Occorre una cultura di pace

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“Saluto i partecipanti alla manifestazione ‘Pace in tutte le terre’, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, anche in altre città del mondo; come pure il Movimento Europeo di Azione Nonviolenta. E ricordo con gratitudine le innumerevoli iniziative di preghiera e di impegno per la pace che in questa Giornata si svolgono in tutti i continenti, promosse dalle comunità ecclesiali; in particolare menziono quella a livello nazionale che ieri sera ha avuto luogo a Gorizia”.

Al termine della recita dell’Angelus di ieri papa Francesco ha ricordato la necessità di una cultura della pace, come aveva scritto nel messaggio per la giornata mondiale della pace, ‘Intelligenza artificiale e pace’, presupponendo un’etica per la pace: “Uno sguardo umano e il desiderio di un futuro migliore per il nostro mondo portano alla necessità di un dialogo interdisciplinare finalizzato a uno sviluppo etico degli algoritmi, l’algor-etica, in cui siano i valori a orientare i percorsi delle nuove tecnologie”.

Per questo le tecnologie pongono importanti sfide per l’educazione alla pace: “Lo sviluppo di una tecnologia che rispetti e serva la dignità umana ha chiare implicazioni per le istituzioni educative e per il mondo della cultura. Moltiplicando le possibilità di comunicazione, le tecnologie digitali hanno permesso di incontrarsi in modi nuovi.

Tuttavia, rimane la necessità di una riflessione continua sul tipo di relazioni a cui ci stanno indirizzando. I giovani stanno crescendo in ambienti culturali pervasi dalla tecnologia e questo non può non mettere in discussione i metodi di insegnamento e formazione”.

L’educazione alla pace è necessaria per sviluppare un uso critico della ragione, che sfocia nel discernimento: “L’educazione all’uso di forme di intelligenza artificiale dovrebbe mirare soprattutto a promuovere il pensiero critico.

E’ necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti raccolti sul web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale. Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia”.

Sulla stessa sintonia è stato il discorso di fine anno del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, agli italiani con l’invito ad impegnarsi per la pace: “Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre una eccezione da rimuovere; e non la regola per il prossimo futuro.Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole.

Perseguire la pace vuol dire respingere la logica di una competizione permanente tra gli Stati. Che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli. E mina alle basi una società fondata sul rispetto delle persone. Per conseguire pace non è sufficiente far tacere le armi. Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera. Dipende, anche, da ciascuno di noi”.

Ecco il motivo per cui ha ricordato la necessità di educare alla pace con la solidarietà attraverso i nuovi media: “La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali. Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali.

Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona, e nella sua dignità, il pilastro irrinunciabile. Viviamo, quindi, un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci”.

Ecco il motivo per cui le associazioni (Acli, Azione Cattolica Italiana, Comunità Papa Giovanni XXIII, Focolari, Pax Christi), che hanno promosso la marcia della pace nell’ultimo giorno dell’anno, hanno proposto la necessità di un dibattito sul ripudio della guerra:

“Per questo motivo, alla vigilia del 2024, come cittadini di questo Paese e del mondo intero, rinnoviamo la forte sollecitazione a mettere al centro del dibattito pubblico il ripudio della guerra a partire dalla necessità di bandire non solo l’uso ma anche il possesso delle armi nucleari.

L’Italia ha un ruolo storico e morale da svolgere come promotrice di una cultura di pace in uno scenario che appare sempre più incerto. Tale vertigine di onnipotenza conduce, ora, al paradosso di affidare ad un algoritmo la decisione finale dell’arma letale di autodistruzione di massa”.

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