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Per la Giornata dell’Alimentazione papa Francesco ha detto che il cibo è un diritto
“La quarantaquattresima Giornata Mondiale dell’Alimentazione ci invita a riflettere sul diritto al cibo per una vita e un futuro migliori. Si tratta di una priorità, poiché soddisfa uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano, cioè quello di nutrirsi per vivere secondo standard qualitativi e quantitativi adeguati, che garantiscano l’esistenza dignitosa della persona umana. Tuttavia, vediamo spesso che questo diritto viene minato e non applicato equamente, con le conseguenze dannose che ciò comporta”: con queste parole è iniziato il messaggio di papa Francesco inviato al direttore generale della FAO, Qu Dongyu, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, svoltasi mercoledì 16 ottobre, letto da mons. Fernando Chica Arellano durante il World Food Forum, svoltosi a Roma.
Nel messaggio il papa ha sottolineato il valore sociale dell’alimentazione, che è un diritto: “Per fare questo è necessario non dimenticare la dimensione sociale e culturale intrinseca all’atto di nutrirsi. A questo proposito, i leader politici ed economici a livello internazionale devono ascoltare le istanze di coloro che stanno alla base della catena alimentare, come i piccoli agricoltori, e delle formazioni sociali intermedie, come la famiglia, che sono direttamente coinvolte nell’alimentazione delle persone”.
E’ un richiamo ai principi di solidarietà e di sussidiarietà: “Questo pensavo quando proponevo di considerare il paradigma dell’ecologia integrale, perché si tenga conto dei bisogni di ogni uomo e di tutti gli uomini, perché sia tutelata la loro dignità nel rapporto con gli altri e in stretta connessione con la cura del creato. Solo se prendiamo l’ideale della giustizia come guida della nostra azione possiamo soddisfare i bisogni delle persone”.
E’ un invito a tutelare le future generazioni: “In questo modo, la tutela delle generazioni future andrà di pari passo con l’ascolto e l’agire in favore delle istanze delle generazioni presenti, attraverso un’alleanza intra e intergenerazionale che chiama tutti alla fraternità e dà un significato nuovo, più autentico, alla cooperazione internazionale, cooperazione che deve favorire questa Organizzazione e l’intero sistema multilaterale”.
Ed ha garantito il sostegno della Chiesa in questa sfida: “In questo cammino, pieno di ostacoli e difficoltà, ma allo stesso tempo appassionante e pieno di sfide, la comunità internazionale avrà l’incoraggiamento della Santa Sede e della Chiesa cattolica, che non cessano di offrire il loro tenace contributo affinché tutti possano avere di cibo in quantità e qualità adeguate per sé e per le proprie famiglie, perché ogni persona possa condurre una vita dignitosa e perché sia definitivamente sconfitto il doloroso flagello della miseria e della fame nel mondo”.
E nella giornata dedicata all’alimentazione l’ong ‘Save the Children’ ha sottolineato che ogni due secondi al mondo nasce un bambino destinato a soffrire la fame e ad avere il piatto desolatamente vuoto, anche a causa dell’aumento dei conflitti: “La malnutrizione acuta infantile è aumentata del 20% tra il 2020 e il 2022 nei 19 Paesi più colpiti da crisi umanitarie, passando da 23.000.000 nel 2020 (pre-pandemia) a 27.700.000 nel 2022.
Il proliferare dei conflitti armati ed il fatto che siano sempre più prolungati nel tempo (basti considerare quelli in Medioriente, Ucraina e Sudan) e gli eventi metereologici estremi sempre più intensi e frequenti, stanno avendo conseguenze devastanti sulla vita dei civili, rischiando di aumentare ulteriormente i livelli di insicurezza alimentare e di malnutrizione infantile. Considerando i trend attuali, si stima che 128,5 milioni di bambini (19,5%) saranno affetti da malnutrizione cronica nel 2030, circa la metà dei quali in Africa occidentale e centrale”.
Il rapporto dell’Organizzazione Non Governativa ha evidenziato come i conflitti siano le principali cause dell’insicurezza alimentare per circa 135.000.000 di persone in 20 Paesi del mondo: “Solo a Gaza, dove si registra il più alto tasso di malnutrizione a livello globale, è colpita quasi l’intera popolazione infantile, pari a 1.100.000 di bambini. Un anno di guerra a Gaza sta evidenziando le conseguenze disastrose della proibizione dell’accesso umanitario: ben il 96% della popolazione della Striscia sta affrontando un’insicurezza alimentare acuta a livelli critici o anche maggiori, con oltre 495.000 persone (22%) che sono approdate allo stadio più alto secondo la classificazione IPC5, e affrontano livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta”.
Ma anche la crisi climatica è tra le principali cause della malnutrizione: “Si stima che gli eventi metereologici estremi, siano stati la causa primaria di alti livelli di insicurezza alimentare per 72.000.000 di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. Numero più che raddoppiato dal 2018, quando gli eventi meteorologici estremi erano la causa primaria della fame per 29.000.000 di persone, di cui 13.000.000 di bambini. La maggiore intensità e frequenza dei fenomeni climatici estremi (come le inondazioni in Pakistan, le prolungate siccità nel Sahel e in Somalia e il distruttivo uragano Freddy in Mozambico e Malawi) la siccità e la deforestazione hanno degli impatti profondi sui sistemi alimentari e sulla competizione per le risorse naturali, a sua volta responsabile di conflitti crescenti, come quelli tra agricoltori e popolazioni pastorali”.
Per questo fino al 31 dicembre è possibile sostenere la campagna, per dare cibo terapeutico, acqua e cure mediche a tanti bambini malnutriti, donando 2 euro con un SMS al 45533 dal proprio cellulare personale Wind Tre, Tim, Vodafone, Iliad, Poste Mobile, Coop Voce e Tiscali; 5 o 10 euro chiamando da rete fissa TIM, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, Tiscali, TWT Group Unidata, Convergenze e Poste Mobile. Per donare con carta di credito basta chiamare l’800 08 18 18.
Testimonial della campagna di Save the Children quest’anno sono Cesare Bocci, Ambasciatore dell’Organizzazione, Michela Andreozzi, Giada Desideri, Tosca D’Aquino, Caterina Guzzanti, Neva Leoni, Luana Ravegnini, Ema Stokholma, ‘diretti’ e ‘fotografati’ da Fabio Lovino: https://vimeo.com/1018246977/bfef6471b9. Inoltre fino al 20 ottobre è in programma la settimana di raccolta fondi con il sostegno informativo di Rai per la Sostenibilità – ESG, attraverso i canali editoriali Rai, che supporterà lo sviluppo di interventi di contrasto alla malnutrizione in Somalia.
Altri spazi editoriali saranno messi a disposizione daSky per il Sociale, Tv 2000. Nel weekend del 19-20 ottobre, grazie al supporto della Lega serie A, tutte le squadre della Serie A TIM scenderanno in campo per supportare Save the Children invitando tutti i tifosi a contribuire con una semplice donazione. La campagna sull’emergenza fame di Save the Children e i suoi progetti di contrasto alla malnutrizione sono supportati dai nostri partner Fondazione Giorgio Armani, Nexi e OVS.
Al contrario Coldiretti ha evidenziato che gli italiano gettano 1.800.000.000 di chilogrammi di cibo: “Il fenomeno dello spreco nelle case incide per oltre la metà sul totale del valore del cibo gettato, con le abitazioni che rappresentano la prima voce davanti alla grande distribuzione all’industria e alle campagne. Proprio per sensibilizzare i cittadini rispetto a un problema sempre più grave Coldiretti è impegnata con il progetto dei mercati di Campagna Amica, sostenendo le realtà locali, riducendo l’impatto ambientale dei lunghi trasporti e garantendo alle famiglie prodotti più freschi che durano di più”.
E questi sono alcuni consigli forniti da Coldiretti per evitare lo spreco: “Importante fare la lista della spesa, leggere attentamente la scadenza sulle etichette, verificare quotidianamente il frigorifero dove i cibi vanno correttamente posizionati. Meglio poi effettuare acquisti ridotti e ripetuti nel tempo, privilegiare confezioni adeguate, scegliere frutta e verdura con il giusto grado di maturazione, preferire la spesa a km 0 e di stagione che garantisce una maggiore freschezza e durata. Ma lo spreco si batte anche a tavola, riscoprendo le ricette degli avanzi, dalle marmellate di frutta alle polpette fino al pane grattugiato, ma anche chiedendo la doggy bag al ristorante”.
A Camerino inaugurato il nuovo Centro pastorale diocesano
Domenica 9 giugno a Camerino è stato inaugurato il nuovo Centro pastorale diocesano nei locali dell’ex seminario, di cui l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ne è stato il più convinto promotore, sensibile da sempre alla necessità di realizzare luoghi di aggregazione per le nuove generazioni. L’ex Seminario, danneggiato dal sisma del 2016, è stato ritenuto idoneo a questa ‘missione’ ed al termine di un’importante ristrutturazione, è riconsegnato all’arcidiocesi che lo mette a disposizione della comunità camerte.
Il nuovo Centro pastorale ospita alcune ampie sale per l’oratorio e gli incontri pastorali, un centro di ascolto della Caritas diocesana, un ambiente polivalente ed una spaziosa sala multimediale di ultima generazione. Per favorire le possibilità di incontro e di svago, il centro è dotato anche di uno spazio esterno attrezzato con un moderno campo da calcetto, uno da beach volley, oltre ad altri spazi verdi per i giochi. Grazie all’installazione di un ascensore, una parte dell’edificio ospita la casa del clero con cinque camere per i sacerdoti anziani che necessitano di assistenza in un ambiente familiare dove condividere la loro esperienza umana e sacerdotale.
Trentatré posti-letto sono riservati agli studenti, aggiungendo così ulteriore disponibilità di alloggio agli universitari, oltre quella già messa a disposizione nel Residence Next Generation, inaugurato nel centro storico di Camerino alla fine del 2022, come spiegato da una nota dell’arcidiocesi: “Per la prima volta, nel nostro territorio, viene realizzata un’opera fruibile contemporaneamente da tre generazioni (anziani, adulti e bambini), un significativo esempio di condivisione per promuovere il dialogo intergenerazionale, pur nella differenza delle attività pensate per ciascuno. Per questa ragione, l’arcivescovo ha voluto intitolare il nuovo Centro pastorale ad alcune figure camerti che hanno lasciato un’impronta indelebile nel cuore di tutti”.
La zona dedicata all’Oratorio ed alle attività pastorali è stata intitolata a Stefania Scuri e Maurizio Cavallaro, provenienti dall’esperienza dello scoutismo: la giovialità e lo spirito di servizio che hanno animato la loro vita rappresentano un esempio per tutti ed uno stimolo a ‘lasciare il mondo migliore di come lo abbiamo trovato’; mentre gli spazi sportivi esterni sono stati dedicati a mons. Quinto Martella.
Il Centro di ascolto gestito dalla Caritas diocesana, invece, è stato dedicato a mons. Renzo Rossi, sacerdote scomparso nel 2007, che è ricordato per la generosità e per l’aiuto materiale e spirituale che prodigava ai bisognosi. Infine, l’area esterna per le attività ludiche e sportive verrà intitolata a mons. Quinto Martella, morto nel 2020, il quale, come sacerdote ed insegnante, è sempre stato a contatto con i giovani, lasciando in eredità una significativa offerta che ha dato impulso alla realizzazione del Centro pastorale.
Inaugurando la struttura l’arcivescovo di Camerino-San Severino Marche, mons. Francesco Massara, ha preso lo spunto da una canzone di Luciano Ligabue per spiegare la realizzazione di un ‘sogno’: “Dobbiamo imparare ad uscire dai localismi, in quanto ogni paese ha bisogno di un campanile, ma non di un nuovo campanilismo”.
Per quale motivo un nuovo centro pastorale diocesano?
“L’idea di un nuovo centro pastorale diocesano nasce dalla necessità di avere spazi d’incontro che si erano persi durante il terremoto del 2016. Un luogo dove poter usufruire di tutto quello che necessita per integrare le relazioni e la formazione delle nostre comunità provate in tutti questi anni”.
Un luogo in cui possono coesistere tre generazioni (bambini, giovani ed anziani): è possibile un dialogo intergenerazionali?
“E’ possibile un dialogo intergenerazionale che porta ad una ricchezza tra la sapienza degli anziani, la gioia dei bambini ed i sogni dei nostri giovani … un cammino di crescita e di scambi che porterà ad una società migliore”.
C’è anche un centro di ascolto della Caritas: quanto è importante ascoltare?
“Il centro di ascolto offre un’attenzione alle povertà del territorio .Oggi si sente molto, ma si ascolta poco e si dedica poco tempo di qualità. Diventa necessario aprire i nostri cuori per incontrare Dio ed i poveri che ci stanno intorno”.
In quale modo la Chiesa cerca di fornire risposte alle domande dei giovani?
“La Chiesa è da sempre vicina ai giovani: li ascolta, li accompagna, li aiuta a realizzare quei sogni che a volte la società di oggi infrange. Loro sono il nostro presente ed il nostro futuro”.
Ad otto anni dal sisma si intravede qualcosa?
“Ad otto anni dal sisma come Chiesa stiamo portando avanti la ricostruzione con grande fatica ma con grande determinazione, sostenendo da sempre che non c’è una ricostruzione delle case senza una ricostruzione sociale ed economica. Solo così questo territorio non morirà”.
(Tratto da Aci Stampa)
Funerali del rettor Anelli: dall’enigma al Mistero
Giovedì 23 maggio era stato trovato morto a Milano il prof. Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, il cui mandato sarebbe terminato tra pochi mesi ed avrebbe compiuto 61 anni il 26 giugno, i cui funerali si sono svolti venerdì 31 maggio. Secondo quanto riscostruito dai carabinieri, intervenuti su posto con il medico legale, dopo gli operatori del 118, Franco Anelli, si è suicidato buttandosi dal sesto piano del palazzo del centro di Milano in cui viveva. Gli investigatori e il medico legale hanno escluso l’intervento di terze persone.
Nel giorno successivo papa Francesco, in un telegramma a firma del segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, lo aveva ricordato per “l’impegno per la promozione dei valori cristiani in ambito universitario, favorendo il dialogo con le giovani generazioni”. Mentre nell’incontro di preghiera e congedo svoltosi venerdì 31 maggio nella mattinata nell’Aula Magna dell’Università Cattolica di Milano il presidente della Cei, card. Matteo Maria Zuppi, ha rivolto un pensiero per la madre del rettore:
“Siamo tutti colpiti dalla sua tragica scomparsa. Le parole appaiono parziali, insufficienti e lasciano spazio alla preghiera, al rispettoso silenzio e all’intima riflessione. E proprio in questa dimensione del mistero la memoria va all’invito rivolto dal caro professor Anelli, proprio in questa Sala qualche mese fa in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico”.
Un ricordo intenso animato dalla passione del prof. Franco Anelli per lo studio: “Il Rettore Magnifico ha vissuto intensamente la vocazione dell’Università. Cattolica, che coltiva la passione per l’uomo e la sua piena realizzazione, l’impegno perché ogni persona possa diventare protagonista all’interno della società, sempre attenta al bene comune, che è sempre l’unica parte che la Chiesa sceglie e per quale sarà sempre libera.
La Cattolica, secondo lo spirito dei suoi fondatori, vuole assicurare una presenza nel mondo universitario e culturale di persone impegnate a capire e affrontare, alla luce del messaggio cristiano e dei principi morali, i segni dei tempi, i problemi della società e della cultura. La vita del professor Anelli si è snodata lungo questo sentiero, illuminato dalla luce di tante persone illustri e testimoni esemplari. Come non ricordare, ad esempio, il venerabile Giuseppe Lazzati, che fu rettore in anni particolarmente difficili”.
Anche mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo, ha ricordato il rettore dell’Università Cattolica, affrontando l’enigma della morte: “L’enigma è l’incomprensibile che sconcerta, il non trovare spiegazioni nonostante il cercare, l’immaginare, lo speculare; l’enigma è lo smarrirsi di un pensiero troppo semplice, banale, intrappolato nel meccanismo di causa-effetto”.
Ma solo con l’aiuto della Grazia di Dio è possibile passare dall’enigma al Mistero: “Ci sia data la grazia di passare al mistero, quel modo di comprendere che si lascia illuminare da una sapienza che viene da Dio. Il mistero è quel vedere con gli occhi della fede che il Cristo crocifisso visita anche gli abissi più profondi, entra anche nel buio più impenetrabile, nella solitudine più irraggiungibile, e tende la mano e strappa dalla morte e abbraccia con quell’affetto commovente che si chiama misericordia. Ecco: dallo strazio alla consolazione. Con questa fiducia preghiamo per il professor Anelli consegnato al mistero di Dio”.
La Grazia concede di compatire e di andare aldilà della morbosità: “La curiosità morbosa continua a ronzare intorno al macabro, mai si sazia di pettegolezzi, di mezze parole. Chiediamo la grazia della discrezione che sa compatire, di quella sobrietà che preferisce il silenzio alle inutili parole di circostanza. Dalla curiosità alla discrezione”.
La Grazia, infatti, permette una rilettura della vita: “Chiediamo la grazia di passare dall’enfasi sulla morte alla sapienza che rilegge la vita. L’enfasi sulla morte assedia l’evento della morte sconcertante del prof. Anelli con la retorica e le esclamazioni, con l’affollarsi delle partecipazioni e l’esibizionismo delle presenze. Chiediamo di passare alla sapienza che interpreta la vita, il bene compiuto, le fatiche sostenute, i punti di vista discutibili o ammirevoli, i meriti scientifici. Dall’enfasi sulla morte alla sapienza che rilegge la vita”.
Tale morte può essere occasione di assunzione di responsabilità: “Chiediamo la grazia di passare all’assunzione di responsabilità perché ciascuno si metta di impegno per servire il bene della comunità universitaria, ciascuno offra il suo contributo di pensiero e di disponibilità, perché si scriva una storia che erediti tutto il bene e che si avvii su nuovi cammini, per nuovi climi e narrazioni persuasive. Dall’inquietudine verso il futuro all’assunzione di responsabilità”.
Nella celebrazione funebre mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, ha sottolineato che lo sgomento è vinto dalla Resurrezione: “Di fronte a tutto questo potremmo essere umanamente sopraffatti dallo smarrimento e dallo sconcerto, ma siamo qui perché ci è data la grazia di poter vedere e considerare le cose da un altro punto di vista che non cancella il dramma umano ma lo inserisce in un orizzonte infinitamente più grande che è quello spalancato dalla fede in colui che ci ha detto: ‘Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno’. Ed è nell’incontro con il Risorto che anche noi vogliamo leggere questa vicenda e accomiatarci, per quanto possibile, con cuore sereno e animo fiducioso dal carissimo Franco sapendo che è nelle mani di Dio e che nulla potrà più allontanarlo dall’abbraccio della sua infinita misericordia”.
Ed ha ricordato le azioni intraprese per mantenere alto il livello dell’Università: “Davvero grandi sono i suoi meriti: dalle vicende del Policlinico A. Gemelli, risanato e rilanciato ai vertici della sanità e della ricerca a livello nazionale e internazionale, ai momenti difficili della pandemia affrontati con grande determinazione ed efficacia; dal rinnovamento e rilancio di tutte le sedi, con progetti innovativi e ambiziosi, alla crescente internazionalizzazione;
dalla sua personale statura scientifica in ambito giuridico alle molteplici iniziative culturali che hanno dato sempre più prestigio al nostro Ateneo, dalle significative celebrazioni per il centenario al sapiente contributo dato alla missione educativa dell’Ateneo, come rilevato in questi giorni nelle espressioni di cordoglio del Santo Padre Francesco e di tante personalità del mondo ecclesiale, della realtà accademica e della società civile che ringraziamo ancora una volta per la vicinanza, l’affetto e la preghiera”.
(Foto: Università Cattolica)
Papa Francesco ai bambini ed alle bambine: mi sta a cuore… la pace
Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza 6000 studenti, con i loro insegnanti, della rete nazionale delle ‘Scuole per la Pace’, che comprende 137 scuole di 94 città e 18 regioni, promossa dalla ‘Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace’, durante la quale li ha ringraziati per la presenza e per l’entusiasmo:
“Grazie per questo cammino ricco di idee, di iniziative, di percorsi formativi e di attività, che intendono promuovere una nuova visione del mondo. Grazie per essere pieni di entusiasmo nell’inseguire obiettivi di bellezza e di bontà, in mezzo a situazioni drammatiche, ingiustizie e violenze che sfigurano la dignità umana.
Grazie perché con passione e generosità vi impegnate a lavorare nel ‘cantiere del futuro’, vincendo la tentazione di una vita appiattita soltanto sull’oggi, che rischia di perdere la capacità di sognare in grande. Oggi più che mai, invece, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto”.
Eppoi ha parlato del prossimo summit, che si svolgerà a New York, per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un ‘Patto per il Futuro’ ed una ‘Dichiarazione sulle generazioni future’: “Si tratta di un evento importante, e c’è bisogno anche del vostro contributo perché non rimanga soltanto ‘sulla carta’, ma diventi concreto e si realizzi attraverso percorsi e azioni di cambiamento”.
E’ stato un invito ad essere ‘protagonisti’ e non ‘spettatori’, instaurando un dialogo con loro: “La convocazione di questo Summit mondiale, infatti, ci ricorda che tutti siamo interpellati dalla costruzione di un avvenire migliore e, soprattutto, che dobbiamo costruirlo insieme!.. Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il ‘mondo che verrà’ e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche”.
Però per la partecipazione attiva è necessario mettersi in rete: “In un mondo globalizzato, come questo, dove siamo tutti interdipendenti, non è possibile procedere come singoli individui che si prendono cura soltanto del proprio ‘orto’, per coltivare i propri interessi: occorre invece mettersi in rete e fare rete. Cosa occorre? Mettersi in rete e fare rete. Cosa occorre? Mettersi in rete e fare rete. Tutti insieme!.. Ecco, sì bravi, e questo è importante, bisogna entrare in connessione, lavorare in sinergia e in armonia”.
Infatti, essendo globali le sfide, occorre anche un sogno ‘collettivo’, che non addormenta: “In effetti, le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro, sono anch’essi diventati globali. Ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante, per affrontare insieme le crisi ambientali, le crisi economiche, le crisi politiche e sociali che il nostro pianeta sta attraversando.
Cari ragazzi, care ragazze, cari insegnanti, si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social; e poi questo tipo di sogno si realizza anche con la preghiera, cioè insieme con Dio, e non con le nostre sole forze”.
Eppoi si è soffermato su due parole, che hanno caratterizzato questo cammino, come la pace e la cura: “Sono due realtà legate tra loro: la pace, infatti, non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra; è un clima di benevolenza, di fiducia e di amore che può maturare in una società fondata su relazioni di cura, in cui l’individualismo, la distrazione e l’indifferenza cedono il passo alla capacità di prestare attenzione all’altro, di ascoltarlo nei suoi bisogni fondamentali, di curare le sue ferite, di essere per lui o lei strumenti di compassione e di guarigione. Questa è la cura che Gesù ha verso l’umanità, in particolare verso i più fragili, e di cui il Vangelo ci parla spesso. Dal ‘prendersi cura’ reciproco nasce una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo”.
Ricordando i bambini e le bambine uccisi nelle guerre il papa ha chiesto loro di essere ‘artigiani di pace’: “In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità.
Vorrei parlarvi due minuti sulla guerra. Pensate ai bambini che sono in guerra, pensate ai bambini ucraini che hanno dimenticato di sorridere. Pregate per questi bambini, metteteli nel cuore i bambini che sono in guerra. Pensate ai bambini di Gaza, mitragliati, che hanno fame. Pensate ai bambini. Adesso un piccolo silenzio, e ognuno di noi pensi ai bambini ucraini e ai bambini di Gaza”.
Ha concluso l’incontro con le parole molto care a don Lorenzo Milani: “Vi auguro di essere sempre appassionati del sogno della pace. Lo dico con il motto di don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, che al ‘non mi importa’, tipico dell’indifferenza menefreghista, opponeva l’ ‘I care’, cioè il ‘mi sta a cuore’, ‘mi interessa’.
Che tutto questo stia a cuore a voi. Che vi stia sempre a cuore la sorte del nostro pianeta e dei vostri simili; vi stia a cuore il futuro che si apre davanti a noi, perché possa essere davvero come Dio lo sogna per tutti: un futuro di pace e di bellezza per l’umanità intera. E vi siano a cuore i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere; i bambini di Gaza, che soffrono sotto le mitraglie. Vi benedico di cuore. Buona scuola e buon cammino!”
(Foto: Santa Sede)
Adesso è il tempo della cura
Oggi si svolge la III Giornata nazionale della Cura delle Persone e del Pianeta. Un giorno dedicato alla riscoperta del valore alla cura di noi e degli altri, della città e del pianeta in cui viviamo. In un tempo in cui siamo costretti a soffrire le conseguenze di decenni di incuria “dobbiamo sviluppare una mentalità e una cultura del prendersi cura capace di sconfiggere l’indifferenza, lo scarto e la rivalità che purtroppo prevalgono” (Papa Francesco).
Oggi migliaia di studenti e insegnanti, di 139 scuole di 120 città (17 regioni, 48 province), usciranno dalle loro aule per andare a conoscere e ringraziare le persone che si prendono cura di noi e degli altri nei loro luoghi di lavoro e volontariato: pronto soccorso, ospedali, case per anziani, centri specializzati di cura, mense, empori Caritas, centri di accoglienza dei migranti, centri antiviolenza e case delle donne ma anche sedi della rai, comuni, province, tribunali, librerie, canili,…
Alcuni studenti e insegnanti faranno esperienza diretta di cura degli altri o dell’ambiente (ad esempio: servire ad una mensa per i poveri e senzatetto, ripulire, riordinare e abbellire uno spazio pubblico segnato dall’incuria, dall’abbandono o dall’inverno,…). Altri ancora costruiranno la mappa della città della cura andando a scoprire e “illuminare” le persone, le pratiche e i luoghi di cura del territorio che contribuiscono al nostro ben-essere personale e collettivo.
I partecipanti alla Giornata promuoveranno la cultura della cura raccontando in tempo reale, sui social network, gli incontri, le cose viste e sentite, amplificando così le voci e le storie delle persone incontrate, le loro attività e le loro idee sulla cura #iohocura:
“La cura è un diritto umano, costituzionale e universale, che va rispettato, attuato, organizzato e finanziato. Pensiamo alla cura degli ammalati e della salute di tutte e di tutti. Pensiamo alla cura dei più piccoli e delle giovani generazioni. Pensiamo alla cura dei più fragili e vulnerabili, degli anziani e delle persone e famiglie in difficoltà economiche.
Pensiamo alla cura delle donne vittime di tante violenze e discriminazioni. Pensiamo alla cura del lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici. Pensiamo alla cura della nostra economia, delle nostre città e quartieri, dell’ambiente e dei beni comuni che non sono solo nostri. Pensiamo ai popoli in guerra, a Gaza, in Ucraina e nel resto del mondo, ai migranti, alle persone perseguitate dall’oppressione, dalla miseria e dalle catastrofi ambientali”.
La Giornata della Cura delle persone e del pianeta è parte integrante del Programma Nazionale di educazione civica ‘Trasformiamo il futuro. Per la pace-Con la cura 2023-2024’ che si propone di educare le giovani generazioni alla cura come strumento concreto di pace e di trasformazione del futuro. Questo percorso didattico è a sua volta parte del Decennio della Cura (2020-2030) promosso dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace. Papa Francesco incontrerà gli alunni, i docenti e i dirigenti scolastici coinvolti in questo percorso venerdì 19 aprile 2024 nell’Aula Paolo VI della Città del Vaticano. A questo straordinario evento parteciperanno anche gli amministratori locali, i rettori e i docenti universitari firmatari del ‘Patto di Assisi’.
Per promuovere l’educazione alla cura, la Rete nazionale delle scuole di pace ha ideato e messo a disposizione delle scuole il ‘Quaderno degli esercizi di cura’, un originale strumento didattico di educazione civica con cui sviluppare tutti gli elementi essenziali della cura: l’attenzione, il rispetto, la responsabilità, la presenza, l’ascolto, la comprensione, l’empatia, l’uso delle parole, il dono, la generosità e il coraggio.
La Giornata della Cura è promossa dalla Fondazione PerugiAssisi per la Cultura della Pace, Rete Nazionale delle Scuole di Pace, Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani e Centro Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova, Provincia di Perugia, Comune di Roma, Perugia, Padova, Parma, Acireale (CT), Bertinoro (FC), Bra (CN), Castel Bolognese (RA), Castellana Grotte (BA), Cavriago (RE), Ceriale (SV), Cerveteri (RM), Cervia (RA), Dolo (VE), Dubino (SO), Fogliano Redipuglia (GO), Locate di Triulzi (MI), Masi Torello (FE), Montefranco (TR), Narni (TR), Palanzano (PR), Radicondoli (SI), Rocca Canterano (RM), Roncadelle (BS), Sagrado (GO), San Miniato (PI), San Vittore Olona (MI), Spoleto (PG), Tivoli (RM), Vibonati (SA), Coordinamento Provinciale Bergamasco enti locali per la pace in collaborazione con Equal Care Day 2024.
La Giornata della Cura delle persone e del pianeta è promossa in occasione dell’Equal Care Day, una iniziativa avviata nel 2016 da una rete tedesca di persone e associazioni che vuole promuovere la rivalutazione e un’equa ripartizione dei lavori di cura nella nostra società.
La cura è il modo più concreto ed efficace con cui ognuno di noi può affrontare i problemi, trasformare il futuro e costruire la pace: “Sempre più spesso siamo costretti a fare i conti con problemi più grandi di noi, che corrono più veloci di noi. Pensiamo alle catastrofi climatiche, alla guerra in Europa, in Palestina, Israele e in troppe altre parti del mondo, all’esplosione del costo della vita, alle migrazioni,… : problemi enormi che, quando non ci sconvolgono direttamente la vita, aumentano la tristezza, l’inquietudine e l’ansia.
Non sono problemi privati. Eppure continuiamo a cercare impossibili risposte individuali. Sono problemi complessi che richiedono evidentemente la collaborazione di tanti. Eppure spesso continuiamo a ricercare solo il nostro personale tornaconto. Nel mondo dell’individualismo in cui siamo ancora immersi, in nome di una nostra presunta sovranità e indipendenza, ci è stato detto che ognuno doveva pensare per sé e competere senza sosta contro tutti. Ma, mentre molte crisi globali ci presentano il conto, ci scopriamo tragicamente soli, impreparati e abbandonati.
Se questi sono i risultati dell’incuria, dobbiamo prendere atto che è tempo di cambiare, che adesso è il tempo della cura: il tempo dell’attenzione sensibile, della vicinanza, dell’ascolto reciproco, del dialogo autentico, dell’assunzione di responsabilità, dell’empatia, della condivisione, della solidarietà.
Nell’ora della crisi, la cura è la risposta più efficace. La cura reciproca è il modo più concreto che abbiamo per fronteggiare i problemi, ridurre le violenze e le sofferenze e cambiare le cose, qui e ora, senza aspettare che lo facciano altri, senza aspettare domani. Per questo la dobbiamo riscoprire, studiare e imparare, organizzare e promuovere.
La cura è la miglior fabbrica di benessere su cui investire tutti insieme. Lenisce il dolore, allevia la solitudine, previene la violenza, vince la disperazione e crea amicizia. Costa fatica, ma costruisce pace e distribuisce felicità.
La cura è essenziale per la vita e la felicità. Dove non c’è cura c’è dolore, malessere, solitudine, esclusione sociale, disperazione, malattie, degrado, abbandono, disinteresse, violenza, violazione dei diritti umani, ingiustizia. La cura è fatta di tante belle cose. La cura è fatta di attenzione, rispetto, responsabilità, presenza, ascolto, comprensione, empatia, parole, tempo, dono, generosità, coraggio. La cura è essenziale per vivere insieme. La cura è il contrario dell’indifferenza e della cultura dello scarto”.
(Foto: Perlapace)
‘Di generazione in generazione la sua misericordia’: a Recanati un campo intergenerazionale
Giornata dei nonni e degli anziani: di generazione in generazione la sua misericordia
Papa Francesco: responsabili del cambiamento climatico
L’Italia festeggia l’agricoltura più green d’Europa con 5450 specialità ottenute secondo regole tradizionali protratte nel tempo per almeno 25 anni censite dalle Regioni, 320 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg, la leadership nel biologico con circa 86.000 aziende agricole biologiche e una percentuale di appena lo 0,6% di prodotti agroalimentari nazionali con residui chimici irregolari, oltre 10 volte in meno dei prodotti di importazione, il cui tasso di non conformità in media è pari a 6,5% secondo elaborazioni su dati Efsa, secondo un report della Coldiretti, che afferma:
L’Anello debole per ascoltare il mondo della fragilità
Il papa al Copercom: la comunicazione è la missione nella quotidianità
A fine ottobre papa Francesco ha ricevuto in udienza un centinaio di partecipanti all’incontro per i 25 anni del Coordinamento delle Associazioni per la Comunicazione, organizzato dalla Cei per mettere in rete le associazioni nazionali che operano nel campo dei media, con l’invito ad uno scatto ‘di progettualità e visione’ per seguire processi comunicativi ‘che cambiano continuamente e velocemente’: