A Bergamo e Brescia ‘Donne sante & Sante donne. Il prendersi cura di una società che cambia’

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Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, Santa Teresa Verzeri, Paola Elisabetta Cerioli e tante altre: donne straordinarie che nell’Ottocento, prima della nascita delle politiche pubbliche volte a garantire lo stato sociale, hanno creato grazie alla loro sensibilità e intraprendenza opere per l’accoglienza e il sostegno dei più fragili. Costruirono scuole, ospedali, asili e orfanotrofi, avviando una stagione di grande vitalità del mondo cattolico, a servizio della società in cui vivevano.

Sono state queste le storie al centro del progetto ‘Donne Sante & Sante Donne’, promosso dalle diocesi di Bergamo e Brescia, nel contesto di ‘BgBs2023 capitale della Cultura’, con gli uffici per la pastorale della vita consacrata e le sezioni di Bergamo e Brescia dell’Usmi (Unione superiori maggiori d’Italia), con il sostegno dell’8xmille ed il patrocinio del Dicastero della cultura e dell’educazione, a cui hanno collaborato gli archivi e le biblioteche delle due diocesi con il Museo diocesano di Brescia.

Il progetto complessivo della rassegna è stato intitolato ‘Donne Sante & Sante donne. Il prendersi cura di una società che cambia’, che ha avuto lo scopo di presentare e divulgare modelli esemplari di santità al femminile, che hanno illuminato i territori bergamaschi e bresciani tra il XIX e il XX secolo.

Durante l’anno trascorso, attraverso proposte culturali differenti (mostre, visite guidate, convegni e concerti), è stata portata l’attenzione non solo sulle storie di alcune fondatrici di ordini religiosi, che con il loro carisma hanno plasmato il tessuto culturale e sociale delle due diocesi, ma anche sul contributo non meno incisivo legato ad alcune figure femminili, ‘donne dell’ordinario’.

Nell’ambito delle numerose iniziative realizzate dalle diocesi di Bergamo e Brescia è nata anche la mostra fotografica ‘Donne Illuminate. Religiose d’intuito e innovazione nella società bergamasca’, con l’intento di presentare angoli poco noti dell’attività di alcuni istituti religiosi femminili bergamaschi, in ordine ad alcuni ambiti di servizio alla società tra ‘800 e ‘900, come ha specificato la curatrice, dott.ssa Veronica Vitali, archivista dell’Archivio storico diocesano di Bergamo:

“Attraverso selezionate opere proviene dagli archivi generali degli Istituti coinvolti e dalla collezione Sestini del Museo delle Storie di Bergamo, il percorso fotografico è stato ideato come un racconto corale, fatto di immagini oneste, scorci d’intimità, scatti rispettosi, ma carichi di umanità dove emerge il ‘genio femminile’ e la cura per il prossimo. La mostra, coerentemente con il progetto interdiocesano, ha l’obiettivo di riflettere sul ruolo della donna nella chiesa e nella società di oggi, a partire da ciò che la storia del nostro territorio ci ha consegnato. Voci e opere femminili, che hanno plasmato l’identità collettiva”.

Al coordinatore del progetto, dott. Leonardo Rossi ricercatore all’Università di Anversa, abbiamo chiesto di raccontarci la genesi di una mostra sulle donne: “Il 2023 è stato un anno eccezionale per Bergamo e Brescia. Le due città sono congiuntamente (per la prima volta nella storia della manifestazione) ‘Capitale italiana della cultura’, un simbolo di ripartenza e di speranza dopo i difficili anni di pandemia. Legato alla luce è proprio il tema centrale di ‘BGBS2023’ (‘La città illuminata’), dove per luce si intende la promozione della cultura e la costruzione di propositivi rapporti di collaborazione tra le due realtà. Con questo spirito nasce ‘Donne sante & Sante donne. Il prendersi cura di una società che cambia’, un’iniziativa volta a celebrare esemplari modelli di fede e di santità femminile che illuminarono il nostro territorio tra XIX e XX secolo e che, se saputi contestualizzare correttamente, possono fornire ancora oggi importanti lezioni”.

Per quale motivo un progetto integrato tra le diocesi di Bergamo e Brescia?

“Prendendo spunto da questo felice evento, gli enti culturali diocesani di Brescia (Archivio, Biblioteca e Museo) e di Bergamo (Archivio e Biblioteca) – con il patrocinio degli Uffici per la Pastorale della Vita Consacrata, delle Sezioni di Bergamo e Brescia dell’U.S.M.I. (Unione Superiore Maggiori d’Italia) e del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione – hanno dato vita ad un progetto con la finalità di incoraggiare la cooperazione interdiocesana e di favorire lo sviluppo di comuni attività culturali e pastorali per il futuro, andando oltre la nobile ma temporanea Capitale italiana della Cultura 2023”.

Quale ruolo ebbero le donne cattoliche nella società dell’epoca?

“In un’epoca in cui il welfare state era agli albori, per molte donne il dedicarsi agli altri costituì una via di realizzazione personale, un modo per servire il Signore e compiere socialmente il proprio apostolato. Questo vivace protagonismo femminile in seno al cattolicesimo era caratterizzato da carismatiche fondatrici di nuovi istituti religiosi e, soprattutto, da una nutrita schiera di volenterose suore, attivissime protagoniste della vita religiosa dell’Italia contemporanea.

Accanto alle consacrate, tuttavia, trovarono ampi spazi di intervento anche le laiche (come giovani fanciulle, madri, vedove), le quali difficilmente potevano trovare opportunità di collaborazione e di vita attiva nella società borghese del tempo”.

In quale modo tali donne hanno garantito la cura ai più deboli?

“Tra il XIX e le prime decadi del secolo successivo queste donne straordinarie fondarono numerosi istituti religiosi volti a provvedere all’istruzione dei giovani (compresi alunni indigenti, orfani o con disabilità psico-fisiche), alla cura dei malati, all’assistenza dei più poveri e delle classi più deboli, gettando le basi per il moderno stato sociale.

Dopo la loro morte, alcune donne furono ufficialmente riconosciute dalla Chiesa Cattolica come serve di Dio, beate e sante in qualità delle loro virtù eroiche; mentre la maggioranza fu semplicemente ricordata con il popolare epiteto di ‘sante donne’. Il progetto interdiocesano è stato dedicato ad entrambi i profili femminili”.

Quanto è importante il ‘genio’ femminile nella Chiesa?

“Rispondo a questa domanda con le importanti parole di san Giovanni Paolo II e con una breve riflessione. Nella lettera apostolica ‘Mulieris dignitatem’, per la prima volta nella storia, papa Wojtyła non solo ha riconosciuto il ruolo fondamentale delle donne nella storia della salvezza ma ha ringraziato ‘per tutte le manifestazione del ‘genio’ femminile… e per tutti i frutti di santità femminile’.

A 35 anni dalla preziosa lettera, il nostro progetto interdiocesano ha avuto l’obiettivo di portare all’attenzione dei fedeli non solo il rapporto ‘donne e Chiesa’ ma la fondamentale presenza delle donne nell’ecclesia. Con questo passaggio di prospettive e non di forma, abbiamo invitato il pubblico a pensare alle donne come parte essenziale della Chiesa e della storia della salvezza (basti pensare alla figura mariana), e quanto il loro ruolo sia tanto ieri quanto oggi imprescindibile”.

(Foto: diocesi di Bergamo)

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