto sempre. La commissione vaticana di dialogo con la Cina sta andando bene”.
Ed ha affrontato la situazione del card. Zen: “Qualificare la Cina come antidemocratica io non me la sento, perché è un Paese complesso. Sì, è vero che ci sono cose che a noi possono sembrare non democratiche. Il cardinale Zen andrà a giudizio in questi giorni, credo. Lui dice quello che sente.
Io cerco di appoggiare la via del dialogo, con il dialogo si chiariscono tante cose, e non solo della Chiesa ma anche di altri settori. Bisogna considerare l’estensione della Cina, i governatori delle provincie sono tutti diversi, ci sono culture diverse dentro la Cina. E’ un gigante. Capire la Cina è cosa gigante, ma non si deve perdere la pazienza e dobbiamo andare avanti col dialogo”.
Anche sulla situazione nel Nicaragua è stato chiaro: “Le notizie che giungono dal Paese non sono chiare. C’è dialogo e quando c’è vuol dire che c’è bisogno di risolvere problemi. E in questo momento ci sono dei problemi in Nicaragua. Almeno io mi aspetto che le suore di Madre Teresa di Calcutta tornino, perché queste donne sono rivoluzionarie ma del Vangelo e non fanno la guerra a nessuno.
Tutti abbiamo bisogno di queste donne. E’ stato un gesto incomprensibile. Noi continuiamo con il dialogo, mai fermarlo, anche se ci sono cose che non si capiscono, perché anche mettere alla frontiera un nunzio è cosa grave diplomaticamente. Non è l’unico caso, in America Latina accadono cose del genere”.
(Foto: Santa Sede)