Tag Archives: benedizione
XXVII Domenica Tempo Ordinario: il matrimonio è progetto mirabile di Dio!
Il libro della Genesi evidenzia a chiare tinte il grande mistero di amore della creazione; vero mistero di amore perchè Dio creando ama, amando crea. Tutta la creazione è un mistero di amore; questo poi trova la sua espressione più alta nel matrimonio: l’istituto dal quale si evince l’immensa misericordia di Dio nell’avere pensato alla famiglia come vera icone dello stesso amore trinitario.
La famiglia chiude il ciclo creativo perchè in essa l’uomo sperimenta la grandezza del proprio essere, creato ad immagine di Dio, ed è chiamato ad essere collaboratore responsabile nella stessa opera creativa. Nella Genesi si legge: ‘Dio disse. non è bene che l’uomo sia solo!’ e da un osso di Adamo crea la donna; Adamo gioisce e Dio benedice la coppia: crescete, moltiplicatevi, riempite la terra; discorso allegorico ed assai significativo per indicare l’uguale dignità dell’uomo e della donna; l’unità inscindibile della famiglia costituita da uomo e donna; la missione della famiglia basata sull’amore vero: ‘l’uomo e la donna lasceranno la loro casa, diventeranno una cosa sola’.
La famiglia nasce da un osso di Adamo (una costola) ad indicare l’unità inscindibile della famiglia e l’uguale dignità dell’uomo e della donna. (La costola: un osso vicino al cuore): l’amore infatti fa dei due una cosa sola con eguale dignità: la famiglia è inscindibile perchè basata sull’amore e non sul semplice e fugace piacere: amore = ti voglio bene: (io voglio il tuo bene); amore = dare e non solo ricevere; fare felice l’altro e in questo reciproco amore si rinsalda la famiglia, elevata da Gesù a sacramento.
L’indissolubilità del matrimonio non è solo un obiettivo cristiano o l’apologia di un valore difeso ad oltranza da filosofi, pensatori, antropologi e giuristi cristiani, è richiesta dalla natura stessa della famiglia che postula la realtà fondamentale di questo valore: la donazione reciproca nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia; proprio questo costituisce il fondamento del vero amore e non la gretta ed utilitaristica mentalità edonistica che pone il piacere al di sopra dell’amore coniugale.
La famiglia nasce e si costituisce non dalla convivenza provvisoria ma dal sacramento del Matrimonio in cui gli sposi si accolgono reciprocamente promettendosi fedeltà ed amore, rispetto reciproco per tutta la vita nella buona e nella cattiva sorte. L’avvenire dell’umanità passa attraverso la famiglia; questa perciò è un valore insostituibile, conforme al disegno di Dio, creatore e padre.
Per i credenti la famiglia è la cellula di comunione a fondamento della società; vera Chiesa Domestica chiamata a rivelare al mondo l’amore misericordioso di Dio. Gesù dirà: “sposi amatevi come io ho amato la Chiesa”. La società tradizionale aiutava di più a formare e custodire la famiglia; oggi purtroppo domina una mentalità diversa, che non è proprio quella voluta da Dio ed evidenziata da Cristo Gesù; la crisi della famiglia si ripercuote determinando la crisi della società stessa, che è la comunione di tutte le famiglie. Bisogna amare la famiglia non per tradizione ma come scelta matura, consapevole e responsabile.
L’amore, oltre che sentimento, è costituito da responsabilità, costanza e sacrificio. Da qui la necessità delle virtù cristiane, della fiducia reciproca, dell’abbandono nella provvidenza e la preghiera incessante. L’amore è vita, per vivere devi amare; questa è la verità di Dio, quella verità che ci rende liberi e ci fa vivere veramente da uomini. Nella vita il solo pane non basta; si possono sopportare talvolta i morsi della fame ma non si può vivere dove manca la giustizia, che è rispetto reciproco; vero cibo preferito rimane sempre l’amore che è una fede sincera e profonda.
Chiedono allora a Gesù: E’ lecito ad un marito ripudiare la propria moglie? Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio! Gesù ribadisce l’indissolubilità del matrimonio richiamandosi al progetto originario di Dio: ‘L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto’. L’indissolubilità non è dovuto ad una legge imposta ma è una esigenza dell’amore. Gesù prende le distanze anche da Mosè ed evidenzia che al principio non fu così.
Il volere di Dio è uno solo: santificare la famiglia; i due si cercano, si trovano, si amano e diventano una cosa sola. Dio è colui che unisce; il diavolo è colui che separa. L’immagine di questo Dio trinitario, comunione-indissolubile, si realizza mirabilmente nel matrimonio comunione-indissolubile. Il segno più caro e delicato dell’amore sono i bambini, che Gesù abbraccia, accarezza dicendo : ‘Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite; a chi è come loro appartiene il regno di Dio’.
Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’: meditazioni giuridico-teologiche sullo stupore suscitato in tutto il mondo
Mi trovo in linea con questo mio docente del seminario Prof. A. Cozzi (https://www.avvenire.it/chiesa/pagine/la-riflessione-e-la-risposta-a-una-richiesta-di-sostegno “É significativo l’esempio di benedizione proposto dal Comunicato stampa. La scena immaginata è più mediterranea o latinoamericana che mitteleuropea. Colpisce la tenerezza e l’empatia che vi traspare. Tutto parte da una richiesta da cui ci si lascia interpellare. Si tratta di rispondere alla domanda di un sostegno, che non chiede approvazione o assoluzione, né pretende qualche grazia spirituale speciale. Chiede la vita e i suoi beni essenziali, anche materiali e chiede di sentire che in questi desideri non mancherà il sostegno del Creatore e Padre buono, che ai figli che chiedono pane non dà pietre (Mt 7,9). La benedizione non ha la forma della consacrazione di una situazione da legittimare.
Quinta domenica di Pasqua: Io sono la vite, voi i tralci
Dopo essersi definito ‘Buon Pastore’, Gesù utilizza un’altra immagine presa dal mondo dell’agricoltura: ‘Io sono la vite, voi i tralci’. Gesù si qualifica come la vera ‘vite’ ed identifica la sua Chiesa come ‘suoi tralci’. E’ una immagine assai significativa: la vite è il simbolo di benedizione, di felicità, di fecondità; è simbolo soprattutto di comunione. Nella Bibbia la vigna sta ad indicare Israele e le cure assidue ed affettuose di Dio per il suo popolo. La vite è una delle piante più tipiche della Palestina.
Il profeta Isaia celebra la fecondità di questa vigna (Is. 27,2-6), il profeta Ezechiele evidenzia le minacce di Dio contro la sua improduttività; l’apostolo Giovanni fa della vite e i tralci il simbolo dell’unione di Cristo con la Chiesa: un rapporto intimo ad indicare come Cristo Gesù e i discepoli costituiscono una unica realtà. E Gesù evidenzia: senza di me non potete far nulla. Tutto il nostro essere è da Dio, che è creatore e padre; l’uomo che pretende di fare a meno di Dio è come il tralcio separato dalla vite, la linfa vitale non passa, il tralcio subito secca e serve solo ad essere bruciato. Il tralcio è il prolungamento della vite: Io sono la vera vite, dice Gesù, il Padre mio è il vignaiuolo.
Nell’allegoria Gesù pone al primo posto il Padre perché tutto proviene dal Padre, siamo stati creati dal Padre, ritorneremo al Padre: la nostra permanenza sulla terra è provvisoria; creati da Dio, ritorneremo a Dio; ‘Siate pronti, diceva Gesù, con la cintura ai fianchi e la lucerna accesa in mano’, perché non siamo cittadini della terra ma del cielo. Torneremo a Dio se abbiamo prodotto frutti di vita eterna: questi frutti saranno veri e validi se il tralcio rimane legato alla vite. Questo legame si mantiene e si alimenta solo amando perché Dio è amore; un amore non ideale ma concreto, che si estrinseca con atti concreti.
Amare Dio in senso concreto è osservare i suoi comandamenti che si riassumono e si sintetizzano nell’amore verso Dio ( i primi tre comandamenti) e nell’amore verso i fratelli (gli altri sette); un amore orizzontale e verticale: l’uno completa l’altro. Non rimane allora alcuna alternativa: se vogliamo produrre frutti di vero amore dobbiamo rimanere innestati a Cristo con la fede e con l’amore; vivere in vera comunione con i fratelli: allora e solo allora dimostriamo che Dio è veramente il nostro Padre. Da qui la necessità per il tralcio di rimanere legato alla Vite. Gesù insiste sul verbo ‘rimanere’, e lo ripete sette volte.
Questo ‘rimanere’ non è un ‘rimanere passivi’, un addormentarsi, ma un ‘rimanere attivi’ ed è reciproco: la vite ha bisogno del traccio per produrre e il tralcio ha bisogno della vite perché la linfa vitale possa scorrere e produrre frutti. Il frutto è portare amore. Con il sacramento del Battesimo noi, che eravamo come olivastri selvatici, ci siamo inseriti ed innestati a Cristo per produrre frutti di vita eterna; è necessario allora rimanere legati alla vite, a Cristo Gesù, perché la grazia, questa linfa vitale che viene da Gesù, arrivi a noi e produciamo frutti di vita eterna.
Rimanere legati alla vite significa attuare gli impegni assunti con il Battesimo, non andare via come il figliuolo prodigo, ma rimanere nell’amore di Dio. Quando è necessario il Padre pota questo tralcio per produrre di più e meglio; la nostra risposta deve essere una sola: ‘Padre, sia fatta la tua volontà’. Come cristiano non sei più una pianta selvatica ma un innesto; i frutti dell’innesto sono frutti di fede e di amore verso Dio e i fratelli.
Se vuoi pensare, agire solo secondo te, troverai solo te: creatura povera, debole, peccatrice, con te troverai solo debolezze, meschinità, follie ed infelicità; se vuoi che Dio sia veramente tuo padre, allora non rompere mai i legami con Cristo Gesù: Fede ed Amore. Affidiamoci allora alla intercessione di Maria, la santa madre di Dio e nostra, che è rimasta sempre legata al suo Gesù ed ha portato frutti di vita eterna.
P. Giovanni Cavalcoli: ‘Fiducia supplicans’ è documento sostanzialmente pastorale
“Le benedizioni possono essere considerate tra i sacramentali più diffusi e in continua evoluzione. Esse, infatti, conducono a cogliere la presenza di Dio in tutte le vicende della vita e ricordano che, anche nell’utilizzo delle cose create, l’essere umano è invitato a cercare Dio, ad amarlo e a servirlo fedelmente. Per questo motivo, le benedizioni hanno per destinatari persone, oggetti di culto e di devozione, immagini sacre, luoghi di vita, di lavoro e di sofferenza, frutti della terra e della fatica umana, e tutte le realtà create che rimandano al Creatore, le quali, con la loro bellezza, lo lodano e lo benedicono”.
Nella presentazione all’inizio del documento, il prefetto del suddetto Dicastero, card. Víctor Fernández, ha ribadito che tale documento ‘deve favorire, insieme alla comprensione della dottrina perenne della Chiesa, la ricezione dell’insegnamento del Santo Padre’, attraverso una precisazione, in cui si dichiara: “resta ferma sulla dottrina tradizionale della Chiesa circa il matrimonio, non ammettendo nessun tipo di rito liturgico o benedizioni simili a un rito liturgico che possano creare confusione”.
Per tale motivo p. Giovanni Cavalcoli, docente emerito di teologia dogmatica nella facoltà teologica dell’Emilia-Romagna e di metafisica nello Studio Filosofico Domenicano di Bologna, ha messo in evidenza la natura del documento:
“La Dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ del Dicastero per la Dottrina della fede è un documento sostanzialmente pastorale, che però mette in gioco, ribadisce e chiarisce verità di fede concernenti la volontà di Dio nei confronti della sessualità umana e quindi la concezione cristiana dell’uomo con particolare riferimento alla dignità della sessualità così come risulta dal piano divino protologico-genesiaco, redentivo-salvifico ed escatologico-glorifico”.
Allora, per quale motivo la dichiarazione ‘Fiducia supplicans’ ha provocato tante reazioni?
“Per il fatto che può dare l’impressione di benedire il peccato; ma ad un attento esame si dimostra che tale impressione è infondata, per cui la dichiarazione ha bisogno di essere chiarita nei seguenti modi. Innanzitutto occorre tener presente che il linguaggio del documento è un linguaggio sfumato ed allusivo, in quanto intende essere una forma di riguardo alle persone. Non va interpretato come un linguaggio ambiguo e furbesco, che dia spazio ad una forma di lassismo tale da cedere al genderismo, ma va interpretato come una forma di delicatezza, appunto considerando la problematica psicologica del peccato.
Quindi una reazione comprensibile e anche legittima può essere quella di certi Pastori in certi Paesi, come per esempio in Africa, i quali si trovano in un ambiente dove l’omosessualità è perseguitata anche a norma di legge. Nella popolazione c’è un diffuso istintivo rifiuto nei confronti di queste coppie, dettato da una visione tradizionale e approssimativa, troppo severa verso questo comportamento. Inoltre, è frequente la convinzione, presso fedeli impreparati, che queste coppie irregolari si trovino in uno stato permanente di peccato mortale. Da qui lo scandalo di una benedizione che ai loro occhi sembra un avallo della cattiva volontà della coppia.
E’ cioè ignorata la possibilità, della quale parla già papa Francesco nell’esortazione apostolica ‘Amoris Laetitia’, di attenuanti di colpa e dello stato di grazia della coppia o di uno dei due. Inoltre si ignora la possibilità della conversione della coppia, in un cammino che avviene gradatamente e che può durare tutta la vita. Infine, c’è da considerare il timore che la dichiarazione possa in qualche modo favorire i genderisti, per il fatto che il linguaggio dei due documenti, dettato da quei riguardi di cui sopra, può sembrare non del tutto chiaro e prestarsi alla strumentalizzazione”.
Un chiarimento è necessario: in generale a chi possono essere date le benedizioni?
“A singole persone od a gruppi od a coppie, intenzionati a progredire nella virtù e a combattere il vizio, affinchè possano ricevere protezione e aiuto da parte di Dio. Queste persone possono avere intenzioni o bisogni diversi, come per esempio una persona che deve affrontare una prova difficile, oppure in occasione di qualche anniversario, oppure può trattarsi di benedizioni di rito impartite dal sacerdote per esempio alla fine della Messa o in occasione delle nozze, oppure può essere la benedizione del cappellano militare per le truppe, oppure può trattarsi della rituale benedizione pasquale delle case o di una salma, e così via”.
Gli oggetti possono essere benedetti?
“Qualunque oggetto può essere benedetto, purché non abbia intrinsecamente un significato o scopo peccaminoso, come per esempio un amuleto, un idolo o un preservativo”.
Una benedizione implica il proposito di non commettere più il peccato?
“Bisogna anzitutto distinguere le benedizioni liturgiche o rituali da quelle pastorali o popolari o spontanee. In generale è chiaro che il soggetto o i soggetti devono avere almeno implicitamente la volontà di non peccare più. Inoltre occorre ricordare che ogni benedizione comunica una grazia attuale, ossia una grazia che stimola o incentiva la buona volontà.
Tuttavia dobbiamo distinguere: un conto è la condizione interiore richiesta per ricevere la benedizione liturgica o rituale e un conto è quella sufficiente per la benedizione pastorale o popolare. Infatti si suppone che nel primo caso il soggetto abbia una forte volontà di non peccare e di camminare verso il Signore.
La grazia che viene conferita in questo caso non è una grazia santificante, come quella che viene conferita dai Sacramenti, grazia che agisce per la stessa opera operata dal sacerdote (ex opere operato), ma è la grazia dei cosiddetti ‘sacramentali’, la quale è una grazia attuale, che agisce in forza del fervore di chi riceve la benedizione (ex opere operantis).
Invece, per quanto riguarda il secondo caso, si può supporre che la volontà di non peccare sia ancora timida, incerta e debole o anche dubbiosa. In questo caso la benedizione pastorale, o popolare, o spontanea dona sempre una grazia attuale, che serve indubbiamente a chiarire le incertezze, a rafforzare l’odio per il peccato, ad amare la vita di grazia e ad assumere un atteggiamento più deciso sulla via del bene”.
Allora, per quale ragione benedire le coppie ‘irregolari’?
“Perchè esse, in quanto persone battezzate e dotate da Dio di qualità loro proprie, sviluppino i lati positivi della loro unione impegnandosi ad un tempo in un cammino di purificazione dai loro peccati”.
Ma quale valore dottrinale ha tale dichiarazione?
“Cito solo tre punti, che mi sembrano importanti sottolineare: essa ribadisce ed arricchisce la dottrina della benedizione; ribadisce la condanna dell’adulterio e della sodomia; fa meglio comprendere l’estensione dell’azione misericordiosa di Dio in ordine alla salvezza delle anime”.
Infine ha spiegato il ‘compito’ di chi impartisce una benedizione: “Come raccomanda il documento del Dicastero, deve verificare e vagliare con massima attenzione la situazione spirituale, le idee, le intenzioni, gli intendimenti, i desideri od i propositi di una coppia irregolare che eventualmente chiedesse di essere benedetta, per non prestarsi ad avallare con una benedizione inopportuna ed inefficace, la loro eventuale convinzione che possa essere benedetta una condotta peccaminosa, che essi non hanno intenzione di abbandonare o correggere.
Se il ministro sospetta che ci sua questo equivoco, farà bene, come ordina la Dichiarazione, a chiarire che egli benedice l’aspetto di onestà della loro unione e che la benedizione, per essere efficace, suppone in loro la volontà di correggersi dal loro peccato”.
Papa Francesco: le benedizioni si danno alla persona
Papa Francesco agli atleti vaticani: lo sport favorisca la pace
Nell’anno delle Olimpiadi papa Francesco ha incontrato gli atleti di Athletica Vaticana, accompagnati dalle famiglie, sottolineando l’importanza dello sport come espressione culturale: “Esprimo la mia gioia per la presenza di Athletica Vaticana sulle strade, nelle piste e nei campi da gioco, e per la vostra testimonianza cristiana nel grande mondo dello sport, che oggi rappresenta la più diffusa espressione culturale, a patto che si mantenga sempre quella amatorialità che custodisce lo sport. Il mio saluto riconoscente va anche alle Autorità sportive internazionali e italiane che, con la loro presenza, testimoniano la vivacità del dialogo e della collaborazione con la Santa Sede”.
La Chiesa ribadisce che non tutte le unioni sono matrimoni
Domenica 17 dicembre benedizione dei Bambinelli in piazza san Pietro
Torna, come da tradizione nella terza domenica di Avvento, la Benedizione dei Bambinelli che rappresenta ormai un appuntamento imperdibile nel cammino verso il S. Natale per oratori, gruppi giovanili, parrocchie e famiglie di Roma. Tema di questa nuova edizione dell’incontro, avviato già alla fine degli anni ’60 da san Paolo VI, sarà ‘Gesù il dono per tutti’ per sottolineare l’importanza di Colui che è al centro della festa natalizia, vero dono per la Chiesa e l’umanità intera.
Papa Francesco: il sinodo è convocazione dello Spirito Santo
Oggi, con una solenne celebrazione eucaristica presieduta in piazza San Pietro papa Francesco ha dato inizio alla XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata alla sinodalità, concelebrata con i nuovi cardinali creati nel concistoro di sabato scorso, sottolineando la desolazione che ha trovato Gesù di fronte alla rivelazione del suo essere Figlio di Dio:
Nador: frontiera della speranza
‘Los niños son la esperanza de este mundo’ (i bambini sono la speranza di questo mondo). Grande, attraente, coloratissimo, questo enorme disegno si spalanca a voi all’entrata della chiesa di Nador. Siamo sulla riva mediterranea del Marocco, nella regione berbera del Rif. Seguono dei nomi: Kadiatou, Sara, Zaineb… tutti subsahariani.