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Sport for Peace – Avversari sì, nemici mai a Cittadella della Pace
Oltre sessanta le persone che si sono riunite oggi intorno al tavolo nella Cittadella della Pace di Arezzo, accogliendo l’appello di Rondine“Sport for Peace – Avversari sì, nemici mai”. L’occasione la recente partita di calcio della Nazionale a Udine, per la quale Rondine è stata chiamata a collaborare per preservare lo spirito agonistico positivo dello sport. Da qui l’invito alle Istituzioni a incontrarsi nel borgo di Rondine per costruire iniziative che assicurino lo sport come naturale servizio alla pace.
“Oggi accade qualcosa di speciale: siete voi a essere maestri per questi giovani, testimoniando come gli adulti possono aiutare a dare loro coraggio, a superare il disorientamento e la paura. Siete qui per insegnare loro che si può costruire una cultura della convivenza e del riconoscimento reciproco, perché senza questo la parola “pace” rischia di perdere significato”. Ha affermato Franco Vaccari, presidente di Rondine. “Il nostro motto è ‘avversari sì, nemici mai.’ Ringrazio il mondo dello sport che è qui oggi, con cui speriamo di creare un’alleanza forte, per educare a essere avversari, ma mai nemici”.
Molti e differenti i soggetti locali e nazionali che hanno colto nell’iniziativa lanciata da Rondine l’opportunità per rilanciare il valore del calcio e dello sport come momento di dialogo e di pace tra le persone e tra i popoli. Dalle istituzioni allo sport, fino a esponenti delle diverse comunità religiose ma anche la scuola e l’università unite nel riconoscere il valore educativo dello sport. Da qui l’avvio della stesura di un documento, una dichiarazione d’intenti che ponga le basi per sviluppare azioni concrete, segni tangibili e duraturi per la costruzione di un mondo in cui la comprensione e la convivenza pacifiche prevalgono su ogni forma di conflitto armato.
“Oggi, la pace richiede azioni concrete. Per questo, dico a voi che siete qui con noi: vi prego, non riducete la pace a uno slogan. Vi invito a trasformare il dialogo di oggi in azioni che mantengano la promessa di pace, soprattutto per noi che rischiamo molto solo ad essere qui.
Questo incontro è un’opportunità: un’occasione per cambiare e ripensare il modo in cui lavoriamo per la pace, non solo attraverso politiche, ma anche con mezzi spesso poco usati, come lo sport”, ha detto Adelina, kosovara, a nome degli studenti della World House di Cittadella della Pace.
Comune obiettivo: garantire spazi sicuri dove la diversità possa continuare a coesistere nel riconoscimento dell’esistenza dell’altro, seppur nella divergenza di posizioni e visioni: “Nei tempi di oggi, in cui la guerra è diventata un argomento ancora più divisivo e in cui spazi di incontro e confronto diventano sempre più rari, riconosciamo la difficoltà nell’accettare il nostro invito, tentando di uscire dalla logica della polarizzazione e della delegittimazione”, aggiunge lo studente georgiano, Tornike.
All’incontro non ha potuto prendere parte il ministro dello Sport, Andrea Abodi come annunciato per via di impegni istituzionali inderogabili che ha tuttavia manifestato pieno supporto all’iniziativa. Supporto che è arrivato anche dalla FIGC come ha dichiarato Maurizio Francini, Responsabile Centro Tecnico Coverciano. “Lo sport è concreta testimonianza e utile strumento di dialogo, di pace e di convivenza civile, perché riconosce il rispetto per l’avversario nelle sue regole e nei suoi valori. Abbiamo aderito all’appello di Rondine perché è in sintonia con i principi che ispirano la sensibilità e l’agire della FIGC: avversari sì, nemici mai”.
Presente anche Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale che ha ribadito il sostegno a Rondine. “L’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale S.p.A sostiene questo progetto da tempo e intende continuare a farlo. Crediamo fortemente nel valore educativo dello Sport in quanto aggregatore sociale. Lo è a livello delle piccole comunità ma lo può essere anche a livello globale poichè strumento di promozione della pace e del dialogo tra i popoli. Siamo orgogliosi di essere vicini a Rondine, una realtà che attraverso lo Sport promuove i valori della solidarietà, dell’amicizia e del rispetto delle regole”.
“E’ stato emozionante oggi vedere un tavolo così numeroso, pieno di giovani, di istituzioni, di rappresentanti religiosi di fedi diverse. La partita tra Italia e Israele dello scorso 14 ottobre si è svolta, purtroppo, in un contesto di conflitto, creando divisioni”, ha affermato il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni.
“Vedere oggi che quella difficile occasione è stata tramutata in un momento di dialogo e di pace è per noi un grande orgoglio. Noi non dobbiamo lasciarci guidare dalle divisioni, ma cercare sempre la pace in ogni contesto. L’odio porta all’assenza di felicità, alla perdita dei propri cari, al dolore. La guerra porta solo altra guerra. Ecco perchè oggi a Rondine è stata una grande occasione di arricchimento per tutti quanti, un primo passo per iniziare insieme, un percorso concreto per portare il messaggio di pace nelle nostre realtà, partendo proprio dal mondo dello sport”, ha concluso il Sindaco.
Grande supporto anche da Mons. Riccardo Lamba, arcivescovo di Udine: “Per ritrovare la via della pace, dobbiamo riconoscerci e valorizzare la nostra unicità, anche nei contesti difficili come quelli di guerra. L’augurio è che ciò che stiamo vivendo possa essere un esempio che ciascuno di noi porterà con sé, e che possa ispirare anche gli altri. Possiamo ancora stupirci e, attraverso questa meraviglia, ritrovare la pace”.
Non è mancata inoltre la voce di Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “La mia preghiera per i giovani qui è quella di avere il coraggio di guardarsi negli occhi, di riconoscere la dignità altrui. Abbiamo il dovere di creare capacità di convivenza nelle nostre comunità. Scegliendo la vita per noi, possiamo trasmetterla anche ai giovani. Voi ragazzi siete il futuro dell’Italia, e la vostra responsabilità è enorme”.
Importante presenza anche della comunità musulmana espressa dall’intervento di Izzedin Elzir per l’Unione delle Comunità Islamiche in Italia: “La situazione di conflitto armato non deve essere la normalità; deve diventare anormale. Dobbiamo creare un ambiente che permetta ai giovani di costruire fiducia e di superare la visione del nemico. Lo sport è uno strumento potente, ma deve essere utilizzato correttamente. Dobbiamo lavorare insieme, con grande sforzo, per realizzare progetti concreti. È fondamentale che chi è qui oggi lavori come una squadra”.
Grande partecipazione inoltre delle realtà socio-economiche del Friuli che hanno aderito come ha ricordato Piero Petrucco, vicepresidente reggente Confindustria Udine condividendo una proposta: “Sarebbe bello che, come rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese, cogliessimo da questa giornata l’opportunità di costruire un progetto concreto che suggelli una collaborazione con Rondine. Udine e Arezzo, in modo quasi casuale, si sono incrociate qui, e vorrei che questo incontro fosse solo l’inizio di qualcosa di solido e duraturo. Non deve esaurirsi in una giornata piacevole, ma rappresentare un punto di contatto anche per il futuro”.
Tra le varie sigle ed enti che hanno aderito Fondazione Friuli, Confartigianato Udine, CNA FVG, Legacoop FVG; CiGL FVG; CISL FVG; UR UIL FVG; CGIL Udine; CISL UD; PrimaCassa Credito Cooperativo FVG con il presidente Giuseppe Graffi Brunoro; Inoltre preziosa la presenza del Rettore dell’Università di Udine, Roberto Pinton e di Chiara Tempo, in rappresentanza del Liceo Percoto di Udine che già da anni ha avviato nell’Istituto una Sezione Rondine adottando il Metodo della Cittadella della Pace e formare gli studenti alla trasformazione del conflitto.
Infine Rappresentanti della Chiesa Evangelica Metodista di Udine, della Chiesa Serbo Ortodossa, (parrocchia di San Stefano Nuovo a Udine), del Patriarcato ortodosso di Costantinopoli, del COREIS – Comunità Religiosa Islamica Italiana. Presenti inoltre Giovanni Galli, da tempo vicino alla Cittadella e il vescovo Andrea Migliavacca che ha dato il benvenuto nella Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
L’incontro è stata l’occasione per ribadire il valore dello sport e dell’educazione come strumenti di coesione sociale e motori di cambiamento e per progettare insieme azioni concrete per la costruzione di un mondo in cui la comprensione e la convivenza pacifica prevalgano su ogni forma di conflitto armato.
(Foto: Rondine – Cittadella della Pace)
Maimone: il messaggio cristiano diffuso da papa Francesco con il documento sulla Fratellanza Umana sia veicolo di pace
“Nessuno può uccidere indisturbato, qualsiasi motivo lo animi. Niente giustifica l’odio fratricida. Non vi sono ideali che possono giustificare il massacro di esseri umani, seppur rivolti a fini sublimi. La vita è un dono di Dio. E’ una verità che non può essere compresa dai terroristi, perché offuscati dalla ‘non verità’ rigida, schematica e perentoria, mai pronta al confronto. Assistiamo nuovamente allo sterminio di vite innocenti nei luoghi in cui è nato e vissuto Gesù, in cui Egli ha predicato l’Amore. Una nuova strage di vite innocenti. La storia si ripete? No, è l’odio fratricida che si rinnova e semina morte.
Il pianto di Dio accompagna il pianto di coloro che vedono morire i propri affetti per il folle egoismo legato alla sete di affermazione politica e, pertanto, per il potere che ne scaturisce. Il fondamentalismo dimostra che è vivo, che vuole governare la vita del popolo islamico. Non accetta confronti con altre concezioni della vita e della religione, non ascolta la voce di nessuno. L’Islam aspira fortemente a dimostrare di non essere fondamentalista ed afferma vigorosamente di essere aperto al dialogo” ha dichiarato Biagio Maimone, direttore dell’ufficio stampa dell’associazione Bambino Gesù del Cairo Onlus, il cui presidente è mons. Gaid Yoannis Lahzi, già segretario personale di papa Francesco e autore del libro ‘La Comunicazione Creativa per lo sviluppo socio-umanitario’ che ha ricevuto la benedizione Apostolica del papa, il quale ha aggiunto:
“Una parte dell’islam rimarca di voler essere fondamentalista, non aperto al confronto con altre religioni, con altre filosofie della vita, con chi vuole un mondo governato dall’amore e non dalla violenza, con chi vuole un mondo governato dallo stato di diritto e non dalla legge che nega la libertà di pensiero, che nega il valore della persona e i suoi diritti fondamentali. Scende la notte sulle terre afflitte e spaventate di Israele e della Palestina, ritorna la barbarie.
Non c’è pace sotto gli ulivi. In qualità di membro dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo ho avuto modo di seguire, sotto il profilo giornalistico, l’impegno del Documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’ e la realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica a cui esso ha dato vita, che mi ha consentito di verificare come realmente e fattivamente papa Francesco sia il ‘Papa della Pace’.
Il Documento sulla ‘Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi, ha sancito un’alleanza tra tre religioni il cui Dio è unico, che sono la religione islamica sunnita, la religione ebraica e la religione cattolica.
E’ sorta la Casa della Famiglia Abramitica in seguito a tale sottoscrizione, che può dirsi un suo frutto prezioso, che racchiude in un unico sito una Moschea, una Chiesa e una Sinagoga, edificate per vivere accanto, nel rispetto reciproco delle proprie differenze religiose. Essa dimostra come tre religioni diverse, pur mantenendo il loro credo religioso e, pertanto, la propria identità, possano vivere su un unico spazio, ossia su un unico territorio, facendo del dialogo il fulcro della loro coesistenza pacifica.
La Casa della Famiglia Abramitica rappresenta un simbolo di pace, con cui papa Francesco ha voluto dimostrare al mondo intero la coesistenza pacifica delle differenze, le quali hanno la possibilità di interagire, in modo costruttivo, attraverso il dialogo. La Casa della Famiglia Abramitica insegna, altresì, che i territori le cui differenze saranno valorizzate e valorizzabili mediante il dialogo incessante, aprono orizzonti insospettabili per il miglioramento della condizione umana, sociale e politica dei popoli, in quanto pervasi dalla pace e dall’armonia.
Lo strazio del popolo di Israele e del popolo palestinese, colpiti dal fondamentalismo di Hamas, non impedirà al documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’ di diffondere il suo messaggio per le strade del mondo. Non si lascerà certo scoraggiare da chi non sa amare. Odiano il dialogo coloro che hanno fatto del fondamentalismo religioso la ragione della propria affermazione politica. Ma soprattutto essi non hanno compreso cosa significa la parola ‘essere umano’. Nel cuore della persona pulsa un’anima che lo fa essere una creatura divina. In nome di Dio non si può uccidere la sua creatura.
I fondamentalisti dimostrano di rinnegare la più sublime verità divina. Essi dimostrano di credere unicamente solo nel potere fine a se stesso. Il Cattolicesimo e il Cristianesimo insegnano che il dialogo costruisce accordi che non moriranno mai perché condivisi pienamente in quanto guidati dal principio dell’amore fraterno. L’idea di sottomettere attraverso la violenza è radicata nelle menti di coloro che sono accecati dall’odio fratricida, dal desiderio di sopraffazione. Il fine non giustifica il mezzo. La logica della violenza ha dominato la storia umana e continua a dominarla. Fino a quando? E’ noto che i dittatori sono soggetti al tribunale della storia. La storia è foriera di verità e giustizia.
Siamo di nuovo di fronte a molteplici conflitti che non creeranno certo ordine, ma solo disordine, in quanto sorretti dalla menzogna e dall’istinto di morte. Dare attuazione concreta all’anelito alla libertà non può significare in alcun modo uccidere la libertà degli altri, ma significa far ricorso agli strumenti del dialogo che le menti veramente evolute sono in grado di realizzare. La libertà è figlia della verità e non della crudeltà che il cieco fondamentalismo fa vivere, chiuso nel buio del pregiudizio.
Gli insegnamenti del Cristianesimo e del pacifismo costituiscono il vero cammino da percorrere per ridare dignità ai popoli ai quali essa non è riconosciuta. Nella terra in cui è nato Gesù deve rinascere la pace attraverso l’instaurazione di una relazione fondata sulla fratellanza umana, come chiede, con umiltà e con accorato vigore, il Documento Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune”.
Papa Francesco: la giustizia è una virtù cardinale importante
Al termine dell’udienza generale di oggi in piazza san Pietro papa Francesco ha rivolto di nuovo un appello per la pace in Terra Santa ed in Ucraina, ricordando la popolazione civile stremata ormai dalle tensioni ed i giovani volontari uccisi nei giorni scorsi, mentre fornivano il cibo con la richiesta di ‘cessare il fuoco’:
“Purtroppo continuano a giungere tristi notizie dal Medio Oriente. Torno a rinnovare la mia ferma richiesta di un immediato cessate-il-fuoco nella Striscia di Gaza. Esprimo il mio profondo rammarico per i volontari uccisi mentre erano impegnati nella distribuzione degli aiuti umanitari a Gaza. Prego per loro e le loro famiglie.
Rinnovo l’appello a che sia permesso a quella popolazione civile, stremata e sofferente, l’accesso agli aiuti umanitari e siano subito rilasciati gli ostaggi. Si eviti ogni irresponsabile tentativo di allargare il conflitto nella regione e ci si adoperi affinché al più presto possano cessare questa e altre guerre che continuano a portare morte e sofferenza in tante parti del mondo. Preghiamo e operiamo senza stancarci perché tacciano le armi e torni a regnare la pace”.
Poi ha ricordato anche i tanti morti nella guerra in Ucraina: “E non dimentichiamo la martoriata Ucraina, tanti morti! Ho nelle mani un rosario e un libro del Nuovo Testamento lasciato da un soldato morto nella guerra. Questo ragazzo si chiamava Oleksandr, Alessandro, 23 anni. Alessandro leggeva il Nuovo Testamento e i Salmi e aveva sottolineato, nel Libro dei Salmi, il salmo 129: ‘Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce’.
Questo ragazzo di 23 anni è morto ad Avdiïvka, nella guerra. Ha lasciato davanti una vita. E questo è il suo rosario e il suo Nuovo Testamento, che lui leggeva e pregava. Io vorrei fare in questo momento un po’ di silenzio, tutti, pensando a questo ragazzo e a tanti altri come lui, morti in questa pazzia della guerra. La guerra distrugge sempre! Pensiamo a loro e preghiamo”.
Mentre, precedentemente continuando la catechesi sulla virtù, papa Francesco ha incentrato la riflessione sulla seconda virtù cardinale, la giustizia: “E’ la virtù sociale per eccellenza. Il Catechismo della Chiesa Cattolica la definisce così: ‘La virtù morale che consiste nella costante e ferma volontà di dare a Dio e al prossimo ciò che è loro dovuto’. Questa è la giustizia. Spesso, quando si nomina la giustizia, si cita anche il motto che la rappresenta: ‘unicuique suum’ cioè ‘a ciascuno il suo’. E’ la virtù del diritto, che cerca di regolare con equità i rapporti tra le persone”.
Ed ha spiegato il motivo per cui è rappresentata dalla bilancia: “E’ rappresentata allegoricamente dalla bilancia, perché si propone di ‘pareggiare i conti’ tra gli uomini, soprattutto quando rischiano di essere falsati da qualche squilibrio. Il suo fine è che in una società ognuno sia trattato secondo la sua dignità. Ma già gli antichi maestri insegnavano che per questo sono necessari anche altri atteggiamenti virtuosi, come la benevolenza, il rispetto, la gratitudine, l’affabilità, l’onestà: virtù che concorrono alla buona convivenza delle persone. La giustizia è una virtù per una buona convivenza delle persone”.
Inoltre ha sottolineato che la giustizia agisce nella quotidianità, come è narrato anche nel Vangelo: “Ma giustizia è una virtù che agisce tanto nel grande, quanto nel piccolo: non riguarda solo le aule dei tribunali, ma anche l’etica che contraddistingue la nostra vita quotidiana… Le mezze verità, i discorsi sottili che vogliono raggirare il prossimo, le reticenze che occultano i reali propositi, non sono atteggiamenti consoni alla giustizia. L’uomo giusto è retto, semplice e schietto, non indossa maschere, si presenta per quello che è, ha un parlare vero”.
Quindi ha elencato alcune caratteristiche del giusto: “L’uomo giusto ha venerazione per le leggi e le rispetta, sapendo che esse costituiscono una barriera che protegge gli inermi dalla tracotanza dei potenti. L’uomo giusto non bada solo al proprio benessere individuale, ma vuole il bene dell’intera società.
Dunque non cede alla tentazione di pensare solo a sé stesso e di curare i propri affari, per quanto legittimi, come se fossero l’unica cosa che esiste al mondo. La virtù della giustizia rende evidente (e mette nel cuore l’esigenza) che non ci può essere un vero bene per me se non c’è anche il bene di tutti”.
Inoltre il giusto adempie ad alcune azioni per il bene comune: “Aborrisce le raccomandazioni e non commercia favori. Ama la responsabilità ed è esemplare nel vivere e promuovere la legalità. Essa, infatti, è la via della giustizia, l’antidoto alla corruzione: quanto è importante educare le persone, in particolare i giovani, alla cultura della legalità! E’ la via per prevenire il cancro della corruzione e per debellare la criminalità, togliendole il terreno sotto i piedi.
Ancora, il giusto rifugge comportamenti nocivi come la calunnia, la falsa testimonianza, la frode, l’usura, il dileggio, la disonestà. Il giusto mantiene la parola data, restituisce quanto ha preso in prestito, riconosce il corretto salario a tutti gli operai (un uomo che non riconosce il giusto salario agli operai, non è giusto, è ingiusto) si guarda bene dal pronunciare giudizi temerari nei confronti del prossimo, difende la fama e il buon nome altrui”.
Infine i giusti sognano: “I giusti non sono moralisti che vestono i panni del censore, ma persone rette che ‘hanno fame e sete della giustizia’, sognatori che custodiscono in cuore il desiderio di una fratellanza universale. E di questo sogno, specialmente oggi, abbiamo tutti un grande bisogno. Abbiamo bisogno di essere uomini e donne giusti, e questo ci farà felici”.
(Foto: Santa Sede)
Paolo Trianni: le religioni per una teologia della pace
“Appena iniziato il Concilio Ecumenico Vaticano II, nella gioia e nella speranza di tutti gli uomini di buona volontà, ora si minacciano le nuvole che l’orizzonte internazionale sta oscurando e seminando la paura in milioni di famiglie. La Chiesa non ha nulla a che fare con essa quanto la pace e la fratellanza tra gli uomini, e sta lavorando, senza stancarsi, per stabilirle. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che hanno la responsabilità del potere”.
Fondazione Oasis: un nuovo sguardo sulle migrazioni
“Come avviene con numerose altre questioni, anche il dibattito pubblico sul fenomeno migratorio ha infatti un andamento altalenante. Esplode nei frangenti di particolare drammaticità per poi svanire fino all’emergenza successiva. Cambiare rotta, come recita il titolo di questo incontro, è perciò un invito di ordine culturale prima ancora di essere una proposta rivolta ai decisori politici.
Papa Francesco foriero della pace tra Russia e Ucraina con il Documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace e la Convivenza Comune’
“Nel corso della missione di Pace in Ucraina del Festival della Canzone Cristiana di Fabrizio Venturi, in occasione della Festa della Repubblica italiana a Kiev, ho avuto modo, di visitare la capitale, la città di Irpin e l’Ospedale Pediatrico Kyiv Regional Children’s Hospital. E’ stata un’esperienza mediante la quale ho constatato personalmente non solo che la guerra è distruttiva e disumana, ma anche come essa sia assolutamente inutile.
In qualità di membro dell’Associazione Bambino Gesù del Cairo, il cui presidente è mons. Gaid Yoannis Lahzi, già Segretario personale di Sua Santità Papa Francesco, ho avuto modo di seguire sotto il profilo giornalistico la realizzazione della Casa della Famiglia Abramitica, che mi ha consentito di verificare come realmente e fattivamente papa Francesco sia il ‘Papa della Pace’ .
Lo ha dimostrato, infatti, in modo incontrovertibile, realizzando ‘La Casa della Famiglia Abramitica’, inaugurata il 16 febbraio 2023 ad Abu Dhabi. Essa racchiude in un unico sito una Moschea, una Chiesa e una Sinagoga, edificate per vivere accanto, nel rispetto reciproco delle proprie differenze religiose”, ha dichiarato il giornalista Biagio Maimone, il quale ha aggiunto:
“La Casa della Famiglia Abramitica è il primo frutto del Documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’, sottoscritto da Sua Santità Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb, il 4 febbraio 2019, ad Abu Dhabi. La Moschea è stata inaugurata il 17 febbraio 2023, la Sinagoga e la Chiesa di San Francesco sono state inaugurate il 19 febbraio 2023.
Il Documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’ dimostra come tre religioni diverse, pur mantenendo il loro credo religioso e, pertanto, la propria identità, possano vivere su un unico spazio, ossia su un unico territorio, facendo del dialogo il fulcro della loro coesistenza pacifica. La Casa della Famiglia Abramitica rappresenta un simbolo di pace, con cui Papa Francesco ha voluto dimostrare al mondo intero la coesistenza pacifica delle differenze, le quali hanno la possibilità di interagire, in modo costruttivo, attraverso il dialogo.
Essa, nel rappresentare un modello di convivenza pacifica delle diversità, dimostra a Putin e a Zelensky che le differenze non sono e non possono essere motivo di inutili e dannosi conflitti, ma fonte di relazioni proficue, di accrescimento reciproco e garanzia di pace, se a reggerle sarà il dialogo.
Anche la Russia e l’Ucraina potranno coesistere, mantenendo la propria identità, divenendo, come ‘La Casa della Famiglia Abramitica’ insegna, territori le cui differenze saranno valorizzate e valorizzabili mediante il dialogo incessante, che apre orizzonti insospettabili per il miglioramento della condizione umana, sociale e politica di entrambi i popoli, in quanto pervasi dalla pace e dall’armonia.
Il popolo russo e il popolo ucraino possono istituire un dialogo non solo religioso, ma anche economico e sociale, che potrà accrescere il benessere di entrambi. Nessuno dei due popoli perderà nulla di ciò che gli appartiene, anzi trarrà infiniti benefici da tale dialogo, che darà numerosi frutti, perché sorretto dalla Pace.
Entrambi i popoli, quello russo e quello ucraino, trarranno vantaggio dal dialogo e non certamente dalla guerra, arricchendosi vicendevolmente di scambi culturali, economici e religiosi, per poi irradiare i loro valori nell’intero universo. Potrà essere un nuovo modello economico, politico e sociale quello a cui daranno vita, fondato sulla Pace e sul Dialogo, dal quale spontaneamente potrà sorgere quel tanto agognato miglioramento dell’esistenza umana.
Dal dialogo potrà scaturire la volontà di allargare gli spazi dello sviluppo e del progresso, che miglioreranno l’economia mondiale, ormai molto fragile e bisognosa di nuovi apporti, nonché bisognosa di creare un nuovo modello di economia che ponga al centro l’essere umano, che potrà essere definita ‘Economia dal Volto Umano’, la quale genererà quell’inclusione di ogni essere umano in un contesto che guarda al futuro con occhio amorevole e dia finalmente avvio al tanto agognato processo di civilizzazione della vita umana, in cui tutti siano cittadini, in quanto sarà salvaguardata la dignità umana di ogni persona.
La Russia conosce bene la filosofia di quei pensatori che volevano l’eguaglianza e la parità di tutti gli esseri umani. Si era accinta, nel secolo scorso, a dar corso ad un processo paritario del genere umano, senza tuttavia riuscirvi, proprio in quanto il grande assente era il dialogo. Ed ora – siamo certi – vi riuscirà , ma solo se farà vivere il dialogo e la pace. E vi riuscirà senz’altro se terrà conto dell’appello del Documento ‘Sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune’.
Anche l’Ucraina, ponendosi al fianco della Russia, senza perdere la propria identità e la propria autonomia, potrà concorrere a costruire un mondo migliore se vorrà accogliere l’appello pacifico, costruttivo di benessere e civiltà del Documento medesimo, foriero di quella Pace che tutto il mondo desidera fortemente veder realizzata tra Russia e Ucraina”.
Papa Francesco al giornale arabo: la fratellanza è via di pace
Nelle scorse settimane papa Francesco, prima volta nella storia del papato, è stato intervistato da un giornale in lingua araba, ‘al-Ittihad’, quotidiano pubblicato negli Emirati Arabi Uniti con tiratura di circa 100.000 copie, avendo sottolineato di apprezzare l’impegno degli Emirati Arabi di ‘costruire un futuro e forgiare una identità aperta, cioè capace di vincere la tentazione di isolare e radicalizzare’.
Nella traduzione integrale del sito della fondazione ‘Oasis’ il papa ha ricordato il viaggio compiuto negli Emirati Arabi Uniti nel 2019: “Sono rimasto assai colpito dal generoso affetto che mi ha riservato il Suo nobile Paese… Stimo molto l’impegno continuo degli Emirati Arabi Uniti e di Sua Altezza lo Shaykh Muhammad bin Zayed Al Nahyan nel costruire il futuro e plasmare un’identità aperta, capace di prevalere sulla tentazione di chiudersi in sé stessi e irrigidirsi.
Il fatto è che la grandezza di qualsiasi Paese non si misura soltanto nella sua ricchezza, ma prima di tutto per il contributo concreto nel diffondere e difendere la pace, la fratellanza e la convivenza e per il sostegno agli sforzi internazionali per la pace e la tolleranza, perché investire nella cultura riduce l’odio e contribuisce a far crescere e fiorire la civiltà”.
Poi il discorso si è spostato sui giovani: “I giovani ci giudicheranno un giorno in maniera positiva se daremo loro solide fondamenta per creare nuovi incontri di civiltà, o in maniera negativa se non gli lasceremo altro che miraggi, incertezze o il pericolo di scontri ignobili d’inciviltà.
Dal mio punto di vista, l’unica via per proteggere i giovani dai messaggi negativi e dalle fake news, dalle notizie manipolate, dalle tentazioni del materialismo, dell’odio e dei pregiudizi è di non lasciarli soli in questa battaglia, ma di fornirgli gli strumenti necessari, che sono la libertà, il discernimento e responsabilità”.
Tali strumenti necessitano di discernimento: “I giovani di oggi hanno sempre il cellulare in mano, arrivano a qualsiasi informazione; non possiamo più costringerli o obbligarli all’oscurità, all’ignoranza, all’odio e alla chiusura. Il discernimento è un’arte, un’arte che si può imparare, ha le sue regole. Se imparassimo a discernere correttamente, questo ci permetterebbe di vivere una vita più bella e armoniosa.
Il discernimento è anche un dono di Dio che dobbiamo sempre domandare, senza mai illudersi di essere diventati esperti e autosufficienti. E’ quella proprietà che ti fa distinguere tra giusto e sbagliato, tra originale e copia, tra ciò che dobbiamo fare, comprendere e imparare e ciò che dobbiamo evitare, allontanare e respingere”.
Ma il cuore dell’intervista è sul documento sulla fratellanza: “Offro il documento sulla fratellanza umana a tutte le delegazioni che ricevo in Vaticano perché credo che sia un testo importante, non soltanto per il dialogo interreligioso, ma anche per la convivenza pacifica tra tutti gli uomini.,. Vorrei dire: il documento è una luce che guida tutti gli uomini e le donne di buona volontà a camminare sulla via della convivenza e dell’incontro. È un programma di lavoro per chiunque scelga con coraggio di essere costruttore di pace nel nostro mondo lacerato da guerra, violenza, odio e terrorismo”.
La fratellanza umana è via per la pace: “Ogni religione non insegna soltanto a denunciare il male, ma invita anche a consolidare la pace. Il nostro compito, senza abbandonarsi a un concordismo buonista, è di pregare gli uni per gli altri domandando a Dio la grazia della pace e d’incontrarci, dialogare e rinsaldare l’armonia con spirito di collaborazione e amicizia. Il nostro compito è di trasformare il senso religioso in collaborazione, in fratellanza, in opere concrete di bene”.
Per questo sono necessari i costruttori di pace: “Oggi abbiamo bisogno di costruttori di pace, non di fabbricanti di armi; abbiamo bisogno di costruttori di pace, non di fomentatori di conflitti; abbiamo bisogno di gente che spegne gli incendi, non che li appicca; abbiamo bisogno di gente che invita alla riconciliazione, non che minaccia distruzione”.
Una domanda ha riguardato anche l’inaugurazione della Casa Abramitica: “La Casa Abramitica è un luogo per il rispetto della diversità, che è voluta da Dio, e per non trasformare la differenza in disprezzo o motivo di lotta. E’ un luogo di convivenza, tolleranza e fede. Tutti noi possiamo vivere la nostra fede nel rispetto della fede dell’altro e della libertà dell’umanità…
La Casa Abramitica è stata progettata e costruita per essere un modello di convivenza nella diversità. Un luogo in cui ogni credente può trovare e vivere (nel pieno rispetto della sua fede, della sua tradizione e delle sue usanze) i valori della pace, della tolleranza e della fratellanza”.
Ed ha risposto anche ad una domanda sul recente episodio avvenuto in Svezia: “Provo rabbia e disgusto per questi comportamenti. Ogni Libro considerato sacro dai suoi seguaci va rispettato per il rispetto che si deve a quanti credono in esso. Non si dovrebbe mai sfruttare la libertà di espressione come pretesto per disprezzare gli altri, permettere che questo accada è un atteggiamento da rifiutare e condannare”.
Ed un invito a prendersi cura del creato: “Prendiamoci cura del creato, il dono del nostro Dio buono… Incoraggio gli Emirati Arabi Uniti nei loro sforzi e auguro loro successo, per il bene del nostro pianeta che è la nostra “casa comune”. L’unico modo efficace per affrontare questa crisi è trovare soluzioni realistiche ai problemi reali posti dalla crisi ecologica. Dobbiamo trasformare le dichiarazioni in provvedimenti prima che sia troppo tardi”.
Origine sacramentale del matrimonio e cause giustificative del divorzio
Alla conclusione di quest’anno pastorale (ed in occasione del genetliaco del gruppo fondato da me e mia moglie Marcella ‘Il buon Pastore’ da 2 lustri, coincidente con l’incontro a Palermo il 4/6 del nostro Direttore nazionale della P.F. della CEI Don Marco Vianelli, giudice ecclesiastico, insieme al nostro Arcivescovo Mons. Corrado Lorefice, nelle foto del link diocesano) ritengo utile ricostruire sinteticamente il nostro percorso penitenziale ( con catechesi mensili) dedicato soltanto ai fedeli separati, divorziati, conviventi o risposati civilmente ( come noi), seguiti spiritualmente dalla nostra guida pastorale Padre Cesare Rattoballi, parroco dell’Annunciazione del Signore in cui operiamo da 10 anni, nelle foto del link diocesano) sottolineando che il matrimonio non sempre è stato qualificato come Sacramento e che il divorzio entrò nel nostro ordinamento soltanto il 18/12/1970 con la Legge n. 898).
La pace è possibile, YouTopic Fest quattro giorni 2.000 persone a Rondine
Domenica scorsa si è conclusa la settima edizione di YouTopic Fest, il Festival internazionale del Conflitto di Rondine, che quest’anno ha fatto registrare in questi ‘quattro giorni disarmanti’ la presenza di circa 2.000 persone, tra giovani, studenti, famiglie che hanno preso parte ai 40 eventi culturali e artistici, workshop e panel, esplorando e percorrendo i passi possibili della via di riconciliazione, come ha chiosato Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace:
YouTopic Fest: nella quattro giorni 2.000 persone alla Cittadella della Pace
Domenica scorsa si è conclusa la settima edizione di YouTopic Fest, il Festival internazionale del Conflitto di Rondine, che quest’anno ha fatto registrare nel corso di ‘Quattro giorni disarmanti’ la presenza di circa 2.000 persone, tra giovani, studenti, famiglie che hanno preso parte ai 40 eventi culturali e artistici, workshop e panel, esplorando e percorrendo i passi possibili della via di riconciliazione, come ha chiosato Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace: