Papa Francesco: le benedizioni si danno alla persona
Oggi papa Francesco ha concluso la sua intensa giornata con un saluto alla delegazione della ‘Rete Mondiale di Preghiera per il Papa’, nata all’interno di un cammino gesuitico, con l’invito ad intensificare la preghiera, ricordando che senza essa l’azione si trasforma in ‘business’:
“Nel lavoro apostolico di un fedele, di un diacono, di un sacerdote, di un consacrato o di un vescovo, se svolto correttamente, è fortemente sentita l’esigenza della preghiera e dell’intercessione. Con quel ‘fare’ senza preghiera, anche se apostolico, è solo business. Ciò che dà senso all’apostolato è la preghiera”.
Ha ricordato che l’apostolo Pietro ha detto agli apostoli di dedicarsi alla preghiera ed all’annuncio della Parola di Dio: “Vale a dire, il primo dovere di un vescovo è pregare. Il primo dovere del cristiano è pregare, la preghiera. Altrimenti corriamo il rischio di diventare un’istituzione puramente naturale, mondana, con un lavoro politico”.
Mentre ai membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali ed ai partecipanti alla visita di studio annuale di giovani sacerdoti e monaci delle Chiese ortodosse orientali, ha parlato di una visita ‘preziosa’:
“Queste visite sono preziose, perché permettono al ‘dialogo della carità’ di andare di pari passo con il ‘dialogo della verità’ che la vostra Commissione porta avanti… Questi gesti, radicati nel riconoscimento dell’unico Battesimo, non sono semplici atti di cortesia o di diplomazia, ma hanno un significato ecclesiale e possono essere considerati dei veri e propri loci theologici”.
Altra caratteristica di questo dialogo è la ‘preoccupazione pastorale’: “A questo proposito, merita di proseguire la recente iniziativa di organizzare visite annuali e reciproche di studio per giovani sacerdoti e monaci…
Coinvolgere i giovani nell’avvicinamento delle nostre Chiese è un segno dello Spirito, che ringiovanisce la Chiesa nell’armonia, ispirando vie di comunione, donando saggezza alle nuove generazioni e profezia agli anziani. Prosegua nel segno dello Spirito questo ‘dialogo della vita’! E non dimentichiamo che l’armonia la fa lo Spirito Santo”.
Ad inizio giornata nell’udienza ai partecipanti alla ‘plenaria’ del dicastero per la Dottrina della Fede ha sottolineato il compito di tale dicastero: “Come stabilisce la Costituzione Apostolica ‘Praedicate Evangelium’, il ‘compito del Dicastero per la Dottrina della Fede è aiutare il Romano Pontefice e i Vescovi nell’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, promuovendo e tutelando l’integrità della dottrina cattolica sulla fede e la morale, attingendo al deposito della fede e ricercandone anche una sempre più profonda intelligenza di fronte alle nuove questioni’…
Da un lato, ho sottolineato l’importanza della presenza di professionisti competenti nell’ambito della Sezione Disciplinare, per assicurare attenzione e rigore nell’applicazione della legislazione canonica vigente, in particolare nella gestione dei casi di abusi su minori da parte di chierici, e promuovere iniziative di formazione canonica per gli Ordinari e per gli operatori del diritto.
Dall’altro lato, ho insistito sull’urgenza di dare maggiore spazio e attenzione all’ambito proprio della Sezione Dottrinale, dove non mancano teologi preparati e personale qualificato, anche per il lavoro nell’Ufficio Matrimoniale e nell’Archivio, di cui ricordo il 25^ anniversario di apertura al pubblico ad opera di san Giovanni Paolo II e del card. Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione, nell’imminenza del Grande Giubileo dell’Anno 2000”.
Ha ricordato che la Chiesa si basa sui sacramenti: “In questi giorni avete riflettuto sul tema della validità dei Sacramenti. La vita della Chiesa si nutre e cresce grazie ad essi. Per tale ragione, ai ministri è richiesta una particolare cura nell’amministrarli e nel dischiudere ai fedeli i tesori di grazia che comunicano.
Mediante i Sacramenti, i credenti diventano capaci di profezia e di testimonianza. E il nostro tempo ha bisogno con particolare urgenza di profeti di vita nuova e di testimoni di carità: amiamo dunque e facciamo amare la bellezza e la forza salvifica dei Sacramenti!”
Ed i sacramenti hanno la loro origine dalla fede: “In proposito vorrei ricordare due eventi: il decimo anniversario, da poco compiuto, dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium e l’ormai prossimo Giubileo, nel quale rinnoveremo la fede in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, speranza della storia e del mondo…
E’ tempo, perciò, di riflettere nuovamente e con maggiore passione su alcuni temi: l’annuncio e la comunicazione della fede nel mondo attuale, specialmente alle giovani generazioni; la conversione missionaria delle strutture ecclesiali e degli agenti pastorali; le nuove culture urbane, con il loro carico di sfide ma anche di inedite domande di senso; infine e soprattutto, la centralità del kerigma nella vita e nella missione della Chiesa”.
Quindi il compito ‘fondamentale’ della Chiesa è la custodia della fede: “Qui è atteso un aiuto da parte del Dicastero: ‘custodire la fede’ si traduce oggi in un impegno di riflessione e di discernimento, perché l’intera comunità si adoperi a una reale conversione pastorale e missionaria kerigmatica, che potrà aiutare anche il cammino sinodale in corso.
Ciò che per noi è essenziale, più bello, più attraente e allo stesso tempo più necessario è la fede in Cristo Gesù. Tutti insieme, a Dio piacendo, la rinnoveremo solennemente nel corso del prossimo Giubileo e ciascuno di noi è chiamato ad annunciarla a ogni uomo e donna della terra”.
Questo è il significato della dichiarazione ‘Fiducia supplicans’: “L’intento delle ‘benedizioni pastorali e spontanee’ è quello di mostrare concretamente la vicinanza del Signore e della Chiesa a tutti coloro che, trovandosi in diverse situazioni, chiedono aiuto per portare avanti, talvolta per iniziare, un cammino di fede”.
Ed ha sottolineato che la benedizione si impartisce alla persona: “…la prima è che queste benedizioni, fuori di ogni contesto e forma di carattere liturgico, non esigono una perfezione morale per essere ricevute; la seconda, che quando spontaneamente si avvicina una coppia a chiederle, non si benedice l’unione, ma semplicemente le persone che insieme ne hanno fatto richiesta. Non l’unione, ma le persone, naturalmente tenendo conto del contesto, delle sensibilità, dei luoghi in cui si vive e delle modalità più consone per farlo”.
(Foto: Santa Sede)