La Chiesa invita alla partecipazione democratica

Condividi su...

Quest’anno in Italia è anno di votazioni, a cui saranno chiamati localmente molti italiani, non solo alla partecipazione al voto, ma anche come possibili candidati, tantoché in alcune diocesi i vescovi si sono espressi, con diverse sensibilità, sulla possibile candidatura dei cattolici nelle elezioni amministrative.

Durante l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Università di Sassari il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha inserito nel discorso per la costruzione della società come terzo pilastro, dopo la comunicazione, la pace e l’Europa, anche la politica, partendo dai capitoli che papa Francesco ha scritto nell’enciclica ‘Fratelli tutti’:

“Il mondo, afferma, ‘non può trovare una via efficace verso la fraternità universale e la pace sociale senza una buona politica’. Anzi, non può proprio funzionare senza di essa. Papa Francesco ritiene perciò che anche la Chiesa debba interessarsi alla politica: pur rispettandone l’autonomia”.

Ma la ‘buona politica’ è minacciata da neoliberismo e populismo: “E’ la visione delle élite economiche e finanziarie, spesso con collegamenti internazionali, i cui interessi sono distaccati dagli strati sociali più deboli o anche di quelli che semplicemente sono senza le risorse e le possibilità di tali élite. Quanto ai populisti, questi (spiega l’enciclica) deformano la parola “popolo”, poiché in realtà ciò di cui parlano non è un vero popolo, ma il ‘loro’ popolo, una parte contrapposta a tutti gli altri”.

Ed ha affermato che il papa ha indicato con precisione la strada della vita democratica: “Papa Francesco mi sembra indicare la strada della democrazia, anche se questa parola, come giustizia o libertà, è stata manipolata, deformata e svuotata di un contenuto chiaro per giustificare qualsiasi azione, persino di dominio sugli altri…

La democrazia è in crisi, per una crescente separazione tra élites e classi popolari, per un progressivo allontanamento delle istituzioni e la politica dalla comunità in cui dovrebbero essere radicate, per la crisi della politica e di visioni sovranazionali e multilaterali. Ne conseguono nuove tendenze autoritarie e illiberali, derive demagogiche, crescita delle disuguaglianze economiche e sociali, rarefazione della società civile e dei corpi intermedi, impoverimento del dibattito pubblico”.

Infatti la Chiesa ha sempre indicato la democrazia come strada ‘maestra’ per la società, citando il radiomessaggio natalizio di papa Pio XII: “E’ un motivo decisivo per preferire la democrazia e per contrastarne la crisi. E per farlo bisogna avere la stessa carica ideale, la stessa capacità unitiva, quello spirito costituente che permise alle convinzioni diverse non solo di non ignorarsi e di non contrapporsi imponendosi a colpi di maggioranza, ma di arrivare a produrre quell’unico straordinario inchiostro che stese la Costituzione italiana”.

Inoltre la vita democratica sarà il centro della prossima Settimana Sociale: “La democrazia sarà l’oggetto della prossima edizione delle Settimane Sociali della Chiesa, giunta alla cinquantesima edizione. Fino ad oggi qualunque altro sistema politico attribuisce il potere ad uno solo, ad un piccolo gruppo o a una parte soltanto (magari preponderante ma sempre parte) mentre la democrazia tende all’inclusione, anche delle minoranze, e alla sintesi degli interessi ed è più facilmente in sintonia con le ragioni della pace rispetto a quelle della guerra”.

Anche il vescovo della diocesi di Faenza-Modigliana, mons. Mario Toso, in un incontro a Cesena, ha parlato di un affievolimento dei valori cattolici nella società: “Non raramente, la Dottrina sociale della Chiesa (fonte di una spiritualità incarnata dell’impegno sociale e politico), oltre che ad essere considerata troppo astratta per affrontare i problemi concreti, è rimasta negli Statuti delle organizzazioni cattoliche o di ispirazione cristiana, come affermazione di principio, senza essere tradotta nella pratica!

Di fatto, la Dottrina sociale della Chiesa è ormai pressoché ignorata da molte associazioni, aggregazioni, movimenti cattolici o di ispirazione cristiana, specie da parte delle nuove generazioni. Per non parlare, poi, della vita parrocchiale: ci sono indagini che rilevano che la catechesi è impartita da persone, che, per l’80%, ignorano che cosa sia la Dottrina o Insegnamento sociale della Chiesa e, quindi, non sono in grado di veicolarla nella loro opera educativa”.

Questo disconoscimento della Dottrina Sociale della Chiesa implica uno scarso ‘giudizio critico’ nei confronti della realtà: “L’assenza della Dottrina sociale dall’orizzonte valoriale dei cattolici li priva di uno strumento essenziale per il discernimento, per la progettualità, per una spiritualità incarnata. Viene meno quell’insieme di principi di riflessione, di criteri e di orientamenti pratici, che sono indispensabili per la formazione di un giudizio critico sulla realtà e per l’azione costruttrice della società, conformemente alla dignità delle persone, dal punto di vista sia umano che cristiano”.

Quindi l’impegno politico per il cattolico si fonda sulla carità: “La politica e la democrazia si irrobustiscono quando siano potentemente animate dalla virtù teologale della carità. Una tale virtù non è un vago sentimento e neppure un amore semplicemente umano. La carità è virtù cardinale, virtù cristiana, che orienta ed unifica gli atti delle varie virtù nella costruzione della vita personale e della vita comunitaria. La carità, dunque, è un amore più che umano”.

La carità è un amore relazionale: “E’ infusa da Dio nelle persone per renderle capaci di amare come si ama nella Trinità, come ama Cristo. L’amore umano, fragile, a motivo del peccato originale, necessita di essere guarito, integrato dall’amore di Dio, donato e ricevuto.

L’amore-carità, amore dall’alto, amore trascendente, amore trinitario, ossia amore strutturalmente aperto all’altro tu, al noi delle tre Persone divine, relazioni sussistenti, rafforza il dinamismo di apertura e di comunione verso gli altri tu e gli altri noi, un dinamismo che è inscritto, sia pure in forma germinale, nell’amore umano”.

Quindi il politico dovrebbe prestare attenzione agli ‘ultimi’: “Il politico, mosso dalla carità, ha sempre un amore preferenziale per gli ultimi. È la carità che gli offre uno sguardo con cui coglie la dignità dell’altro, dei poveri, rispettandoli nel loro stile proprio e nella loro cultura. A partire da essa le vie che si aprono sono diverse da quelle di un pragmatismo senz’anima.

Impedisce di affrontare lo scandalo della povertà promovendo strategie di contenimento che unicamente tranquillizzano e trasformano i poveri in esseri addomesticati e inoffensivi. I politici sono chiamati a prendersi cura della fragilità dei popoli e delle persone con forza e tenerezza, opponendosi alla cultura dello scarto”.

Anche per il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Gianpiero Palmieri, per il cristiano, che si impegna in politica, la Dottrina sociale della Chiesa è fondamentale: “In un passato non troppo lontano era frequente sentir dire che le affermazioni dell’insegnamento sociale della Chiesa sarebbero ingenue, sorpassate, inefficaci.

A distanza di qualche decennio, esse invece rivelano tutta la loro straordinaria attualità. Per anni si è dato credito all’idea che un mercato senza regole avrebbe arricchito tutti, che smantellare certi valori morali ci avrebbe reso più liberi e felici, che l’individualismo e il privilegio degli interessi di parte non avrebbero scalfito quell’abitudine alla solidarietà e alla coesione sociale così radicate in Italia”

Tale disimpegno ha una pesante ricaduta sui giovani: “Pensiamo alla ricaduta di tutto questo sui ragazzi: anche se all’apparenza non manca una certa effervescenza sociale e la voglia di stare insieme e divertirsi, si è diffuso in poco tempo un clima disilluso e rassegnato, un’incertezza riguardo al futuro che mina la voglia di fare sogni e progetti, una sensazione di vuoto nel cuore perché non ci sono significati profondi che possano orientare la vita. Anche l’entusiasmo politico è di pochi fortunati: il 50% dei giovani non va a votare, sull’esempio degli adulti allontanati e sempre più nauseati dal linguaggio e dai modi di una certa politica”.

Per questo il vescovo invita i cattolici ad un impegno politico: “C’è oggi bisogno di cristiani che sappiamo servire il bene comune non solo con rigore e competenza, ma soprattutto con tanta passione con tanto amore, sapendo che spesso si va controcorrente. Solo così non si fermeranno alle prime difficoltà opposte da chi, in fondo, gode e prospera quando vede spegnersi l’entusiasmo per il bene.

Ed è importante che la Chiesa non lasci mai soli e senza il sostegno di una profonda spiritualità coloro che ‘si buttano’ in politica: hanno bisogno non tanto di alleati, ma di amici fraterni con cui alimentare e condividere sogni e speranze”.

Nella lettera anche mons. Palmieri ha fatto riferimento alla prossima Settimana Sociale ed a san Paolo VI: “Non è un caso che la 50^ Settimana sociale dei cattolici in Italia, in programma a Trieste per il prossimo luglio, abbia come tema ‘Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro’…

Ormai da tempo nella Chiesa c’è consapevolezza che dall’unica fede non discende necessariamente l’impegno nello stesso partito politico, come scriveva già san Paolo VI nel 1971 (lettera ‘Octogesima Adveniens’… un testo profetico!). In fondo, mai come adesso, nessun partito rappresenta pienamente e traduce fedelmente in scelte concrete la visione cristiana della vita.

E’ proprio in questo ‘spazio’ che si genera l’opportunità per i cristiani di interrogarsi, confrontarsi, agire di comune accordo, tra di loro e con tutti, perché in sede politica si facciano le scelte a vantaggio del bene comune e della protezione dei soggetti più fragili. Il sistema democratico è proprio quello che permette a tutti di esprimere il proprio punto di vista e partecipare da protagonista alla vita del proprio Paese”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50