Papa Francesco ribadisce la necessità dell’adorazione eucaristica

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Giornata intensa quella di oggi per papa Francesco, che dapprima ha incontrato i Rettori e gli Operatori dei Santuari che hanno partecipato al convegno internazionale, organizzato dal Dicastero per l’Evangelizzazione, ‘Il Santuario: casa di preghiera’, in quanto esso è innanzitutto un luogo per pregare ed è necessario che resti tale:

“Da parte nostra è necessario che rimanga sempre viva la preoccupazione che i nostri Santuari siano realmente luoghi privilegiati di preghiera. So con quanta cura vi si celebra la santa Eucaristia e quanto impegno viene dedicato al Sacramento della Riconciliazione.

Vi raccomando che, nella scelta dei sacerdoti per le Confessioni, vi sia un buon discernimento, perché non accada che quanti si presentano al confessionale attirati dalla misericordia del Padre trovino degli ostacoli a vivere una piena riconciliazione”.

Quindi ha ricordato che il santuario è il luogo della misericordia di Dio: “Il Sacramento della Riconciliazione è perdonare, sempre, perdonare. Non può accadere, specialmente nei Santuari, che trovino degli ostacoli, perché in essi la misericordia di Dio chiede di essere espressa in modo sovrabbondante, per la loro stessa natura. Così giustamente li percepiscono i fedeli: come luoghi speciali in cui incontrare la grazia di Dio. Perdonate sempre come perdona il Padre. Perdonare”.

E’ nel santuario che si comprende la fede di un popolo: “Nella storia di ogni Santuario è facile toccare con mano la fede del nostro popolo fedele, che viene mantenuta viva e alimentata con la preghiera, in primo luogo il Rosario, che aiuta a pregare attraverso la meditazione dei misteri della vita di Gesù e della Vergine Maria. Entrare spiritualmente in quei misteri, sentendosi parte viva di quanto costituisce la nostra storia di salvezza, è un impegno dolce, che dà sapore di Vangelo alla vita quotidiana”.

Per questo è importante che il santuario sia un luogo di adorazione: “E’ importante che nei Santuari si dedichi particolare attenzione all’adorazione. Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione, dobbiamo riprenderlo. Forse dobbiamo riscontrare che l’ambiente e l’atmosfera delle nostre chiese non sempre invitano a raccogliersi e ad adorare”.

L’adorazione è quindi essenziale nella vita: “Favorire nei pellegrini l’esperienza del silenzio contemplativo, e non è facile, del silenzio adorante, significa aiutarli a fissare lo sguardo sull’essenziale della fede. L’adorazione non è un allontanarsi dalla vita; piuttosto è lo spazio per dare senso a tutto, per ricevere il dono dell’amore di Dio e poterlo testimoniare nella carità fraterna. Noi possiamo farci la domanda: ‘Ed io, sono abituato alla preghiera di adorazione?’ E’ importante rispondere”.

Ed il popolo si reca nel santuario per essere ‘consolato’: “La consolazione non è un’idea astratta, e non è fatta prima di tutto di parole, ma di una vicinanza compassionevole e tenera, che comprende il dolore e la sofferenza.

Questo è lo stile di Dio: vicino, compassionevole e tenero. Così è il Signore. Consolare equivale a rendere tangibile la misericordia di Dio; per questo il servizio della consolazione non può mancare nei nostri Santuari…

Nella storia nostra, ognuno di noi, ha dei momenti duri, brutti, in cui il Signore ci ha consolato. Non dimenticare questo. Ricordare la propria esperienza di consolazione ci aiuterà a consolare gli altri. E questa esperienza passa attraverso la maternità di Maria, la ‘Consolata’ per eccellenza. Che nei nostri Santuari sovrabbondino la consolazione e la misericordia!”

Infine ha detto che ci si reca ad un santuario per ritrovare speranza: “Il pellegrino ha bisogno di speranza. La cerca nel gesto stesso del pellegrinaggio: si mette in cammino alla ricerca di una meta sicura da raggiungere. Chiede speranza con la sua preghiera, perché sa che solo una fede semplice e umile può ottenere la grazia di cui ha bisogno.

Allora è importante che, ritornando a casa, si senta esaudito e carico di serenità perché ha posto in Dio la sua fiducia. Nei nostri Santuari si fa molta attenzione all’accoglienza (per favore, non dimenticare questo: accogliere bene i pellegrini), ed è giusto che sia così.

Al tempo stesso occorre prestare altrettanta cura pastorale al momento in cui i pellegrini lasciano il Santuario per ritornare alla loro vita ordinaria: che ricevano parole e segni di speranza, così che il pellegrinaggio compiuto raggiunga il suo pieno significato”.

Mentre ha chiesto di tutelare il diritto dei genitori ad educare i figli, incontrando la ‘European Parents Association’, che rappresenta circa 150.000.000 di genitori nel continenti, incentrando il discorso sulla questione educativa:

“La missione educativa dei genitori non è certo favorita oggi dal contesto culturale, almeno in Europa. Esso infatti è segnato dal soggettivismo etico e da un materialismo pratico. La dignità della persona umana è sempre affermata ma a volte di fatto non rispettata. I genitori si rendono conto ben presto che i loro figli sono immersi in questa atmosfera culturale.

Ciò che essi ‘respirano’, ciò che assorbono dai media è spesso in contrasto con quanto fino a pochi decenni fa era considerato ‘normale’ ma che ora sembra non esserlo più.

Per questo i genitori si trovano ogni giorno a dover mostrare ai loro figli la bontà e la ragionevolezza di scelte e valori che non si possono più dare per scontati, come ad esempio il valore stesso del matrimonio e della famiglia, o la scelta di accogliere i figli come dono di Dio. E questo non è facile, perché si tratta di realtà che si trasmettono solo con la testimonianza della vita!”

Ed ha chiesto di riconoscere il ruolo sociale dei genitori: “Educare un figlio è una vera opera sociale, perché significa formarlo alla relazionalità, al rispetto degli altri, alla cooperazione in vista di un obiettivo comune, formarlo alla responsabilità, al senso del dovere, al valore del sacrificio per il bene comune. Bel lavoro questo!..

Altrimenti i figli crescono come ‘isole’, slegati dagli altri, incapaci di una visione comune, abituati a considerare i propri desideri come valori assoluti: figli capricciosi, ma di solito questo succede quando i genitori sono capricciosi! E così la società si decostruisce, si impoverisce e diventa sempre più debole e disumana”.

Ed ha rilanciato il ‘patto educativo globale’: “In questi anni stiamo portando avanti un “Patto educativo globale”, per consolidare l’impegno comune con tutte le istituzioni che si occupano dei giovani.

E nello stesso tempo anche un ‘Patto per la famiglia’, tra attori culturali, accademici, istituzionali e pastorali, per mettere al centro la famiglia e le sue relazioni: uomo-donna, genitori-figli, legami fraterni.

L’intento è quello di superare alcune ‘fratture’ che attualmente indeboliscono i processi educativi: la frattura tra l’educazione e la trascendenza, la frattura nelle relazioni interpersonali, la frattura che allontana la società dalla famiglia creando disuguaglianze e nuove povertà”.

(Foto: Santa Sede)

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