A Cipro il papa consegna le Beatitudini alle autorità civili

Papa Francesco ha concluso la prima giornata a Cipro, presentando le beatitudini, vera costituzione del cristianesimo, alle autorità e alla società civile, dopo aver omaggiato la statua dell’arcivescovo Makarios, che fu presidente della nazione, considerato padre dell’indipendenza cipriota, incontrando il presidente della Repubblica, Nicos Anastasiades, che lo ha definito ‘papa dei poveri’:
“Ciò include la caratterizzazione che giustamente Le viene attribuita come ‘il Papa dei poveri’, poiché attraverso le Sue azioni mostra una speciale sensibilità e cura verso la tutela e il sostegno dei nostri simili ovunque messi alla prova, indipendentemente dalla loro religione o origine.
Inoltre, l’azione perspicace ed efficace che Lei intraprende nell’affrontare i problemi contemporanei è indicativa della Sua chiara visione dell’importanza di un cristianesimo umano e tollerante come mezzo potente per promuovere i valori della pace, della solidarietà e della fratellanza tra i popoli”.
Ricordando la situazione dell’isola il presidente della Repubblica cipriota ha sottolineato il coraggio del papa nell’annunciare la pace: “In mezzo al declino generalizzato, all’individualismo, al materialismo, alla decostruzione morale e all’apatia, la Sua azione ad ampio raggio è il modello più efficace.
Il suo arrivo da Roma, terra dove si trovano la tomba dell’apostolo Pietro e quella dell’apostolo Paolo, qui a Cipro, terra occupata e luogo della tomba dell’apostolo Barnaba, terra dove essi camminarono e insieme insegnarono i principi e i valori del cristianesimo, è altamente simbolico. E’ un simbolo che ancora guida il nostro cammino e i nostri passi”.
Ringraziando per l’accoglienza papa Francesco ha ribadito lo scopo del viaggio: “Sono venuto pellegrino in un Paese piccolo per la geografia ma grande per la storia; in un’isola che nei secoli non ha isolato le genti, ma le ha collegate; in una terra il cui confine è il mare; in un luogo che segna la porta orientale dell’Europa e la porta occidentale del Medio Oriente.
Siete una porta aperta, un porto che congiunge: Cipro, crocevia di civiltà, porta in sé la vocazione innata all’incontro, favorita dal carattere accogliente dei Ciprioti”.
Ed ha illustrato le Beatitudini: “Le Beatitudini, cari amici, sono la perenne costituzione del cristianesimo. Viverle permette al Vangelo di essere sempre giovane e di fecondare la società di speranza.
Le Beatitudini sono la bussola per orientare, a ogni latitudine, le rotte che i cristiani affrontano nel viaggio della vita. Proprio da qui, dove Europa e Oriente si incontrano, è cominciata la prima grande inculturazione del Vangelo nel continente ed è per me emozionante ripercorrere i passi dei grandi missionari delle origini, in particolare dei santi Paolo, Barnaba e Marco”.
Proprio da Cipro il papa ha invitato a diffondere le Beatitudini: “Eccomi dunque pellegrino tra di voi per camminare con voi, cari Ciprioti; con tutti voi, nel desiderio che la buona notizia del Vangelo da qui porti all’Europa un lieto messaggio nel segno delle Beatitudini. Quello che infatti i primi cristiani donarono al mondo con la forza mite dello Spirito fu un inaudito messaggio di bellezza”.
Le beatitudini sono la bellezza del Cristianesimo: “Fu la novità sorprendente della beatitudine a portata di tutti a conquistare i cuori e le libertà di molti. Questo Paese ha un’eredità particolare in tal senso, come messaggero di bellezza tra i continenti.
Cipro traluce di bellezza nel suo territorio, che va tutelato e custodito con politiche ambientali opportune e concertate con i vicini. La bellezza traspare anche nell’architettura, nell’arte, in particolare sacra, nell’artigianato religioso, nei tanti tesori archeologici.
Traendo dal mare che ci circonda un’immagine, vorrei dire che quest’isola rappresenta una perla di grande valore nel cuore del Mediterraneo”.
Cipro è una ‘perla’ che riluce: “Anche oggi la luce di Cipro ha molte sfaccettature: tanti sono i popoli e le genti che, con diverse tinte, compongono la gamma cromatica di questa popolazione.
Penso pure alla presenza di molti immigrati, percentualmente la più rilevante tra i Paesi dell’Unione Europea. Custodire la bellezza multicolore e poliedrica dell’insieme non è facile”.
Quindi occorre promuovere la convivenza: “Richiede, come nella formazione della perla, tempo e pazienza, domanda uno sguardo ampio che abbracci la varietà delle culture e si protenda al futuro con lungimiranza. E’ importante, in questo senso, tutelare e promuovere ogni componente della società, in modo speciale quelle statisticamente minoritarie.
Penso anche a vari enti cattolici che beneficerebbero di un opportuno riconoscimento istituzionale, perché il contributo che recano alla società attraverso le loro attività, in particolare educative e caritative, sia ben definito dal punto di vista legale”.
Ed ha ricordato le sofferenze del popolo in questi decenni: “Penso al patimento interiore di quanti non possono tornare alle loro case e ai loro luoghi di culto. Prego per la vostra pace, per la pace di tutta l’isola, e la auspico con tutte le forze.
La via della pace, che risana i conflitti e rigenera la bellezza della fraternità, è segnata da una parola: dialogo, che Lei, Signor Presidente, ha ripetuto tante volte. Dobbiamo aiutarci a credere nella forza paziente e mite del dialogo, quella forza della pazienza, di ‘portare sulle spalle’, hypomoné, attingendola dalle Beatitudini”.
Però è una strada non facile: “Sappiamo che non è una strada facile; è lunga e tortuosa, ma non ci sono alternative per giungere alla riconciliazione. Alimentiamo la speranza con la forza dei gesti anziché sperare in gesti di forza.
Perché c’è un potere dei gesti che prepara la pace: non quello dei gesti di potere, delle minacce di ritorsione e delle dimostrazioni di potenza, ma quello dei gesti di distensione, dei concreti passi di dialogo.
Penso, ad esempio, all’impegno a disporsi a un confronto sincero che metta al primo posto le esigenze della popolazione, a un coinvolgimento sempre più fattivo della Comunità internazionale, alla salvaguardia del patrimonio religioso e culturale, alla restituzione di quanto in tal senso è particolarmente caro alla gente, come i luoghi o almeno le suppellettili sacre”.
E’ un invito ad essere artefici di pace: “A questo serve il dialogo, senza il quale crescono sospetto e risentimento. Ci sia di riferimento il Mediterraneo, ora purtroppo luogo di conflitti e di tragedie umanitarie; nella sua bellezza profonda è il mare nostrum, il mare di tutti i popoli che vi si affacciano per essere collegati, non divisi.
Cipro, crocevia geografico, storico, culturale e religioso, ha questa posizione per attuare un’azione di pace. Sia un cantiere aperto di pace nel Mediterraneo”.
Infine il papa ha ribadito che la pace nasce dal basso: “La pace non nasce spesso dai grandi personaggi, ma dalla determinazione quotidiana (tutti i giorni) dei più piccoli. Il continente europeo ha bisogno di riconciliazione e di unità, ha bisogno di coraggio e di slancio per camminare in avanti.
Perché non saranno i muri della paura e i veti dettati da interessi nazionalisti ad aiutarne il progresso, e neppure la sola ripresa economica potrà garantirne sicurezza e stabilità.
Guardiamo alla storia di Cipro e vediamo come l’incontro e l’accoglienza hanno portato frutti benefici a lungo termine. Non solo in riferimento alla storia del cristianesimo, per la quale Cipro fu ‘il trampolino di lancio’ nel continente, ma anche per la costruzione di una società che ha trovato la propria ricchezza nell’integrazione. Questo spirito di allargamento, questa capacità di guardare oltre i propri confini ringiovanisce, permette di ritrovare la lucentezza perduta”.
(Foto: Santa Sede)