Papa Francesco: non abbandonare la preghiera

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Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri del Consiglio Nazionale del Rinnovamento nello Spirito, ricordando la ‘spinta’per creare ‘Charis’, che è un servizio internazionale di comunione: “Come sapete, in questi anni ho promosso CHARIS come organismo di servizio internazionale per il Rinnovamento Carismatico Cattolico. Ed anche recentemente, nel novembre scorso, ho avuto modo di parlare ai partecipanti all’incontro organizzato da CHARIS. Vi incoraggio a continuare a camminare su questa strada di comunione e a fare tesoro delle indicazioni che vi ho lasciato”.

Nell’udienza il papa ha evidenziato la necessità della preghiera: “Oggi con voi, che vi prendete cura del movimento a livello nazionale, vorrei condividere uno sguardo pastorale sulla vostra presenza e sul vostro servizio. Prima di tutto ringrazio il Signore e ringrazio voi per il bene che le comunità del Rinnovamento seminano in mezzo al santo popolo fedele di Dio, favorendo anche una spiritualità semplice e gioiosa. E sottolineo soprattutto due aspetti che sono importanti: il servizio alla preghiera, specialmente di adorazione; e il servizio all’evangelizzazione. Preghiera ed evangelizzazione”.

E’ stato un incoraggiamento a non abbandonare la preghiera: “Il movimento carismatico per sua natura dà spazio e risalto alla preghiera, in particolare alla preghiera di lode, e questo è molto importante. In un mondo dominato dalla cultura dell’avere e dell’efficienza, e anche in una Chiesa a volte troppo preoccupata dell’organizzazione (state attenti a questo!), abbiamo tutti bisogno di dare spazio al rendimento di grazie, alla lode e allo stupore di fronte alla grazia di Dio.

Vi chiedo, fratelli e sorelle, di continuare a servire la Chiesa in questo, specialmente promuovendo la preghiera di adorazione. Un’adorazione in cui sia predominante il silenzio, in cui la Parola di Dio prevalga sulle nostre parole, insomma un’adorazione in cui al centro ci sia veramente Lui, il Signore, e non noi”.

Poi li ha invitati a non stancarsi dall’evangelizzare: “Lo Spirito Santo, accolto nel cuore e nella vita, non può che aprire, muovere, far uscire; lo Spirito sempre spinge a comunicare il Vangelo, a uscire, e lo fa con la sua fantasia inesauribile. A noi spetta di essere docili e collaborare con Lui, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli di Stefano, Filippo, Barnaba, Pietro, Paolo e gli altri. Questi non avevano un manuale per come procedere: è stato lo Spirito a spingerli e hanno fatto tante cose grandi”.

L’evangelizzazione avviene attraverso la vita: “E ricordate sempre che il primo annuncio si fa con la testimonianza della vita! A che serve fare lunghe preghiere e tanti bei canti, se poi non so essere paziente con il mio prossimo, se non so stare vicino alla mamma che è sola (è il quarto comandamento): io mi scandalizzo di uomini e donne che hanno i genitori in una casa di ricovero e non vanno a trovarli, o a quella persona in difficoltà… La carità concreta, il servizio nascosto è sempre la verifica del nostro annuncio: parole, gesti e cantici, senza la concretezza della carità, non vanno”.

Infine li ha spronati alla comunione con la Chiesa locale: “Vuol dire che la comunità del Rinnovamento deve essere al servizio dell’intera comunità diocesana, dell’intera comunità parrocchiale, secondo le indicazioni pastorali del Vescovo. Comunione inoltre con le altre realtà ecclesiali, associazioni, movimenti, gruppi: dare testimonianza di fraternità, di stima reciproca nella diversità, di collaborazione nell’impegno per iniziative comuni, al servizio del popolo di Dio e anche su questioni sociali in cui è in gioco la dignità delle persone”.

Nel congedo li ha ringraziati per essere ‘costruttori di comunione’: “Vi ringrazio dell’impegno che già ponete in questo e vi esorto ad essere costruttori di comunione, prima di tutto tra voi: state attenti al chiacchiericcio. Comunione tra voi, questo è molto importante; e anche, comunione nell’ambito del vostro movimento, e poi nelle parrocchie e nelle diocesi”.

Successivamente ha ricevuto 200 sindaci dell’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali, nata nel 2010 per contribuire al buon funzionamento degli Enti Locali italiani, secondo il principio di sussidiarietà:

“I territori da cui provenite sperimentano alcune delle contraddizioni della società attuale e del suo modello di sviluppo. I piccoli Comuni, soprattutto quelli che fanno parte delle cosiddette aree interne, e che sono la maggior parte, sono spesso trascurati e si trovano in condizione di marginalità. I cittadini che li abitano, una porzione significativa della popolazione, scontano divari importanti in termini di opportunità, e questo resta una fonte di disuguaglianza”.

Il papa ha sottolineato che non è opportuno abbandonare le aree interne: “E’ nelle aree interne, marginali, che si trova la maggior parte del patrimonio naturale (foreste, aree protette, e così via): sono dunque di importanza strategica in termini ambientali. Ma lo spopolamento progressivo rende più difficile la cura del territorio, che da sempre gli abitanti di queste zone hanno portato avanti”.

Occorre custodire i territori affinchè non vengano abbandonati: “I territori abbandonati diventano più fragili, e il loro dissesto diventa causa di calamità e di emergenze, specie oggi con gli eventi estremi sempre più frequenti: ad esempio piogge torrenziali, inondazioni, frane; siccità e incendi; tempeste di vento e così via.

Guardando questi territori, abbiamo conferma del fatto che ascoltare il grido della terra significa ascoltare il grido dei poveri e degli scartati, e viceversa: nella fragilità delle persone e dell’ambiente riconosciamo che tutto è connesso, che la ricerca di soluzioni richiede di leggere insieme fenomeni che spesso sono pensati come separati. Tutto è connesso”.

E’ stato un invito a trasformarli in laboratori: “Da sempre, e anche oggi, sono le aree marginali quelle che possono convertirsi in laboratori di innovazione sociale, a partire da una prospettiva – quella dei margini – che consente di vedere i dinamismi della società in modo diverso, scoprendo opportunità dove altri vedono solo vincoli, o risorse in ciò che altri considerano scarti.

Le pratiche sociali innovative, che riscoprono forme di mutualità e reciprocità e che riconfigurano il rapporto con l’ambiente nella chiave della cura (dalle nuove forme di agricoltura alle esperienze di welfare di comunità) chiedono di essere riconosciute e sostenute, per alimentare un paradigma alternativo a vantaggio di tutti”.

Ed infine li ha invitati a riflettere sul basso numero delle nascite: “E parlando della cura, mi preoccupano le poche nascite. C’è una “cultura dello spopolamento” che viene dalle poche nascite di bambini. E’ vero, tutti possono avere un cagnolino, ma occorre fare bambini. L’Italia, la Spagna… hanno bisogno di bambini.

Pensate che uno di questi Paesi mediterranei ha l’età media di 46 anni! Noi dobbiamo prendere sul serio il problema delle nascite, prenderlo sul serio perché si gioca lì il futuro della patria, si gioca lì il futuro. Fare figli è un dovere per sopravvivere, per andare avanti. Pensate a questo: non è una pubblicità di un’agenzia per le nascite, ma voglio sottolineare il dramma delle poche nascite, che va pensato molto seriamente”.

(Foto: Santa Sede)

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