Il papa ai migranti ha raccontato la speranza di san Paolo

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La visita apostolica a Cipro di papa Francesco si è conclusa con l’incontro con i migranti nella chiesa cattolica di Santa Croce,  a est della Porta di Paphos, all’interno delle antiche mura di Nicosia, con la parete posteriore che confina con la zona cuscinetto dell’Onu, con un ringraziamento ai patriarchi Patriarchi Pizzaballa e Béchara Raï ed alla Caritas, ma soprattutto ai migranti:

“Un grande ‘grazie’ dal cuore desidero dire a voi, giovani migranti, che avete dato le vostre testimonianze. Le avevo ricevute in anticipo circa un mese fa e mi avevano colpito tanto, e anche oggi mi hanno commosso, un’altra volta, a sentirle.

Ma non è solo emozione, è molto di più: è la commozione che viene dalla bellezza della verità… Anch’io rendo lode al Padre celeste perché questo accade oggi, qui (come pure in tutto il mondo): ai piccoli Dio rivela il suo Regno, Regno di amore, di giustizia e di pace”.

Dopo l’ascolto delle testimonianze papa Francesco ha raccontato loro della speranza di san Paolo: “Questa è la profezia della Chiesa: una comunità che, con tutti i limiti umani, incarna il sogno di Dio.

Perché anche Dio sogna, come te, Mariamie, che vieni dalla Repubblica Democratica del Congo e ti sei definita ‘piena di sogni’. Come te Dio sogna un mondo di pace, in cui i suoi figli vivono come fratelli e sorelle. Dio vuole questo, Dio sogna questo. Siamo noi a non volerlo.

La vostra presenza, fratelli e sorelle migranti, è molto significativa per questa celebrazione. Le vostre testimonianze sono come uno ‘specchio’ per noi, comunità cristiane. Quando tu, Thamara, che vieni dallo Sri Lanka, dici: ‘Spesso mi viene chiesto chi sono’: la brutalità della migrazione mette in gioco la propria identità… Ma come ci hai detto tu, non siamo numeri, non siamo individui da catalogare; siamo ‘fratelli’, ‘amici’, ‘credenti’, ‘prossimi’ gli uni degli altri.

Ma quando gli interessi di gruppo o gli interessi politici, anche delle Nazioni, spingono, tanti di noi si trovano messi da parte, senza volerlo, schiavi. Perché l’interesse sempre schiavizza, sempre crea schiavi. L’amore, che è largo, che è contrario all’odio, l’amore ci fa liberi”.

E li ha rassicurati che Dio parla anche attraverso i loro sogni: “E così Dio ci parla attraverso i vostri sogni. Il pericolo è che tante volte non lasciamo entrare i sogni, in noi, e preferiamo dormire e non sognare. E’ tanto facile guardare da un’altra parte.

E in questo mondo ci siamo abituati a quella cultura dell’indifferenza, a quella cultura del guardare da un’altra parte, e addormentarci così, tranquilli. Ma per questa strada mai si può sognare. E’ duro. Dio parla attraverso i vostri sogni”.

Dio non può parlare attraverso chi non sa più sognare: “Dio non parla attraverso le persone che non possono sognare niente, perché hanno tutto o perché il loro cuore si è indurito.

Dio chiama anche noi a non rassegnarci a un mondo diviso, a non rassegnarci a comunità cristiane divise, ma a camminare nella storia attratti dal sogno di Dio, cioè un’umanità senza muri di separazione, liberata dall’inimicizia, senza più stranieri ma solo concittadini, come ci diceva Paolo nel brano che ho citato.

Diversi, certo, e fieri delle nostre peculiarità; fieri di essere diversi, di queste peculiarità che sono dono di Dio. Diversi, fieri di esserlo, ma sempre riconciliati, sempre fratelli”.

Ha esortato l’isola ad essere un laboratorio di fraternità: “Possa quest’isola, segnata da una dolorosa divisione (sto guardando il muro, lì) possa diventare con la grazia di Dio laboratorio di fraternità. Io ringrazio tutti coloro che lavorano per questo…

La nostra dignità non si vende, non si affitta, non va perduta. La fronte alta: io sono degno figlio di Dio. L’effettivo riconoscimento della dignità di ogni persona umana: questo è il fondamento etico, un fondamento universale che è anche al centro della dottrina sociale cristiana.

La seconda condizione è l’apertura fiduciosa a Dio Padre di tutti; e questo è il ‘lievito’ che siamo chiamati a portare come credenti”.

Infine un appello contro la schiavitù: “Fratelli e sorelle: sta succedendo oggi, nelle coste vicine! Posti di schiavitù. Ho guardato alcune testimonianze filmate di questo: posti di tortura, di vendita di gente. Questo lo dico perché è responsabilità mia aiutare ad aprire gli occhi. La migrazione forzata non è un’abitudine quasi turistica: per favore!..

E’ la guerra di questo momento, è la sofferenza di fratelli e sorelle che noi non possiamo tacere. Coloro che hanno dato tutto quello che avevano per salire su un barcone, di notte, e poi… senza sapere se arriveranno… E poi, tanti respinti per finire nei lager, veri posti di confinamento e di tortura e di schiavitù”.

Nel ringraziamento iniziale il patriarca di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, aveva ringraziato il papa per la visita: “Cipro, infatti, prima, fra le isole del Mediterraneo, sperimenta il dramma di migliaia di migranti, in fuga da guerra e miseria e che qui si fermano, senza vie di uscita, senza chiare prospettive per il loro futuro…

I Paesi del primo mondo non possono ignorare che anche il loro futuro dipende dalla risposta a questo grave problema; che il futuro dell’Europa si decide nel Mediterraneo, dove non passano solo le fonti di energia e di ricchezza, ma anche le risorse umane, persone e popolazioni, con le quali ci si dovrà confrontare e senza le quali non ci sarà sviluppo, né futuro”.

(Foto: Santa Sede)

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