SAE: un invito ad osare la speranza
Fino al 30 luglio è in svolgimento alla ‘Domus Pacis’ di Assisi la 58^ sessione di Formazione Ecumenica promossa dal SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) – APS dal titolo ‘In tempi oscuri, osare la speranza, Le parole della fede nel succedersi delle generazioni. Una ricerca ecumenica’, che in continuità con l’appuntamento dell’anno scorso tratto dal libro dell’Esodo (‘Racconterai a tuo figlio), continuerà la ricerca ecumenica su come tramandare le parole della fede da una generazione all’altra: al centro quest’anno sarà la capacità di suscitare speranza, in tempi così densi di contraddizioni e la necessità di trovare un linguaggio che comunichi anche attraverso le barriere culturali, ambientali o linguistiche.
Il tema della comunicazione della fede entro un dialogo intergenerazionale sarà approfondito con una particolare attenzione al difficile tempo di cambiamento in atto: quali parole di speranza sappiamo trasmettere?
“Il contesto sarà quello del dialogo tra le generazioni, favorendo l’ascolto reciproco, e quello interculturale, sempre più pregnante in una società vivace ed in movimento come la nostra. In tempi oscuri, osare la speranza. Le parole della fede nel succedersi delle generazioni è un titolo indubbiamente impegnativo, perché è ricco di promesse che speriamo sapremo mantenere!”
Hanno già assicurato la loro partecipazione rappresentanti dell’Azione Cattolica Giovani, dell’Amicizia ebraico-cristiana Giovani, della Federazione Giovanile Evangelica in Italia (Fgei), accanto a figure che già da moltissimi anni lavorano nel campo del dialogo, come Andrea Bigalli, Marco Campedelli, Guido Dotti, Fulvio Ferrario, Matteo Ferrari, Ilenya Goss, Ulrike Jourdan, Riccardo Maccioni, Cettina Militello, Claudio Monge, Simone Morandini, Marco Cassuto Morselli, Paolo Naso, Serena Noceti, Derio Olivero, Ionut Radu, Davide Romano, Brunetto Salvarani, Piero Stefani, Letizia Tomassone, Traian Valdman, Sandro Ventura, Vladimir Zelinsky.
Per comprendere meglio il tema alla presidente del SAE, Erica Sfredda, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui nei tempi oscuri occorre osare la speranza?
“Non è un caso che il SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) abbia scelto questo tema per la sua 58a sessione di formazione. I tempi oscuri (come quelli che viviamo, così segnati dalla pandemia, dalla guerra, dalle conseguenze del mutamento climatico) rischiano di far prevalere in noi le passioni tristi, il fatalismo, la depressione. Ma come credenti siamo chiamati ad accogliere e a far germogliare dentro di noi il coraggio di esistere e di operare contro l’oscurità presente nella Storia”.
Cosa è la speranza?
“La speranza è quello sguardo sul domani che sa cogliere le potenzialità positive che in esso si celano, anche al di là della negatività che pure è presente. Non è l’ottimismo facile, che ignora le minacce alla vita personale e alla storia, ma la capacità di affidarsi alla Parola potente del Signore che ci invita a camminare coraggiosamente nonostante la fatica, il dolore, la paura, la presenza opprimente del Male”.
La fede è capace di raccontare la speranza?
“Chi confida in Dio sa di essere radicato in una promessa fondata in Lui e capace di illuminare potentemente ogni oscurità. Di più, sa che anche le vittime e gli sconfitti della Storia sono accolti e custoditi in Lui: la speranza si protende dunque persino al di là della morte, anticipando gioiosamente una novità di Vita. Non a caso i giorni della Sessione SAE vedranno, accanto alle conferenze ed ai lavori di gruppo, una forte attenzione per la preghiera e l’ascolto della Parola, anche attraverso la celebrazione di liturgie delle diverse confessioni”.
Quanto è importante la ricerca ecumenica nel tempo attuale?
“Il cammino ecumenico è la ricerca di comunione tra Chiese cristiane ancora oggi divise: in una fase storica di lacerazioni e crisi come la nostra, il dialogo tra le Chiese diventa fondamentale perché è indispensabile trovare una risposta comune alle grandi sfide a cui siamo sottoposti: In questa linea alla Sessione parleremo anche della grande Assemblea che il Consiglio Ecumenico delle Chiese celebrerà quest’estate a Karlsruhe su ‘L’amore di Cristo muove il mondo alla riconciliazione e all’unità’”.
In quale modo vivere nella contemporaneità con la visione del ‘già e non ancora’?
“L’espressione ‘già e non ancora’ è stata resa celebre dal teologo evangelico Oscar Cullmann, che sottolineava come la nostra storia si svolga in un tempo intermedio, già illuminato dalla Pasqua di Cristo, ma ancora segnato dalla presenza del Male. Sapere, però, che in Lui il Male è già sconfitto trasfigura la vita quotidiana, sostenendo una vita nuova, caratterizzata dalla gioia e dalla disponibilità a spendersi al servizio dei fratelli e delle sorelle”.
Cosa è il SAE?
“Il SAE è un’associazione interconfessionale di laici e laiche che si impegnano per l’ecumenismo, a partire dal dialogo ebraico-cristiano, nel più ampio orizzonte del dialogo interreligioso. Esso è sorto dall’intuizione di Maria Vingiani, che già prima del Concilio aveva avviato un percorso di confronto e conoscenza reciproca tra credenti di diverse confessioni cristiane.
Da allora l’associazione organizza ogni anno una settimana di formazione con la presenza attiva di cattolici, protestanti, ortodossi, ma anche di ebrei, musulmani e talvolta esponenti di altre fedi. Ad essa si affianca un più breve convegno in primavera e soprattutto l’attività dei gruppi locali, che animano il dialogo nelle città in cui sono presenti.
Sul piano della riflessione teologica, è presente nel SAE un gruppo di lavoro formato da teologi delle diverse confessioni, che in questo momento stanno lavorando ad un documento sul ruolo delle donne nelle Chiese”.
(Tratto da Aci Stampa)