Papa Francesco alla comunità Shalom: aperti alla missione dello Spirito Santo

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Da venerdì scorso è svolgimento a Roma il convegno della Comunità cattolica ‘Shalom’, evento che celebra il 40° anniversario della costituzione sul tema ‘Shalom: Amici di Dio, Amici dei Giovani e Amici dei Poveri’. La Comunità ‘Shalom’ è presente in molti Paesi ed è formata da uomini e donne che, nella diversità di forme di vita presenti nella Chiesa, si impegnano in una vita comunitaria e missionaria con lo scopo di portare il Vangelo di Gesù Cristo a tutti gli uomini e donne, specialmente quelli lontani da Cristo e dalla Chiesa.

Tale Comunità è sorta da una celebrazione eucaristica; e proprio da tale circostanza papa Francesco ha iniziato l’udienza, ricordando un episodio degli Atti degli Apostoli: “Questo è importante! Non è nata ‘a tavolino’, con un bel piano pensato da lui o da qualcun altro.

E’ nata nella preghiera, nella Liturgia. Viene alla mente, con le debite proporzioni, l’episodio degli Atti degli Apostoli, quando Paolo e Barnaba vengono inviati in missione: avviene durante una preghiera comunitaria in cui lo Spirito Santo chiede di riservare loro due per la missione ai pagani”.

E’ un invito a non dimenticare la ‘forza’ dello Spirito Santo: “E’ lo Spirito Santo che fa vivere la Chiesa, che la manda avanti. E questo lo fa soprattutto nella preghiera, in modo speciale nella Liturgia. La Liturgia non è una bella cerimonia, un rituale in cui sono al centro i nostri gesti o, peggio, le nostre vesti, no!

La Liturgia è l’azione di Dio con noi, e bisogna essere attenti a Lui: a Lui che parla, a Lui che agisce, a Lui che chiama, a Lui che invia… E questo non fuori dal tempo e dalla storia, no, dentro la realtà storica, dentro le situazioni”.

Rispondendo alle domande papa Francesco ha invitato a restare nell’amore di Dio: “Se rimaniamo uniti a Cristo come tralci alla vite, noi perseveriamo e anche ‘contagiamo’. Anzitutto, se rimaniamo in Lui con la preghiera, l’ascolto della Parola, l’adorazione, il Rosario, allora la linfa dello Spirito Santo passa da Lui in noi e possiamo perseverare”.

Colui che rimane nell’amore di Dio ‘contagia’, in quanto lo Spirito Santo ‘opera’: “Ma anche possiamo ‘contagiare’, non dubitiamo!, lo ha promesso Lui: chi rimane in Lui porta molto frutto, dice il Signore. Il frutto è l’amore, ed è l’amore di Cristo che tocca il cuore delle persone, dovunque siamo, in ogni ambiente.

A noi spetta l’impegno di rimanere in Lui, il resto lo fa lo Spirito Santo. E’ Lui il protagonista, non noi: è Lui. Non dimenticare questo. Sempre il protagonista della crescita della Chiesa è lo Spirito Santo; anche della crescita della mia anima”.

Alla domanda di Bernard, che chiedeva come conservare uno spirito giovane il papa ha risposto che occorre essere aperti allo Spirito Santo, con un riferimento ai santi ‘giovani’: “Non parliamo di giovinezza fisica, ma di giovinezza di spirito, quella che traspare negli occhi di certi vecchi più che in quelli di certi giovani! Non è questione di anagrafe… E riguardo al protagonismo, direi due cose. La prima è il protagonismo della santità.

Penso a Carlo Acutis, come esempio recente; ma prima a Piergiorgio Frassati, prima ancora a Gabriele dell’Addolorata, a Teresa di Gesù Bambino, a Francesco e Chiara d’Assisi, che erano giovani, e così via fino alla prima e perfetta discepola: Maria di Nazaret, giovane, che era una ragazza quando disse ‘eccomi’.

Tutti questi hanno edificato la Chiesa e ancora la edificano con la loro testimonianza, corrispondendo alla grazia di Dio. Secondo aspetto: come pastori, verso i giovani, dobbiamo imparare a non essere paternalisti. A volte coinvolgiamo i giovani nelle iniziative pastorali, ma non fino in fondo. Rischiamo di ‘usarli’ un po’, per fare bella figura. Ma mi domando: li ascoltiamo davvero?”

Inoltre ha proposto loro l’esempio di Madre Teresa di Calcutta: “Ti porto solo un esempio: una giovane suora, a quel tempo sconosciuta, ha risposto alla chiamata di Dio che le diceva di stare vicino agli ultimi di Calcutta. Si chiamava suor Teresa. Dove trovava la forza di andare ogni giorno per le strade a raccogliere i moribondi?

La trovava nel suo Signore Gesù, che ogni mattina riceveva e adorava e Lui le diceva: ‘Ho sete’. E lei poi usciva e lo riconosceva nei volti di quelle persone abbandonate. E sappiamo che cosa è successo: prima alcune, poi decine, poi centinaia di giovani donne hanno seguito il suo esempio, e altri si affiancano come volontari.

Qui vicino, a cento metri da dove siamo adesso, c’è una casa, chiamata ‘Dono di Maria’, dove le Missionarie della Carità accolgono alcune persone. Ti lascio questo come risposta e come provocazione”.

Ha quindi, ricordato che la Comunità è sorta per uno ‘slancio missionario’: “La vostra Comunità è caratterizzata fin dall’inizio dal coraggio creativo, dall’accoglienza e da un grande slancio missionario. Coraggiosi. A quel tempo Moysés era un giovane; adesso poveretto è vecchietto, vecchietto. Questi tratti distintivi si ritrovano ancora oggi nelle iniziative che portate avanti in vari Paesi, cioè coraggio creativo, accoglienza, slancio missionario.

Questo lavoro che portate in vari Paesi ha dato vita, negli anni, a una realtà ecclesiale che ora comprende non solo giovani, ma anche famiglie, celibi impegnati nella missione, sacerdoti. Tante cose.

Benedico con voi il Signore per questo e vi dico: con la grazia di Dio tenete vivi questi doni, il coraggio creativo, l’accoglienza e lo slancio missionario. Per favore: non andare al museo, no! Non siete gente da museo, ma che cammina con coraggio creativo, con l’accoglienza e con lo slancio missionario”.

E’ un invito a non dimenticare le ‘radici’: “Questa parola non è uno slogan, viene dal Vangelo, viene dalle labbra e dal cuore di Gesù Risorto, che apparendo ai discepoli nel Cenacolo disse: ‘Pace a voi!’ Questo è ‘Shalom’, pace a voi.

Quella pace del cuore che avete ricevuto dal vostro incontro personale con Gesù risorto e dall’esperienza del suo amore infinito. Questa pace vi ha riconciliato con Dio, con voi stessi, con gli altri e ora cercate di trasmetterla anche a tutte le persone che incontrate.

La parola ‘Shalom’ è incisa anche nel ‘Tau’, il crocifisso che voi portate al collo, come segno di elezione e della chiamata ad essere ovunque discepoli di Gesù”.

Ed infine ha ricordato che la comunità nasce da una libera ‘offerta di sé’: “Questa è una grazia, perché ha suscitato e suscita tuttora in tanti giovani il desiderio di una uguale donazione. Ma è anche un invito alla responsabilità e alla prudenza.

La proposta dell’offerta di sé, infatti, senza rinunciare a mostrare la bellezza della vocazione al discepolato, deve sapere rispettare la libertà delle persone, saper attendere i diversi tempi di crescita di ognuno e accompagnare con delicatezza e discernimento nella scelta dello stato di vita da abbracciare e nella scelta della vita comunitaria”.

(Foto: Santa Sede)

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