Papa Francesco a Marsiglia: fraternità od indifferenza
La prima giornata di papa Francesco a Marsiglia si è conclusa con un momento di raccoglimento con i leader religiosi al Memoriale dedicato ai marinai e ai migranti dispersi in mare, chiedendo ai leader religiosi di essere esemplari nell’accogliere, andando al di là di ogni reciproca difficoltà:
“Dinanzi a noi c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati. Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti.
Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità: silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie”.
Per papa Francesco si tratta di una scelta di civiltà: “Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà.
Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!”
Citando i Padri della Chiesa ha ribadito che alla base delle fedi monoteiste c’è l’accoglienza: “Il Cielo ci benedirà, se in terra e sul mare sapremo prenderci cura dei più deboli, se sapremo superare la paralisi della paura e il disinteresse che condanna a morte con guanti di velluto. In questo, noi rappresentanti di diverse religioni siamo chiamati a essere di esempio.
Dio, infatti, benedisse il padre Abramo. Egli fu chiamato a lasciare la sua terra d’origine: ‘partì senza sapere dove andava’. Ospite e pellegrino in terra straniera, accolse i viandanti che passarono nei pressi della sua tenda: ‘esule dalla sua patria, privo di casa, fu lui stesso casa e patria di tutti’.
Ed ‘a ricompensa della sua ospitalità, ottenne di avere una discendenza’. Alle radici dei tre monoteismi mediterranei c’è dunque l’accoglienza, l’amore per lo straniero in nome di Dio. E questo è vitale se, come il nostro padre Abramo, sogniamo un avvenire prospero”.
Insomma occorre scegliere tra lo scontro o l’incontro: “Oggi pure Marsiglia, caratterizzata da un variegato pluralismo religioso, ha davanti a sé un bivio: incontro o scontro… E’ bello che qui, insieme a diverse realtà che lavorano con i migranti, ci sia il Marseille-Espérance, organismo di dialogo interreligioso che promuove la fraternità e la convivenza pacifica.
Guardiamo ai pionieri e ai testimoni del dialogo, come Jules Isaac, vissuto qua vicino, di cui si è da poco ricordato il 60° anniversario della morte. Voi siete la Marsiglia del futuro. Andate avanti senza scoraggiarvi, perché questa città sia per la Francia, per l’Europa e per il mondo un mosaico di speranza”.
In precedenza, incontrando il clero nella preghiera mariana, ha messo gli incontri del Mediterraneo sotto la protezione dei Santi: “Giunto a Marsiglia, mi sono accodato ai grandi: a santa Teresa di Gesù Bambino, a san Charles de Foucauld, a san Giovanni Paolo II e a tanti altri, che sono venuti pellegrini qui, per affidarsi a Notre Dame de la Garde. Poniamo sotto il suo manto i frutti degli Incontri del Mediterraneo, insieme alle attese e alle speranze dei vostri cuori”.
Ed ha raccontato l’incrocio di ‘sguardi’ tra Gesù e le persone che incontra: “Primo sguardo: quello di Gesù che accarezza l’uomo. E’ uno sguardo che va dall’alto in basso, ma non per giudicare, bensì per rialzare chi è a terra. E’ uno sguardo pieno di tenerezza, che traspare negli occhi di Maria.
E noi, chiamati a trasmettere questo sguardo, siamo tenuti ad abbassarci, a provare compassione, a fare nostra ‘la paziente ed incoraggiante benevolenza del Buon Pastore, che non rimprovera la pecora smarrita, ma la carica sulle spalle e fa festa per il suo ritorno all’ovile’.
Fratelli, sorelle, impariamo da questo sguardo, non lasciamo passare un giorno senza fare memoria di quando lo abbiamo ricevuto su di noi, e facciamolo nostro, per essere uomini e donne di compassione”.
Rivolgendosi ai sacerdoti ha chiesto l’apertura delle chiese: “Apriamo le porte delle chiese e delle canoniche, ma soprattutto quelle del cuore, per mostrare attraverso la nostra mitezza, gentilezza e accoglienza il volto del nostro Signore.
Chiunque vi avvicini non trovi distanze e giudizi, trovi la testimonianza di un’umile gioia, più fruttuosa di ogni capacità ostentata. Trovino i feriti della vita un porto sicuro nel vostro sguardo, un incoraggiamento nel vostro abbraccio, una carezza nelle vostre mani, capaci di asciugare lacrime. Pur nelle tante occupazioni di ogni giorno, non lasciate, per favore, che venga meno il calore dello sguardo paterno e materno di Dio”.
E’ un racconto della bellezza della misericordia: “E’ bello farlo dispensando il suo perdono con generosità, sempre, sempre, per sciogliere, attraverso la grazia, gli uomini dalle catene del peccato e liberarli da blocchi, rimorsi, rancori e paure contro cui da soli non possono prevalere.
E’ bello riscoprire con stupore, ad ogni età, la gioia di illuminare le vite, nei momenti lieti e tristi, con i Sacramenti, e di trasmettere, in nome di Dio, speranze inattese: la sua vicinanza che consola, la sua compassione che risana, la sua tenerezza che commuove.
Siate prossimi a tutti, specialmente ai più fragili e ai meno fortunati, e non manchi mai a chi soffre la vostra vicinanza attenta e discreta. Così cresceranno, in loro ma anche in voi, la fede che anima il presente, la speranza che apre al futuro e la carità che dura per sempre. Ecco il primo movimento: portare ai fratelli lo sguardo di Gesù”.
Infine ha rivolto lo sguardo alla Madre di Dio: “Ci fa pensare a come Maria, modello della Chiesa, mentre ci presenta il suo Figlio, presenta anche noi a Lui, come un mazzo di fiori in cui ciascuna persona è unica, bella e preziosa agli occhi del Padre. È lo sguardo di intercessione.
Infine, la terza immagine è quella che vediamo qui al centro, sull’altare, che colpisce per lo splendore che irradia. Anche noi, cari fratelli e sorelle, diventiamo Vangelo vivo nella misura in cui lo doniamo, uscendo da noi stessi, riflettendone la luce e la bellezza con una vita umile, gioiosa, ricca di zelo apostolico. Ci siano di stimolo in questo i tanti missionari partiti da questo alto luogo per annunciare la buona novella di Gesù Cristo nel mondo intero”.
(Foto: Santa Sede)