Il Sinodo dei vescovi inizia dal ‘basso’

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Papa Francesco, nello scorso 24 aprile, aveva approvato un nuovo itinerario sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, sul tema: ‘Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione’. Il percorso per la celebrazione del Sinodo si articolerà in tre fasi, tra l’ottobre del 2021 e l’ottobre del 2023, passando per una fase diocesana e una continentale, che daranno vita a due differenti Instrumentum Laboris, fino a quella conclusiva a livello di Chiesa Universale.

Il Sinodo dei Vescovi è il punto di convergenza del dinamismo di ascolto reciproco nello Spirito Santo, condotto a tutti i livelli della vita della Chiesa e l’articolazione delle differenti fasi del processo sinodale renderà così possibile l’ascolto reale del Popolo di Dio e si garantirà la partecipazione di tutti al processo sinodale. Non è solo un evento, ma un processo che coinvolge in sinergia il Popolo di Dio, il Collegio episcopale e il Vescovo di Roma, ciascuno secondo la propria funzione.

Nella fase iniziale ci sarà la consultazione del Popolo di Dio, affinché il processo sinodale si realizzi nell’ascolto della totalità dei battezzati, soggetto del ‘sensus fidei infallibile in credendo’.

Quindi la  Segreteria Generale del Sinodo invierà un documento preparatorio, accompagnato da un questionario e da un vademecum con proposte per realizzare la consultazione in ciascuna diocesi. La consultazione del Popolo di Dio in ciascuna diocesi si concluderà con una Riunione pre-sinodale, che sarà il momento culminante del discernimento diocesano.

Dopo la chiusura della fase diocesana, ogni diocesi invierà i suoi contributi alla Conferenza Episcopale entro la data stabilita dalla propria Conferenza episcopale. Nelle Chiese orientali i contributi saranno inviati agli organismi corrispondenti.

Nella fase continentale la finalità è quella di dialogare a livello continentale sul testo del primo ‘Instrumentum Laboris’, realizzando un ulteriore atto di discernimento alla luce delle particolarità culturali specifiche di ogni continente con la redazione di un documento finale, che sarà inviato alla Segreteria Generale del Sinodo (marzo 2023).

Nella fase della Chiesa Universale, previsto ad ottobre 2023, la Segreteria Generale del Sinodo invierà il secondo Instrumentum Laboris ai partecipanti all’Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Ai media vaticani Il card. Mario Grech ha illustrato le novità del documento del papa: “Papa Francesco ha pubblicato questo importante documento nel 15 settembre 2018, trasformando il Sinodo da evento in processo. Prima il Sinodo era, a tutti gli effetti, un evento ecclesiale che si apriva e chiudeva in un tempo determinato, in genere tre-quattro settimane, e che vedeva impegnati i vescovi membri dell’Assemblea…

La prima e più grande novità è la trasformazione del Sinodo da evento in processo… Nel discorso del 50° il papa insiste tanto sull’ascolto del sensus fidei del Popolo di Dio. Si può dire che è questo uno dei temi più forti del pontificato attuale: molti interpreti sottolineano giustamente il tema della Chiesa come Popolo di Dio; ma quello che maggiormente caratterizza questo Popolo per il papa è il sensus fidei, che lo rende infallibile in credendo.

Si tratta di un dato tradizionale in dottrina, che attraversa tutta la vita della Chiesa… Non si tratta di democrazia, di populismo o qualcosa del genere; è la Chiesa ad essere Popolo di Dio, e questo popolo, in ragione del battesimo, è soggetto attivo della vita e della missione della Chiesa”.

Inoltre ha spiegato l’importanza sinodale del Popolo di Dio: “L’importanza assegnata al Popolo di Dio è evidente nella consultazione, che è l’atto fondante del Sinodo… Il discernimento dipende da questa consultazione.

Chi dicesse che non è rilevante, che in fondo si tratta solo di un atto preparatorio, probabilmente non comprende bene l’importanza del sensus fidei del Popolo di Dio… Qui tutti hanno il loro posto e la possibilità di esprimersi. La volontà della Segreteria generale è di permettere che tutti possano far sentire la loro voce; che l’ascolto sia la vera ‘conversione pastorale’ della Chiesa”.

Voglia Dio che uno dei frutti del Sinodo sia che tutti comprendiamo che un processo decisionale nella Chiesa inizia sempre dall’ascolto, perché solo così possiamo comprendere come e dove lo Spirito vuole condurre la Chiesa.

Quindi il vescovo ha il compito del discernimento: “Ai vescovi compete dunque una funzione di discernimento, che appartiene loro in ragione del ministero che svolgono a favore della Chiesa.

A mio parere, la forza del processo sta nella reciprocità tra consultazione e discernimento. Lì sta il principio fecondo che può portare ad ulteriori sviluppi della sinodalità, della Chiesa sinodale e del Sinodo dei vescovi”.

Tale itinerario sinodale era stato delineato da papa Francesco durante la commemorazione del 50° Anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi nel 2015:

“Il nostro sguardo si allarga anche all’umanità. Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni in un mondo che (pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell’amministrazione della cosa pubblica) consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere.

Come Chiesa che ‘cammina insieme’ agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità, generando un mondo più bello e più degno dell’uomo per le generazioni che verranno dopo di noi”.

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