Mons. Mario Delpini: ci vuole coraggio

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“Riconosciamo che la fiducia è la virtù doverosa di coloro che interpretano la vita come una vocazione. E’ un dovere per noi tutti e in modo speciale per coloro che hanno responsabilità per il bene comune. La fiducia è un dono che chiede di essere reciprocamente offerto. Significa: volgere lo sguardo con benevolenza verso l’altro. Fidarsi, avvicinandosi all’altro, mettere nelle mani dell’altro la propria speranza. Esprimere gratitudine, credere alla promessa che l’altro è per te”. Così l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, ha concluso il ‘Discorso alla Città’, pronunciato nella Basilica di Sant’Ambrogio alla vigilia della festa del Santo patrono.

Il discorso ha preso lo spunto dall’incontro di don Abbondio con il card. Borromeo, narrato da Alessandro Manzoni ne ‘I Promessi Sposi’ a proposito del coraggio e dell’impegno civile: “Noi celebriamo la festa di sant’Ambrogio, patrono della Chiesa Ambrosiana, della città di Milano e della Regione Lombardia, e considerando la sua vita cerchiamo ispirazione per reagire alla mediocrità e alla rassegnazione. Sentiamo la responsabilità di essere persone fiduciose nell’esercizio dei compiti che ci sono stati affidati e sentiamo il dovere di prenderci cura di quel bene comune che è la fiducia”.

Per l’arcivescovo la fiducia è un rimedio alla paura: “Per una comunità, per una città, per un Paese la fiducia è una condizione irrinunciabile per una coesistenza pacifica delle persone, delle culture, delle religioni. La fiducia è un atteggiamento necessario per affrontare le sfide di oggi e per andare verso il futuro. La fiducia è l’antidoto desiderabile per contrastare il declino della nostra civiltà. La fiducia è il rimedio all’epidemia della paura”.

Si è, perciò, domandato il motivo per cui si diffonde la paura: “Non si può evitare di domandarsi a chi giovi diffondere la paura: quali comportamenti si intendono promuovere seminando spaventi e diffidenza? Forse ci sono interessi che suggeriscono di pensare anzitutto a se stessi per difendersi da un contesto pericoloso. Forse l’accumulo di beni, il sottrarsi alle responsabilità, il convincersi che la politica sia una cosa sporca, che dedicarsi al bene comune sia un esporsi a pericoli e linciaggi mediatici, insomma queste abitudini congeniali a un radicato individualismo giovano ai mercanti e alle ambizioni autoritarie.

Nei nostri giorni, dinanzi agli eventi drammatici che sconvolgono molte parti del mondo, viene da pensare che la guerra è la reazione alla paura dell’altro popolo, è l’esito di un pessimismo sulla possibilità di convivere pacificamente. Come ogni persona di buon senso può riconoscere, la guerra è rovinosa per tutti. Gli unici che ne hanno dei vantaggi sono i mercanti di armi”.

Quindi ha ricordato che la fiducia non è ingenuità: “L’umanità tutta, merita fiducia. Non sono ingenuo. So anche che sulla terra si aggirano imbroglioni e truffatori, persone disturbate che possono disturbare, persone disoneste che dedicano il tempo a progettare furti e cattiverie, persone stupide che scrivono sui muri e rovinano la segnaletica. Sì, ci sono anche loro. Ma forse anche loro meritano attenzione perché possano essere recuperati alle regole della buona educazione e dell’onestà”.

Ma fiducia e speranza sono responsabilità di chi amministra: “Viviamo di fiducia. Deve perciò essere arginata e contrastata l’ostinazione della paura e di chi la diffonde e ci convince che il sospetto sia più saggio della fiducia, che la solitudine sia più rassicurante dell’impegno in comunità, che il risentimento sia più motivato della gratitudine e del perdono, che sia meglio essere indifferenti e astenersi persino dal giudizio e dal voto, piuttosto che coinvolgersi e farsi avanti.

Come si può vivere con fiducia? Non basta raccogliere qualche buona notizia, non basta fare buoni propositi, non basta dire qualche parola di incoraggiamento a chi attraversa un momento particolarmente difficile. Si tratta, invece, di assumere una visione realistica della realtà che dà buone ragioni per darsi il coraggio necessario a vivere con fiducia”.

E fiducia significa anche confidare in Dio: “Non sono pochi gli uomini e le donne che, animati da una fede convinta e sostenuti da una preghiera costante, hanno contribuito in modo molto significativo a infondere la fiducia necessaria perché Paesi distrutti dalla guerra potessero ricostruire condizioni di libertà, di solidarietà, di passi promettenti verso il futuro”.

La fiducia dà la possibilità di affrontare le sfide della contemporaneità: “Animati dalla fiducia, coltivando una stima vicendevole, rispettando le diverse competenze, possiamo dichiararci alleati per affrontare le situazioni in cui ci troviamo e di cui abbiamo responsabilità. Per questo mi permetto qualche parola generica di incoraggiamento per alcuni ambiti che mi sembrano particolarmente significativi…

Nella recente pubblicazione ‘Sette lettere per Milano’, ho fatto cenno ad ambiti di grande importanza per la vita della città e del territorio in genere e ho riportato anche qualche riflessione provocando il sistema bancario a essere promotore di sviluppo, dando fiducia, attraverso il credito, a progetti e iniziative promettenti per tutta la comunità”.

Ed ha concluso il Discorso richiamando l’invito a non avere paura di san Giovanni Paolo II e il tratteggio della generosità di Renzo, descritto da Alessandro Manzoni: “In conclusione, riconosciamo che la fiducia è la virtù doverosa di coloro che interpretano la vita come una vocazione. E’ un dovere per noi tutti e in modo speciale per coloro che hanno responsabilità per il bene comune. La fiducia è un dono che chiede di essere reciprocamente offerto.

Significa: volgere lo sguardo con benevolenza verso l’altro. Fidarsi, avvicinandosi all’altro, mettere nelle mani dell’altro la propria speranza. Esprimere gratitudine, credere alla promessa che l’altro è per te. Ed io ringrazio tutti voi che siete qui presenti e tutti coloro che voi rappresentate, e ci sentiamo uniti nel dire: Eccoci, noi ci facciamo avanti. Saremo seminatori di fiducia!”

(Foto: Arcidiocesi di Milano)

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