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Sanremo 2025, Fabrizio Venturi rende noti i nomi dei cantanti che parteciperanno alla quarta edizione Festival della Canzone Cristiana
La Quarta edizione del Sanremo Cristian Music Festival, Festival della Canzone Cristiana 2025, www.sanremofestivaldellacanzonecristiana.it, si svolgerà a Sanremo dal 13 al 15 febbraio 2025, in concomitanza con la settantacinquesima edizione del Festival della Canzone Italiana.
Sarà un Festival nel Festival, una staffetta musicale tra la musica leggera del Festival della Canzone Italiana, diretto da Carlo Conti, e la Christian Music del Sanremo Festival della Canzone Cristiana, ideato dal cantautore e Direttore artistico Fabrizio Venturi, il quale, nelle ultime ore, ha comunicato alla stampa i nomi degli artisti in gara:
“Abbiamo ricevuto tantissime candidature e i brani che ho ascoltato sono di levatura altissima. Ciò testimonia che la Christian Music sta sempre più affermandosi anche nel nostro Paese. Sarà Festival speciale dedicato al Giubileo e a Papa Francesco, il cui impegno è teso all’affermazione della Fratellanza Umana, della Pace Mondiale e della Convivenza Comune”, ha dichiarato Fabrizio Venturi.
Di seguito, i nomi dei concorrenti della quarta edizione del Festival della Canzone Cristiana che si contenderanno i pregiati trofei realizzati dal grande Maestro orafo Michele Affidato, lo stesso orafo che ha creato i trofei che consegnerà Carlo Conti ai vincitori del Festival della Canzone Italiana:
Tony Strano di Pozzuoli (NA) con la canzone “Vento”
Francesco Bartoletti di Rho (MI) con la canzone “Sei la mia roccia”
Gina Palmieri di Lesina (FG) con la canzone “Rosa”
Giovanni Sisti di Roma con la canzone “Le parole di Pietro”
Giuseppe Marchese di Biancavilla (CT) con la canzone “Preghiera”
Figli del padre di Vezzano sul Crostolo (RE) con la canzone “Le dieci vergini”
Gipsy Fiorucci di Città di Castello (PG) con la canzone “Regina del suo regno”
Gabylo di Casarza Ligure (GE) con la canzone “Ho fede”
Baby Rush di Frascati (RM) con la canzone “Gesù”
Odissea di La Spezia (SP) con la canzone “C’è un tempo per amare”
Piero Chiappano di Gaggiano (MI) con la canzone “Una strada in mezzo al cielo”
Xada di Bressana Bottarone (PV) con la canzone “Fantasie”
Renato Belluccio di Capaccio Paestum (SA) con la canzone “La guerra è finita andiamo in pace”
Selmar di Pelago (FI) con la canzone “Tuo amore”
Gabry di Cavriago (RE) con la canzone “Quotidianità”
Marco Celauro di Agrigento (AG) con la canzone “Adoro te”
Ester di Gela (CL) con la canzone “Sotto una luna argento”
Raffaele Mario Arteca di Padula (SA) con la canzone “Core ‘e mamma”
Rapporto IREF: l’associazionismo è vitale
“Il rapporto Iref 2024 offre una visione di un’Italia in trasformazione, capace di reinventare la partecipazione e l’impegno civico per rispondere a una società in continuo cambiamento. Nonostante le difficoltà, l’associazionismo italiano si dimostra ancora un tessuto vitale e dinamico, capace di adattarsi ai nuovi bisogni dei cittadini e di costruire, in maniera inclusiva, una cittadinanza attiva e solidale”: lo ha affermato il presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia, durante la presentazione decimo Rapporto sull’associazionismo sociale dell’Istituto di ricerche educative e formative delle Acli (Iref), intitolato ‘La prospettiva civica’ svoltasi al Circolo Acli Lambrate.
Il volume descrive l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.
Sebbene la partecipazione civica tradizionale sia in calo, esistono numerose piccole associazioni tematiche, spesso animate da giovani e dotate di una struttura flessibile e digitalizzata, che rispondono ai bisogni specifici delle comunità locali, diventando punti di riferimento per la coesione sociale e affrontando tematiche come l’inclusione, la sostenibilità ambientale e il supporto alle fasce più vulnerabili.
Tale ‘reinvenzione del locale’ dimostra come l’associazionismo sia in grado di adattarsi alle sfide contemporanee, colmando le lacune istituzionali e offrendo soluzioni concrete ai problemi del territorio, offrendo un’analisi innovativa e approfondita del mondo associativo italiano, che si pone come un importante strumento di riflessione su come l’associazionismo stia evolvendo in Italia, esplorando le nuove forme di partecipazione e il ruolo delle organizzazioni sociali in un contesto di profonde trasformazioni economiche e politiche.
La ricerca si è basata su due anni di studio e include contributi di ventiquattro autori, arricchiti da statistiche inedite e da una mappatura della partecipazione civica in Italia. A differenza dei precedenti rapporti, che si focalizzavano sull’impatto sociale e culturale delle associazioni, ‘La prospettiva civica’ esamina il funzionamento interno delle nuove realtà associative e le motivazioni di coloro che scelgono di impegnarsi attivamente, spesso in modo informale, all’interno delle proprie comunità.
Un altro tema centrale analizzato è la difficoltà che molte micro-associazioni informali incontrano nell’adeguarsi ai requisiti introdotti dalla recente ‘Riforma del Terzo settore’, che ha stabilito norme più rigide per il riconoscimento delle associazioni. Ciò ha creato una spaccatura: da un lato, gli Ets (Enti del Terzo settore) formalmente riconosciuti e in grado di co-progettare con le istituzioni; dall’altro, gruppi e micro-associazioni più informali, che rimangono esclusi dal Registro nazionale e, di conseguenza, dai benefici della riforma.
Il documento descrive anche l’associazionismo come un fenomeno che resiste alle logiche di mercato, cercando soluzioni mutualistiche e di condivisione che favoriscono il benessere collettivo. Dalle reti di supporto tra genitori, alla tutela di lavoratori precari, fino al supporto nei settori della salute mentale e dell’educazione, il volontariato italiano crea connessioni significative che offrono alternative a modelli economici basati solo sull’efficienza e il profitto.
Il rapporto esplora il ruolo delle associazioni come canali alternativi di partecipazione politica per chi è deluso dai partiti tradizionali. Sebbene la sfiducia verso la politica istituzionale sia crescente, il mondo associativo si conferma un ponte vitale per la cittadinanza attiva, dando voce a chi è spesso escluso dai processi decisionali, come giovani, migranti e persone in difficoltà economica e sociale.
L’incontro è stato aperto da Paolo Petracca, presidente dell’IREF ed ha visto l’intervento di numerosi esponenti del terzo settore e amministratori locali, con la conclusione di Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli: “L’associazionismo ha oggi la responsabilità di andare oltre le sue stesse definizioni e categorie autoimposte, per riscoprire il suo ruolo di ponte tra i cittadini e le istituzioni. In un tempo di grandi tensioni sociali e politiche, ciò che conta è costruire spazi di partecipazione, affinché tutti possano sentirsi parte di un progetto comune di coesione e solidarietà”.
(Foto: Acli)
Fabio Nardelli racconta un popolo missionario e sinodale per il cammino della Chiesa
“L’accostamento tra missione e sinodalità: un accostamento per così dire ‘sistematico’, messo in evidenza fin dal titolo. E questo perché missione e sinodalità non stanno l’una senza l’altra: si sostengono reciprocamente, crescono di pari passo e insieme concorrono a delineare il cammino della Chiesa nel Terzo Millennio. Di fronte all’annuncio di un Sinodo sulla sinodalità, qualcuno aveva paventato il pericolo di «introversione ecclesiale», per dirla con le parole di Evangelii Gaudium (n. 27), cioè di una specie di ripiegamento della Chiesa su se stessa e sui suoi meccanismi interni, in contraddizione con le esigenze di quella conversione missionaria cui l’ora presente chiama i credenti in tutto il mondo. Ma, in realtà, il cammino sinodale in corso non è che la coerente prosecuzione del ‘sogno’ missionario che papa Francesco illustrava così nello stesso paragrafo di quel documento”.
Così inizia la prefazione del card. segretario generale del Sinodo dei Vescovi, card. Mario Grech, al libro ‘Un popolo missionario e sinodale. Il cammino della Chiesa nel Terzo Millennio’ del frate minore, p. Fabio Nardelli, che nasce dalle ‘riflessioni che le Conferenze Episcopali, le Chiese Orientali Cattoliche e altre realtà ecclesiali internazionali hanno presentato oltre ai rapporti redatti dai parroci nella tre-giorni di lavoro dell’incontro Parroci per il Sinodo’.
Ed in occasione di questa seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo dei Vescovi (2-27 ottobre), il volume di p. Fabio Nardelli, docente di Ecclesiologia all’Istituto Teologico di Assisi ed alla Pontificia Università ‘Antonianum’ di Roma, nonché assistente presso la Facoltà di Teologia della Pontificia Università Lateranense,‘Un popolo missionario e sinodale. Il cammino della Chiesa nel Terzo Millennio’, si presenta come uno strumento di natura teologico-pastorale che evidenzia un accostamento tra missione e sinodalità, particolarmente significativo nell’attuale contesto ecclesiale. La prefazione del card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che arricchisce l’opera, ribadisce che l’aggettivo ‘missionario-sinodale’ concorre a delineare il cammino della Chiesa nell’attuale contesto.
Perché la Chiesa è un popolo missionario e sinodale?
“Nel corso della riflessione teologica, lungo i secoli, diverse sono state le categorie utilizzate per esprimere la realtà ecclesiale. Ma quella che sembra particolarmente adatta per correlare missione e sinodalità, è il ‘Popolo di Dio’. Chiamato da Dio, il popolo si mette in cammino vivendo ‘in uscita’ e nello stile della comunione. Questi due atteggiamenti caratterizzano l’essere della Chiesa nel Terzo Millennio, secondo quanto affermava papa Francesco, dicendo che ‘la sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione’”.
Quale correlazione esiste tra partecipazione e missione?
“Come afferma il card. Grech, nella prefazione del volume, ‘una Chiesa più capace di partecipazione e corresponsabilità è una Chiesa ultimamente più capace di missione’. In realtà, la dimensione partecipativa è già espressione della sua missionarietà in quanto ogni battezzato, in forza del ‘sensus fidei’, diventa un membro attivo della Chiesa realizzando concretamente nel suo contesto e con la forma della sua vita l’imperativo missionario del Risorto: ‘Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura’, come narrato nel vangelo di san Marco”.
Per quale motivo la Chiesa è pellegrina di speranza?
“La Chiesa ‘pellegrina di speranza’ è icona di ogni persona che, mettendosi in cammino nella fede, ha davanti a sé una meta e una direzione indicata dalla Parola. Come ripete papa Francesco, nella Bolla ‘Spes non confundit’: ‘mettersi in cammino è tipico di chi va alla ricerca del senso della vita’ e, perciò, essa è chiamata a vivere da pellegrina per ricordare all’uomo contemporaneo che tutti sono in ‘cammino’ verso il Regno”.
In quale modo il cammino della Chiesa sinodale si fonda sulla Trinità?
“Essa si presenta come ‘soggetto’ della fede che come comunità e assemblea di credenti ha quale “oggetto” della sua fede il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Questo è ciò che voleva mostrare anche il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa ‘Lumen gentium’, quando ha evidenziato l’azione ad extradella Trinità specificando il compito del Padre, il ruolo del Figlio e dello Spirito Santo. Il volume, infatti, mette in evidenza che il cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa sta facendo emergere una vera ‘ecclesiologia pneumatologica’, in cui lo Spirito unifica nella comunione e nel ministero diversi doni gerarchici e carismatici che operano in essa”.
Missione richiama la parola ‘evangelizzazione’: con quale stile?
“Naturalmente, quello della ‘partecipazione’, in quanto la missione è nel DNA del cristiano. Quindi nessuno può sentirsi escluso da una Chiesa tutta missionaria, in cui, nella diversità delle funzioni, ogni battezzato è chiamato a vivere in pienezza la sua identità. In verità, la riscoperta della radice battesimale ha liberato la Chiesa da un’eccessiva clericalizzazione dei laici e da un’impropria secolarizzazione dei pastori. Ed, in questo nuovo contesto, la sinodalità, intesa come ‘stile ecclesiale’, consente a tutti di cogliere meglio le caratteristiche e la funzione dei differenti protagonisti dell’evangelizzazione”.
(Tratto da Aci Stampa)
A Milano mons. Delpini rivolge un invito alla partecipazione della vita cristiana e sociale
Sabato 7 settembre nel duomo di Milano mons. Mario Delpini ha celebrato la messa pontificale, che ha aperto l’anno pastorale della diocesi ambrosiana in occasione della festa della Natività di Maria, patrona della cattedrale con un’omelia in cui ha richiamato alcuni temi della proposta pastorale elaborata nello scorso giugno (‘Basta. L’amore che salva e il male insopportabile’), raccontando una città da abitare:
“Sì, vorremmo una città dove sia bello abitare, una città giovane, una città accogliente, una città con tanti bambini contenti e tante famiglie serene. Ma constatiamo che la città invecchia, le famiglie sono stanche per la frenesia quotidiana e per le tensioni esasperanti che le attraversano.
Sì, ci impegniamo per vivere con coerenza e per annunciare con gioia il vangelo di Gesù, la speranza che offre; sì, ci piacerebbe costruire comunità unite, liete, ricche di futuro. Ma se ci mettiamo a calcolare i risultati, constatiamo il nostro fallimento”.
L’arcivescovo ha riportato allora le raccomandazioni di san Paolo ai cristiani dell’epoca, validi ancora oggi: “Ecco non sono necessari molti esempi per constatare il realismo di quello che Paolo scrive: nella logica della ‘legge’ gli adempimenti sono impossibili, la legge è impotente. Che cosa si può pensare della storia dell’umanità? La storia umana è una storia di fallimenti e di sconfitte del bene.
Eppure lo sguardo credente legge la storia umana come storia della salvezza. Che cosa di buono può venire da questa serie di generazioni di uomini impastati di santità e di peccato? A che serve, quale messaggio può offrire il lungo elenco di nomi di personaggi famosi e sconosciuti, ammirevoli e spregevoli? Ecco, questa storia del male scoraggiante e del bene precario e fragile è la storia di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo”.
Però nell’impotenza dell’umanità si realizza l’opera di Dio: “Dunque dentro il destino di impotenza e di sconfitta c’è una rivelazione dell’opera di Dio che salva. Paolo invita condividere la sua fede: Dio ha reso possibile quello che era impossibile alla Legge e ai buoni propositi, mandando il proprio Figlio in una condizione di fragilità, come quella di tutti, perché si apra la via della salvezza, per coloro che camminano non secondo la carne, ma secondo lo Spirito”.
Tale opera di Dio si compie nel Suo Figlio: “L’opera di Dio si compie in Gesù e noi professiamo che proprio in lui incontriamo la verità di Dio e la rivelazione del suo amore, proprio in Gesù, figlio di Davide, figlio di Abramo.Noi desideriamo fissare lo sguardo su Gesù per imparare tutto quello che c’è da sapere e tutto quello che si può dire di Dio. Perciò cerchiamo di correggere l’inclinazione diffusa a immaginare un Dio, senza dipendere dalla rivelazione di Gesù”.
Per questo nell’omelia mons. Delpini ha ‘denunciato’ l’abbandono della frequenza alle celebrazioni eucaristiche. “Il ricordo del concilio di Nicea, che il nostro padre Ambrogio ha predicato con tanto vigore e costanza, può essere per noi un rimprovero: si ha infatti l’impressione che il linguaggio diffuso e anche la pratica ordinaria orientano a dimenticare la mediazione di Gesù, a fare a meno di lui.
Un sintomo preoccupante è la consuetudine di abbandonare la celebrazione del segno che Gesù ha indicato perché si celebri il memoriale della sua opera di salvezza, cioè l’eucaristia. La Messa sembra ridotta a una cerimonia che può piacere o annoiare. Molti dichiarano che non hanno bisogno di partecipare alla celebrazione della Pasqua di Gesù per essere brava gente e per fare tanto bene”.
Questa mancanza può portare i cristiani al disimpegno ‘civile’: “ Forse per questo i buoni propositi sono troppo inconcludenti, forse per questo l’impegno risulta frustrante, forse per questo il cristianesimo si presenta con una sorta di tristezza per l’elenco delle cose che si dovrebbero fare, ignorando la gioia di essere in comunione con Gesù, con la pienezza della sua gioia”.
Inoltre, durante la celebrazione eucaristica si è svolto anche il Rito di ammissione di tre seminaristi della Diocesi al percorso verso il diaconato e l’ordinazione sacerdotale e di otto laici che iniziano il cammino per diventare diaconi, in quanto la vita è una vocazione al servizio:
“L’opera di Dio si compie in Gesù e Gesù entra nella storia umana come la voce amica che chiama alla sequela. La salvezza che Dio opera in Gesù non è in primo luogo un evento cosmico, ma una comunione, una relazione personale, la vocazione…
Il servizio ministeriale non è una scelta di cui ciascuno è il protagonista, con la presunzione di rendersi utile, con la convinzione di avere qualche cosa da dare al Signore e alla Chiesa. E’ piuttosto la risposta alla chiamata della Chiesa, di questa concreta comunità cristiana che sceglie, dopo attento discernimento, persone disponibili a far parte del clero diocesano per continuare la missione della Chiesa”.
Al termine della celebrazione, poi, l’arcivescovo, dopo avere ricordato alcuni appuntamenti che segnano l’inizio del nuovo anno pastorale, si è soffermato sulle ‘tante sofferenze’ che si vivono “anche nella nostra Diocesi: drammi familiari, violenza nelle case, violenza nelle strade, incidenti sui posti di lavoro, carceri che sono troppo spesso luoghi di tragedie e di difficoltà che sembrano intollerabili… Il Signore ci aiuti ad essere seminatori di pace, tessitori di relazioni che aiutino a superare queste forme di violenza. La presenza dei cristiani, l’opera della Chiesa sia un segno della benedizione di Dio”.
(Foto: arcidiocesi di Milano)
Don Maurizio Girolamo è il nuovo preside della Facoltà teologica del Triveneto
Don Maurizio Girolami è il nuovo Preside della Facoltà teologica del Triveneto. Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione lo ha nominato per il quadriennio 2024-2028. Il primo settembre don Girolami succede a don Andrea Toniolo, giunto al termine del suo mandato. A don Andrea Toniolo la Facoltà esprime un grazie sincero per il servizio svolto con grande dedizione e competenza in questi anni. A don Maurizio Girolami esprime vivissime congratulazioni e porge l’augurio di un proficuo lavoro a favore della comunità accademica.
Don Maurizio Girolami, 52 anni, presbitero della Diocesi di Concordia-Pordenone, ha conseguito la licenza in Scienze bibliche al Pontificio Istituto Biblico di Roma; il diploma di magistero in Scienze per la formazione all’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana di Roma; il diploma di archivista presso la Scuola vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica; il dottorato in Teologia e Scienze patristiche all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma.
Dal 2013 insegna Patristica al ciclo istituzionale della Facoltà teologica del Triveneto, dove dal 2021 è titolare di cattedra come docente stabile straordinario nella sede di Padova e dal 2024 è docente congiunto con lo Studio teologico “Card. Celso Costantini” di Concordia-Pordenone. Insegna inoltre all’Istituto di Studi ecumenici di Venezia; è docente invitato di Ermeneutica e Teologia del Nuovo Testamento allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
È vicepreside (dal 2023) e direttore della Biblioteca (dal 2021) della Facoltà teologica del Triveneto.
Dal 2023 è vicepresidente dell’Associazione Biblica Italiana. E’ membro dei comitati scientifici di Rivista Biblica ed Ephemerides Liturgicae; del comitato di redazione di Augustinianum. Numerose le pubblicazioni di articoli e contributi in riviste e miscellanee. Fra le pubblicazioni: Il giorno degli inizi. Un percorso biblico e storico per riscoprire la domenica, San Paolo 2022; Le prime vie per seguire Gesù. Introduzione alla Patrologia (I-III secolo), Emp-Fttr 2021. Ha curato ‘Il cristianesimo in Anatolia tra Marco Aurelio e Diocleziano. Tradizione asiatica e tradizione alessandrina a confronto. Atti del XVI Convegno Internazionale di Studi’, promosso dalla Facoltà Teologica del Triveneto e dal Gruppo Italiano di Ricerca su Origene e la Tradizione Alessandrina (Portogruaro, 27 – 28 aprile 2018). Studi in onore di mons. Luigi Padovese (1947-2010), Morcelliana 2019; L’Oriente in Occidente. L’opera di Rufino di Concordia. Atti del convegno internazionale promosso dalla Facoltà teologica del Triveneto e dal Gruppo italiano di ricerca su Origene e la tradizione alessandrina (Portogruaro, 6-7 dicembre 2013), con Omaggio a Maria Ignazia Danieli per il suo 75 genetliaco, Morcelliana 2014.
Un’intervista al nuovo preside è pubblicata nel sito della Facoltà teologica www.fttr.it, di cui si riporta una parte. Partiamo dalla comunione, dunque: “Nata dalla volontà dei quindici vescovi del Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige, ritengo che oggi la Facoltà sia non solo una realtà accademica che offre il suo specifico contributo alla ricerca universitaria, ma anche un laboratorio di vita ecclesiale, capace non solo di incidere nella vita delle nostre chiese, ma anche di diventare promotrice di rinnovamento sociale. L’impegno formativo di docenti e studenti è opera di comunione, perché lo studio della teologia è un gettare ponti nel tempo e nello spazio per conoscere meglio i cammini di fede di donne e uomini che prima di noi, accanto o lontano da noi, hanno imparato a seguire Cristo”.
Lo studio della teologia è anche uno spazio di partecipazione?
“È partecipazione innanzitutto come voglia di esserci e di stare nella storia e nella vita delle persone in questo nostro tempo; in modo particolare, lo studio della teologia è uno spazio perché i giovani, che si affacciano alla vita con i loro desideri, mettano a frutto il dono dell’intelligenza ricevuta per dare un senso pieno alla storia personale in un contesto di legami ecclesiali che valorizzano il dono di ciascuno. Studiare teologia non significa solo accostare la Bibbia e i documenti della fede cattolica, ma volgersi alla vita delle persone nella loro concretezza”.
Ed in ambito ecclesiale?
“La Facoltà vuole partecipare in modo sempre più intenso alla vita delle nostre chiese locali, perché è per esse che esiste: i progetti di ricerca che in questi anni si sono avviati, e quelli che verranno aperti nel prossimo futuro, vogliono essere un luogo di riflessione sulla vita delle comunità cristiane, perché si possa pensare la fede con ogni intelligenza possibile, in un continuo dialogo con il tesoro della tradizione e in una inesausta ricerca di sapienza nei molti ambiti in cui si spiega la storia umana.
Lo studio della teologia non è un tempo dedicato a una qualche teoria da applicare alla prassi, ma – ben radicati alla fonte della rivelazione e guidati da acuto spirito critico – un imparare modelli e criteri per capire, per discernere e per agire, affinché ogni generazione possa vivere la gioia del vangelo dando il proprio specifico apporto a creare un mondo più giusto e fraterno”.
Meeting 2025 in compagnia di Thomas Stearns Eliot
“Il Meeting di quest’anno ci ha sorpreso per l’intensità della partecipazione, la forza delle testimonianze, la profondità delle riflessioni e l’apertura al mondo”: così si è espresso il presidente del Meeting dell’Amicizia fra i popoli, Bernhard Scholz, a conclusione della 45^ edizione della manifestazione dal titolo ‘Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?’, da cui sono emerse esperienze e prospettive per sostenere un’educazione appassionata al bene dei ragazzi, per promuovere un’economia equa e sostenibile, per favorire una politica orientata al bene comune e per utilizzare in modo adeguato i media e l’intelligenza artificiale.
Il presidente Scholz ha ripercorso i momenti più importanti di questa settimana riminese: “A partire dal dialogo inaugurale con il Patriarca di Gerusalemme dei Latini, il card. Pierbattista Pizzaballa, in tanti incontri si è cercato di dare voce a iniziative di pace e di riconciliazione in Russia, Ucraina, Israele, Palestina e Myanmar. Temi centrali sono stati anche il futuro della democrazia e il dialogo interreligioso: su quest’ultimo punto sono intervenuti il presidente della Cei cardinale Matteo Maria Zuppi e il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa”.
Le mostre hanno richiamato molto interesse da parte dei visitatori: “Le 16 mostre hanno incontrato anche quest’anno un grande interesse, con più di 150mila visitatori, con artisti come Curran Hatleberg e William Congdon, oppure attraverso le vite diverse tra loro ma tutte segnate in modo drammatico dalla ricerca dell’essenziale di Franziska e Franz Jägerstätter, Alcide De Gasperi e del medico modenese Enzo Piccinini. Di rilievo anche la mostra sulla storia dei Giubilei in vista dell’Anno Santo 2025”.
E come in ogni consuntivo non potevano mancare le cifre delle presenze al Meeting: “Quanto alle cifre, i partecipanti sono aumentati rispetto all’edizione 2023 con una crescita attorno al 10%. I 140 convegni con 450 relatori di cui 100 provenienti dall’estero, le 16 mostre e i 18 spettacoli hanno registrato quasi costantemente il sold out e lo stesso vale per il Villaggio Ragazzi Yoga e la Cittadella dello Sport che hanno visto la presenza di decine di migliaia di bambini e ragazzi.
In aumento anche le aziende partner, arrivate a quota 180, con un coinvolgimento anche nella riflessione sui temi del Meeting, mentre le dirette di 80 convegni (praticamente tutti i principali) sono state rilanciate quasi 300 volte dalle principali testate giornalistiche italiane, con un impatto mediatico complessivo sensibilmente maggiore rispetto all’anno scorso”.
Insomma tali numeri per il presidente della fondazione del Meeting sono significative perché esso è “sempre di più come un luogo di incontro, di dialogo, di pacificazione, di collaborazione e di approfondimento comune per il nostro Paese e per il mondo, come ha ricordato nel suo messaggio papa Francesco”.
Ed infine il titolo della 46^ edizione, che si svolgerà a Rimini da venerdì 22 agosto a mercoledì 27 agosto 2025, è tratto dai Cori da ‘La Rocca’ di Thomas Stearns Eliot: ‘Nei luoghi deserti costruiremo con mattoni nuovi’, che richiama, quasi inconsapevolmente lo spettacolo teatrale ‘Assassinio nella Cattedrale’, dello stesso autore, messo in scena nel 1990 dal Teatro degli Incamminati, che insieme al ‘Miguel Mañara’ di Oscar Milosz, messo in scena nel 1989, ed ‘Antigone’ di Sofocle, messo in scena nel 1991, sotto la regia di Franco Branciaroli, costituisce nel panorama artistico italiano e mondiale un ‘unicum’ irripetibile, sia per innovazione tecnica e scenografica, come ha ricordato la scenografa Margherita Palli, (in quei tempi lavorava con il regista Luca Ronconi), che il regista era un po’ ‘geloso’ dei successi di questi spettacoli, sia per aver fatto cadere la famosa ‘quarta parete’ con la partecipazione attiva del pubblico come attore, e la partecipazione di Gian Mario Bandera, direttore del Centro Teatrale Bresciano già presidente del Teatro degli Incamminati, che ha ricordato Emanuele Banterle e Giovanni Testori; Emilia Guarnieri, cofondatrice Meeting per l’amicizia fra i popoli.
Però nei numerosi incontri che il meeting ha offerto è opportuno quello svolto nell’ultimo giorno, dal titolo ‘Dagli uomini d’onore agli uomini d’amore’ con la partecipazione di Domenico Airoma, procuratore delle Repubblica di Avellino e vicepresidente Centro Studi Livatino; Valerio Montalbano, figlio di Giuseppe Montalbano, medico di Camporeale, ucciso il 18 novembre 1988 su ordine di Giovanni Brusca; Domenico Pace, detenuto presso il carcere di Sulmona; Lia Sava, procuratore generale Corte d’Appello di Palermo; Paolo Tosoni, avvocato penalista, che ha sottolineato il cammino compiuto per giungere al perdono:
“Nel mio lavoro di avvocato penalista ho spesso a che fare con persone che hanno commesso gravi crimini o con le loro vittime: i primi, alcuni, dopo tanti anni di carcere, pentiti del male commesso, anelano il perdono di coloro che hanno fatto soffrire; le vittime, che riescono a fare il grande passo di perdonare, raggiungono una pace insperata: il perdono, infatti, non a caso è un atto profondamente cristiano (ma alla portata di tutti) perché lenisce e rimargina le ferite e introduce una novità di vita”.
Per l’avvocato penalista il perdono è un’opportunità offerta a tutti: “Per tutti vi è e vi deve essere la possibilità di redimersi e riscattare socialmente il male arrecato: quando ciò avviene è una vittoria per tutti, vittime, magistrati, avvocati e collettività; non credere a questa possibilità è una sconfitta in partenza. Quando si parla di mafiosi e di uomini d’onore, in generale si tende ad escludere questa eventualità positiva: perché il patto scellerato che li ha condotti prima a commettere delitti e poi in carcere, si ritiene indissolubile, e strumentale ogni accenno di riabilitazione”.
L’intervento conclusivo dell’incontro è stato affidato al dott. Fabio Pinelli, vicepresidente Consiglio Superiore della Magistratura, che ha ricordato il beato Rosario Livatino, in cui ha riaffermato che la credibilità del magistrato deve manifestarsi sia nella vita pubblica che in quella privata: “Ecco la ‘credibilità’ del magistrato come momento fondante della sua legittimazione e delle sue garanzie. E’ una credibilità che si gioca non solo nelle decisioni e nelle scelte che compie allorché indossa la toga, ma anche nelle più generali manifestazioni della sua persona…
Vittorio Bachelet, Rosario Livatino, Piersanti Mattarella e Aldo Moro, tutti credibili e tutti ‘uomini liberi’: un grande lascito il loro, che ci spinge a non desistere dalla ricerca dell’essenziale”.
Ed infine la Compagnia delle Opere (CdO), durante l’incontro ‘Un lavoro all’altezza del desiderio umano’ ha ‘lanciato’ il manifesto per una nuova concezione del ‘buon lavoro’: “la finalità del lavoro di diventare un’esperienza umana fondamentale, ricercando anche degli strumenti per aumentare la soddisfazione di chi lavora; una provocazione per tutti gli imprenditori, che sono invitati ad accelerare questo processo;
organizzare i fattori produttivi per creare non solo valore finanziario, ma anche e soprattutto valore sociale; rivedere l’organizzazione del lavoro nelle nostre imprese perché chi lavora deve sentire la sua libertà resa più forte dalla condizione di lavoratore; sostenere le piccole e medie imprese che investono sulle idee dei propri collaboratori per dare spazio e valore alla creatività con sistemi di premi; sfruttare la crescente attenzione istituzionale e normativa alla sostenibilità cercando di allineare i valori aziendali con quelli percepiti come prioritari dalla società”.
Ed infine ecco biglietti vincenti della lotteria del Meeting di quest’anno: CD1455, HI0690, BC0929, DE1119, FG0923, CD0320, FG1074, HI1111, EF0886, CD1004, CD0262, FG1498.
(Tratto da Aci Stampa)