Mons. Maffeis è arcivescovo di Perugia
Da domenica 11 settembre l’arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve ha come guida un pastore giornalista di 58 anni, che è stato parroco, direttore di giornali e radio, docente alla Pontificia Università Salesiana e alla Lateranense, e poi direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali e sotto-segretario della Cei, mons. Ivan Maffeis.
A concelebrare c’erano il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito, ed il vescovo ausiliare mons. Marco Salvi, ma anche i cardinali Giuseppe Betori ed Ennio Antonelli, nonché il vescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, che a conclusione della celebrazione eucaristica lo ha messo sotto la protezione di san Vigilio:
“Il contesto in cui viviamo in Europa ha fatto tornare Dio ‘ignoto’. Lo stile dei martiri, abitato dal dialogo, dalla calma e dalla relazione umili e forte mi pare sia una bella provocazione per la Chiesa perché senta che dialogare, perseguire la comunione, l’umiltà nell’accostare le persone non è una tattica pastorale, è il vangelo vissuto: non c’è incontro con Cristo nelle liti, nelle tensioni, lontano dalla comunione…
Caro Ivan, sei stato per noi segno di comunione. Il dialogo, il rispetto, l’accostamento umile delle persone è il tuo tratto distintivo. Il tuo grande carisma comunicativo ha sempre impedito alle parole di diventare parole-pietra, ma parole che hanno edificato, riconciliato, riconnesso storie frantumate. Ti auguro di continuare ad essere per questa Chiesa che ti viene affidata quel segno di comunione, di dialogo e rispetto per le persone, che ti hanno sempre contraddistinto”.
Nell’omelia il card. Bassetti ha consegnato al nuovo vescovo i fedeli dell’arcidiocesi: “A te consegno una Chiesa dalla storia antica, che ha vissuto la comunione con Cristo ma anche sofferto per la divisione. Una Chiesa forse povera di mezzi ma ricca di Spirito Santo. Caro fratello Ivan, vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami”.
E gli ha affidato il compito di annunciare il Vangelo, come ha fatto san Costanzo, patrono della città: “Come i primi discepoli, raccolti sulle rive del Lago di Galilea, così oggi: il Signore manda te, Don Ivan carissimo, a proclamare il Vangelo della salvezza e a spezzare il pane della vita…
Caro Ivan, la voce di Gesù che è risuonata nella tua vita fin dalla fanciullezza, la voce che hai seguito nei vari ministeri che ti sono stati affidati nella Chiesa di Dio, ti chiama oggi con più forza: sarai successore degli Apostoli, segno personale di Cristo vivo, immagine di Lui in questa santa Chiesa particolare. Sarai icona luminosa della sua presenza nella misura in cui, imitandolo, donerai la vita: il buon pastore, infatti, dona la vita per le pecore”.
Il ‘compito’ del vescovo è quello dell’intercessione: “A te, caro fratello, sarà chiesto, come a Mosè, di intercedere per il popolo, anche quando le strade sembrano divergere. Il nostro Dio è un Dio di misericordia, che aspetta ogni figlio per riabbracciarlo.
Con la consapevolezza di essere stato amato e perdonato tu stesso per primo, come dice san Paolo, sarai chiamato a tua volta ad andare incontro ad ogni pecorella che ha lasciato l’ovile per migrare in pascoli lontani, e allo stesso tempo cercherai la dracma nascosta, immagine di quei figli che, pur rimasti in casa, non si sentono più amati né visti e si nascondono allo sguardo e al cuore del Padre.
E’ tuo compito, com’è nel tuo carattere, andare alla sostanza delle cose, prenderti cura di quelli che sono lontani ed estranei, e di quelli che sono ancora nel gregge. E, per tutti, spendere la vita”.
E gli ha raccontato la storia di questa Chiesa ‘particolare’: “Troverai qualche ferita da medicare, inclusa forse l’indifferenza, che fa tanto soffrire chi la prova e chi la riceve; troverai solitudine e dolore; ma troverai, credimi, tanta gioia e speranza in tutti coloro che hanno fatto l’esperienza dell’amore di Dio.
Troverai la forza e la bellezza dei giovani, verso cui tutta la comunità è impegnata nella trasmissione della fede; troverai famiglie in difficoltà, ma consapevoli che l’amore è più forte di ogni divisione. Troverai un grande sforzo di carità, che si esplica in mille modi, istituzionali e capillari, anche dove meno te lo aspetteresti.
Semplicemente accogliendo e ascoltando, come sai fare tu, ma soprattutto scavando, con la tenacia che ti distingue, incontrerai una terra ricca di fede, di tradizioni religiose e di insigni istituzioni culturali e accademiche. Di fronte a tanta ricchezza di vita e di opere, che i padri ci hanno tramandato, lasciati commuovere, come sono commosso stasera io, che dopo tredici anni lascio a te la guida di questo popolo, a me carissimo”.
Il vescovo si deve lasciare attrarre allo stesso modo di Gesù: “Sei innalzato sulla croce! Lasciati attrarre da Gesù. Inginocchiati come lui nel servizio di tutti. Fermati dinanzi ad ogni ferito, ad ogni abbandonato e dimenticato: e, come il buon Samaritano, caricatelo sulle spalle per portarlo al sicuro. Perdona, accogli, ascolta, illumina, fortifica e guida con i doni dello Spirito, e sempre offri te stesso in riscatto per tutti. Vivi fino in fondo i rischi del Vangelo, dovunque il Signore ti chiami”.
Al termine mons. Maffeis ha ringraziato chi ha partecipato alla celebrazione eucaristica, ma soprattutto la sua famiglia: “Sono cresciuto all’interno di una famiglia numerosa: non smetterò mai di ringraziare il Signore per il dono dei miei fratelli Sergio e Cristian e delle mie sorelle Nadia, Lara ed Elena, dei loro coniugi, dei nipoti, dei parenti.
Papà Santo e mamma Licia ci hanno trasmesso la fiducia nella Provvidenza e in quell’esperienza ecclesiale che ha preso corpo in parrocchia. Con pazienza e fedeltà ci hanno insegnato l’attesa e lo stupore, la speranza nelle difficoltà, il valore di uno zaino leggero e della responsabilità nei confronti delle persone che la vita lega alla tua corda. I nostri genitori ci hanno voluto bene. Oggi li sentiamo vicini e partecipi, insieme a nostro fratello Marco, nella comunione dei santi”.
E nella prima omelia mons. Maffeis ha sottolineato l’attenzione della Madre di Dio durante il banchetto di Cana: “Nell’episodio evangelico, la prima cosa che colpisce è l’attenzione di Maria, il suo sguardo pronto a cogliere e a leggere la situazione (‘Non hanno vino’)…
Maria ci testimonia come la relazione con il Signore, la comunione con Cristo Gesù, renda capaci di accorgersi degli altri, aiuti a sentirsi corresponsabili di quanto vivono”.
(Foto: Arcidiocesi di Perugia-Città della Pieve)