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Papa Leone XIV invita a pensare in grande la missione

“Benvenuti tutti! Ci sediamo e riflettiamo un po’ insieme. Cari fratelli e sorelle, con gioia vi do il benvenuto, in occasione dei vostri Capitoli e Assemblee. Saluto i Superiori e le Superiore Generali, i membri dei Consigli, tutti voi. Vi siete riuniti per pregare, confrontarvi e riflettere insieme su ciò che il Signore vi chiede per il futuro. I vostri Fondatori e Fondatrici, docili all’azione dello Spirito Santo, vi hanno lasciato in eredità carismi diversi per l’edificazione del Corpo di Cristo; e proprio perché quest’ultimo cresca secondo i disegni di Dio, la Chiesa vi chiede il servizio che state svolgendo”: con queste parole papa Leone XIV ha accolto  a Castel Gandolfo i membri dei Capitoli Generali di diversi Istituti religiosi,

Nel breve discorso papa Leone XIV ha invitato gli aderenti agli ordini religiosi  ad ampliare gli orizzonti della propria missione e vocazione: “I vostri rispettivi Istituti incarnano aspetti tra loro complementari della vita e dell’azione di tutto il Popolo di Dio: l’offerta di sé in unione al Sacrificio di Cristo, la missione ad gentes, l’amore alla Chiesa custodito e trasmesso, l’educazione e la formazione dei giovani. Si tratta di vie differenti con cui si esprime in forma carismatica l’unica ed eterna realtà che le anima tutte: l’amore di Dio per l’umanità”.

Con una citazione di papa Benedetto XVI nella messa di apertura della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, papa Leone XIV ha sottolineato la necessità di riporre la speranza in Cristo: “Come è d’uso, poi, ciascuna delle vostre Congregazioni ha individuato angolature particolari, alla luce delle quali rileggere l’eredità ricevuta, per aggiornarne e attualizzarne i contenuti. Anche queste piste di lavoro, che avete scelto durante il tempo della preparazione, nella preghiera e nell’ascolto vicendevole, sono un dono prezioso in quanto frutto dello Spirito.

E’ Lui che attraverso l’apporto di molti, sotto la guida dei Pastori, ‘aiuta la comunità cristiana a camminare nella carità verso la piena verità’. .. Avete formulato, così, linee-guida che contengono richiami fondamentali: rinnovare un autentico spirito missionario, fare propri i sentimenti ‘che furono di Cristo Gesù’, radicare la speranza in Dio, tenere viva nel cuore la fiamma dello Spirito, promuovere la pace, coltivare la corresponsabilità pastorale nelle chiese locali e altro ancora”.

Infine con un richiamo a papa Francesco il papa ha chiesto di annunciare la salvezza a tutti: “Possa ciò rinnovare e confermare in tutti noi la consapevolezza e la gioia di essere Chiesa, e in particolare spronare voi, nel discernimento capitolare, a pensare in grande, come tasselli unici di un disegno che vi supera e vi coinvolge al di là delle vostre stesse aspettative: il progetto di salvezza con cui Dio vuole condurre a sé tutta l’umanità, come una sola grande famiglia. E’ questo lo spirito con cui sono nati i vostri Istituti ed è questo l’orizzonte in cui collocare ogni sforzo, perché contribuisca, attraverso piccole luci, a diffondere su tutta la terra la luce di Cristo, che mai si esaurisce”.

(Foto: Santa Sede)

Il papa sottolinea il prezioso lavoro della Segreteria di Stato

“Sono molto lieto di trovarmi con voi, che offrite un prezioso servizio alla vita della Chiesa aiutandomi a portare avanti la missione che mi è stata affidata. Infatti, come afferma la Praedicate Evangelium, la Segreteria di Stato, in quanto Segreteria papale retta dal Segretario di Stato, coadiuva da vicino il Romano Pontefice nell’esercizio della sua suprema missione. Mi consola sapere di non essere solo e di poter condividere la responsabilità del mio universale ministero insieme a voi”: con queste parole oggi papa Leone XIV ha ricevuto i membri della Segreteria di Stato al completo.

Ed ha sottolineato, a braccio, che senza l’aiuto della Segreteria di Stato il papa non può gestire la complessa situazione: “Non è nel testo, però dico molto sinceramente che in queste poche settimane, ancora non siamo a un mese del mio servizio in questo ministero petrino, è evidente che il Papa da solo non può andare avanti e che ci vuole, è molto necessario, poter contare sulla collaborazione di tanti nella Santa Sede, ma in una maniera speciale su tutti voi della Segreteria di Stato. Vi ringrazio di cuore!”

Ed ha ricordato la storia della Segreteria di stato: “La storia di questa Istituzione risale, come sappiamo, alla fine del XV secolo. Col tempo, essa è andata assumendo un volto sempre più universale e si è notevolmente ampliata, con progressione crescente, acquisendo ulteriori mansioni, a motivo delle nuove esigenze sia nell’ambito ecclesiale sia nelle relazioni con gli Stati e le Organizzazioni internazionali. Attualmente quasi la metà di voi sono fedeli laici. E le donne, laiche e religiose, sono più di cinquanta”.

Questa struttura complessa raffigura la Chiesa: “Questo sviluppo ha fatto sì che la Segreteria di Stato oggi rifletta in sé stessa il volto della Chiesa. Si tratta di una grande comunità che lavora accanto al Papa: insieme condividiamo le domande, le difficoltà, le sfide e le speranze del Popolo di Dio presente nel mondo intero. Lo facciamo esprimendo sempre due dimensioni essenziali: l’incarnazione e la cattolicità”.

Quindi una Chiesa incarnata nella storia: “Siamo incarnati nel tempo e nella storia, perché se Dio ha scelto la via dell’umano e le lingue degli uomini, anche la Chiesa è chiamata a seguire questa strada, in modo che la gioia del Vangelo possa raggiungere tutti ed essere mediata nelle culture e nei linguaggi attuali. E, nello stesso tempo, cerchiamo di mantenere sempre uno sguardo cattolico, universale, che ci permette di valorizzare le diverse culture e sensibilità. Così possiamo essere centro propulsore che si impegna a tessere la comunione tra la Chiesa di Roma e le Chiese locali, nonché le relazioni di amicizia nella comunità internazionale”.

Un’incarnazione che ha bisogno di concretezza: “Negli ultimi decenni, queste due dimensioni (essere incarnati nel tempo e avere uno sguardo universale) sono diventate sempre più costitutive del lavoro curiale. Su questa strada siamo stati indirizzati dalla riforma della Curia Romana portata avanti da San Paolo VI il quale, ispirandosi alla visione del Concilio Vaticano II, ha sentito fortemente l’urgenza che la Chiesa sia attenta alle sfide della storia, considerando ‘la rapidità della vita d’oggi’ e ‘le mutate condizioni dei nostri tempi’. Al contempo, egli ha ribadito la necessità di un servizio che esprima la cattolicità della Chiesa, e a tal fine ha disposto che ‘coloro che sono presenti nella Sede Apostolica per governarla, siano chiamati da tutte le parti del mondo’.

L’incarnazione, quindi, ci rimanda alla concretezza della realtà e ai temi specifici e particolari, trattati dai diversi organi della Curia; mentre l’universalità, richiamando il mistero dell’unità multiforme della Chiesa, chiede poi un lavoro di sintesi che possa aiutare l’azione del Papa. E l’anello di congiunzione e di sintesi è proprio la Segreteria di Stato. Infatti, Paolo VI (espertissimo della Curia Romana) ha voluto dare a tale Ufficio un nuovo assetto, di fatto costituendolo come punto di raccordo e, quindi, stabilendolo nel suo ruolo fondamentale di coordinamento degli altri Dicasteri e delle Istituzioni della Sede Apostolica”.

Anche la Costituzione Apostolica ‘Praedicate Evangelium’ sottolinea l’importanza del coordinamento: “Questo ruolo di coordinamento della Segreteria di Stato viene ripreso nella recente Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, tra i molteplici compiti affidati alla Sezione per gli Affari Generali, sotto la direzione del Sostituto con l’aiuto dell’Assessore. Accanto alla Sezione per gli Affari Generali, la medesima Costituzione identifica la Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, guidata dal Segretario con l’aiuto dei due Sotto-segretari, cui spetta la cura dei rapporti diplomatici e politici della Sede Apostolica con gli Stati e con gli altri soggetti di diritto internazionale in questo delicato tornante della storia. La Sezione per il personale di ruolo diplomatico, con il suo Segretario e il Sotto-segretario, lavora invece alla cura delle Rappresentanze Pontificie e dei Membri del Corpo Diplomatico qui a Roma e nel mondo”.

Infine un invito a non essere antagonisti: “So che questi compiti sono molto impegnativi e, talvolta, possono non essere ben compresi. Perciò desidero esprimervi la mia vicinanza e, soprattutto, la mia viva gratitudine. Grazie per le competenze che mettete a disposizione della Chiesa, per il vostro lavoro quasi sempre nascosto e per lo spirito evangelico che lo ispira. E permettetemi, proprio a motivo di questa mia riconoscenza, di rivolgervi un’esortazione rifacendomi ancora a san Paolo VI: questo luogo non sia inquinato da ambizioni o antagonismi; siate, invece, una vera comunità di fede e di carità, ‘di fratelli e di figli del Papa’, che si spendono generosamente per il bene della Chiesa”.

E sempre in mattinata il papa ha ricevuto i membri della Commissione ‘Tutela minori’, che è stata occasione per continuare il cammino intrapreso ‘con umiltà e speranza’, secondo la missione che papa Francesco aveva affidato alla Commissione istituendola nel 2014, nell’intento di sviluppare e promuovere “standard di salvaguardia universali e accompagnare la Chiesa nella costruzione di una cultura di responsabilità, giustizia e compassione”.

Nel comunicato si fa riferimento a quanto fatto negli ultimi due anni, intraprendendo ‘un processo di ampia portata per sviluppare una serie di linee guida universali’ per la salvaguardia delle persone, “in stretta consultazione con i leader della Chiesa, i professionisti della salvaguardia, i sopravvissuti agli abusi e gli operatori pastorali di tutto il mondo”. Uno sforzo ‘sinodale’, che ha portato ad una bozza di quadro, testata e perfezionata attraverso programmi pilota a Tonga, in Polonia, Zimbabwe e Costa Rica che hanno dato alla Commissione preziose indicazioni sulle dimensioni pratiche, culturali e teologiche della tutela.

Linee guida “profondamente teologiche, radicate nelle Scritture, nell’insegnamento sociale cattolico e nel magistero dei papi Benedetto XVI, Francesco e Leone XIV” perché generino una vera conversione del cuore e perché la salvaguardia diventi “non solo un requisito, ma un riflesso della chiamata del Vangelo a proteggere gli ultimi tra noi”.

Inoltre il papa è stato aggiornato anche sui progressi dell’iniziativa ‘Memorare’, il cui nome è ispirato ad un’antica preghiera alla Beata Vergine Maria, si tratta di un programma di sviluppo progettato per sostenere le chiese locali, in particolare nel Sud del mondo, nei loro sforzi per proteggere i minori e curare le vittime di abusi. Offre una risposta pratica e pastorale all’appello di papa Francesco affinché ogni Chiesa particolare diventi ‘il luogo più sicuro di tutti’.

(Foto: Santa Sede)

Papa Leone XIV ai nuovi sacerdoti: Dio è sempre vicino al popolo di Dio

“Oggi è un giorno di grande gioia per la Chiesa e per ognuno di voi, ordinandi presbiteri, insieme a familiari, amici e compagni di cammino negli anni della formazione. Come il Rito dell’Ordinazione evidenzia in più passaggi, è fondamentale il rapporto fra ciò che oggi celebriamo e il popolo di Dio. La profondità, l’ampiezza e persino la durata della gioia divina che ora condividiamo è direttamente proporzionale ai legami che esistono e cresceranno tra voi ordinandi e il popolo da cui provenite, di cui rimanete parte e a cui siete inviati”: questa mattina nella basilica di san Pietro papa Leone XIV ha conferito l’ordinazione presbiterale a 11 diaconi, 7 dei quali provenienti dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, e 4 dal Collegio Diocesano Redemptoris Mater.

Nella festa della Visitazione della Beata Vergine Maria il papa ha ribadito il bisogno di consapevolezza di essere ‘popolo di Dio’: “Il Concilio Vaticano II ha reso più viva questa consapevolezza, quasi anticipando un tempo in cui le appartenenze si sarebbero fatte più deboli e il senso di Dio più rarefatto. Voi siete testimonianza del fatto che Dio non si è stancato di radunare i suoi figli, pur diversi, e di costituirli in una dinamica unità”.

Un popolo a cui Dio è sempre ‘vicino’: “Non si tratta di un’azione impetuosa, ma di quella brezza leggera che ridiede speranza al profeta Elia nell’ora dello scoraggiamento. Non è rumorosa la gioia di Dio, ma realmente cambia la storia e ci avvicina gli uni agli altri. Ne è icona il mistero della Visitazione, che la Chiesa contempla nell’ultimo giorno di maggio. Dall’incontro fra la Vergine Maria e la cugina Elisabetta vediamo scaturire il Magnificat, il canto di un popolo visitato dalla grazia”.

Rivolgendosi agli ordinandi il papa ha invitato a non essere autoreferenziali: “Il Vangelo, infatti, è arrivato a noi attraverso legami che il mondo può logorare, ma non distruggere. Cari ordinandi, concepite allora voi stessi al modo di Gesù! Essere di Dio (servi di Dio, popolo di Dio) ci lega alla terra: non a un mondo ideale, ma a quello reale. Come Gesù, sono persone in carne e ossa quelle che il Padre mette sul vostro cammino. A loro consacrate voi stessi, senza separarvene, senza isolarvi, senza fare del dono ricevuto una sorta di privilegio. Papa Francesco ci ha messo tante volte in guardia da questo, perché l’autoreferenzialità spegne il fuoco dello spirito missionario”.

Ed ha ribadito che la Chiesa è per tutti: “La Chiesa è costitutivamente estroversa, come estroverse sono la vita, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù. Voi farete vostre le sue parole in ogni Eucaristia: è «per voi e per tutti». Dio nessuno l’ha mai visto. Si è rivolto a noi, è uscito da sé. Il Figlio ne è diventato l’esegesi, il racconto vivo. E ci ha dato il potere di diventare figli di Dio. Non cercate, non cerchiamo altro potere!”

Ecco il significato dell’imposizione delle mani: “Il gesto dell’imposizione delle mani, con cui Gesù accoglieva i bambini e guariva i malati, rinnovi in voi la potenza liberatrice del suo ministero messianico. Negli Atti degli Apostoli quel gesto che tra poco ripeteremo è trasmissione dello Spirito creatore. Così, il Regno di Dio mette ora in comunione le vostre personali libertà, disposte a uscire da sé stesse, innestando le vostre intelligenze e le vostre giovani forze nella missione giubilare che Gesù ha trasmesso alla sua Chiesa”.

Riprendendo le parole delle letture della celebrazione eucaristica il papa ha sottolineato la necessità della trasparenza di vita: “Anche noi Vescovi, cari ordinandi, coinvolgendovi nella missione oggi vi facciamo spazio. E voi fate spazio ai fedeli e ad ogni creatura, cui il Risorto è vicino e in cui ama visitarci e stupirci. Il popolo di Dio è più numeroso di quello che vediamo. Non definiamone i confini…

Teniamo nel cuore e nella mente, ben scolpita, questa espressione! ‘Voi sapete come mi sono comportato’: la trasparenza della vita. Vite conosciute, vite leggibili, vite credibili! Stiamo dentro il popolo di Dio, per potergli stare davanti, con una testimonianza credibile. Insieme, allora, ricostruiremo la credibilità di una Chiesa ferita, inviata a un’umanità ferita, dentro una creazione ferita. Non siamo ancora perfetti, ma è necessario essere credibili”.

L’omelia è conclusa con l’invito ad essere ‘posseduti’ da Gesù: “E’ un possesso che libera e che ci abilita a non possedere nessuno. Liberare, non possedere. Siamo di Dio: non c’è ricchezza più grande da apprezzare e da partecipare. E’ l’unica ricchezza che, condivisa, si moltiplica. La vogliamo insieme portare nel mondo che Dio ha tanto amato da dare il suo unico Figlio.

Così, è piena di senso la vita donata da questi fratelli, che tra poco saranno ordinati presbiteri. Li ringraziamo e ringraziamo Dio che li ha chiamati a servizio di un popolo tutto sacerdotale. Insieme, infatti, noi uniamo cielo e terra. In Maria, Madre della Chiesa, brilla questo comune sacerdozio che innalza gli umili, lega le generazioni, ci fa chiamare beati. Lei, Madonna della Fiducia e Madre della Speranza, interceda per noi”.

Quindi degli undici sacerdoti, in sette si sono formati presso il Pontificio Seminario Romano Maggiore. Si tratta di Marco Petrolo, destinato alla parrocchia di Santa Maria Causa Nostrae Laetitiae; Enrico Maria Trusiani, che presterà servizio a Santa Maria Consolatrice; Federico Pelosio, che andrà a Santa Teresa di Calcutta; Giuseppe Terranova, destinato alla comunità dei Santi Fabiano e Venanzio; Francesco Melone, destinato a Santa Silvia; Andrea Alessi, che andrà alla Sacra Famiglia del Divino Amore; Hong Hieu Nguyen, impegnato nella parrocchia di Nostra Signora della Visitazione. Hanno invece studiato presso il Seminario Redemptoris Mater: Gabriele Di Menno Di Bucchianico, che andrà alla Gran Madre di Dio; Cody Gerard Merfalen, a San Raimondo Nonnato; Matteo Renzi, a Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca; Simone Troilo, a San Carlo da Sezze.

(Foto: Santa Sede)

Il dopo-Inizio Pontificato di Leone XIV: il ‘ritorno’ dell’amore alla Chiesa e al Papa da parte del Popolo di Dio

Domani mattina, V domenica di Pasqua, Leone XIV celebrerà sul sagrato della Basilica di San Pietro a partire dalle 10 la Santa Messa per l’Inizio del Ministero Petrino del Vescovo di Roma. Molti i patriarchi, cardinali, sacerdoti e diaconi che concelebreranno assieme al Santo Padre, alla presenza di rappresentanti della politica e delle istituzioni di tutto il mondo, oltre a leader di diverse fedi e religioni e circa 250mila fedeli attesi.

La celebrazione solenne sarà anche l’occasione per indicare le linee programmatiche del Pontificato di Papa Prevost che, la prossima settimana, “prenderà possesso” della Basiliche Papali di San Paolo Fuori le Mura (martedì 20 maggio, alle ore 17.00) e di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore (domenica 25 maggio, ore 17.00 e 19.00). Sabato 31 maggio, infine, nel giorno in cui la Chiesa festeggia la Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta, Leone XIV celebrerà alle 10 la Messa nella Basilica di San Pietro durante la quale ordinerà alcuni sacerdoti.

I desideri di comunione e di fervente amore al vicario di Cristo, come stiamo vedendo in questi giorni, stanno crescendo nel Popolo di Dio e, da molti sacerdoti e laici, sono accolti come un dono di Dio che ciascuno dovrebbe saper apprezzare. L’amore verso il Papa, infatti, è indissolubile da quello alla Chiesa e, se deperisce o decade l’uno, deperisce o decade anche l’altro, come la storia e l’esperienza insegnano. Il passare del tempo, soprattutto, non contribuisce in tanti fedeli ad alimentare e a far fruttificare i semi dell’amore alla Chiesa e al Papa sparsi da Dio nella loro anima nel momento del battesimo, dell’ordinazione o degli altri “momenti forti” del cammino di Fede.

Nel post-Concilio, poi, sono abbondate opere teologiche sedicenti “originali” che, presentate come base per il necessario percorso del rinnovamento ecclesiologico dello scorso secolo, hanno progressivamente inaridito la devozione al Papa e alla Chiesa di parte della “élite” cattolica e/o ecclesiale e, di conseguenza dello stesso Popolo di Dio.

Con questo non vogliamo affermare che all’origine di tale involuzione ci sia stato il Concilio Vaticano II, ma sicuramente quello che ci è stato spacciato come ‘spirito del Concilio’, riflesso in tanti libri di teologia prodotti nella serena quiete di una scrivania, ha allontanato la pastorale da quei temi e strumenti che in passato hanno aiutato a far incidere la Fede nella vita concreta.

Per esempio la necessità che la fede porti ad accettare che Cristo ha stabilito la dimensione istituzionale (sacramenti, gerarchia, ecc.), come mezzo di salvezza, strumento di una mediazione di grazia. La Chiesa, quindi, «è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Costituzione Dogmatica Lumen gentium, n. 1).

L’amore alla Chiesa e al Papa che appare in crescita nelle tante manifestazioni di gioia e riconoscenza per l’elezione del nuovo Pontefice appaiono certamente una incoraggiante testimonianza di ripresa in molti dell’amore alla Chiesa e al Vicario di Cristo. I sentimenti e le manifestazioni cui assistiamo, però, non sono garanzia di frutti duraturi. Spetta a noi Popolo di Dio, inteso come sacerdoti e laici, l’impegno di alimentare e approfondire questi “segni” così da provare a suscitare la fede in opera, ovvero un cammino pieno di carità e attenzioni nel cuore di nostri amici, familiari, colleghi, conoscenti etc..

L’amore alla Chiesa e al Romano Pontefice, quindi, non solo dovrebbero ritornare ad essere oggetto di trattato e pubblicazioni di carattere apologetico, ma anche di iniziative culturali e sociali che possano alimentare questa “apertura di credito” di una società, come quella occidentale, che risulta chiaramente per molti aspetti post-cristiana ma non anti-cristiana. Come fare? Anzitutto astenendosi dall’opinionismo diffuso su come o cosa un Pontefice dovrebbe fare per esercitare la sua missione universale. Sarebbe invece il caso, dai pulpiti come negli uffici oppure nei media cattolici, di condividere la gioia personale di servire la Chiesa così come la Chiesa desidera essere servita.

Nelle più semplici ed elementari affermazioni come nei comportamenti o negli scritti, può essere infatti espressa senza clericalismo e secondo le forme contemporanee della comunicazione pubblica la ricchezza secolare della fede della Chiesa. Ai fedeli, in definitiva, anderebbe testimoniato e riproposto un insegnamento indispensabile. Ovvero che il mondo nel quale siamo immersi, non è qualcosa di occasionale dal quale difendersi o ‘far fronte’, bensì la materia della personale ricerca di santità e il modo specifico del comune sforzo per l’edificazione del bene comune.

La prima manifestazione dell’amore per la Chiesa e per il Papa consisterà allora nel cercare di abbellire le nostre case, le nostre comunità ecclesiali o professionali etc. con le virtù di cui, ciascuno di noi-figli di Dio, siamo in grado di compiere il lavoro ed i doveri ordinari di ogni giorno. Questo è, in definitiva, il presupposto per la ri-umanizzazione della società anche nel XXI secolo: non è possibile essere pienamente cristiano e cattolico senza un profondo amore per la Chiesa e per il Papa.

Tutta la condotta cristiana deve lasciarsi impregnare di un amoroso sentire cum Ecclesia, traduzione visibile dell’unione feconda dei tralci con la Vite, Cristo (cfr. Gv 15,5). E, come criterio immediato di questa vita di comunione, il cristiano guarda al Vescovo di Roma, il fondamento dell’amore alla Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo.

Dall’Assemblea sinodale uno stimolo a camminare insieme

“L’Assemblea di martedì mattina e le moltissime proposte di emendamento avanzate dai 28 gruppi richiedono un ripensamento globale del testo e non solo l’aggiustamento di alcune sue parti”: lo ha detto mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale, concludendo i lavori della seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia. Ed ha ringraziato i partecipanti a questa seconda assemblea per il lavoro svolto:

“I gruppi, in queste due mezze giornate, hanno lavorato molto bene, intensamente e creativamente, ritrovando nel testo talvolta anche ricchezze che non emergevano a una prima lettura, e hanno integrato e corretto il testo; che tuttavia non si presenta ancora maturo. Ora vi verranno restituiti i lavori svolti nei gruppi e poi verrà avanzata una mozione da votare, per impostare il seguito del Cammino sinodale”.

Questa Assemblea Sinodale delle Chiese in Italia, riunita a Roma fino al 3 aprile, nel solco del cammino compiuto in questi anni guidato dall’ascolto della Parola e dallo Spirito, continua a cogliere i segni dell’azione di Dio nel ‘cambiamento d’epoca’ con il proposito di rilanciare e orientare il percorso ecclesiale di conversione missionaria. Ugualmente sperimenta l’ascolto reciproco, che caratterizza l’intero percorso sinodale, valutando la situazione delle comunità ecclesiali inserite nei vari territori del Paese. In queste giornate assembleari sono emerse sottolineature, esperienze, criticità e risorse che segnano la vita e la vitalità delle Chiese in Italia, con uno sguardo partecipe e responsabile.

Inoltre questa Assemblea ha stabilito che il testo delle Proposizioni, dal titolo ‘Perché la gioia sia piena’, venga affidato alla Presidenza del Comitato Nazionale del Cammino sinodale perché, con il supporto del Comitato e dei facilitatori dei gruppi di studio, provveda alla redazione finale accogliendo emendamenti, priorità e contributi emersi. Al tempo stesso, l’Assemblea fissa un nuovo appuntamento per la votazione del Documento contenente le Proposizioni per sabato 25 ottobre, in occasione del Giubileo delle équipe sinodali e degli Organismi di partecipazione.

Inoltre mons. Castellucci ha sottolineato che tale Assemblea ha seguito il solco di un ‘Concilio’: “Non è inutile ricordare che il nostro Cammino sinodale si è mosso liberamente rispetto ai canoni di un Sinodo vero e proprio o di un Concilio. Abbiamo percorso in questi anni tre tappe (narrativa, sapienziale e ora profetica) che si sono precisate un po’ alla volta, con scelte ispirate dalla realtà che si stava snodando, non solo riguardo ai contenuti (ad esempio all’inizio non sapevamo quali argomenti sarebbero stati prioritari), ma anche riguardo alle modalità (ad esempio, all’inizio avevamo previsto una sola Assemblea sinodale finale e poi ne sono nate due… e in questi giorni ne è stata proposta una terza)”.

Ed ha ribadito che questo Sinodo è sviluppato attraverso processi: “E’ importane anche ribadire che non stiamo semplicemente celebrando degli eventi, ma dei processi, e che per questo il peso dei documenti prodotti è da misurare sul cambiamento degli stili ecclesiali. Come ci è stato ricordato in quest’Aula, la profezia non sta tanto nelle carte e nemmeno la si può attribuire a se stessi, ma si verifica negli eventi e nelle esperienze. Un libro può esprimere e incentivare l’auspicata conversione comunitaria, ma non la può surrogare”.

Un cammino che è novità per la Chiesa italiana: “Questo processo sinodale rappresenta una novità per le Chiese del nostro Paese. Certo, i cinque decenni post-conciliari precedenti, più volte rammentati nei testi di questi anni, erano esperienze di coinvolgimento e partecipazione. Ma il metodo è stato cambiato, proprio sulla spinta della visione di sinodalità introdotta da papa Francesco…

In questo decennio, invece, siamo partiti dalla consultazione aperta all’intero Popolo di Dio e poi, fase dopo fase, siamo arrivati alle Assemblee sinodali di metà decennio, per fissare alcune priorità e rilanciare orientamenti pastorali che nei prossimi anni dovranno essere recepiti: non più, però, come testi elaborati per così dire dagli esperti e consegnati a tutti, ma elaborati da tutti (ovviamente con le necessarie e inevitabili mediazioni) e consegnati a tutti. Non è un cambiamento da poco”.

Tale variazione di data da maggio ad ottobre è stata spiegata dal card. Zuppi: “I gruppi hanno lavorato intensamente, considerate le difficoltà emerse nell’assemblea è stato necessario avere un tempo sufficiente di sedimentazione del testo, per poi poter arrivare a decisioni. E’ quindi parso opportuno avere un tempo congruo di maturazione. Prima bisognerà approvare il testo dell’assemblea sinodale, poi l’assemblea generale potrà esaminarlo ma bisogna essere consapevoli che non esiste un testo perfetto”.

Inoltre ha spiegato il cammino compiuto dalla Chiesa italiana: “A differenza dei tedeschi non abbiamo voluto fare un sinodo, noi abbiamo fatto un cammino sinodale con un coinvolgimento grande e diffuso, e non solo interno, con la necessità di camminare insieme a tanti compagni di strada. Le regole sono venute strada facendo. La novità è che il cammino ci cambia, la novità è che ci accorgiamo quanto è decisiva la sinodalità.

E’ importate la visione del Papa di una chiesa che deve imparare a camminare insieme. Avremmo preferito rispettare il calendario, ma non basta fissare il calendario. Una certa delusione c’è, ma non verso l’assemblea, non abbiamo perso la gioia, nè la consapevolezza, c’è stata grande libertà e grande senso ecclesiale. Siamo una chiesa viva”.

Questa seconda assemblea sinodale si è conclusa con un messaggio dei partecipanti al papa: “Santità, la Sua vicinanza e il Suo sostegno ci confermano e ci rafforzano: continuiamo a camminare con quella gioia nel cuore di cui parlava la Prima Lettera di Giovanni, una gioia che vuole essere piena, a disposizione di tutti e frutto di una vita vissuta alla luce del Vangelo.

Abbiamo vissuto giorni di discussione aperta e di studio approfondito delle Proposizioni, elaborate nel corso degli ultimi mesi: si tratta del risultato del lavoro delle Diocesi italiane, che si sono messe in gioco per rinnovarsi. Oggi possiamo dire che già questo processo è stato una palestra di sinodalità, che ci ha insegnato uno stile da mantenere anche in futuro.

Abbiamo assunto decisioni importanti, che sono emerse dall’ascolto obbediente dello Spirito e dal dialogo franco tra di noi. La Chiesa non è un parlamento, ma una comunità di fratelli riuniti nell’unica fede nel Signore, Crocifisso e Risorto: ciascuno ha portato e ha proposto quindi il suo bagaglio di fede, speranza e carità”.

(Foto: Cei)

La figura del sacerdote nel terzo millennio: evoluzione formativa

Negli anni ‘60, mentre si svolgeva il Concilio Ec. Vat. II, ero convinto che tutti i presbiteri avessero la medesima formazione, nel contempo da chierichetto stavo imparando  la liturgia della S. Messa in latino, seguendo un Sacerdote, ordinato da pochi mesi, molto atletico, che  si occupava in particolare dell’organizzazione dei giochi nell’oratorio parrocchiale. Negli anni ‘70 ebbi il privilegio di frequentare, mentre prestavo servizio come Uff. della Guardia di Finanza ( nel cui contesto conobbi il cappellano militare), un Cardinale eccezionale che per pochi voti non fu eletto Papa, per cui incominciai a comprendere alcune differenze formative che esistevano fra i sacerdoti.

Negli anni successivi conobbi un Vescovo  che divenne dopo 2 anni Cardinale, partecipò al conclave in cui fu eletto Papa Francesco (13/3/13) che ci guidò per 10 anni nel nostro percorso come tutors del gruppo diocesano “Il buon Pastore” (cfr. articolo qui pubblicato). Incontrai  preti che esercitavano anche funzioni giurisdizionali nell’ambito della Chiesa, altri che svolgevano pure attività professionali ( psicologi, psichiatri) ed istituzionali negli organi pubblici, molti che si occupavano prevalentemente degli affari amministrativi della parrocchia, tanti che nelle omelie erano prolissi, ma accertai che curavano maggiormente i problemi familiari dei fedeli.

Andavamo pure a trovare nei monasteri suore, frati, priori ed abati. Pochi sacerdoti negli anni’80 erano titolari di licenze e dottorati in Teologia od in Diritto canonico, inoltre, anche adesso, tanti per “mancanza di tempo” non si aggiornano sul piano magisteriale……Ho incontrato anche bravi seminaristi che abbandonarono la laurea in medicina, in ingegneria ecc. perché Dio li aveva ‘chiamati’ e loro avevano accettato di operare in ‘nomine Christi’. Abbiamo avuto anche il privilegio di seguire per 8 mesi 2 cappellani marittimi, appartenenti al dipartimento ‘Apostolato del mare’ della CEI (durante i nostri 2 giri del mondo), uno dei quali poliglotta, canonista argentino, già Vicario episcopale presso l’Arcidiocesi di Buenos Aires, in cui Papa Francesco fu Arcivescovo (il cui seminario ed alcune sedi della sua formazione visitammo nel 2016).

Aggiungo che in anni diversi 2 miei confessori, con i quali tuttora siamo amici,  preferirono la via della ‘riduzione allo stato laicale’, uno dei quali è in attesa della sentenza di nullità matrimoniale… Centinaia di Sacerdoti che mi hanno permesso di comprendere e di verificare umilmente le caratteristiche peculiari della “figura” contemplata dagli atti del Magistero e dalle norme del  Codice di Diritto canonico (  I MINISTERI ORDINATI:Can. 1009 e ss.- LG 28 e 29-GS n. 43/Il ministero del Vescovo: Canoni 375 e ss.- Decr. Vat.2° Christus Dominus/Il ministero del Presbitero: Can. 519-521-545-553-556-564; per completezza:Il ministero del diacono permanente:Can. 236-1008-1009, CEI 1/6/1993,Congr.Ed.Catt.22/2/98)  che ho avuto l’occasione di studiare con passione e di  approfondire in Corsi accademici dal 2011 al 2019, insieme a mia moglie Marcella, grazie anche ad un eccellente Presbitero, Direttore del Centro diocesano di Teologia di Base (nella foto) che ha acquisito durante il suo ministero una formazione completa sotto tutti i profili  (non suono il violino in quanto, considerata la mia formazione, sono sempre molto critico) che riesce a trasmetterla in ogni momento didattico, liturgico e pastorale ai ‘suoi’ fedeli in modo semplice, ma con una tale profondità spirituale e teologica che andrebbe emulato da tanti altri chierici a me noti, per siffatte caratteristiche meriterebbe, a mio avviso, di esercitare funzioni episcopali.

A tal proposito evidenzio che  recentemente, dopo il  Convegno internazionale per la Formazione permanente dei sacerdoti sul tema ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’ (2Tm 1,6) organizzato dal Dicastero per il Clero, in collaborazione con il Dicastero per l’Evangelizzazione, Sezione per la prima Evangelizzazione e le nuove Chiese particolari e il Dicastero per le Chiese Orientali,  dal 6 al 10 febbraio 2024      (https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&opi=89978449&url=https://www.agensir.it/quotidiano/2024/1/31/sacerdoti-roma-dal-6-al-10-febbraio-convegno-un-convegno-internazionale-per-la-formazione-permanente/&ved=2ahUKEwiZpfzo18uGAxUY4AIHHUDuAPY4ChAWegQIAhAB&usg=AOvVaw1S9o7HoTWk8qSLiaqxmA-W ) il Pontefice ha effettuato alcune puntualizzazioni in merito ed  il 6 Giugno 2024 il nostro Simone Baroncia ha pubblicato sul tema questo  interessante articolo     (https://www.korazym.org/103676/papa-francesco-ribadisce-la-necessita-di-una-formazione-per-i-sacerdoti/ : Il papa ha ribadito che la formazione ricevuta in seminario non è più sufficiente:

“Perciò, non possiamo illuderci che la formazione in Seminario possa bastare ponendo basi sicure una volta per tutte; piuttosto, siamo chiamati a consolidarla, rafforzarla e svilupparla in un percorso che ci aiuti a maturare nella dimensione umana, a crescere spiritualmente, a trovare i linguaggi adeguati per l’evangelizzazione, ad approfondire quanto ci serve per affrontare adeguatamente le nuove questioni del nostro tempo…Ed infine ha evidenziato: “Come sapete, la Relazione di sintesi della prima Sessione dell’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre scorso, ha raccomandato di effettuare una valutazione sull’attuazione del ministero.. dopo il Concilio Vaticano II’”. ) che mi ha sollecitato molti interrogativi sulle caratteristiche della vocazione presbiterale nell’epoca attuale, sull’effettiva, esclusiva ‘spiritualità’ di chi si appresta ad operare in ‘Persona Christi’ in un mondo in cui la principale finalità esistenziale sembra che sia  costituita dall’interesse individuale. Inoltre il 7 Giugno alla Basilica Santuario mariano di Altavilla Milicia (Parroco/Rettore il nostro Direttore emerito e già citato Maestro di Teologia di base, Prof. Mons. Salvo Priola, insieme nella foto e nel video https://www.facebook.com/share/v/d7kMQgHXxCPz1Nvs/ ) il Rev.mo Padre Calogero D’Ugo (con il quale nel 2017 siamo stati relatori insieme ad un convegno istituzionale), laureato in Storia e Filosofia, Titolare  del Dottorato in Teologia con specializzazione in Dottrina sociale della Chiesa, già Vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Palermo e direttore della Scuola di formazione socio-politica, ha presentato il suo nuovo libro ‘Raccontami un Santo’ (prefazione del Cardinale Angelo Comastri, già Vicario generale emerito del Pontefice, per la Città del Vaticano) in cui descrive “Dieci brevi profili esistenziali di giovani (fra i quali Domenico Savio, Luigi Gonzaga, Giacinta e Francesco di Fatima) che la Chiesa ha proposto o desidera proporre a modello..di epoche diverse che tuttavia possono parlare ai giovani del nostro tempo…felici perché uniti a Dio…che non conoscono la tristezza esistenziale…le loro vite dimostrano che aveva ragione Lèon Bloy :L’unica vera tristezza è non essere santi”.

E sempre il 7 giugno, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, per la celebrazione della Giornata della Santificazione Sacerdotale, il prefetto del Dicastero, cardinale Lazzaro You Heung sik, e il segretario monsignor Andrés Gabriel Ferrada Moreira, hanno inviato una lettera ai fratelli sacerdoti. nella quale ricordano che questa è una giornata di preghiera suggerita dal Dicastero per il Clero (all’epoca Congregazione) e istituita il 25 marzo 1995 da San Giovanni Paolo II, “perché la preghiera offerta per la santificazione dei Sacerdoti possa ottenere di riflesso il dono della santità di tutto il Popolo di Dio, a cui il loro ministero è ordinato” ( https://www.vaticannews.va/it/vaticano/news/2024-06/plenaria-dicastero-clero-formazione-sacerdoti-diaconi-vocazioni.html ). Molti sono ancora i giovani che credono alla santità e quindi  dirigono la loro vita verso la sequela di Cristo col ministero sacerdotale, infatti l’8 Giugno 2024 in un Duomo gremito in ogni navata, con i fedeli che si affollano ovunque anche in piedi, l’Arcivescovo dice questo ai sacerdoti novelli che ordina poco dopo, per l’imposizione delle sue mani e la preghiera: 17 nuovi preti della Diocesi di Milano (dove abbiamo il domicilio), 2 Frati minori Cappuccini, un religioso appartenente alla Congregazione delle Scuole di Carità – Istituto Cavanis e un sacerdote italiano della Diocesi peruviana di Huari, missionario dell’Operazione Mato Grosso.

Papa Francesco: camminare con il popolo di Dio per la crescita spirituale

Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Convegno internazionale sulla formazione permanente dei sacerdoti, promosso dal Dicastero per il Clero, in corso fino a sabato 10 febbraio, raccomandando di camminare nella testimonianza della Parola di Dio, secondo il titolo del convegno ‘Ravviva il dono di Dio che è in te’, senza offrire risposte preconfezionate:

Papa Francesco ‘sogna’ una Chiesa del popolo

“Gesù, per la sua Chiesa, non assunse nessuno dei piani politici del suo tempo: né i farisei, né i sadducei, né gli esseni, né gli esiti. Nessuna corporazione chiusa; semplicemente prendi la tradizione d’Israele: tu sarai il mio popolo e io sarò il tuo Dio”.

L’Arcivescovo di Palermo Mons. Corrado Lorefice apre l’Anno Giubilare Rosaliano

‘Rosalia, pellegrina di speranza’ è il tema dello speciale Anno Giubilare Rosaliano, aperto nei giorni  scorsi dall’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice per celebrare il IV Centenario del ritrovamento delle reliquie di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino (15 luglio 1624).

Dom Fornaciari è vescovo di Tempio-Ampurias

Nei giorni scorsi papa Francesco ha accettato la rinuncia di mons. Sebastiano Sanguinetti da vescovo di Tempio-Ampurias, in Sardegna, per raggiunti limiti di età ed ha chiamato a succedergli dom Roberto Fornaciari, priore del Monastero di Camaldoli, che è nato il 23 dicembre 1963 a Reggio Emilia.

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