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Anche ad Ugento una mensa solidale finanziata dal GAL Capo di Leuca
Taglio del nastro per la Mensa Solidale di Ugento. La mensa offrirà ogni sabato alle ore 13.00 un piatto caldo e abbondante gratuitamente a 32 ospiti, in un ambiente familiare e accogliente. L’iniziativa mira non solo a fornire cibo, ma anche a creare legami tra i volontari della Parrocchia ‘San Giovanni Bosco’ e le persone in difficoltà economiche, per capirne meglio i bisogni e rispettarne la dignità.
Questo progetto, fortemente voluto da Mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, è nato per rispondere alla crescente richiesta di aiuto proveniente dai più bisognosi. Dopo la mensa di Tricase, denominata “Locanda della Fraternità”, questa strutturata sarà ubicata presso la Parrocchia “San Giovanni Bosco”, detta “L’Oratorio” per gli ugentini, rappresenta la seconda struttura beneficiaria dei finanziamenti ottenuti grazie al lavoro del GAL Capo di Leuca, la terza, sarà inaugurata prossimamente a Ruffano.
L’incontro, molto partecipato, si è svolto domenica 17 novembre, in occasione dell’VIII Giornata Mondiale dei Poveri, in Piazza Mons. Leopoldo De Giorgi dove, nel cuore dell’Oratorio, ha sede la mensa. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Ugento, Salvatore Chiga, è intervenuto Mons. Beniamino Nuzzo, Vicario Generale della Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca; Don Flavio Ferraro, Parroco di ‘San Giovanni Bosco’; Don Lucio Ciardo, Direttore della Caritas Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca; Antonio Ciriolo, Presidente del GAL Capo di Leuca; Flavio Cosimo Urso, Presidente dell’ASD ‘Eventi e Sport’; e Salvatore Paiano, Amministratore unico della ‘Società Agricola Oro Del Salento S.R.L.’. La giornalista Luana Prontera ha coordinato l’evento, al termine del quale, circa 50 persone hanno partecipato al ‘Pranzo della Convivialità’ preparato dai volontari. Presenti numerosi parroci e anche il Sindaco di Morciano di Leuca, Lorenzo Ricchiuti.
Il progetto della mensa è stato realizzato grazie all’impegno del Parroco, Don Flavio Ferraro, proseguendo l’opera iniziata dal suo predecessore, Don Stefano Ancora.
Gli elettrodomestici e l’arredamento, benedetti da Mons. Beniamino Nuzzo, necessari per la mensa sono stati acquistati grazie ai finanziamenti del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3, nell’ambito del Bando Intervento 3.2. ‘Mense Collettive’ del Piano di Azione Locale ‘Il Capo di Leuca e le Serre Salentine’, attuato dal GAL Capo di Leuca. Con questo bando, il GAL intende anche aiutare le aziende agricole che faticano a vendere tutta la loro produzione, proponendo un’alternativa alla discarica per il prodotto in eccedenza, con benefici economici e ambientali.
Tra le attrezzature acquistate figurano una cucina a quattro fuochi con forno statico a gas, un tavolo in acciaio inox, una cappa auto aspirante, un forno a microonde con funzione grill, un lavello in acciaio inox a sbalzo con due vasche, una lavastoviglie, due armadi refrigerati, quattro tavoli in legno artigianale e trentadue sedie in legno di faggio.
Il Progetto della mensa vede la partecipazione di altri due partner: l’Associazione Sportiva Dilettantistica ‘Eventi e Sport’ e la Società Agricola ‘Oro del Salento’ Srl, entrambe con sede a Ugento. La Società Agricola “Oro del Salento” è specializzata nella trasformazione di prodotti ortofrutticoli in specialità alimentari salentine e pugliesi, tutte lavorate a mano. L’ASD ‘Eventi e Sport’, attiva da circa 15 anni, si impegna nel fornire aiuti concreti alla comunità locale, e i suoi volontari cucineranno e serviranno nella mensa della Parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, continuando il loro impegno nel campo della solidarietà.
Da Gorizia: la speranza è motivo di vita
“In realtà, lo sappiamo tutti, il proverbio dice il contrario: ‘Finché c’è vita, c’è speranza’. Si tratta di uno dei molti proverbi dedicati alla speranza che, per altro, è presente anche nella Bibbia: ‘finché si resta uniti alla società dei viventi, c’è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto’, afferma il saggio Qoélet. Come non ricordare tra i tanti, per esempio, un altro detto popolare che collega vita a speranza: ‘la speranza è l’ultima a morire’. Interessante la relazione che la cultura diffusa presenta tra vita e speranza (non si parla anche di ‘speranza di vita’?), una relazione che esprime una caratteristica fondamentale dell’essere umano: può vivere solo se esiste un motivo… per vivere. Un motivo che più che una causa è uno scopo, una meta. Se manca, è difficile vivere”.
E’ l’inizio della lettera pastorale, ‘Finché c’è speranza, c’è vita’, che l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, ha scritto ai fedeli in preparazione del giubileo in un anno in cui Gorizia e Nova Gorica sono capitale europea della cultura: “Anche nella società italiana ci sono molte persone che si impegnano per gli altri, c’è una diffusa solidarietà, una forte azione del volontariato, un impegno educativo anche in situazioni difficili, una maturazione del senso di dignità di tutti. Non mancano giovani che si impegnano, che studiano, che hanno progetti positivi di vita.
Le stesse comunità cristiane sono vive, hanno ancora persone che si danno da fare per gli altri, ci sono ancora giovani che vedono la vita come vocazione. Nelle due lettere pastorali degli ultimi due anni, dove il tema della speranza è stato rilevante, ho cercato di ricordare molti segni di speranza a partire da quelli che ho potuto constatare direttamente nelle nostre unità pastorali in occasione della breve visita pastorale di due anni fa. Diverse realtà positive sono state elencate anche negli incontri di decanato già citati. Non tutto è nero, quindi. Neppure qui da noi”.
E la speranza non può essere disgiunta dalla Chiesa: “Forse non ci si pensa, ma Chiesa e speranza sono realtà intrecciate anche nel loro destino: la Chiesa finirà quando cesserà la speranza perché ci sarà la realtà del Regno di Dio. Il Regno di Dio dove non sarà più necessaria la fede e neppure la speranza, ma ci sarà solo la carità, la pienezza dell’amore perché Dio “sarà tutto in tutti” (1Cor 15, 28)”.
Inoltre propone alcune ragioni riguardo al battesimo:“Mi limito a richiamare quale sia il motivo per cui proporre il Battesimo dei bambini e a suggerire l’avvio di un itinerario di tipo catecumenale. Ho scritto volutamente ‘proporre’ perché oggi non basta attendere la richiesta del Battesimo da parte dei genitori, ma occorre avere il coraggio di proporlo a chi è diventato papà o mamma. Una proposta che spetta non tanto ai sacerdoti, ma a chi, credente, è in relazione sincera e cordiale con i genitori: i nonni, gli amici, i vicini di casa, i colleghi di lavoro”.
Ecco il motivo per cui il battesimo è una proposta di speranza: “La prima è stata già citata: l’esistenza o la creazione di una relazione vera e umanamente empatica con i genitori. Non si può proporre per così dire ‘a freddo’ il Battesimo di un bimbo o di una bimba da poco venuto o venuta al mondo. All’interno di una relazione calda e accogliente, si può trovare il momento giusto per parlare del Battesimo e magari per favorire il contatto con il parroco e la comunità parrocchiale.
Ma ciò esige una seconda condizione: che si sia convinti che l’essere cristiani è un tesoro prezioso che non si può tenere per sé. La terza condizione è quella di saper motivare l’importanza del Battesimo. Anche sapendo rispondere alle solite obiezioni: non c’è tempo, è difficile trovare il padrino o la madrina, la festa costa troppo, è meglio che scelga lui o lei da grande… Ma soprattutto proponendo il Battesimo come segno di speranza per il bambino o la bambina: che cosa c’è di meglio per il suo futuro che essere figlio/figlia di Dio, essere per tutta la vita nelle mani di un Padre buono”.
Ed infine uno sguardo al 2025: “Nel 2025 Nova Gorica e Gorizia saranno insieme ‘capitale europea della cultura’. Un fatto particolarmente significativo perché la prima volta si avrà una capitale europea della cultura a cavallo di un confine. Un confine particolare: tracciato un po’ a caso dopo la Seconda guerra mondiale, in un territorio gravemente ferito da due guerre mondiali, in una regione che da secoli vede la compresenza di più culture e di più lingue. Si tratta di qualcosa di straordinario che interpella la nostra comunità diocesana e non solo le comunità cristiane di Gorizia e Nova Gorica. A noi tocca in particolare richiamare alcuni valori e proporre alcune iniziative rivolte a chi abita a Gorizia e dintorni e anche a chi passerà da noi il prossimo anno, magari facendo sosta a Gorizia nel suo cammino verso Roma in occasione del Giubileo”.
Un’Europa che ha bisogno di valori: “Tra i valori da proporre ci sono anzitutto quelli che stanno o dovrebbero stare alla base dell’Europa. In questo senso, già alcuni anni fa, ho proposto di capovolgere i termini e chiamare Nova Gorica e Gorizia ‘capitale della cultura europea’. I valori sono quelli della libertà, della pace, della riconciliazione, del dialogo, della dignità delle persone e così via. Insomma, i valori che soli possono dare una prospettiva di speranza all’Europa. Valori che sono costati sangue e sono maturati in Europa dopo grandi tragedie che il nostro territorio ha vissuto in prima persona.
Nel nostro piccolo, con le poche risorse che abbiamo, cercheremo di riproporre questi valori in particolare ai giovani, ma anche a tutti coloro che verranno qui da noi, in particolare con alcuni incontri, alcune pubblicazioni, alcune mostre, ma soprattutto con la proposta di ‘cammini’ e di incontri significativi. Non mancheranno anche alcune specifiche iniziative di carattere religioso”.
Ed ha concluso la lettera con un richiamo al ‘Portico del mistero della seconda virtù’ di Charles Péguy: “La speranza, quella piccola ma fondamentale virtù cristiana, sarà allora la nostra guida durante quest’anno. Se è riposta in Dio, non saremo certo delusi”.
(Foto: Arcidiocesi di Gorizia)
Il Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli premia un secolo di impegno a servizio degli ultimi
Nella suggestiva cornice di Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti, sede della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, si è svolta la cerimonia di consegna della medaglia ‘Charity in Hope’. Questo prestigioso riconoscimento, istituito nel 2017 dal Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, celebra l’’impegno di persone e organizzazioni che si distinguono per il loro servizio verso i più deboli.
Protagonista di questa edizione è stato il Lions Clubs International, rappresentato dal Presidente internazionale, il brasiliano Fabrício Oliveira, che ha ricevuto la medaglia dalle mani del Presidente Generale della Società di San Vincenzo De Paoli, lo spagnolo Juan Manuel Buergo Gomez.
“Sento una grande emozione in questo momento, consapevole di come la giornata di oggi sia una pietra miliare non solo per i Lions e la Società di San Vincenzo De Paoli, ma anche per tutti coloro che credono nella solidarietà e nella speranza come via di progresso”, ha affermato la Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV, Paola Da Ros.
“Ciò che viviamo oggi è un’opportunità straordinaria per rafforzare la nostra relazione, consolidare i nostri progetti e sognare insieme un futuro migliore per le popolazioni di tutto il mondo” ha dichiarato la Presidente Paola Da Ros. “La speranza è una parola che accompagna e sostiene il nostro operato, insieme all’amore per il servizio. È impressa nel nostro motto ‘serviens in spe’, proprio come il ‘We Serve’ dei Lions e racchiude quel senso di responsabilità che guida i volontari della Società di San Vincenzo De Paoli così come i soci dei Lions nel cammino di cura e aiuto verso le persone svantaggiate.
“Mi vengono in mente, ha aggiunto la Da Ros, le parole del Beato Federico Ozanam: “La nostra epoca ha bisogno di grandi cose: ha bisogno di una speranza che non deluda, di una carità che abbracci tutti” (Lettera a Léonce Curnier, 1834).
La cerimonia è stata anche l’occasione per riflettere su un percorso condiviso, sancito ufficialmente il 5 gennaio 2023 con una Dichiarazione di Intenti tra la Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV e il Multidistretto Lions 108 Italy. Grazie a questo accordo, le due realtà hanno unito le forze per realizzare progetti concreti a favore delle persone più fragili in tutta Italia: “fare rete è indispensabile per generare un impatto reale e profondo, per portare il nostro messaggio e le nostre azioni a un pubblico più vasto, a un numero crescente di persone e comunità”, ha spiegato la presidente Paola Da Ros.
Nel segno della solidarietà, del servizio e della speranza la Società di San Vincenzo De Paoli e i Lions Club operano rispettivamente da 191 e 107 anni per il bene comune. Oggi, grazie a una sinergia di intenti volta al bene comune, possono crescere e svilupparsi numerose “azioni coraggiose nei confronti dei più deboli per sconfiggere la povertà e il disagio”, ha sottolineato il Presidente Internazionale del Lions, Fabrício Oliveira.
Nell’ottica di un mondo e futuro migliore, “Abbiamo ampliato le opportunità di agire per il bene delle persone in difficoltà, ha ricordato il Presidente del Consiglio dei Governatori del Multidistretto 108 Italy Leonardo Potenza.
Attraverso “la collaborazione e lo sviluppo di esperienze comuni”, ha spiegato il Consigliere di Amministrazione della Fondazione Internazionale Lions LCIF, Sandro Castellana, “abbiamo già prodotto benefici in diverse aree geografiche di tutto il mondo”.
Si propaga così il bene senza spegnere la vocazione che da sempre accompagna le due realtà e i suoi membri: il contrasto alla povertà e all’emarginazione. Il Governatore del Distretto Lions 108L, Salvatore Iannì, ha ricordato che sin da piccolo ha imparato ad amare l’altro nelle sue innumerevoli necessità anche portando “pacchi di viveri e altri aiuti” accompagnando il padre, che era iscritto alla Società di San Vincenzo De Paoli e gli ha sempre trasmesso i valori dell’aiuto, della vicinanza e dell’amicizia.
Il Presidente del Consiglio Generale Internazionale della Società di San Vincenzo De Paoli, Juan Manuel Buergo Gomez, ha concluso la cerimonia evidenziando chela scelta di premiare il Lions Clubs International è frutto “dell’impegno, della dedizione e della passione che la realtà ha dimostrato in tutta la sua storia. I Lions Club sono stati un esempio di perseveranza e impegno nella società con 1.400.000 soci e quasi 50.000 club presenti in 200 paesi al servizio dei bisognosi”.
La Società di San Vincenzo De Paoli, con i suoi 2.300.000 volontari distribuiti in 155 Paesi, e i Lions Club dimostrano che unendo le forze è possibile rispondere alle necessità di milioni di persone in tutto il mondo. Un impegno che non si ferma, ma continua a crescere, come ricorda la Presidente Paola Da Ros, che vede nella Medaglia Charity in Hope: “l’emblema di una speranza che non si ferma mai, di un servizio che ogni giorno si rinnova e di un’umanità che non smette di sognare e di costruire”.
A Roma marcia dell’Istituto ‘ Zaveria Cassia’ contro la violenza sulle donne
Una marcia contro la violenza sulle donne si svolgerà lunedì 25 novembre nelle strade del quartiere di San Basilio a Roma. L’iniziativa è promossa dall’Istituto Comprensivo Paritario ‘Zaveria Cassia’, struttura scolastica gestita dalla cooperativa Kairos, che intende così aderire per il secondo anno consecutivo alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne promossa dall’Onu sin dal 1999.
La manifestazione, a cui sono state invitate autorità locali civili e religiose, sarà aperta a tutti i cittadini del quartiere. Prenderà il via alle ore 10 dalla sede dell’Istituto in via Corridonia 40 e percorrerà via Recanati, via Treia, via Corinaldo, via Loreto, via Morrovalle (con sosta al parco della Balena per un momento di preghiera e riflessione) e rientro da via Corridonia. Nei giorni precedenti alla marcia, gli studenti del ‘Zaveria Cassia’ parteciperanno anche a laboratori e attività didattiche in classe per approfondire il significato di questo gesto e riflettere sull’importanza di combattere la violenza di genere.
“Crediamo fortemente che questa iniziativa, oltre ad essere un momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, abbia anche un profondo valore educativo”, dichiara Alessandro Capponi, presidente della cooperativa Kairos: “Siamo infatti convinti che la lotta contro la violenza sulle donne debba partire da una sana educazione alla relazione sociale e all’affettività, che pone le sue radici fin dalla fanciullezza.
Questa iniziativa, del resto, si inquadra favorevolmente nel percorso che la nostra azienda ha intrapreso da tempo, ottenendo anche la certificazione sulle misure per garantire la parità di genere nel contesto lavorativo. Intendiamo dunque sensibilizzare non solo i nostri alunni, ma anche l’intera comunità locale di San Basilio, promuovendo una cultura basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà”.
Parallelamente a questa marcia, l’Istituto ‘Zaveria Cassia’ ha anche organizzato per sabato 23 novembre un Open Day, che si svolgerà dalle ore 9:30 alle 12:30, per presentare a famiglie e genitori le attività e i programmi dei vari servizi educativi attivi attualmente, che riguardano l’asilo nido, la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di I grado con indirizzo musicale, per un totale di circa 150 iscritti per l’anno scolastico 2024-25.
Oggi si inaugura la mensa solidale ad Ugento
Anche Ugento avrà una Mensa solidale, sarà ubicata presso la Parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, fortemente voluta da mons. Vito Angiuli, Vescovo di Ugento – S. Maria di Leuca, per rispondere concretamente alla crescente richiesta di aiuto che proviene dai più bisognosi. Un progetto, realizzato grazie all’impegno del Parroco, don Flavio Ferraro, che aveva preso avvio già con il suo predecessore, don Stefano Ancora.
In occasione dell’ VIII Giornata Mondiale dei Poveri, Domenica 17 Novembre prossima alle ore 12.00 in Piazza Mons. Leopoldo De Giorgi, si svolgerà l’inaugurazione della mensa che prevede, dopo i saluti istituzionali del Sindaco di Ugento, Salvatore CHIGA, gli interventi di: Mons. Beniamino NUZZO, Vicario Generale Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Don Flavio FERRARO, Parroco “San Giovanni Bosco”, Don Lucio CIARDO, Direttore Caritas Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca, Antonio CIRIOLO, Presidente GAL Capo di Leuca, Flavio Cosimo URSO, Presidente ASD ‘Eventi e Sport’, Salvatore PAIANO, Amministratore unico ‘Società Agricola Oro Del Salento S.R.L’. Al termine del dialogo, coordinato e moderato dalla giornalista Luana PRONTERA, i presenti potranno gustare il “Pranzo della Convivialità” preparato da alcuni volontari. Un’iniziativa che si svolgerà insieme ai fratelli poveri e alla presenza dei Sindaci di: Ugento, Presicce-Acquarica, Salve e Morciano di Leuca.
Gli elettrodomestici e l’arredamento per realizzare la mensa sono stati acquistati nell’ambito del PSR Puglia 2014/2020 – Misura 19 – Sottomisura 19.2 – Azione 3. Servizi per la popolazione rurale nel Capo di Leuca – Bando Intervento 3.2. ‘Mense Collettive’ – Piano di Azione Locale ‘il Capo di Leuca e le Serre Salentine’, attuato dal GAL Capo di Leuca, è stato finanziato, con un contributo a fondo perduto. Con l’agevolazione, il GAL intende coinvolgere le aziende agricole che si trovano spesso in difficoltà a vendere l’intera produzione (fresca o trasformata), costrette a smaltire il prodotto in eccedenza in discarica, con costi che ricadono sulla comunità e impatti negativi sull’ambiente. In alternativa, si può conferire in iniziative di carattere sociale, quali le mense collettive, interessate a somministrare pietanze con prodotti locali e a costi di produzione contenuti.
Grazie al bando pubblicato dal GAL Capo di Leuca, infatti, sono state acquistate attrezzature tecnologicamente avanzate: una cucina a quattro fuochi con forno statico a gas, un tavolo in acciaio inox con ripiano e alzatina, una cappa auto aspirante a parete con regolatore di velocità, un forno a microonde con funzione grill, un lavello in acciaio inox a sbalzo con due vasche, una lavastoviglie, due armadi refrigerati, quattro tavoli realizzati artigianalmente in legno, e trentadue sedie in legno di faggio.
Nella mensa sarà servito un piatto caldo e abbondante, gratuitamente, a 32 ospiti in un clima familiare e accogliente e sarà aperta ogni sabato alle ore 13.00. La mensa permetterà ai volontari della parrocchia ‘San Giovanni Bosco’ di entrare in relazione con le persone più povere, creare con loro un legame e capirne i bisogni. L’attenzione alla dignità e alla personalità di ognuno si esprimerà nella cura dell’ambiente, nell’atteggiamento cortese dei volontari che servono a tavola.
La realizzazione della mensa, oltre alla parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, ha visto la partecipazione di altri due soggetti partner: Associazione Sportiva Dilettantistica ‘Eventi e Sport’ e la Società Agricola “Oro del Salento” Srl entrambe con sede a Ugento. Quest’ultima è specializzata nella trasformazione di prodotti ortofrutticoli in prodotti alimentari salentini e pugliesi tutti lavorati a mano. Un’azienda del sud Salento, terra conosciuta non solo per la bellezza delle sue spiagge e lo splendore dei suoi centri storici, non solo per il clima temperato tutto l’anno, ma anche e soprattutto per la favolosa quanto preziosa macchia mediterranea.
L’ASD ‘Eventi e Sport’ è un sodalizio, costituitosi circa 15 anni fa, con l’intento di dare attenzione alle necessità del territorio fornendo aiuti concreti, collaborando con chiunque possa condividere le finalità del sodalizio. I componenti dell’associazione volontariamente di adopereranno per cucinare e servire nella mensa della parrocchia ‘San Giovanni Bosco’, in quanto storicamente impegnata sul fronte della solidarietà.
(Foto: Caritas di Ugento e Leuca)
Oltre l’assistenza: un’amicizia che trasforma la povertà
C’è un’Associazione che da 191 anni è accanto agli ultimi, ai vulnerabili, agli invisibili: la Società di San Vincenzo De Paoli, che in occasione della VIII Giornata mondiale dei Poveri ha deciso di offrire un segno tangibile.
“In tutto il Paese – dichiara Paola Da Ros, Presidente della Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli ODV – si moltiplicano le iniziative a favore dei bisognosi: raccolte di alimenti, pranzi ed altre attività da svolgere insieme come le visite ai musei o la partecipazione a spettacoli teatrali. Quest’anno, insieme agli altri membri della Famiglia Vincenziana Italia consegneremo 1.300 zaini contenenti prodotti per la cura e l’igiene personale ed altri generi di conforto alle persone che parteciperanno al pranzo con Papa Francesco in Vaticano domenica 17 novembre”.
Un dono che rappresenta un’opportunità per farsi prossimi all’umanità ferita. Un beneficio tangibile che viene rinnovato, giorno dopo giorno, attraverso la vicinanza di oltre 11.300 soci e volontari che, in tutta Italia, supportano 30.000 famiglie – più di 100.000 persone -. Questo aiuto va oltre l’assistenza materiale, perché i volontari della Società di San Vincenzo De Paoli incontrano i più fragili visitandoli nelle loro case, negli ospedali, nelle residenze per anziani, nelle strade e perfino nelle carceri. Portano loro un pacco viveri o un sostegno economico che non è il fine dell’incontro, ma solo un mezzo per instaurare una relazione duratura nel tempo.
Perché il vincenziano rappresenta, per chi gli si affida, un punto di riferimento, un confidente, un amico, una guida saggia e non soltanto una persona che eroga servizi. Così il volontario, coinvolgendo le famiglie in un percorso di crescita personale, diventa anche stimolo a migliorarsi e cercare di acquisire nuove competenze da spendere nel mondo del lavoro, ad adottare stili di vita più consapevoli e a ritrovare il proprio posto nella società. “È un modo di aiutare – prosegue la Presidente Da Ros – che non si limita a risolvere una criticità immediata, ma produce cambiamenti e risultati che si mantengono nel tempo”.
Comunione, condivisione, reciprocità, solidarietà sono le parole del corpo semantico Carità che ben racchiude il significato della Giornata mondiale dei poveri. Ogni gesto quotidiano teso verso gli ultimi è un segno di reciproca Carità che eleva non solo l’indigente ma anche chi accoglie la sofferenza dell’altro e tende la mano per condividerla.
Uno scambio che consente di vedere “nei volti e nelle storie dei poveri che incontriamo nelle nostre giornate” (Papa Francesco nel messaggio per l’VIII Giornata mondiale dei poveri) un momento unico e propizio per stare accanto a chi è nel bisogno ed aiutarlo ad elevarsi dalla condizione di povertà, proprio come raccomandava il fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli, il beato Federico Ozanam: «L’assistenza umilia quando si preoccupa soltanto di garantire le necessità terrene dell’uomo, ma onora quando unisce al pane che nutre, la visita che consola, il consiglio che illumina, la stretta di mano che ravviva il coraggio abbattuto, quando tratta il povero con rispetto» (da “l’assistenza che umilia e quella che onora”, L’Ere Nouvelle, 1848).
“La Giornata Mondiale dei Poveri è per tutta la Chiesa un’opportunità per prendere coscienza della presenza dei poveri nelle nostre città e comunità, e per comprendere le loro necessità”, afferma Padre Valerio Di Trapani CM, Visitatore della Provincia d’Italia dei Padri della Missione. Il 17 novembre 2024 ogni uomo è chiamato a vivere un momento di riflessione attorno al tema “La preghiera del povero sale fino a Dio” (cfr Sir 21,5) con cui il Papa ha voluto ribadire che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro.
Per la Società di San Vincenzo De Paoli questo rappresenta la quotidianità: “Accanto ai vincenziani che svolgono la visita a domicilio – conclude la Presidente Paola Da Ros – da nord a sud, le nostre strutture si fanno carico delle sfide sociali più complesse: accoglienza temporanea, condomini, negozi ed empori solidali, mense, dormitori, ambulatori, borse lavoro, laboratori di cucito e cucina, centri per il doposcuola e altre iniziative di sostegno allo studio e persino una stireria solidale”.
Giorno del Dono: gli italiani desiderano donare
La fotografia annuale del dono in Italia scattata dall’Istituto Italiano della Donazione (IID) in occasione del Giorno del Dono 2024 mostra quanto il desiderio di donare degli italiani sia tenace se incoraggiato e sostenuto.
La lettura della propensione a donare in Italia negli ultimi anni è particolarmente complessa: se il 2020 è stato l’anno in cui la pandemia ha generato una reazione solidale, il 2021 è stato invece caratterizzato da difficoltà sia sul fronte dell’impegno economico che di quello del volontariato; è necessario attendere il 2022 per avvertire i primi segnali di ripresa in tutte le dimensioni del dono, segnali che almeno in parte vengono confermati ulteriormente nel 2023, anno di riferimento di questa edizione, anche se i livelli pre-pandemia sono ancora lontani.
E’ quanto emerge dalla 7^ edizione del rapporto annuale ‘Noi doniamo’, curato dall’Istituto Italiano della Donazione in occasione del Giorno del Dono – #DonoDay2024, la più grande festa nazionale del dono e della donazione in Italia prevista per legge il 4 ottobre di ogni anno, sostenuta da BPER Banca, che ospita l’evento odierno ed è stata al fianco di IID nella realizzazione dell’Osservatorio sul dono. L’Osservatorio sul dono, costituito da IID nel 2018 in occasione del Giorno del Dono, ha l’obiettivo di condividere dati, analisi e tendenze con le imprese, l’opinione pubblica, i media e il terzo settore.
Il rapporto indaga lo stato dell’arte delle tre dimensioni del dono – di denaro, di tempo e biologica – e si qualifica come fonte scientifica di riferimento per la cultura e la pratica del dono in Italia. Per ciascun ambito il rapporto misura le pratiche e la propensione al dono delle persone residenti in Italia (+14 anni), con dati generali accompagnati da approfondimenti tematici affidati ad esperti e centri di ricerca. Sono partner del progetto Osservatorio sul dono ASSIF, BVA Doxa, Caritas Italiana, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti, CMW, EuConsult Italia, F.I.Do – Fondazione Italia per il Dono, FIDAS, Scuola di Fundraising di Roma, Walden Lab.
Il rapporto analizza anzitutto il comportamento donativo tramite versamento di denaro per buone cause e in particolare per il terzo settore utilizzando diverse fonti che prendono in considerazione i due punti di vista più importanti: gli enti non profit da un lato e il donatore (privato cittadino e aziende) dall’altro.
Grazie all’Indagine sulle Raccolte Fondi dell’IID, arrivata alla sua XXII edizione, viene tracciata una fotografia approfondita delle raccolte fondi del non profit, mentre il donatore è al centro di diverse ricerche quali l’indagine BVA Doxa ‘Italiani solidali’ realizzata su un campione di 2000 individui attraverso interviste quantitative in profondità. Il contesto di riferimento viene analizzato grazie ai contributi ISTAT ‘Aspetti della vita quotidiana’ (AVQ), il rapporto ‘Benessere equo e sostenibile’ (BES) che ha l’obiettivo di valutare il progresso della società anche da un punto di vista sociale e ambientale e i risultati dell’ultimo censimento delle istituzioni non profit, con dati 2021.
Il rapporto nota che l’Istat registra una diminuzione dal 12,8% dell’anno precedente all’11% del 2023 del numero di cittadini che affermano di aver donato denaro almeno una volta ad un’associazione. Contestualmente per BVA Doxa assistiamo ad un aumento del 5% delle donazioni informali (donazioni che non transitano attraverso gli enti non profit), nonché di una diminuzione del 4% dei non donatori, ad associazioni e non, che sono passati dal 37% del 2022 al 33% nel 2023.
Infine, rispetto al monte donazioni (totale degli importi donati), l’Italy Giving Report dichiara che nel 2021 c’è una lieve crescita dello 0,04 %, dato che indica un timido ma costante aumento dal 2019. Il quadro complesso richiede un’analisi di più lungo periodo negli anni a venire, con l’obiettivo di tracciare una fotografia più nitida del panorama post covid nel terzo settore.
Il picco massimo si ha tra le persone di 45-74 anni (il 13% – 15% circa della popolazione), il minimo tra i giovani: meno del 5% tra i 14-24enni sono donatori. Geograficamente si conferma il divario tra nord e sud del Paese, nello specifico la quota di popolazione che vive nel Nord-est e che dichiara di aver contribuito al finanziamento di associazioni è più del doppio rispetto al Mezzogiorno: 14,3% contro 6,6%.
Resta forte il legame tra istruzione e propensione alla donazione: il 22,8% dei laureati dichiara di dare contributi in denaro alle associazioni, un valore quattro volte più alto rispetto a chi possiede solo la licenza media (5,3%). Tra le cause più sostenute, Doxa BVA evidenzia al primo posto Ricerca medico-scientifica (38%), al secondo posto Aiuti umanitari/emergenza, inclusi Ucraina ed Emilia-Romagna (35%), al terzo Povertà in Italia (19%).
Se si osserva anche il mondo delle donazioni informali (quelle che non transitano dalle organizzazioni non profit) vediamo che nel 2023 cresce la quota di coloro che nei dodici mesi precedenti hanno effettuato almeno una donazione informale, passando dal 50% al 55%.
L’ambito che registra una crescita maggiore è l’elemosina alle persone bisognose (+4 punti percentuali) che arriva così al 19%. Le collette per le emergenze seguono subito dopo con il 18%, valore stabile rispetto all’anno precedente (17%). In base ai dati da BVA Doxa, inoltre, c’è un aumento non trascurabile fra i donatori (sia informali che non) di giovane età, che resta comunque ben al di sotto della media: nella fascia 15-24enni l’aumento è del 3% a favore del non profit e del 2% dei donatori informali.
Il Terzo settore è impegnato nell’orientare i cittadini a effettuare donazioni sicure e lo fa puntando sulla trasparenza. In occasione del Giorno del Dono 2024 viene lanciata la campagna “Donare fa bene (se lo fai bene)” realizzata dal Forum Terzo Settore e IID, con l’obiettivo di aiutare il donatore, sia esso privato cittadino o azienda, a comprendere come donare in sicurezza, con responsabilità e consapevolezza, evitando così impatti negativi sul settore. La campagna, che si affianca allo spot ‘Donare rende felici’ in onda su tutte le TV nazionali fino a metà ottobre, è online sul sito www.giornodeldono.org.
Il profilo e la collocazione geografica del volontario ‘tipo’ ricalca quella del donatore “tipo” (donna, 60-64enne, residente al nord, laureata e con un impiego di livello) ma al maschile. Anche in questo caso resta ampia la differenza tra nord e il resto del paese. Mettendo insieme Nord-Ovest e Nord-Est, l’Italia settentrionale arriva a contare circa 2.600.000 volontari, il centro 1.070.000 ed ultimo in classifica il sud, con 930.000, mettendo insieme Mezzogiorno e Isole.
Il profilo del volontario non si discosta da quello del donatore nemmeno per grado di istruzione ed età: i volontari con laurea e post-laurea sono il 13,4%, con diploma 9%, in possesso di licenza di scuola media solo il 5,3%; chiudono con il 2,5% i volontari con scuola elementare o senza titoli di studio.
La quota più alta dei volontari si registra fra coloro che hanno tra i 45 e i 74 anni, con il cluster più numeroso tra i 60 e i 64 anni (9,7 %). Un dato interessante in controtendenza è la crescita dei volontari giovanissimi nella fascia 14 -17 anni che passa dal 3,9% del 2021 al 6,4% del 2022, toccando il 6,8% nel 2023. Una nuova leva di volontari/donatori da osservare con attenzione nelle prossime rilevazioni.
Tra gli ambiti di intervento preferiti, il censimento Istat mette ai primi posti sport e attività ricreative e di socializzazione, che rispettivamente aggregano 82.025 enti e 855.929 volontari il primo e 43.200 enti e 886.138 volontari attivi le seconde. Terzo posto per le attività culturali e artistiche con 41.897 enti e 743.325 persone impegnate.
Nel 2023 è tornata a crescere la quota dei donatori di sangue e plasma fra i giovani: il 50,7% del totale tra coloro che hanno dai 18 ai 45 anni, anche se nel 2018 pre pandemia erano il 55%. Nel 2023 abbiamo assistito ad una lieve crescita del numero di donatori e delle donazioni di sangue: +20.000 donatori (da 1.657.033 a 1.677.698) e +36.000 donazioni, crescita che ha comportato il superamento della soglia dei 3 milioni di donazioni. L’autosufficienza in materia di globuli rossi è stata garantita anche nel 2023, mentre, anche se il numero dei donatori di plasma è aumentato del 4%, l’obiettivo dell’autosufficienza in questo ambito è ancora lontano.
Inoltre sono cresciute le attività di trapianto, con 4.502 registrazioni di organi trapiantati nel 2023. Prendendo a riferimento il tasso di donazione per milione di popolazione, le regioni con i dati più alti sono l’Emilia-Romagna (51,1%), il Veneto (46,4%), la Toscana (45,6%) e la Valle d’Aosta (40,5%).
Infine il Centro Nazionale Trapianti ha anche reso noto l’aggiornamento dei dati sulla disponibilità delle persone a dare il proprio consenso al trapianto degli organi. I più disponibili sono i trentenni sardi ed è Trento la città più generosa del Paese nella raccolta dei “sì” al momento del rinnovo della carta d’identità. Ad oggi complessivamente il Sistema informativo trapianti ospita poco meno di 19 milioni di dichiarazioni registrate: 71% sì e 29% no.
Valle d’Aosta e Trento gemellate nel segno della solidarietà
La Valle d’Aosta e Trento non sono mai state così vicine. Due località da sempre accomunate dalla montagna e dall’autonomia sono da oggi gemellate nel segno della solidarietà. In occasione del primo dei tanti appuntamenti che porteranno al Giorno del Dono del 4 ottobre, è stato siglato il gemellaggio tra la Valle d’Aosta, Capitale italiana del Dono, e Trento, Capitale europea del volontariato, nella cornice ideale di Skyway Monte Bianco con la natura che ha donato una giornata stupenda al cospetto della montagna più alta d’Europa.
“Nei territori di montagna, quelli più ‘difficili’, come la Valle d’Aosta e Trento, è necessario rafforzare la vicinanza e la solidarietà, è una lezione che da sempre caratterizza la comunità valdostana – ha dichiarato ai 2.173 metri della stazione del Pavillon Renzo Testolin, Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta. Questo è possibile grazie all’attività delle associazioni, che fanno la differenza in luoghi come i nostri, e al sostegno delle istituzioni, che deve tradursi in atti concreti. Il volontariato, in tutti i settori, fa parte della nostra cultura, del nostro DNA. E di questo siamo orgogliosi”.
“Il tessuto sociale è in forte cambiamento, con grandi complessità e sfide da affrontare. Alle complessità sociali si aggiungono le difficoltà dei territori come i nostri, periferici e con condizioni difficili – ha detto Francesca Gerosa, Vicepresidente della Provincia autonoma di Trento. È fondamentale lavorare alle sinergie tra la rete delle associazioni di volontariato e le istituzioni, e questo permette di arrivare a dei risultati: le istituzioni da sole non possono dare le risposte che i cittadini chiedono e meritano, senza volontari non potremmo farcela”.
La giornata, condotta da Annamaria Baccarelli, Vicedirettrice di RAI Parlamento, si era aperta con i saluti istituzionali da parte di Alessia Di Addario, Assessora alla Cultura, Istruzione e Politiche sociali del Comune di Courmayeur, Claudio Latino, Presidente del CSV VDA ODV, Ivan Nissoli, Presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, Alberto Bertin, Presidente del Consiglio regionale della Valle d’Aosta, e Renzo Testolin, Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta.
Dopo il momento del gemellaggio, che ha visto anche la presenza di Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, e Alberto Pedrotti, Assessore alle politiche sociali e welfare del Comune di Trento, si è parlato di sport e disabilità con le testimonianze di due esempi locali. Andrea Borney, presidente di Lymph Foundation e di Aspert, Associazione sport per tutti, ha raccontato la storia dell’associazione, che ha come mission quella di aiutare le persone che vivono problematiche sociali ad emergere dal loro disagio attraverso lo sport e la sua funzione formativa ed educativa.
Daniele Boero, ideatore del progetto Alpinisti InSuperAbili insieme a Roberto Ferraro, ha illustrato l’importante progetto che ha visto la luce da pochi mesi e che, tramite l’ausilio di un monosci e squadre di persone addette al traino e alla sicurezza ed alcune Guide Alpine, ha portato sulla cima del Breithorn a 4.165 metri Raffaele, Chiara ed Egidio, tre persone con disabilità. A chiudere gli interventi è stata Federica Brignone, la sciatrice italiana più vincente di sempre nonché unica ad aver vinto la Coppa del Mondo generale, oltre a tre coppe di specialità, tre medaglie olimpiche e tre medaglie mondiali.
La giornata si è conclusa con il “Dono della Musica”, con l’esibizione del coro Ali Ali, composto da persone colpite da ictus, Parkinson e Alzheimer, nato da un’idea dell’associazione A.L.I.Ce Valle d’Aosta e sostenuta dall’associazione Parkinson Valle d’Aosta e Tamtando. Infine c’è stato il suggestivo concerto di Ray Lema & Partage Ensemble, composto dal pianista e compositore congolese Ray Lema (voce e pianoforte), Massimiliano Gilli, Sylvie Blanc (violini), Gerardo Vitale (viola), Claudia Ravetto (violoncello), Manuel Pramotton (sax), Marco Giovinazzo (percussioni).
La Valle d’Aosta Capitale del Dono torna il 2 ottobre alle 16.30 al Forte di Bard con la presentazione, da parte di Cinzia Di Stasio, Segretario Generale dell’Istituto Italiano della Donazione, del 7° rapporto nazionale “Noi doniamo” con focus su Piemonte e Valle d’Aosta. A seguire si terrà la tavola rotonda “L’Italia che dona, dal nazionale al territorio” con Marco Demarie, Fondazione Compagnia di San Paolo, Davide Merlino, Fondazione CRC Donare ETS, Franca Maino, Percorsi di secondo welfare e Beatrice Verri, Fondazione della Comunità Chierese.
Roberto Grasso, Consigliere della Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta, Marco Sarboraria, medico della Croce Rossa Italiana, Alesandro Collura di Aosta Iacta Esta, e Fabio Bolzoni, Direttore Generale della BCC Valdostana, porteranno le loro testimonianze dal territorio di una “Valle d’Aosta che dona”.
A moderare la giornata saranno Patrik Vesan, Università della Valle d’Aosta e Assifero, e Giulio Sensi, giornalista e comunicatore sociale. L’evento si chiuderà con un aperitivo in musica con il Coro Mont-Cervin A.N.A. e in collaborazione con il progetto “Il cielo in una pentola”.
Il Presidente della Repubblica ha concesso il suo Alto Patronato alla X edizione del Giorno del Dono. Gli eventi di Valle d’Aosta Capitale del Dono 2024 hanno ricevuto il sostegno da parte della Regione autonoma Valle d’Aosta, del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, dei Comuni di Aosta e Courmayeur e del CELVA, oltre al supporto di BCC Valdostana, CVA, Skyway Monte Bianco, Forte di Bard, Area Megalitica di Saint-Martin-de-Corléans e Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta, oltre al supporto di numerosi partner nazionali.
Alluvione in Romagna e Marche: vicinanza dalla Chiesa
A distanza di 16 mesi la Romagna e le Marche sono state ancora sommerse dalle acque, che hanno distrutto ciò che si stava ricostruendo, ma anche dalle polemiche politiche, che purtroppo hanno distrutto il morale dei cittadine, nonostante che molti argini hanno retto; allo stesso tempo il card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, ha espresso “vicinanza e solidarietà alle tantissime persone sfollate a causa dell’alluvione e delle esondazioni in Emilia Romagna e nelle Marche”, invitando le comunità parrocchiali a farsi prossime e a pregare per quanti stanno vivendo questa nuova sofferenza:
“Speranza non è sinonimo di ingenuità, ma è quella forza che aiuta a guardare con fiducia al domani, anche quando tutto sembra, ancora una volta, perduto. Di fronte a questo dramma che torna ad abbattersi sul territorio dell’Emilia Romagna e delle Marche, siamo chiamati, come Abramo, a restare saldi nella speranza contro ogni speranza”.
Nel ringraziare le Forze dell’Ordine, Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari, che si stanno adoperando nei soccorsi alla popolazione, il presidente della Cei ha rinnovato l’appello alle Istituzioni, affinché si mettano in atto tutte le misure necessarie per andare incontro alle esigenze delle famiglie e delle comunità locali, oltre che per evitare che catastrofi del genere si ripetano con tale frequenza: “Ancora una volta vediamo la fragilità del nostro territorio. Prevenzione e messa in sicurezza della Casa comune non possono restare lettera morta, ma sono azioni necessarie e doverose”.
Filippo Monari, direttore della Caritas di Forlì-Bertinoro e delegato regionale per l’Emilia Romagna, raggiunto telefonicamente dall’Agenzia Sir, ha affermato che sono stati attivati numeri telefonici per l’emergenza: “Abbiamo attivato dei numeri d’emergenza per qualsiasi necessità . Contestualmente stiamo contattando gli alluvionati del 2023 per verificare la loro condizione”.
Solidarietà alle popolazioni colpite dall’alluvione è giunta dalla Federazione Nazionale Italiana Società di San Vincenzo De Paoli attraverso la presidente nazionale, Paola Da Ros, ed il responsabile nazionale del settore ‘Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo’:
“Ancora una volta, la natura si abbatte con forza su una regione già provata, lasciando dietro di sé danni, sofferenza e un senso di smarrimento. In quella drammatica occasione del 2023, la Società di San Vincenzo De Paoli intervenne attraverso il Settore Solidarietà e Gemellaggi nel Mondo, fornendo un supporto concreto alle famiglie seguite dalle Conferenze vincenziane dei Consigli Centrali di Cesena, Forlì e Imola-Lugo”.
Ed ha assicurato la vicinanza alla popolazione: “Le famiglie che vivono in condizioni di disagio, già messe a dura prova quotidianamente, in momenti come questi si trovano a essere vittime due volte: alla precarietà della loro condizione si aggiungono i danni e le difficoltà causati da eventi naturali così violenti. Davanti a queste calamità, come davanti ai problemi della vita, non possiamo restare indifferenti, ecco perché Volontarie, Volontari, Consorelle e Confratelli della Società di San Vincenzo De Paoli sono sempre presenti al fianco dei più vulnerabili. Fedeli al nostro motto: ‘serviens in spe’, ci adoperiamo e ci adopereremo sempre per portare una luce di speranza ovunque ci sarà un bisogno”.
Anche le Acli hanno espresso solidarietà alle comunità colpite dalle gravi alluvioni che hanno interessato l’Emilia Romagna e le Marche, attraverso le parole del presidente Emiliano Manfredonia: “Di fronte a questi eventi sempre più frequenti, le Acli fanno appello al Governo e a tutte le istituzioni locali e nazionali affinché si intervenga con urgenza nelle opere di prevenzione e messa in sicurezza del territorio. I danni provocati dai cambiamenti climatici stanno diventando una realtà quotidiana in molte delle nostre regioni e non ci si può più limitare a gestire l’emergenza.
E’ necessario investire in una strategia a lungo termine per affrontare il dissesto idrogeologico e proteggere le persone e le infrastrutture dalle conseguenze sempre più evidenti del climate change. Le Acli si impegnano a collaborare con le istituzioni e le comunità locali per contribuire al supporto delle popolazioni colpite e ribadiscono la necessità di una politica ambientale che metta al centro la prevenzione e la sicurezza del territorio nazionale”.
(Foto: Acli)
A Napoli il sangue di san Gennaro: la fragilità rende migliori
Ieri a Napoli si è ripetuto il miracolo del sangue di san Gennaro, come ha annunciato l’arcivescovo di Napoli, mons. Domenico Battaglia, prima della celebrazione eucaristica nel duomo con il sangue nell’ampolla, portata a spalla dai seminaristi fino all’altare maggiore della cattedrale, ricordando che il patrono di Napoli non ha scelto la morte: “Oggi è la memoria del suo ‘dies natalis’, del giorno del suo martirio, della sua morte non subita ma scelta come conseguenza della fedeltà al Vangelo, scelta per amore ad un Amore che è più forte della morte, della violenza, di ogni potere!”
Il sangue di san Gennaro racconta l’Amore di Dio: “Questo sangue è segno del sangue di Cristo, della sua Pasqua ma al contempo è un appello a tutti noi a rimboccarci le maniche per costruire insieme il sogno di Dio: perché questo sangue si mescola sempre con il sangue dei poveri, degli ultimi, con il sangue versato a causa della violenza, dell’incuria umana, del degrado sociale, come purtroppo è accaduto alle vittime del crollo di Scampia e a quelle dell’esplosione di Forcella!”
E’ stato un segno di vicinanza per chi soffre: “E permettetemi oggi di rivolgere il mio pensiero che si fa preghiera, a Chiara, ai suoi familiari ed amici, e a tutti coloro che sono nel dolore per questa morte assurda e tragica: la Chiesa di Napoli vi è vi vicina! Questa vicinanza al dolore di chi soffre è necessaria oggi più che mai perché non possiamo guardare al sangue del nostro Patrono senza guardare al sangue della gente, al sangue di chi è nel dolore, al sangue dei poveri, al sangue degli ultimi: sarebbe un’ipocrisia imperdonabile! Non dobbiamo preoccuparci se il sangue di questa reliquia non si liquefa ma dobbiamo preoccuparci se a scorrere tra le nostre strade e nel nostro mondo è il sangue dei diseredati, degli emarginati, degli ultimi!”
Il sangue di san Gennaro è una sfida per i cittadini di oggi: “Il Vescovo Gennaro anche quest’oggi ricorda a ciascuno di noi che nel Vangelo di Gesù vi è la bussola necessaria a vivere, a vivere pienamente, affrontando a testa alta e con coraggio le sfide che ogni tempo reca con sé, sfide che interpellano la nostra umanità, il nostro essere credenti, la vita della nostra città e dell’intera comunità umana”.
Ed ha elencato alcune sfide a cui i cittadini sono chiamati: “Penso alla sfida della pace, che chiede di essere costruita prima ancora che invocata, attraverso il nostro modo di relazionarci quotidianamente a chi incontriamo, attraverso le scelte politiche, economiche, etiche che siamo chiamati a fare sia ogni giorno nel nostro piccolo che nei momenti importanti della vita democratica e sociale.
Penso alla sfida della solidarietà, che diventa sempre più necessaria in un tempo in cui la cultura dello scarto sembra avere la meglio, mettendo da parte ciò che non produce, o che si ritiene inutile ai fini dell’efficienza consumistica! Penso alla sfida che ogni giorno il mondo e anche la nostra città lancia alla Chiesa, chiedendole ragione della propria speranza, invitandola a non essere profeta di sventura ma piuttosto sorgente di senso e di significato, quel senso e quel significato che per noi ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, che siamo chiamati ad annunciare a tutti anzitutto attraverso la testimonianza della nostra vita personale e comunitaria!”
Anche san Gennaro è stato chiamato a tali sfide: “Fratelli e sorelle, penso che anche il martire Gennaro si è trovato in questa situazione. Vivendo un’epoca di grandi cambiamenti e mutamenti sociali, politici, etici. E la sua fiducia nel Signore lo ha spinto a non tirarsi indietro, a non nascondersi ma a portare il conforto dell’amicizia e della fede ai suoi amici imprigionati, mettendo a repentaglio la propria vita nella consapevolezza che solo una vita spesa fino alla fine per amore e nell’amore è degna di essere vissuta! Perché l’amore riesce a discernere ciò che davvero conta nella vita e ciò che davvero conta è anche ciò da cui bisogna ripartire per costruire insieme un futuro diverso, più umano, più pacifico e giusto”.
E’ stato un invito ad accogliere la Parola di Dio: “Le nostre ferite, vissute con fede, possono diventare feritoie da cui entra la luce di Dio, trasformandoci e rendendoci capaci di contagiare con la speranza coloro che incontriamo! E questo vale anche per le ferite della nostra città: spesso guardiamo ad alcune emergenze e alle problematiche sociali solo come problemi da risolvere dimenticando che possono segnare l’inizio di nuove traiettorie di giustizia e di pace per la nostra comunità. Pensiamo all’emergenza educativa o a quella abitativa: certamente sono problemi urgenti che richiedono risposte immediate e lungimiranti ma al contempo sono un invito a far luce su un futuro diverso possibile, capace di segnare un cambio di passo per la Napoli che verrà!”
Ma ciò avviene con la cooperazione: “Per far questo occorre, ad ogni livello, avere il coraggio di superare la logica della competizione ad oltranza per abbracciare quella della cooperazione. E cooperare implica il tenersi per mano, lo stare l’uno accanto all’altro, superando le contrapposizioni personali inutili, il lessico violento, la calunnia gratuita, l’offesa come stile comunicativo”.
Questa la sfida del perdono: “Il perdono non è soltanto uno dei più grandi insegnamenti e inviti di Gesù ma è un tassello fondamentale della convivenza, a tutti i livelli. Non è facile perdonare, lo sappiamo bene ma è proprio nel perdono che troviamo la vera libertà, la pace del cuore, la capacità di andare oltre il male subito e di aprirci a un futuro nuovo in cui il fratello e la sorella non sono combattuti come nemici ma accolti come compagni di viaggio, anche e soprattutto se sono portatori e portatrici di idee e pensieri diversi dal mio!”
Per questo la fragilità non è debolezza: “La fragilità non è mai una sconfitta, ma un’opportunità per aprire il nostro cuore all’azione di Dio, per permettere alla sua grazia di entrare e trasformare le nostre vite. E’ la fragilità che ci rende più umani, e, allo stesso tempo, più capaci di comprendere e amare gli altri, fino a ‘sacrificare tutto in nome dell’amore’…
Un amore che non conosce limiti, che è disposto a dare tutto, anche la vita, per il bene degli altri, un amore che non è solo un sentimento, ma un impegno concreto, una scelta di vita. Gennaro ci invita a vivere un amore che non si accontenta di mezze misure, ma che va fino in fondo, fino alla croce, sapendo che si tratta sempre e comunque di una ‘collocazione provvisoria’, perché la notte del calvario non è eterna e dovrà ritrarsi alle prime luci dell’alba pasquale!”
E’ stato un appello alla ‘ripartenza’: “Napoli, mia amata città, ricorda sempre di custodire con tutto te stessa e ripartire ogni giorno dalle poche cose che contano e che reggono ogni giorno la tua speranza e la tua fiducia!
Riparti dall’esperienza di chi fa della cura la sua scelta di vita, evitando di girarsi dall’altra parte, rispondendo all’appello che il volto dell’altro esprime, sia esso quello di un familiare, di un amico, di un bambino di strada o di un migrante.
Riparti da una politica che diventa davvero scelta d’amore per il bene comune quando si diventa capaci di stringere la mano all’avversario e fare con lui un pezzo di strada pur conquistare un ulteriore pezzo di umanità e solidarietà per chi rischia di restare indietro.
Riparti dalla solidarietà autentica, dal riconoscimento spontaneo della fraternità innata che lega gli agli altri e che da sempre è decantata nel mondo come la tua perla preziosa, il tuo tesoro più grande: non dimenticare mai la potenza di una mano tesa, la forza guaritrice di un sorriso accogliente, la grandezza dello schierarsi per chi ha bisogno, senza chiedergli nessun patentino se non quello del suo essere figlio di questa umanità!
Napoli, conserva l’entusiasmo di lottare per una città più giusta e pacifica, in cui il malaffare, a qualsiasi livello, possa cedere il posto ad una cultura del bene. E in questo tragitto non sentirti mai sola ma avverti la compagnia umile della chiesa di Cristo, di questa barca che a volte sembra far acqua da tutte le parti ma che non teme perché nella sua stiva contiene un vaso di creta che custodisce il tesoro prezioso del Vangelo, tesoro che desidera condividere con tutti, senza alcuna distinzione.
E tu, beato Gennaro, non abbandonarci mai e che il segno del tuo sangue ravvivi sempre in noi il desiderio di realizzare per la nostra terra e per l’intero mondo il sogno di Dio!”
(Foto: arcidiocesi di Napoli)