Papa Francesco premia il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

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Il Presidente della Repubblica italiana è ‘maestro’ e ‘testimone coerente e garbato di servizio e responsabilità’, secondo papa Francesco che ha consegnato al Capo dello Stato italiano, Sergio Mattarella, il Premio ‘Paolo VI’ da parte dell’Istituto Paolo VI di Brescia, che si è detto ‘grato e commosso’ del gesto, devolvendo la somma del Premio alla Comunità Giovanni XXIII, che nella recente alluvione ha subito ingenti danni in alcune sue strutture; a cui è seguito un ringraziamento da parte del neo presidente, Matteo Fadda:

“Intendo esprimere il nostro sentimento di stima e gratitudine al Presidente Mattarella per aver deciso di devolvere il Premio Paolo VI alle nostre case colpite dall’alluvione in Romagna, terra dove è nata la nostra Comunità e dove abbiamo centinaia di strutture di accoglienza. Una straordinaria provvidenza per i tanti poveri e le persone gravemente disabili che accogliamo e che ora sono sfollate.

Ricordiamo la sua visita a Rimini per il 50^ anniversario della nostra associazione, quando visitò una nostra casa famiglia, vide l’umile dimora del nostro fondatore don Oreste Benzi ed incontrò le tante persone accolte, tra cui le ragazze liberate dalla schiavitù della tratta”.

Nel discorso papa Francesco ha ricordato che la politica è la ‘più alta forma di carità’: “Il Concilio Vaticano II, per il quale dobbiamo essere tanto grati a san Paolo VI, ha sottolineato il ruolo dei fedeli laici, mettendone in luce il carattere secolare.

I laici, infatti, in virtù del battesimo hanno una vera e propria missione, da svolgere ‘nel secolo, cioè implicati in tutti e singoli gli impieghi e gli affari del mondo e nelle ordinarie condizioni della vita familiare e sociale’. E tra queste occupazioni spicca la politica, che è la ‘forma più alta di carità’.

Ma, ci possiamo chiedere, come fare dell’agire politico una forma di carità e, d’altra parte, come vivere la carità, cioè l’amore nel senso più alto, all’interno delle dinamiche politiche?”

Ed ha ricordato che la politica è servizio: “Eppure, sappiamo bene quanto ciò non sia facile e come la tentazione diffusa, in ogni tempo, anche nei migliori sistemi politici, sia di servirsi dell’autorità anziché di servire attraverso l’autorità. Com’è facile salire sul piedistallo e com’è difficile calarsi nel servizio degli altri!..

Da allora in poi, per il cristiano, grandezza è sinonimo di servizio. Amo dire che ‘non serve per vivere chi non vive per servire’. E credo che oggi il conferimento del Premio Paolo VI al Presidente Mattarella sia proprio una bella occasione per celebrare il valore e la dignità del servizio, lo stile più alto del vivere, che pone gli altri prima delle proprie aspettative”.

Quindi il servizio è collegato a responsabilità: “Ma il servizio rischia di restare un ideale piuttosto astratto senza una seconda parola che non può mai esserle disgiunta: responsabilità. Essa, come indica la parola stessa, è l’abilità di offrire risposte, facendo leva sul proprio impegno, senza aspettare che siano altri a darle.

Quante volte, Signor Presidente, prima con l’esempio che con le parole, Lei lo ha richiamato! Anche in questo non si può che notare una feconda affinità con Giovanni Battista Montini, che fin da giovane prete fu educatore di responsabilità”.

Riprendendo l’enciclica sociale ‘Octogesima adveniens’ ha ricordato le parole di san Paolo VI con un invito alla conversione personale: “Sono parole che mi sembrano molto attuali oggi, quando viene quasi automatico colpevolizzare gli altri, mentre la passione per l’insieme si affievolisce e l’impegno comune rischia di eclissarsi davanti ai bisogni dell’individuo; dove, in un clima d’incertezza, la diffidenza si trasforma facilmente in indifferenza.

La responsabilità, invece, come ci mostrano in questi giorni tanti cittadini dell’Emilia Romagna, chiama ciascuno ad andare contro-corrente rispetto al clima di disfattismo e lamentela, per sentire proprie le necessità altrui e riscoprire sé stessi come parti insostituibili dell’unico tessuto sociale e umano a cui tutti apparteniamo”.

E la responsabilità richiama la legalità, ricordando il fratello Piersanti: “Essa richiede lotta ed esempio, determinazione e memoria, memoria di quanti hanno sacrificato la vita per la giustizia; penso a suo fratello Piersanti, Signor Presidente, e alle vittime della strage mafiosa di Capaci, di cui pochi giorni fa si è commemorato il trentennale”.

La responsabilità significa anche ‘lottare’ per colmare le diseguaglianze, come fece san Paolo VI: “Oltre cinquant’anni fa, avvertì l’urgenza di fronteggiare le sfide climatiche, davanti alla minaccia di un ambiente che, scrisse, sarebbe diventato intollerabile all’uomo in conseguenza della distruttiva attività dell’uomo stesso che, spadroneggiando sul creato, si sarebbe trovato a non padroneggiarlo più”.

Ora l’impegno è quello di continuare il ‘sogno’ del papa santo nella costruzione di ‘comunità solidali’: “Era il suo sogno, che si scontrò con vari incubi diventati realtà; penso alla terribile vicenda di Aldo Moro; era il desiderio ardente che portava nel cuore e che espresse nei termini di ‘comunità di partecipazione e di vita’, animate dall’impegno a ‘prodigarsi per costruire solidarietà attive e vissute’. Non sono utopie, ma profezie; profezie che esortano a vivere ideali alti. Perché di questo oggi hanno bisogno i giovani”.

Il presidente Mattarella aveva preso brevemente la parola, prima del discorso del papa: “Credo che questa sia un’occasione per porre in evidenza più che il destinatario del premio la figura di Paolo VI e il suo straordinario contributo alla chiesa e dalla chiesa all’Italia e al mondo…

‘Octogesima adveniens’, ‘Populorum progressio’ ed il discorso alle Nazioni Unite sono stati fondamentali punti di orientamento per me e una moltitudine di persone. Con i suoi insegnamenti ha collocato e trasmesso in una visione armonica chiara e compiuta fede, dignità umana, libertà e pace… E’ stato il papa del passaggio dalla mia giovinezza all’età matura e anche il mio vescovo”.

(Foto: Vatican News)

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