Card. Bagnasco: il cristianesimo è il grande sì a vita e bellezza

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‘Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso’: così diceva il 2 agosto 1216 san Francesco a quanti erano presenti alla Porziuncola per il Perdono di Assisi. A distanza di otto secoli, la tradizione dell’indulgenza si ripete. Migliaia i pellegrini nella città serafica che hanno varcato la porta della Porziuncola per ricevere l’indulgenza, chiesta dal santo a papa Onorio III, che gliela concesse per un giorno all’anno, il 2 agosto appunto.

E nella giornata delle celebrazioni per il Perdono di Assisi, l’indulgenza plenaria della Porziuncola, con basilica affollata in occasione delle celebrazioni e tanti giovani che hanno raggiunto la città per la 40^ marcia francescana con l’omelia del card. Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova, che ha evidenziato come ‘il secolarismo diffuso, da cui nessuno è immune, spinge l’uomo a vivere senza Dio, non predica la morte di Dio, ma una vita senza Dio’.

Nell’omelia il card. Bagnasco ha tratteggiato la grandezza dell’uomo, in quanto ha bisogno del perdono: “L’uomo è veramente grande in ginocchio, non di fronte al mondo, ma davanti a Dio: non dobbiamo sostituirci a lui, ma confidare in lui e accettare di farci da lui guardare e abbracciare, Dio ci dona la letizia del cuore legata al Perdono. Il cristianesimo non è la religione dei no, ma del grande sì all’amore per l’universo e per il prossimo, alla bellezza, alla vita”.

Il card. Bagnasco ha sottolineato che il perdono è un dono da chiedere, riflettendo sulla forza della fede e della misericordia: “Il perdono è un iper-dono, un dono straordinario da chiedere a Dio, da invocare e da custodire con la grazia dello Spirito…

L’uomo moderno sente ancora il bisogno di essere perdonato? Di essere salvato e da che cosa? Oppure ha perso questa sensibilità salvandosi con le proprie mani? Il secolarismo diffuso dal quale tutti dobbiamo guardarci spinge l’uomo a vivere senza Dio.

Il secolarismo, che predica una vita senza Dio, annuncia un orizzonte terrestre da godere oggi perché il è incerto. In questa ottica non c’è spazio per il perdono, tutto è riferito all’uomo, ai suoi impulsi, ai suoi desideri considerati diritti. Da questa volontà di potenza tutti possiamo essere inquinati, capaci come siamo di giustificare ogni scelta, anche quelle riprovevoli”.

Un avvertimento contro il ‘pensiero unico’, che provoca isolamento nelle persone: “Siamo così più deboli e più esposti al poteri di pochi che per scopi personali e di profitto compiono qualsiasi cosa… Il cristiano non è un brav’uomo ma un uomo redento che è molto di più perché si riferisce a Cristo sulla croce per i nostri peccati. Egli è nel mondo ma appartiene a un altro mondo, quello di Cristo e per questo deve lasciar trasparire il volto di Gesù. Il cristiano non si può limitare a piccole soddisfazioni, a un appagamento ma deve abitare sempre nella totalità della vita, dell’amore, dell’infinito”.

La vera forza del cristiano è la letizia: “E’ la letizia del cuore, la pace dell’anima che consapevole della propria miseria confida nell’amore del Dio fedele. Nella nostra misera Dio dona la letizia del cuore legata al perdono, l’uomo è veramente grande quando è in ginocchio non di fronte al mondo ma quando è in ginocchio davanti a Dio, lo riconosce, che Dio è Dio, non dobbiamo sostituirci a lui perché solo Dio ci ama nel modo assoluto.

Il cristianesimo è il grande sì alla vita e alla bellezza e Francesco lo aveva compreso, la bellezza dell’universo, del prossimo, di Cristo. E allora per noi oggi attraversare la piccola porta della Porziuncola è un passo verso il cielo. Lasciamoci guardare da Cristo”.

Per questo ha invitato ad attraversare la porta della Porziuncola: “Attraversare la piccola porta della Porziuncola e lasciarci rigenerare della divina misericordia è fare un passo verso il Cielo. Un passo che chiede i passi quotidiani dei nostri doveri, della nostra vocazione, passi di leggerezza anche quanto costano sangue, passi lieti anche quando il cuore pesa, passi anche gravi ma con gli occhi rivolti verso l’Alto, laddove siamo guardati, laddove siamo attesi”.

A conclusione della giornata il Ministro Provinciale fr. Francesco Piloni ha presieduto i Primi Vespri della solennità: “Si aprì il santuario del Cielo e apparve l’arca dell’Alleanza… Dio ha un’intenzione d’amore per noi, che sgorga dalla sua passione, morte e risurrezione, con questo criterio dobbiamo leggere, valutare e interpretare la nostra storia passata, presente e futura.

Questo lembo di Paradiso è stato possibile viverlo grazie alla missione affidata alla Chiesa simboleggiata dalla donna che deve partorire dell’Apocalisse insidiata dal drago. È la chiesa che cammina nella storia e ci evangelizza donando le cose più preziose: i doni di Dio, tra cui la misericordia e il perdono”.

(Foto: Perdono di Assisi)

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